MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

A A A

News


Pubblicato il 23/05/2023

Quinto giorno della Novena di Pentecoste con riferimenti alle Opere di Maria Valtorta

     

Inno allo Spirito Santo

   
   Vieni o Spirito Creatore, visita le nostre menti, 

riempi della tua grazia i cuori che hai creato.  

   
   O dolce Consolatore,

acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima.    

 
   Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, 

irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. 

   Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; 

sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. 
 

   Difendici dal nemico, reca in dono la Pace, 

la tua guida invincibile ci preservi dal male. 
 

   Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero 

di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. 

Amen.

   Meditazione e preghiera

   “E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rom.8,11). 

   Spirito Santo, amore e soavità del Padre e del Figlio, fiore e profumo della santità di Dio, fuoco divino acceso in me, rendi tutto nuovo il mio cuore; togli ogni macchia e oscurità, brucia ogni impurità e rendimi conforme all’immagine del Figlio divino. Spirito di fuoco che ti degni di abitare personalmente in me per santificarmi, accendi in me questo fuoco d’amore; penetra ed investi con la tua fiamma tutta l’anima mia; scaccia ogni affetto disordinato; spingimi a conquiste apostoliche; donami la grazia di essere fiamma e di ardere di puro ed eterno amore. 

   Rosario allo Spirito Santo oppure 7 Padre, 7 Ave, 7 Gloria al Padre

   Preghiera finale 

O Dio, che hai istruito i Tuoi fedeli

illuminando i loro cuori con la Luce dello Spirito Santo,

concedi a noi di avere nello stesso Spirito il gusto del bene,

e di godere sempre del Suo conforto.

Per Cristo nostro Signore.

Amen.

Dal 'Libro di Azaria', 25 agosto 1946
Domenica XIa dopo Pentecoste

   25 agosto 1946

   Introito: Salmo 68 (67), 2.6-7.36.
   Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, che per la grandezza della tua bontà sorpassi i meriti e i desideri di chi ti prega, effondi su di noi la tua misericordia, da condonare ciò che turba la coscienza e accordare ciò che la nostra preghiera non presume.
   Epistola: 1 Corinzi 15, 1-10.
   Graduale: Salmo 28 (27), 1.7; 81 (80), 2-3.
   Vangelo: Marco 7, 31-37.
   Offertorio: Salmo 30 (29), 2-3.
   Segreta: Riguarda benigno, te ne preghiamo o Signore, l'omaggio della nostra servitù, in modo che la nostra offerta ti sia accetta e sia di sostegno alla nostra debolezza.
   Comunione: Proverbi 3, 9-10.
   Dopocomunione: Fa', te ne preghiamo o Signore, che per mezzo della comunione del tuo sacramento riceviamo il sostegno dell'anima e del corpo, in modo che, salvati nell'una e nell'altro, ci possiamo gloriare della completa efficacia del celeste rimedio.
  

