MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

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Pubblicato il 29/09/2023

Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, con riferimento alle Opere minori di Maria Valtorta

Dai 'Quaderni' di Maria Valtorta, 21 dicembre 1945

   Oh! Padre! Non so se lei se ne è accorto che al momento della S. Comunione io facevo fatica a seguirla perché ero… già altrove, intenta a guardare verso l'alto, da dove mi veniva un richiamo gioioso, di quella gioia non descrivibile con confronti e vocaboli umani. Dovevo fare uno sforzo a staccarmi di là per rispondere a lei… Dopo, fra sussulti di letizia, ondate di letizia sempre più vasta, mi si è schiarito sempre di più l'ultraumano e ho visto.


   Ho visto i fulgidissimi azzurri delle praterie paradisiache… È già cosa che porta alla beatitudine, anche rimanesse da sola, questa vista delle plaghe celesti inondate dalla luce che nessun paragone spiega, dalla luce del Paradiso.
  Noti che le distese del celeste Regno mi apparivano molto più in alto del comune cielo etereo, eppure mi erano distintissime come fossero non più oltre dei tetti; e sempre quando contemplo il Paradiso ho questa sensazione di infinita lontananza dalla Terra e quella di essere ioche sono trasportata oltre l'atmosfera terrestre per essere avvicinata al Cielo paradisiaco perché io possa vedere bene. Mi sento, insomma, strappata alla Terra e portata lassù, lontano. Non nel Paradiso, che è ancora più in alto, ma dove già il creato è lontano anche con le stelle e i pianeti. Ho la sensazione di essere inginocchiata con l'anima mia, e lo farei anche materialmente se un resto di vigilante ragione non mi trattenesse dal dare manifestazioni di quanto avviene in me. Ma con l'anima mi prostro perché sento d'essere al cospetto di ciò che è tanto superiore all'uomo, che va venerato anche se è semplicemente luce e azzurro senza limiti.
   Da un punto messo fra nord ed est vengono incontro a me, camminando, come comuni mortali, sui campi di zaffiro, tre splendidissime figure di un incesso regale e dignitosissimo. Eppure non hanno alcun sussiego. Tutt'altro. Camminano sciolte, senza perdere imponenza. Sorridono guardando me e si sorridono accennandomi fra di loro con un linguaggio di sguardi. Man mano che si avvicinano vedo i moti dei bellissimi occhi, le iridi azzurro zaffiro nel primo, nerissime nel secondo, castano dorato nel terzo, splendere nel sorriso e alla luce del Paradiso. Vengono fino al limite del campo celeste oltre il quale è il vuoto fino allo scaglione inferiore dove sono io, venerante e rapita. E lì si fermano guardandomi, sorridendo come solo un angelo può sorridere, stando allacciati alla vita come tre fratelli che si amano e che passeggiano insieme.
   Sono i tre arcangeli: Gabriele, Michele, Raffaele. E tento di fargliene un ritratto. Sono tre bellissimi giovani. Mi appaiono come giovani dai 20, anche dai 18 ai 30 anni. Il più giovane è Raffaele, il più anziano (nell'aspetto) Michele dalla terribile bellezza.
   Il primo a destra era Gabriele, dell'apparente età di 24-25 anni. Alto, snello, molto spiritualizzato nei tratti rapiti di adoratore perpetuo. Biondo di un biondo oro zecchino, dai capelli ondanti fino a toccare appena le spalle, meglio la base del collo, trattenuti da un sottile cerchio diamantato: pareva una fascia di luce incandescente più che metallo e gioielli. Vestito di quelle vesti di luce tessuta – diamanti e perle – che molte volte ho visto nei corpi gloriosi. Una tunica lunga, sciolta, castissima, che nascondeva completamente i piedi e lasciava a malapena scoperta la mano destra pendente lungo il fianco, bellissima nella sua forma. Mi guardava coi suoi zaffirei occhi, con un sorriso così soprannaturale che per quanto fosse un sorriso mi intimoriva.
