MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME I CAPITOLO 47



XLVII. L'incontro con Giovanni e Giacomo. Giovanni di Zebedeo è il puro fra i discepoli.

   25 febbraio 1944.

   47.1Vedo Gesù che cammina lungo la striscia verde che costeggia il Giordano. È tornato su per giù al posto che ha visto il suo battesimo. Presso il guado che pare fosse molto conosciuto e frequentato per passare all’altra sponda verso la Perea. Ma il luogo, dianzi tanto affollato di gente, ora appare spopolato. Solo qualche viandante, a piedi o a cavallo di asini o cavalli, lo percorre. Gesù pare non accorgersene neppure. Procede per la sua strada risalendo a nord, come assorto nei suoi pensieri.
   Quando giunge all’altezza del guado incrocia un gruppo di uomini di età diverse, che discutono animatamente fra loro e che poi si separano, parte andando verso sud e parte risalendo a nord. Fra quelli che si dirigono a nord vedo esservi Giovanni e Giacomo.

   47.2Giovanni vede per primo Gesù e lo indica al fratello e ai compagni. Parlano fra loro per un poco e poi Giovanni si dà a camminare velocemente per raggiungere Gesù. Giacomo lo segue più piano. Gli altri non se ne occupano. Camminano lentamente, discutendo.
   Quando Giovanni è presso a Gesù, alle sue spalle, lontano appena un due o tre metri, grida: «Agnello di Dio che levi i peccati del mondo!».
   Gesù si volge e lo guarda. I due sono a pochi passi l’uno dal­l’altro. Si osservano. Gesù col suo aspetto serio e indagatore. Giovanni col suo occhio puro e ridente nel bel viso giovanile che pare di fanciulla. Gli si dànno sì e no vent’anni, e sulla gota rosata non vi è altro segno che quello di una peluria bionda, che pare una velatura d’oro.
   «Chi cerchi?», chiede Gesù.
   «Te, Maestro».
   «Come sai che sono maestro?».
   «Me lo ha detto il Battista».
   «E allora perché mi chiami Agnello?».
   «Perché ti ho udito indicare così da lui un giorno che Tu passavi, poco più di un mese fa».
   «Che vuoi da Me?».
   «Che Tu ci dica le parole di vita eterna e che ci consoli».
   «Ma chi sei?».
   «Giovanni di Zebedeo sono, e questo è Giacomo mio fratello. Siamo di Galilea. Pescatori siamo. Ma siamo pure discepoli di Giovanni. Egli ci diceva parole di vita e noi lo ascoltavamo, perché vogliamo seguire Dio e con la penitenza meritare il suo perdono, preparando le vie del cuore alla venuta del Messia. Tu lo sei. Giovanni l’ha detto, perché ha visto il segno della Colomba posarsi su Te. A noi l’ha detto: “Ecco l’Agnello di Dio”. Io ti dico: Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dàcci la pace, perché non abbiamo più chi ci guidi e l’anima è turbata».
   «Dove è Giovanni?».
   «Erode l’ha preso. In prigione è, a Macheronte. I più fedeli fra i suoi hanno tentato di liberarlo. Ma non si può. Torniamo di là.

   47.3Lasciaci venire con Te, Maestro. Mostraci dove abiti».
   «Venite. Ma sapete cosa chiedete? Chi mi segue dovrà tutto lasciare: e casa, e parenti, e modo di pensare, e vita anche. Io vi farò miei discepoli e miei amici, se volete. Ma Io non ho ricchezze e protezioni. Sono, e più lo sarò, povero sino a non avere dove posare il capo e perseguitato più di sperduta pecora dai lupi. La mia dottrina è ancor più severa di quella di Giovanni, perché interdice anche il risentimento. Non tanto al­l’esterno si volge, quanto allo spirito. Rinascere dovrete se volete essere miei. Lo volete voi fare?».
   «Sì, Maestro. Tu solo hai parole che ci dànno luce. Esse scendono e, dove era tenebra di desolazione perché privi di guida, mettono chiarore di sole».
   «Venite, dunque, e andiamo. Vi ammaestrerò per via».
   

   47.4Dice Gesù:
   «Il gruppo che mi aveva incontrato era numeroso. Ma uno solo mi riconobbe. Colui che aveva anima, pensiero e carne limpidi da ogni lussuria.
   Insisto sul valore della purezza. La castità è sempre fonte di lucidità di pensiero. La verginità affina, poi, e conserva la sensibilità intellettiva ed affettiva a perfezione, che solo chi è vergine prova.

   47.5Vergine si è in molti modi. Forzatamente, e questo specie per le donne, quando non si è stati scelti per nozze di sorta. Dovrebbe esserlo anche per gli uomini. Ma non lo è. E ciò è male, perché da una gioventù anzitempo sporcata dalla libidine non potrà che venire un capo famiglia malato nel sentimento e sovente anche nella carne.
   Vi è la verginità voluta, ossia quella di coloro che si consacrano al Signore in uno slancio dell’animo. Bella verginità! Sacrificio gradito a Dio! Ma non tutti poi sanno permanere in quel loro candore di giglio che sta rigido sullo stelo, teso al cielo, ignaro del fango del suolo, aperto solo al bacio del sole di Dio e delle sue rugiade.
   Tanti restano fedeli materialmente al voto fatto. Ma infedeli col pensiero che rimpiange e desidera ciò che ha sacrificato. Questi non sono vergini che a metà. Se la carne è intatta, il cuore non lo è. Fermenta, questo cuore, ribolle, sprigiona fumi di sensualità, tanto più raffinata e riprovata quanto più è creazione del pensiero che accarezza, pasce, e aumenta continuamente immagini di appagamenti illeciti anche a chi è libero, più che illeciti a chi è votato.
   Viene allora l’ipocrisia del voto. L’apparenza c’è, ma la sostanza manca. Ed in verità vi dico che, fra chi viene a Me col giglio spezzato dall’imposizione di un tiranno e chi vi viene col giglio non materialmente spezzato, ma sbavato dal rigurgito di una sensualità accarezzata e coltivata per empire di essa le ore di solitudine, Io chiamo “vergine” il primo e “non vergine” il secondo. E al primo do corona di vergine e duplice corona di martirio per la carne ferita e per il cuore piagato dalla non voluta mutilazione.