   Dice Azaria:
   «Quale è la santa dimora di Dio? A questa domanda alcuni risponderebbero: "Il Cielo", altri: "La Chiesa", altri: "Il cuore dell'uomo". E nessuno sbaglierebbe completamente, pur non raggiungendo la perfezione nella risposta. Perché Dio abita in Cielo, è nella sua Chiesa, è nel cuore degli uomini che sono nella sua Grazia. Ma, per dire esattamente, Dio è in Sé stesso. Egli ha dimora nella sua Carità infinita, l'unica dimora che, per perfezione e infinità, può contenere il Perfetto e l'Infinito. Nella Carità tutto si opera, procede, si genera, si soddisfa, si riposa, si placa. La Carità, ossia Sé stesso, è la santa dimora di Dio.
   Per questo la parola liturgica, che dice "è Dio che fa abitare nella sua casa persone di uguale carattere", sta a significare sapientemente che soltanto quelli che dimorano nella carità abitano in Dio. Concetto contenuto nella frase di Gesù Signor Nostro: "Rimanete in Me ed Io in voi... Se uno rimane in Me ed Io in lui, costui porta molto frutto", e in quella della divina preghiera: "che siano tutti una sola cosa come Tu sei in Me, o Padre, ed Io in Te". Parole che, raccolte dall'Apostolo dell'Amore, risuonano nella sua Epistola scritta tanti anni dopo la S. Cena, quando, sulle soglie dell'Aldilà, Giovanni, senza bisogno di estasi, già contemplava "la dimora di Dio" che si abbassava ad accogliere colui che aveva capito la Carità: "Chi ama è nato da Dio e lo conosce... Dio è Amore... Se ci amiamo l'un l'altro, Dio abita in noi e la carità di Lui in noi è perfetta. Da questo conosciamo che siamo in Lui e che Egli è in noi: dal fatto che Egli ci ha dato il suo Spirito".
   Tre operazioni che compendiano tutte le opere, tutti i frutti di esse, tutte le fasi della creatura uomo che, dopo un tempo, torna all'Origine in eterno.
   "Chi ama è nato da Dio". Quando una donna dà alla luce un figlio si dice: "questo bambino è nato da questa donna". Nato da. Ossia è uscito da lei, dal suo seno. Ella lo ha formato, rivestito di carne, dotato di sangue e organi, e non solo di queste cose materiali. Ma gli ha impresso, se non tutto, almeno qualche lato di carattere e somiglianza fisica con sé stessa.
   La donna non è che una creatura imperfetta, ed imperfetta è la sua matrice. Ma Dio non è imperfetto. Pensate dunque quale carattere e somiglianza imprimerà a quelli che escono dal suo seno. Ogni anima è creata da Dio, e del Padre prende una prima immagine e somiglianza. Ma, per spontanea volontà, ogni anima può, dirò così, tornare nel Padre e nascere una nuova volta da Lui. È questa la "ricreazione" dell'anima di cui hanno parlato i dottori della Chiesa.
   Tu vedi, dopo queste mie parole, tutta la profonda verità delle parole di S. Giovanni: Chi ama è nato da Dio e lo conosce. Chi ama. Perché, se non amasse Dio, non cercherebbe di rientrare in Lui e rinascere in piena e propria volontà da Dio.
   La vostra prima nascita è voluta da chi vi ha generato. Dio la sanziona e nobilita col concedere alla materia l'anima, ma è indipendente questo nascere dalla volontà vostra. La Chiesa, Sposa a Dio, coopera alla vostra nascita col fortificare la creatura con la Grazia Battesimale e, susseguentemente, con gli altri Sacramenti. Ma solo la creatura, giunta in età di comprendere e volere, può voler nascere da Dio in una seconda e più perfetta nascita. Questa si compie mediante l'amore a Dio e al prossimo, perché questa è la Legge.
   Seconda operazione: la coabitazione di Dio in voi e di voi in Dio attraverso la Carità. Dio scende ad abitare in un cuore che lo ama. L'anima sale ad abitare nella dimora di Dio, ossia nella carità. Ecco allora che "la carità di Lui in voi è perfetta". Perfetta tanto che si annulla la distanza fra Cielo e Terra, la separazione fra creatura e Creatore, ed essi - il finito e l'Infinito, il nulla e il Tutto - divengono "una sola cosa", come ha chiesto il vostro Maestro Ss.
   Terza operazione: la concessione alla creatura dello Spirito di Dio. Lo Spirito di Dio è l'Amore. Lo Spirito che Gesù chiama Spirito di Verità, Consolatore, Colui che può essere ricevuto da chi non è del mondo, Colui che insegnerà ogni cosa e farà ricordare ogni cosa santa, Colui che procede dal Padre. Lo Spirito Santo imprime in chi lo riceve il carattere di veri cristiani, ossia fratelli a Cristo e perciò figli di Dio.
   L'Introito dice che Dio fa abitare nella sua dimora persone di uguale carattere. Il carattere è quello dell'amore. Gesù Ss. ha detto: "Nella casa di mio Padre ci sono molti posti". Ma per occuparli si richiede un unico carattere: quello della carità.