   L'altro, al centro, pure molto alto come il compagno, era, come ho detto, terribile nella sua bellezza austera. Bruno di capelli che aveva più corti del compagno e più ricciuti, più robusto di membra, con la fronte nuda da ogni diadema ma con sul petto una specie di medaglione in oro e pietre sostenuto da due catenelle d'oro al collo. 
   Le pietre inca­stonate formano caratteri, forse un nome, ma io non so leggere quelle parole, quelle lettere che non sono come le nostre. È vestito d'oro acceso, una veste che abbacina tanto è splendente. Sembra una fiamma chiara (non rossastra ma dorata) che ne fasci le mem­bra agili e robuste. Il suo occhio nero è severo e getta raggi. Non mi fa paura, a me, perché sento che non è in collera con me, ma che an­zi mi ama. Ma è uno sguardo di una terribilità che deve essere ango­sciosa ai peccatori e a Satana. Michele non ha né spada né lancia, all'opposto di come lo raffigurano, ma le sue armi sono i suoi occhi. Anche il sorriso è severo, molto austero.
   Il terzo, vestito di una veste cinta da una cintura gemmata, una veste di un delicato color smeraldo, pare vestito proprio del colore che si vede guardando uno smeraldo contro luce. È alto, morato nei capelli lunghi come quelli di Gabriele. Un prezioso colore di capelli che sono un castano pieno di spruzzettii d'oro cupo. Sembra il più giovane di tutti, e mi ricorda un poco S. Giovanni apostolo per il dolce giovanile sorriso. Però Raffaele ha gli occhi di un dolcissimo colore castano, uno sguardo placido, paziente, che è una carezza. Sorride più umanamente degli altri. Tutto in lui è più simile a come noi siamo. È proprio il "buon giovane"1 del libro di Tobia. Viene voglia di mettergli la mano nella mano, con fiducia, e di dirgli: "Guidami! In tutto!".
   Mi guardano, sorridono, si sorridono. Poi mi salutano.
   Gabriele canta, con la sua voce d'arpa spiritualissima (e ogni nota porta all'estasi): "Ave, Maria", e nel dire "Maria" raccoglie le mani sul petto e curva il capo alzandolo poi con un sorriso che aumenta lo sfavillio di tutto lui verso il più alto Paradiso. Capisco che più che salutarmi si è voluto chiaramente indicare. È l'Arcangelo che annunzia2 il grande mistero… e sembra che non sappia che dire quelle parole e venerare la Vergine…
   Michele tocca il suo gioiello sul petto. Lo prende fra le dita della destra e lo alza per mostrarmelo, e con una voce piena di risonanze di bronzo dice: "Chi è con Dio tutto può. E nulla può Satana su chi è con Dio. Perché, chi è come Dio?" e queste ultime parole paiono far vibrare l'aura celeste come per un armonioso tuono. Riposa il suo medaglione sul petto e si inginocchia adorando l'Eterno (che io però non vedo, ma che direi, dallo sguardo dell'arcangelo, che è a perpendicolo o immediatamente dietro alle mie spalle, su, su, ben in alto).
   Raffaele, dalla voce d'oro, apre le braccia come per abbracciarmi e alza nel contempo il viso splendente di gioia nella contemplazione di Dio e dice: "La gioia sia sempre con te". Assomiglia un poco all'angelo che ho visto in due visioni. Ma è meno spiritualizzato di quello. Ha alla radice dei capelli una luce in forma di stella, una luce mite che conforta, come conforta la sua veste di splendente smeraldo chiaro.
   Mi guardano ancora. Poi si allacciano più stretti alla vita e (noti che non avevo fino allora notato le ali dietro le loro schiene) e aprono le ali di perla, di fiamma, di luce verdolina, e rat­ti salgono all'Empireo, cantando una non ripetibile canzone, ugua­le a quella udita il 13 dicembre 44 a Còmpito, quando vedevo le coorti angeliche trasvolare su Betlemme, cantando…
   E io resto qui. Anzi scendo dalle sfere dove ero e rientro in me stessa, nei miei spasimi, nel mio letto. Però la gioia resta… e mi accorgo anche che, stupida stupida, non ho saputo dire una parola ai tre arcangeli… Però la mia anima ha parlato con loro. La sentivo che li venerava, anche se non potevo tradurre in parole materiali i palpiti suoi.