   47.6Il valore della purezza è tale che, tu lo hai visto, Satana si preoccupa per prima cosa di convincermi all’impurità. Esso lo sa bene che la colpa sensuale smantella l’anima e la fa facile preda alle altre colpe. La cura di Satana si è vòlta a questo punto capitale per vincermi.
   Il pane, la fame, sono le forme materiali per l’allegoria dell’appetito, degli appetiti che Satana sfrutta ai suoi fini. Ben altro è il cibo che esso mi offriva per farmi cadere come ebbro ai suoi piedi! Dopo sarebbe venuta la gola, il denaro, il potere, l’idolatria, la bestemmia, l’abiura della Legge divina. Ma il primo passo per avermi era questo. Lo stesso che usò per ferire Adamo[104].

   47.7Il mondo schernisce i puri. I colpevoli di impudicizia li colpiscono. Giovanni Battista è una vittima della lussuria di due osceni. Ma se il mondo ha ancora un poco di luce, ciò si deve ai puri del mondo. Sono essi i servi di Dio e sanno capire Dio e ripetere le parole di Dio. Io ho detto[105]: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Anche dalla Terra. Essi, ai quali il fumo del senso non turba il pensiero, “vedono” Dio e l’odono e lo seguono, e l’additano agli altri.

   47.8Giovanni di Zebedeo è un puro. È il puro fra i miei discepoli. Che anima di fiore in un corpo d’angelo! Egli mi chiama con le parole del suo primo maestro e mi chiede di dargli pace. Ma la pace l’ha in sé per la sua vita pura, ed Io l’ho amato per questa sua purezza, alla quale ho affidato gli insegnamenti, i segreti, la Creatura più cara che avessi.
   È stato il mio primo discepolo, il mio amante dal primo istante che mi vide. La sua anima s’era fusa con la mia sin dal giorno che m’aveva visto passare lungo il Giordano e m’aveva visto indicare dal Battista. Se anche non m’avesse incontrato di poi, al mio ritorno dal deserto, m’avrebbe cercato tanto da riuscire a trovarmi, perché chi è puro è umile e desideroso di istruirsi nella scienza di Dio e viene, come va l’acqua al mare, verso quelli che riconosce maestri nella dottrina celeste».
   

   47.9Dice ancora Gesù:
   «Non ho voluto che tu parlassi sulla tentazione sensuale del tuo Gesù. Anche se la tua interna voce ti aveva fatto comprendere il movente di Satana per attirarmi al senso, ho preferito parlarne Io. E non vi pensare oltre. Era necessario parlarne. Ora passa avanti. Il fiore di Satana lascialo sulle sue sabbie. Vieni dietro a Gesù come Giovanni. Camminerai fra le spine, ma troverai per rose le stille di sangue di Chi le sparse per te, per vincere anche in te la carne.

   47.10Prevengo anche un’osservazione. Dice[106] Giovanni nel suo Vangelo, parlando dell’incontro con Me: “E il giorno seguente”. Sembra perciò che il Battista mi indicasse il giorno seguente al battesimo e subito Giovanni e Giacomo mi seguissero. Cosa che contrasta con quanto dissero gli altri evangelisti circa i quaranta giorni passati nel deserto. Ma leggete così: “(Avvenuto ormai l’arresto di Giovanni) un giorno in seguito i due discepoli di Giovanni Battista, ai quali egli mi aveva indicato dicendo: ‘Ecco l’Agnello di Dio’, rivedendomi, mi chiamarono e mi seguirono”. Dopo il mio ritorno dal deserto.
   E insieme tornammo sulle rive del lago di Galilea, dove Io avevo preso rifugio per iniziare da lì la mia evangelizzazione, e i due parlarono di Me — dopo esser stati con Me per tutto il cammino e per un’intera giornata nella casa ospitale di un amico di casa mia, del parentado — agli altri pescatori.
   Ma l’iniziativa fu di Giovanni, al quale la volontà di penitenza aveva reso l’anima, già tanto limpida per la sua purezza, un capolavoro di limpidità su cui la Verità si rifletteva nitidamente, dandogli anche la santa audacia dei puri e dei generosi, che non temono mai di farsi avanti dove vedono che vi è Dio, e verità e dottrina e via di Dio. Quanto l’ho amato per questa sua semplice ed eroica caratteristica!».

[104] per ferire Adamo. L’uomo-figlio di Dio – così annota MV su una copia dattiloscritta – era già stato ferito per la superbia e disubbidienza. Restava l’uomo animale, e fu ferito per la lussuria perché, perduta la Grazia, peccò come uomo naturale. Gesù era Dio e Uomo. Intoccabile come Dio. Perciò soltanto come “l’Uomo” poteva essere tentato da Satana.
[105] ho detto, in: Matteo 5, 8 (170.5.11).
[106] Dice, in: Giovanni 1, 35.