   Uno avrà il suo posto in Cielo coll'esser stato maestro d'anime sulla Terra, un altro coll'esser stato discepolo, uno con la sofferenza, l'altro con la sapienza, l'altro con la predicazione, un altro con la vita nascosta, chi rimanendo nel mondo ma come buon cittadino, buon figlio, marito e padre, chi invece rinunciando a tutto per vocazione claustrale o monastica. Ma tutti coloro che dimorano nella casa di Dio - fanciulli o vegliardi, ricchi o poveri, dotti o analfabeti - devono possedere un solo carattere: quello della carità che è "paziente, benefica, non invidiosa, insolente, boriosa, egoista", la carità che ama nel prossimo il proprio fratello e non fa agli altri ciò che non vuole per sé, la carità che frena le concupiscenze, che favorisce la fede, che sostiene la speranza, che crea, come un albero potente, sul suo tronco rami e rami, e sono la fortezza, giustizia, prudenza, temperanza, umiltà, ubbidienza, sincerità, per cui chi la possiede può entrare nella Gerusalemme celeste da dove sono esclusi i paurosi, increduli, esecrati, omicidi, fornicatori, venefici, idolatri, bugiardi; e non entra nulla di impuro.
   La Carità, infine, o anima mia, che da sé sola mette in fuga il demonio, perché la carità è luce ed il demonio ama le tenebre; perché la carità è Sapienza, e le ingannevoli parole di Satana vengono smentite dalla Sapienza; perché la carità è Verità, e il Male la odia; perché la Carità è Dio, e Satana non sopporta la vista di Dio.
   Ogni turbamento che l'Avversario possa creare per ricordo di mancanze passate, per suggestione di tentazioni presenti, viene annullato dalla Carità che è misericordiosa e sorpassa i meriti e i desideri delle creature che l'amano, accordando, oltre alla liberazione dal Maligno e dalle sue arti turbatrici, anche ciò che la creatura umile ed amorosa non osa presumere di ottenere con la sua preghiera.
   Gesù Ss. ti chiama "piccolo Giovanni". Io oggi vorrei chiamarti "piccolo Paolo". Non Saulo, ma Paolo. Perché Saulo non sei mai stata. La Carità ti ha folgorata prima che l'età della ragione ti facesse responsabile delle tue azioni, e tu fosti cieca al mondo da allora, vedendo soltanto il fulgore gaudioso in cui il tuo Signore ti si disvelava sempre più; tu fosti morta al mondo e il mondo a te, perché sempre e per sempre ti aveva preso lo Spirito che non è del mondo e tu avevi preso Lui per tua Vita.
   Ma un piccolo Paolo sei divenuta per volere di Dio. E il volere di Dio è questo: che tu abbia a dare ai fratelli il Vangelo che hai ricevuto1. Anche a te, non apostolo, non maestro, minima fra tutti, come scienza e grado secondo gli uomini, strumento utile soltanto per il merito della tua carità che non ha mai rifiutato a Dio di servirlo e ha desiderato di essere consumata nel servizio purché i fratelli amino il Signore, anche a te, e proprio per queste due ultime cose, è apparso anche a te il Signore, e lo hai visto e udito, e lo vedi e senti, e lo vedrai e sentirai qui e oltre.
   E allora, piccolo Paolo, con il grande Paolo di' le parole sincere, umili, riconoscenti, e siano queste la chiusura di questa meditazione domenicale prima di volgere gli sguardi dello spirito a Colui che una volta di più ti si presenta per farti beata, per ammaestrarti e per darti le lezioni da passare alle anime. "Per la grazia di Dio sono quello che sono, e la grazia che mi ha data non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro. Non io però, ma la grazia di Dio che è con me".
   Giustizia di questo riconoscimento delle opere di Dio in te; salvezza dell'umiltà che sa ciò che ha fatto e perché lo ha fatto: per merito della grazia di Dio che ha voluto che tu sia ciò che sei! E tu l'onori. E onoralo sempre per non divenire un Caino che non riconosce a Dio il merito e il diritto delle sue ricchezze e bellezze dei frutti della tua anima.
   Onoralo coi tuoi beni, colle primizie di ogni tuo avere, offrendo tutto a Lui che tutto ti dà, perché Egli, abbattendo le barriere innalzate dall'Invidia vivente per sé stessa e in molti, sparga i tesori su coloro per i quali sono stati dati. E non temere che mai l'effusione su te cessi. Più darai più avrai, perché i tesori di Dio, i fiumi della Sapienza, sono inesauribili, e ancor persistono i frutti sui rami che già la pianta si infiora di novelle corolle che domani saranno nuovi frutti.
   L'albero della Vita s'infiora, e s'infoglia, e matura i suoi frutti senza soste per coloro che lo amano e servono e rispondono con buona volontà ai desideri della Grazia di Dio.
   La Grazia di Dio, che è con te, ti protegge e sostiene contro quelli che vorrebbero rallegrarsi di una tua caduta per far tacere la voce della coscienza che li rimprovera di molte cose, prime fra tutte delle mancanze di carità, seconde il modo come hanno saputo far fruttare il dono di Dio.
   Ma tu prega per essi, per tutti, perché abbiano la carità che è origine di ogni virtù e di salute.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».


   1 il Vangelo che hai ricevuto, espressione che avvalora la nostra nota 36. La scrittrice non aveva ancora portato a termine l'Opera, come si comprende dalle ultime parole della frase che segue.