   Dopo avere avuto tutto quanto sopra, prendo la Bibbia per ricercare in essa ogni apparizione angelica. Passano così Abramo, Giacobbe, Tobia e poi il profeta Daniele. Nel capo 8° mi cade lo sguardo sui versetti 13-14. Giunta alla frase: "Rispose: Da sera a mattina, per duemila trecento giorni, e poi sarà purificato il santuario", rapida come una freccia luminosa viene una risposta, meglio, una spiegazione: "Metti al posto della parola 'giorni' quella di 'secoli', perché per noi un secolo è meno di un giorno, e avrai la data della fine del mondo". Non altro. Subitanea come è venuta, così è cessata la voce, che direi del mio interno ammonitore3 perché è simile alla sua.
            

  buon giovane, il compagno di viaggio nel racconto di Tobia 5.
            
   2 l'Arcangelo che annunzia, in Luca 1, 26-38.
            
   3 interno ammonitore, espressione ricorrente, è una sorta di intuizione o voce interna, di cui la scrittrice ha dato la spiegazione il 29 gennaio 1944. Diventerà, il 9 gennaio 1946, una "voce immateriale" che "detta". Dopo alcuni giorni, il 15 gennaio, la scrittrice svelerà che è il suo angelo custode, al quale potrà dare finalmente un nome: Azaria.

 

22 agosto 1943

   Dice Gesù
   «Ti ho detto un giorno1 che l’eterno invidioso cerca di copiare Dio in tutte le manifestazioni di
Dio. Dio ha i suoi arcangeli fedeli. Satana ha i suoi. Michele: testimonianza di Dio ha un emulo
infernale; e così l’ha Gabriele: forza di Dio. 
   La prima bestia, uscente dal mare, che con voce di bestemmia fa proclamare agli illusi: "Chi è simile alla bestia?", corrisponde a Michele. Vinta e piagata dallo stesso nella battaglia fra le schiere di Dio e di Lucifero, all’inizio del tempo, guarita da Satana, ha odio di morte verso Michele, e amore, se d’amore può parlarsi fra i demoni - ma è meglio dire: soggezione assoluta - per Satana. Ministro fedele del suo re maledetto, usa della intelligenza per nuocere alla stirpe dell’uomo, creatura di Dio, e per servire il suo padrone. Forza senza fine e senza misura è usata da essa per persuadere l’uomo a cancellare, da se stesso il mio segno che fa orrore agli spiriti delle tenebre. Levato quello, col peccato che leva la grazia, crisma luminoso sul vostro essere, la Bestia può accostarsi ed indurre l’uomo ad adorarla come fosse un Dio ed a servirla nel delitto. Se l’uomo riflettesse a quale soggezione si dona collo sposare la colpa, non peccherebbe. Ma l’uomo non riflette. Guarda il momento e la gioia del momento e peggio di Esaù baratta la divina genitura per un piatto di lenticchie.
   Satana, però, non usa soltanto di questo violento seduttore dell’uomo. Per quanto l’uomo poco rifletta, in genere, vi sono ancora troppi uomini che, non per amore, ma per timore del castigo, non vogliono peccare gravemente. Ed ecco allora l’altro ministro satanico, la seconda bestia. Sotto veste d’agnello ha spirito di dragone.
   È la seconda manifestazione di Satana e corrisponde a Gabriele, perché annuncia la Bestia ed è la sua forza più forte: quella che smantella senza parere e persuade con finta dolcezza che è giusto seguire le orme della Bestia.
   È inutile parlare di potenza politica e di terra. No. Se mai potete riferire alla prima il nome di Potenza umana a alla seconda di Scienza umana. E se la Potenza di per se stessa produce dei ribelli, la Scienza, quando è unicamente umana corrompe senza produrre ribellione e trae in perdizione un numero infinito di adepti. Quanti si perdono per superbia della mente che fa loro spregiare la Fede e uccidere l’anima con l’orgoglio che separa da Dio! Ché se Io mieterò all’ultimo giorno la messe della terra, già un mietitore è fra voi. Ed è questo spirito di Male che vi falcia e non fa di voi spighe di eterno grano, ma paglia per le dimore di Satana.
   Una, una sola scienza è necessaria. Lo ripeterò mille volte: conoscere Dio e servirlo, conoscerlo nelle cose, vederlo negli avvenimenti e sapere distinguere Lui dal suo antagonista per non cadere in perdizione. Invece vi preoccupate di aumentare il sapere umano a detrimento del sapere sovrumano.
   Io non condanno la Scienza. Ho anzi piacere che l’uomo approfondisca col sapere le cognizioni che è andato accumulando, per potere sempre più comprendere ed ammirare Me nelle mie opere. Vi ho dato l’intelligenza per questo. Ma dovete usarla per vedere Dio nella legge dell’astro, nella formazione del fiore, nel concepimento dell’essere, e non usare l’intelligenza per violentare la vita o negare il Creatore.
   Razionalismo, Umanismo, Filosofismo, Teosofismo, Naturismo, Classicismo Darvinismo, avete scuole e dottrine di tutti i generi e di tutte ve ne preoccupate, per quanto la Verità sia molto snaturata o soppressa in esse. Solo la scuola del Cristianesimo non volete seguire ed approfondire.
   Naturale resistenza, del resto. Approfondendo la coltura religiosa sareste obbligati o a seguire la Legge, e non lo volete fare, o a confessare apertamente che volete calpestare la Legge.
   Ma poveri stolti! E che ve ne farete delle vostre scuolette e delle vostre parolette quando dovrete sostenere il mio esame? Avete spento in voi la luce infinita della Scienza vera e avete creduto di illuminare le vostre anime con dei surrogati di luce; così come dei poveri pazzi che pretendessero di spegnere il sole facendo di tanti fanalini un nuovo sole. Ma se anche le nebbie nascondono il sole il sole c’è sempre nel mio firmamento. Ma se anche con le vostre dottrine create nebbie che velano il Sapere e la Verità, Verità e Sapere ci sono sempre perché vengono da Me che sono eterno.
   Cercate la vera Sapienza a comprenderete la Scienza come va compresa. Sgombrate le vostre anime da tutte le artificiose soprastrutture e innalzatevi la vera Fede. Come guglie di una cattedrale spirituale fioriranno su di esse Scienza, Sapienza, Intelletto e Fortezza e Umiltà e Continenza, perché il vero sapiente sa non solo lo scibile umano, ma sa la più difficile delle cose: dominare se stesso nelle passioni della carne e fare della sua parte inferiore il piedestallo per innalzare l’anima sua e lanciare lo spirito verso i Cieli, incontro a Me che vengo e sono in ogni cosa e che amo essere il Maestro vero e santo dei fratelli miei.»

