MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME I CAPITOLO 66



LXVI. Giuda di Keriot al Getsemani diviene discepolo

   28 dicembre 1944, ore 12.

   […].

   66.1Nel pomeriggio vedo Gesù… sotto degli ulivi… È seduto su un balzo del terreno nella sua posa abituale, coi gomiti poggiati al ginocchio, gli avambracci in avanti e le mani congiunte. Cala la sera e la luce diminuisce sempre più nel folto uliveto. Gesù è solo. Si è levato il mantello come avesse caldo, e la sua veste bianca mette una nota chiara nel verde del luogo che il crepuscolo fa molto scuro.
   Un uomo scende fra gli ulivi. Pare cerchi qualcosa o qualcuno. È alto, vestito di un abito di tinta allegra, un giallo rosa che fa più vistoso il mantellone tutto a ondeggianti frange. Non lo vedo bene nel volto, perché la luce e la lontananza lo vietano, e anche perché tiene un lembo del mantello molto calato sul volto. Quando vede Gesù fa un atto come per dire: «Eccolo!» e affretta il passo. A pochi metri saluta: «Salve, Maestro!».
   Gesù si volge di scatto e alza il volto, perché il sopraggiunto è sul balzo soprastante. Gesù lo guarda serio e direi mesto.
   L’altro ripete: «Ti saluto, Maestro. Sono Giuda di Keriot. Non mi riconosci? Non ricordi?».
   «Ricordo e riconosco. Sei quello che qui mi hai parlato con Tommaso, la scorsa Pasqua».
   «E al quale Tu hai detto: “Pensa e sappi decidere prima del mio ritorno”. Ho deciso. Vengo».
   «Perché vieni, Giuda?». Gesù è proprio mesto.
   «Perché… te l’ho detto dall’altra volta il perché. Perché io sogno il regno d’Israele e re ti ho visto».
   «Per questo vieni?».
   «Per questo. Metto me stesso e tutto quanto posso di mio: capacità, conoscenze, amicizie, fatica, al tuo servizio e al servizio della tua missione per ricostituire Israele».
   I due ora sono di fronte, vicini, in piedi e si guardano fissamente. Gesù serio sino alla mestizia, l’altro esaltato dal suo sogno, sorridente, bello e giovane, leggero e ambizioso.
   «Io non ti ho cercato, Giuda».
   «L’ho visto. Ma io ti cercavo. Sono giorni e giorni che ho messo persone alle porte per segnalarmi l’arrivo tuo. Pensavo saresti venuto con dei seguaci e perciò che facile sarebbe stato il notarti. Invece… Ho capito che c’eri stato, perché un gruppo di pellegrini ti benediva per aver guarito un malato. Ma nessuno sapeva dirmi dove eri. Allora ho ricordato questo luogo. E sono venuto. Se non ti avessi trovato qui, mi sarei rassegnato a non trovarti più…».
   «Credi che sia stato un bene per te l’avermi trovato?».
   «Sì, poiché ti cercavo, ti desideravo, ti voglio».
   «Perché? Perché mi hai cercato?».
   «Ma te l’ho detto, Maestro!