   
   Più tardi e sempre il 22 agosto. 
   
   Dice Gesù:
   «Le sette piaghe ultime corrispondono ai sette tuoni non descritti2. Come sempre, sono descrizioni figurative nelle quali però non è esclusa totalmente la realtà. Ti spiego quanto reputo opportuno che di esse ti sia spiegato.
   La prima è l’ulcera.
   Sin dai tempi di Mosè punii con malattie schifose le creature che avevano commesso peccati imperdonabili verso di Me. Maria, sorella di Mosè, ebbe il corpo coperto di lebbra per avere parlato male del mio servo Mosè. Come non deve avvenire uguale e più ancora di coloro che parlano male del loro Dio? La lebbra, o l’ulcera che sia, sempre più si estende per avere sempre più voi estesi i vostri peccati contro Dio e contro la mirabile opera di Dio che siete voi.
   Quando vi avvoltolate nella lussuria, non credete forse di fare un peccato contro Dio? Ma sì che lo fate, perché profanate il vostro corpo dove lo spirito risiede per accogliere Me, Spirito Supremo. E a che punto sta arrivando la lussuria dell’uomo, compiuta con fredda e conscia volontà? È meglio non approfondire questo abisso di ripugnante degradazione umana. Io ti dico che si chiamavano immondi certi animali, ma che l’uomo li ha già superati e ancor più li supererà e che se si potesse creare un nuovo animale, ottenuto dall’incrocio delle scimmie coi serpenti e con i porci, sarebbe ancora meno immondo di certi uomini i quali hanno dell’uomo l’aspetto, ma hanno l’interno più lubrico e repellente del più sozzo animale.
   Come ti ho detto, l’umanità si scinde sempre più. La parte spirituale, esigua al sommo, ascende. La parte carnale, numerosissima, discende.Discende ad una profondità di vizio spaventosa. Quando sarà venuto il tempo dell’ira, l’umanità avrà raggiunto la perfezione del vizio.
   E vuoi che l’interno fetore delle loro anime morte non trasudi all’esterno e corrompa le carni, adorate più di Me e usate per tutte le prostituzioni? E come le ulceri saranno provocate da voi, così voi empirete di sangue il mare e le acque dei fiumi. Li state già empiendo con le vostre carneficine, e gli abitanti delle acque diminuiscono, uccisi da voi, contribuendo alla vostra fame. Avete tanto calpestato i doni che Dio vi ha dato per i vostri bisogni materiali, che terra, cielo e acque vi stanno divenendo nemici e vi negano i frutti della terra e gli abitanti delle acque dei fiumi, dei boschi, dell’aria.
   Uccidete, uccidete pure, calpestate la legge d’amore e di perdono, spargete il sangue fraterno e specie il sangue dei buoni, che perseguitate appunto perché sono buoni. Badate però che un giorno Iddio non vi obblighi a saziare la vostra fame e la vostra sete con il sangue che avete sparso, in contrasto col mio ordine di pace e d’amore.
   Ribelli voi alle leggi che vi ho dato, ribelli verso di voi gli astri e i pianeti che vi hanno finora donato luce e calore quali vi abbisognavano3,ubbidendo, essi, alle regole che Io ho segnate per bontà verso di voi.
   Malattie ripugnanti a marchio del vostro vizio; sangue nelle acque a testimonianza di tutto il sangue che avete voluto spargere, e fra questo vi è il mio; fuoco dal sole per farvi gustare un anticipo delle eterne braci che attendono i maledetti; tenebre per avvertirvi che le tenebre attendono chi odia la Luce; tutto ciò per indurvi a riflettere e a pentirvi.
   E non gioverà. Continuerete a precipitare. Continuerete a compiere le vostre alleanze col male, preparando la strada ai "re d’Oriente", ossia agli aiuti del Figlio del Male.
   Sembra che siano i miei angeli a portare le piaghe. In realtà siete voi. Voi le volete e voi le avrete.
   Divenuti dragoni e bestie voi stessi, per avere disposato il Dragone e la Bestia, partorirete dai vostri interni corrotti gli esseri immondi: le dottrine demoniache assolute che compiendo falsi prodigi sedurranno i potenti e li trascineranno a battaglia contro Dio. Sarete così pervertiti che prenderete per prodigi celesti quanto è creazione infernale.
   
Maria, ora ti prendo per mano per condurti nel punto più oscuro del libro di Giovanni. I glossatori del medesimo hanno esaurito le loro capacità in molte deduzioni per spiegare a se stessi e alle folle chi sia la "gran Babilonia". Con vista umana, alla quale non erano estranee le scosse impresse da avvenimenti desiderati o da avvenimenti accaduti, hanno dato il nome di Babilonia a molte cose.
   Ma come non hanno mai pensato che la "gran Babilonia" sia tutta la Terra? Sarei un ben piccolo e limitato Iddio Creatore se non avessi creato che la Terra come mondo abitato! Con un palpito del mio volere ho suscitato mondi e mondi dal nulla e li ho proiettati, pulviscolo luminoso, nell’immensità del firmamento.
   La Terra, di cui siete tanto orgogliosi e tanto feroci, non è che uno dei pulviscoli rotanti nell’infinito, e non il più grande. Certo però è il più corrotto. Vite e vite pullulano nei milioni di mondi che sono la gioia del vostro sguardo nelle notti serene, e la perfezione di Dio vi apparirà quando potrete vedere con la vista intellettuale dello spirito ricongiunto a Dio, le meraviglie di quei mondi.
   La Terra non è forse la gran meretrice che ha fornicato con tutte le potenze della terra e dell’inferno, e gli abitanti della Terra non hanno prostituito se stessi: corpi ed anime, pur di trionfare nel giorno della terra?
   Sì che così è. I delitti della Terra hanno tutti i nomi di bestemmia, come li ha la Bestia con cui la Terra e i suoi abitanti si sono alleati pur di trionfare. I sette peccati stanno come ornamento orrendo sul capo della Bestia che trasporta Terra a terrestri4 ai pascoli del Male, e i dieci corni, numero metaforico, stanno a dimostrare le infinite nefandezze compite pur di ottenere, a qualunque costo, quanto vuole la sua feroce cupidigia.
   Non è forse la Terra inzuppata del sangue dei martiri, resa ebbra da questo liquore santo che bevuto dalla sua bocca sacrilega si è mutato in essa in filtro di ebbrietà maledetta? La Bestia che la porta: compendio e sintesi di tutto il male compiuto da Adamo in poi pur di trionfare nel mondo e nella carne, trae dietro sé coloro che adorandola diverranno re di un’ora e di un regno maledetto. Siete re come figli di Dio, ed è regno eterno. Ma divenite re di un’ora e di un regno maledetto quando adorate Satana, il quale non può che darvi un effimero trionfo pagato a prezzo di un’eternità d’orrore.
   La Bestia - dice Giovanni - fu e non è. Alla fine del mondo così sarà. Fu perché realmente è stata; non è perché Io, il Cristo, l’avrò vinta e sepolta perché non sarà più necessaria, allora, ai trionfi del mondo.5
   Non è la Terra seduta sulle acque dei suoi mari e non s’è servita di questi per nuocere? Di che non s’è servita? Popoli, nazioni, razze, confini, interessi, cibi espansioni, tutto ha servito a lei per fornicare e compiere sterminati omicidi e iscariotici tradimenti. Gli stessi suoi figli, nutriti da lei con sangue di peccato, compiranno la vendetta di Dio su lei, distruggendola, distruggendosi, portando la somma dei delitti contro Dio e contro l’uomo al numero perfetto che esige il tuonare del mio: "Basta!"
   Ribollirà in quell’ora, fumando con odore grato al mio trono, il sangue dei martiri e dei profeti, e le zolle della terra, che hanno raccolto i gemiti degli uccisi in odio a Me e ne hanno ricevuto gli ultimi sussulti, getteranno un gran grido fatto di tutti quei gemiti santi e tremeranno di convulsione d’angoscia, scrollando le città e le case degli uomini dove si pecca e uccide e empiendo di voce che chiede Giustizia la volta dei Cieli.
   E Giustizia sarà. Io verrò. Verrò perché sono Fedele e Verace. Verrò a dare Pace ai fedeli e Giudizio santo ai vissuti. Verrò col mio nome il cui senso è noto a Me solo e nelle cui lettere sono gli attributi principali di Dio di cui sono Parte e Tutto.
   Scrivi: Gesù: Grandezza, Eternità, Santità, Unità. 
   Scrivi: Cristo: Carità Redenzione, Immensità, Sapienza, Trinità, Onnipotenza.       
   E se ti pare che qualche attributo manchi, pensa che la Giustizia è compresa nella santità perché chi è santo è giusto, la Regalità nella grandezza, la Creazione nell’onnipotenza. Nel nome mio sono perciò proclamate le lodi di Dio. Nome santo il cui suono atterra i demoni. Nome di Vita che dai Vita, Luce, Forza a chi ti ama e invoca. Nome che è corona sul mio capo6 di vincitore della Bestia e del suo profeta che saranno presi, conficcati, sommersi, sepolti nel fuoco liquido ed eterno la cui mordente ferocia è inconcepibile a senso umano.
   Sarà allora il tempo del mio Regno della Terra. Vi sarà perciò una tregua nei delitti demoniaci per dar tempo all’uomo di riudire le voci del cielo. Levata di mezzo la forza che scatena l’orrore, delle grandi correnti spirituali scenderanno come cascate di grazia, come fiumi di acque celesti, a dire parole di Luce.
   Ma come non raccolsero nei secoli le Voci isolate, cominciando da quella del Verbo, che parlano di Bene, così saranno sordi gli uomini, sordi sempre - meno i segnati del mio segno, gli amici miei dilettissimi tesi a seguire Me - sordi alle voci di molti spiriti, alle voci simili al rumore di molte acque che canteranno il cantico nuovo per guidare i popoli incontro alla Luce e soprattutto a Me: Parola eterna. Quando l’ultimo tentativo sarà compito7, Satana verrà per l’ultima volta e troverà seguaci ai quattro angoli della terra, e saranno più numerosi della rena del mare. Oh! Cristo! Oh! Gesù che sei morto per salvare gli uomini! Solo la pazienza di un Dio può aver atteso tanto, aver fatto tanto, e aver ottenuto così poco senza ritirare agli uomini il suo dono e farli perire molto avanti l’ora segnata! Solo la mia Pazienza che è Amore poteva attendervi, sapendo che come rena che filtra da un sottilissimo crivello qualche rara anima sarebbe venuta alla gloria rispetto alla massa che non sa, che non vuole filtrare attraverso il crivello della Legge dell’Amore, del Sacrificio, per giungere a Me.
   Ma nell’ora della venuta, quando, in veste di Dio, Re e Giudice, Io verrò per radunare gli eletti e maledire i reprobi, scagliandoli là dove l’Anticristo, la Bestia e Satana già saranno in eterno, dopo la suprema vittoria di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Vincitore della Morte e del Male, a questi eletti che hanno saputo rimanere "vivinella vita, vivi nello spirito attendendo la nostra ora di trionfo, Io darò il possesso della celeste dimora, darò Me stesso senza soste e senza misura.
Tendi a quell’ora, Maria. Chiamala e chiamami con tutte le forze del tuo spirito. Ecco, Io già vengo quando un’anima mi chiama. Insieme al Diletto che vide dalla Terra la gloria dell’Agnello, Figlio di Dio, la gloria del suo e tuo Gesù, di’, ad ogni palpito del tuo cuore: "Vieni, Signore Gesù".»