   66.2Non mi hai compreso?».
   «Ti ho compreso. Sì. Ti ho compreso. Ma voglio che anche tu mi comprenda prima di seguirmi. Vieni. Parleremo mentre camminiamo». E si pongono a camminare l’uno al fianco dell’altro su e giù per le stradelline che intersecano l’uliveto. «Tu mi segui per un’idea che è umana, Giuda. Io te ne devo dissuadere. Non sono venuto per questo».
   «Ma non sei Tu il designato Re dei giudei? Quello di cui hanno parlato i Profeti? Altri ne sono sorti. Ma a loro mancavano troppe cose e sono caduti come foglia che il vento più non sorregge. Tu hai Dio con Te, tanto che operi miracolo. Dove è Dio, sicura è la riuscita della missione».
   «Hai detto bene. Io ho Dio con Me. Io sono il suo Verbo. Sono quello profetizzato dai Profeti, promesso ai Patriarchi, atteso dalle folle. Ma perché, o Israele, tanto sei divenuto cieco e sordo da non saper più leggere e vedere, udire e comprendere il vero dei fatti? Il mio Regno non è di questo mondo, Giuda. Dissuaditene. Ad Israele Io vengo a portare la Luce e la Gloria. Ma non la luce e la gloria della Terra. Io vengo per chiamare i giusti d’Israele al Regno. Perché è da Israele e con Israele che deve formarsi e venire la pianta di vita eterna la cui linfa sarà il Sangue del Signore, la pianta che si estenderà per tutta la Terra, sino alla fine dei secoli. I miei seguaci primi da Israele. I miei confessori primi da Israele. Ma anche i miei persecutori da Israele. Anche i miei carnefici da Israele. Ma anche il mio traditore da Israele…»
   «No, Maestro. Questo non sarà mai. Tutti ti tradissero, io ti resterò e ti difenderò».
   «Tu, Giuda? E su che fondi questa tua sicurezza?».
   «Sul mio onore di uomo».
   «Cosa più fragile di tela di ragno, Giuda. È da Dio che dobbiamo chiedere la forza d’esser onesti e fedeli. L’uomo!… L’uomo compie opere di uomo. Per compiere opere dello spirito — e seguire il Messia in verità e giustizia vuol dire compiere opera di spirito — occorre uccidere l’uomo e farlo rinascere. Sei tu capace di tanto?».
   «Sì, Maestro. E poi… Non tutto Israele ti amerà. Ma carnefici e traditori al suo Messia non ne darà Israele. Ti attende da secoli!».
   «Me li darà. Ricorda i Profeti. Le loro parole… e la loro fine. Io sono destinato a deludere molti. E tu ne sei uno. Giuda, tu hai qui di fronte un mite, un pacifico, un povero che povero vuol rimanere. Io non sono venuto per impormi e per fare guerra. Io non contendo ai forti e ai potenti nessun regno, nessun potere. Io non contendo che a Satana le anime e vengo a spezzare le catene di Satana col fuoco del mio amore. Io vengo per insegnare misericordia, sacrificio, umiltà, continenza. Io ti dico, ed a tutti dico: “Non abbiate sete di umane ricchezze, ma lavorate per le monete eterne”. Disilluditi, Giuda, se mi credi un trionfatore su Roma e sulle caste che imperano. Gli Erodi come i Cesari possono dormire tranquilli mentre Io parlo alle turbe. Non sono venuto per strappare scettri a nessuno… ed il mio scettro, eterno, è già pronto. Ma nessuno che non fosse amore, come Io sono, lo vorrebbe impugnare.

   66.3Vai, Giuda, e medita…».
   «Mi respingi, Maestro?».
   «Io non respingo nessuno, perché chi respinge non ama. Ma dimmi, Giuda, come chiameresti tu l’atto di uno che, sapendosi malato di male contagioso, dicesse ad un ignaro che si accosta per bere al suo calice: “Pensa a quello che fai”? Lo diresti odio o amore?».
   «Amore lo direi, poiché non vuole che l’ignaro si rovini la salute».
   «Chiama allora così anche il mio atto».
   «Posso rovinarmi la salute venendo con Te? No, mai».
   «Più che la salute ti puoi rovinare, perché, pensalo bene, Giuda, poco sarà addebitato a chi sarà assassino credendo di fare giustizia, credendolo perché non conosce la Verità; ma molto sarà addebitato a chi, avendola conosciuta, non solo non la segue, ma se ne fa nemico».
   «Io non lo sarò. Prendimi, Maestro. Non mi puoi rifiutare. Se sei il Salvatore e vedi che io sono peccatore, pecora sviata, cieco fuori del giusto cammino, perché ricusi di salvarmi? Prendimi. Io ti seguirò fino alla morte…».
   «Alla morte! È vero. Questo è vero. Poi…».
   «Poi, Maestro?».
   «Il futuro è in seno a Dio. Va’. Domani ci rivedremo presso la porta dei Pesci».
   «Grazie, Maestro. Il Signore sia con Te».
   «E la sua misericordia ti salvi».
   E tutto finisce.