   Sono uno straccio, un povero straccetto. Non ho che l’anima immersa nella dolcezza.
   Nel dettarmi, Gesù mi fa capire che quando dice Terra vuol dire mondo preso non come globo di polvere e di acque, ma bensì come unione di persone.
   Non so se so spiegare bene. Quando dice Terra vuol dire, dirò così: ente morale, e quando dice terra vuol dire semplicemente pianeta composto di zolle, di monti, di acque. Colpevole la prima, innocente la seconda.
   È per questo che può dire senza contraddirsi che il sangue dei martiri è divenuto veleno alla Terra che l’ha bevuto (nei suoi abitanti) con ira sacrilega e l’ha sparso (nelle sue potenze statali) con abuso blasfemo di potere temporale; mentre la terra-globo, rotante nello spazio dell’etere, ha bevuto con rispetto e accolto con amore il sangue dei martiri e le loro convulsioni agoniche, e li presenta, le une e l’altro, all’Eterno, chiedendo, materna e pietosa, che non siano stati sparsi e sofferte per nulla e che sia fatta di essi giustizia.
   Sono contenta d’aver avuto la spiegazione diretta del Libro che mi piace tanto ma umanamente le assicuro8 che sono disfatta. Mi pare di essere una cosa vuota, una cosa spremuta. Non ho più nulla dentro dopo avere avuto tanto.
   In questi giorni, schiacciata sotto le grandi voci che mi suonavano dentro, avevo una insoffribilità di rumore umano, e ne ho avuto tanto intorno a me! Ho sofferto moltissimo, presa tra le pastoie comuni della vita e le esigenze soprannaturali del Maestro.
   Bene. Ora è fatta. E adesso dico: "Un po’ di riposo, se no la povera scribacchina di Gesù finisce che si spezza come una macchina troppo usata". Adesso a lei per la copia. Però, quando mi porterà il fascicolo, mi riporti anche questo quaderno. Faccio meno fatica a correggere se ho davanti il manoscritto. Altrimenti come faccio a ricordare e aggiungere le parole che mancano? Chi se le ricorda? Dopo glielo rendo.
   
   E invece c’è ancora da dire.

   Dice Gesù: 
   «Prima di9 chiudere questo ciclo vi è da dire delle due risurrezioni. La prima ha inizio nel momento in cui l’anima si separa dal corpo e appare davanti a Me nel giudizio singolo. Ma non è che risurrezione parziale. Più che risurrezione si potrebbe dire: liberazione dello spirito dall’involucro della carne e attesa dello spirito di ricongiungersi alla carne per ricostruire il tempio vivo, creato dal Padre, il tempio dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.
   Un’opera mancante di una parte è incompleta e perciò imperfetta. L’opera-uomo, perfetta nella creazione sua, è incompleta e imperfetta se non è riunita nelle diverse sue parti. Destinati al Regno luminoso o al soggiorno tenebroso, gli uomini devono essere in eterno in questi con la loro perfezione di carne e spirito.
   Perciò si parla di prima e di seconda risurrezione. Però osserva.
   Colui che ha ucciso il suo spirito con vita terrena di peccato viene a Me, nel giudizio particolare, con uno spirito già morto. La risurrezione finale farà sì che la sua carne riprenda il peso dello spirito morto per morire con esso totalmente. Mentre colui che ha vinto la carne nella vita terrena viene a Me, nel giudizio particolare, con uno spirito vivo che, entrando nel Paradiso, aumenta il suo vivere.
   Anche i purganti sono dei "vivi". Malati, ma vivi. Conseguita la guarigione nell’espiazione, entreranno nel luogo che è Vita. Nella risurrezione finale il loro spirito vivo della Vita mia, alla quale saranno indissolubilmente uniti, riprenderà la carne per renderla gloriosa e vivere con essa totalmente così come Io con essa vivo.
   Ecco perché si parla di morte prima seconda e, di conseguenza, di risurrezione prima seconda. A questo eterno possesso della Luce - poiché nel Paradiso possedete Dio, e Dio è Luce - l’uomo ci deve giungere per volontà propria, come per volontà propria ha voluto perdere la Luce e il Paradiso. Io vi do gli aiuti, ma la volontà deve essere vostra. .
   Io sono fedele. Vi ho creato liberi e liberi vi lascio. E se pensate come è degno di ammirazione questo rispetto di Dio per la volontà libera dell’uomo, potete capire come sarebbe doveroso per voi non abusarne, compiendo con essa del male e doveroso avere per il Signore Iddio vostro rispetto, riconoscenza e amore.
   A quelli che non hanno prevaricato, Io dico: "La vostra dimora in Cielo è pronta, ed Io ardo che voi siate nella mia Beatitudine".»

  1 Nel dettato del 19 giugno, pag. 121.

   2 Nel dettato del 20 agosto, pag. 99.

   3 quali vi abbisognavano è nostra correzione da quale vi abbisognava 

   4 terrestri è nostra correzione da terreni 

   5 Su una copia dattiloscritta, la scrittrice annota in calce, a matita: Dopo la sconfitta dell’Anticristo e la distruzione di Babilonia. 

   6 Come sopra, la scrittrice annota: nel periodo di pace che precede il giudizio. 

   7 Come sopra, la scrittrice annota: Il tentativo della pace dopo i castighi, dell’evangelizzazione spirituale. 

   8 Si rivolge al Padre Migliorini.

   9 di è nostra correzione da da

 
13 settembre 1943

   Dice Gesù: 
   «L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma, secondo la vostra abitudine, con
l’anima assente, troppo assente, era presente alla mia morte di croce. I sette grandi arcangeli che stanno in perenne davanti al trono di Dio, erano tutti presenti al mio Sacrificio. E non dire che ciò è in contraddizione col mio dire: "Il Cielo era chiuso". Il Padre, lo ripeto1, era assente, lontano, nel momento in cui la Grande Vittima compiva l’Immolazione per la salute del mondo.
   Se il Padre fosse stato meco, il Sacrificio non sarebbe stato totale. Sarebbe stato unicamente sacrificio della Carne condannata alla morte. Ma Io dovevo compiere il totale olocausto. Nessuna delle tre facce dell’uomo: quella carnale, quella morale, quella spirituale, doveva essere esclusa dal sacrificio, perché Io ero immolato per tutte le colpe, e non soltanto per le colpe del senso. Or dunque è comprensibile che anche il morale e lo spirituale mio dovevano essere stritolati, annichiliti nella mola del tremendo Sacrificio. Ed è anche comprensibile che il mio Spirito non avrebbe sofferto se esso fosse stato fuso con quello del Padre.
   Ma ero solo. Innalzato, non materialmente ma soprannaturalmente, a una tale distanza dalla Terra che nulla più di conforto poteva venirmi da essa. Isolato da ogni conforto umano. Innalzato sul mio patibolo avevo portato su esso il peso immisurabile delle colpe di tutta un’umanità di millenni passati e di millenni avvenire, ed esso peso mi schiacciava più della Croce, trascinata con tanta fatica da un corpo già agonico per le erte, afose, sassose vie di Gerusalemme, fra i lazzi e gli urtoni di una plebe imbestialita.
   Sulla Croce ero col mio soffrire totale di carne seviziata e col mio supersoffrire di spirito accasciato da un cumulo di colpe che nessun aiuto divino rendeva sopportabili. Ero un naufrago in mezzo ad un oceano in tempesta e dovevo morire così. Il mio Cuore si è schiantato sotto l’affanno di questo peso e di questo abbandono.
   Mia Madre m’era vicina. Lei sì. Eravamo noi due, i Martiri, avvolti nello strazio e nell’abbandono. E il vederci l’un l’altro era tortura aggiunta a tortura. Poiché ogni mio fremito lacerava le fibre di mia Madre, ed ogni suo gemito era un nuovo flagello sulle mie carni flagellate e un nuovo chiodo infisso non nelle palme ma nel mio Cuore. Uniti e divisi nello stesso tempo per soffrire di più, e su noi i Cieli chiusi sul corruccio del Padre e tanto lontani... 
   Ma gli arcangeli erano presenti all’Immolazione del Figlio di Dio per la salute dell’uomo e alla Tortura della Vergine-Madre. E se è detto nell’Apocalisse che agli ultimi tempi un Angelo farà l’offerta dell’incenso più santo al trono di Dio, avanti di spargere il fuoco primo dell’ira divina sulla Terra, come non pensate che fra le preghiere dei santi, incenso imperituro e degno dell’Altissimo, non siano, prime fra tutte, le lacrime, oranti più di qualsiasi parola, della mia Santa benedetta, della mia Martire dolcissima, della Madre mia, raccolte dall’angelo che portò l’annuncio e che raccolse l’adesione, del testimone angelico degli sponsali soprannaturali per i quali la Natura Divina contrasse legame con la natura umana, attrasse alle sue altezze una carne e abbassò il suo Spirito a divenire carne per la pace fra l’uomo e Dio?
   Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di2 Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce tutti i particolari di quell’ora, tutti per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato da Me Giudice supremo e Re altissimo.»
   Si è iniziato il parlare di Gesù mentre dicevo il Confiteor e la mia mente ha visto Gabriele, luce d’oro, curvo in adorazione della Croce, credo. Ma non vedevo la Croce.
   Oggi, poi, sfogliando attentamente le pagine dattilografate per correggere i più piccoli errori di trascrizione, acciò non vi siano svarioni che alterano il pensiero, trovo un mio commento, in data 31 maggio3, circa la distruzione di Gerusalemme... Ricordo l’impressione avuta quel giorno leggendo S. Luca nel cap. 21 e nei versetti 20 a 24. Dicevo quel giorno: "Ho capito che c’è un riferimento a noi tutti. Non ho visto chiaramente. Sono però rimasta sotto la dolorosa impressione". Oggi rileggo S. Luca e purtroppo mi pare che il brano calza a dovere coi nostri disgraziati casi...
   Gesù mi parla oggi di sette arcangeli che stanno sempre davanti al trono di Dio. Ci sono proprio o è un numero allegorico? Ho cercato nella Bibbia, ma non ho trovato niente in merito. Questa deve essere una di quelle "lacune" di cui parla Gesù l’ 11 giugno4.

  1Già nel dettato del 5 settembre, pag. 206.

   2 di è nostra correzione da della, cui forse stava per seguire la parola Madre, subito cambiata in Maria 

   3 pag. 5.

   4 pag. 29.

Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele,
vegliate e proteggete noi dai nemici visibili ed invisibili: per sempre!