MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME X CAPITOLO 641



DCXLI. Pietro celebra l'Eucarestia in una riunione dei primi cristiani.

   3 giugno 1944.

   641.1È una delle primissime riunioni dei cristiani, nei giorni immediatamente seguenti alla Pentecoste.
   I dodici apostoli sono di nuovo dodici, perché Mattia, già eletto in luogo del traditore, è fra essi. E il fatto che vi sono tutti e dodici dimostra che non si erano ancora divisi per andare ad evangelizzare, secondo l’ordine del Maestro. Quindi la Pentecoste deve essere avvenuta da poco, e ancora non devono essere incominciate le persecuzioni del Sinedrio contro i servi di Gesù Cristo. Perché, se così fosse, non celebrerebbero con tanta calma, e senza prendere alcuna precauzione, in una casa sin troppo nota a quelli del Tempio, ossia nella casa del Cenacolo, e precisamente nella stanza dove fu consumata l’ultima Cena, istituita l’Eucarestia e iniziato il tradimento vero e totale, e la Redenzione.
   La vasta stanza ha però subìto una modificazione, necessaria alla sua nuova funzione di chiesa e imposta dal numero dei fedeli. Il tavolone non è più presso la parete della scaletta, ma presso, anzi contro quella di faccia, di modo che anche coloro che non possono entrare nel Cenacolo, già colmo di persone — nel Cenacolo, prima chiesa del mondo cristiano — possono vedere ciò che avviene in esso, pigiandosi, accalcandosi nel corridoio d’ingresso, presso la porticina, aperta completamente, che dà accesso alla stanza.
   Nella stanza vi sono uomini e donne di tutte le età. In un gruppo di donne, presso il tavolone, ma in un angolo, è Maria, la Madre, circondata da Marta e Maria di Lazzaro, da Niche, Elisa, Maria d’Alfeo, Salome, Giovanna di Cusa, insomma da molte delle donne discepole, ebraiche e anche non ebraiche, che Gesù aveva guarite, consolate, evangelizzate, fatte pecorelle del suo gregge. Fra gli uomini vi è Nicodemo, Lazzaro, Giuseppe d’Arimatea, moltissimi discepoli tra i quali sono Stefano, Erma, i pastori, Eliseo, figlio del sinagogo di Engaddi, e moltissimi altri. E vi è anche Longino, non in veste militare, ma come fosse un cittadino qualsiasi, con una lunga e semplice veste bigiognola. Poi altri, che certo sono entrati nel gregge di Cristo dopo la Pentecoste e le prime evangelizzazioni dei Dodici.

   641.2Pietro parla anche ora, evangelizzando e istruendo i presenti. Parla ancora una volta dell’ultima Cena. Ancora, perché si capisce dalle sue parole che già altre volte ne ha parlato.
   Dice: «Vi dico ancora una volta», e marca molto queste parole, «di questa Cena in cui, prima di essere immolato dagli uomini, Gesù Nazareno, come era detto, Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore nostro, come va detto e creduto con tutto il nostro cuore e la nostra mente, perché in questo credere è la salvezza nostra, si immolò di sua spontanea volontà e per eccesso d’amore, dandosi in Cibo e Bevanda agli uomini e dicendo a noi, suoi servi e continuatori: “Fate questo in memoria di Me”. E questo noi facciamo. Ma, o uomini, come noi, suoi testimoni, crediamo essere nel Pane e nel Vino, offerti e benedetti, come Egli fece, in sua memoria e per obbedienza al suo divino comando, il suo Corpo Ss. ed il suo Ss. Sangue, quel Corpo e quel Sangue che sono di un Dio, Figlio di Dio altissimo, e che sono stati sparsi e crocifissi per amore e vita degli uomini, così voi pure, voi tutti, entrati a far parte della vera, nuova, immortale Chiesa, predetta dai profeti e fondata dal Cristo, lo dovete credere. Credete e benedite il Signore che a noi — suoi, se non materiali, certo morali e spirituali crocefissori per la nostra debolezza nel servirlo, per la nostra ottusità nel capirlo, per la nostra viltà nell’abbandonarlo fuggendo nella sua ora suprema, nel nostro, no, nel mio personale tradimento di uomo pauroso e vile al punto di rinnegarlo, e negarlo, e negarmi suo discepolo, il primo anzi tra i suoi servi (e grosse lacrime scendono a rigare il volto di Pietro), poco avanti l’ora di prima, là, nel cortile del Tempio — credete e benedite, dicevo, il Signore, che a noi lascia questo eterno segno di perdono. Credete e benedite il Signore che, a coloro che non lo conobbero quando era il Nazareno, permette che lo conoscano ora che è il Verbo Incarnato ricongiunto al Padre. Venite e prendete. Egli lo ha detto: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue avrà la Vita eterna”. E noi allora non capimmo (e Pietro piange di nuovo). Non capimmo perché eravamo tardi d’intelletto. Ma ora lo Spirito Santo ha acceso la nostra intelligenza, fortificato la nostra fede, infuso la carità, e noi comprendiamo. E nel Nome del Dio altissimo, del Dio di Abramo, di Giacobbe, di Mosè, nel Nome altissimo del Dio che parlò ad Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e agli altri profeti, vi giuriamo che questa è verità e vi scongiuriamo di credere per poter avere la Vita eterna».
   Pietro è pieno di maestà nel parlare. Non ha più nulla del pescatore alquanto rozzo di solo poco tempo prima. È salito su uno sgabello per parlare e per essere visto e sentito meglio, perché, bassotto come è, se fosse rimasto coi piedi sul suolo della stanza non avrebbe potuto essere visto dai più lontani, ed egli vuole invece dominare la folla. Parla misurato, con voce giusta e gesti da vero oratore. I suoi occhi, sempre espressivi, sono ora più parlanti che mai. Amore, fede, imperio, contrizione, tutto traspare da quel suo sguardo e anticipa e rinforza le sue parole.

   641.3Ha finito ormai di parlare. Scende dallo sgabello e passa dietro al tavolone nello spazio tra il muro e la tavola, e attende.
   Giacomo e Giuda, ossia i due figli di Alfeo e cugini del Cristo, stendono ora sulla tavola una candida tovaglia. Per fare questo sollevano il cofano largo e basso, che è posto al centro del tavolo, e anche sulla copertura di esso stendono un lino finissimo.
   L’apostolo Giovanni va ora da Maria e le chiede qualcosa. Maria si sfila dal collo una specie di chiavetta e la dà a Giovanni. Giovanni la prende, torna al cofano, lo apre ribaltando la parte che sta davanti, che viene appoggiata sulla tovaglia e ricoperta da un terzo lino.
   Nell’interno del cofano vi è una sezione orizzontale che lo divide in due piani. Nel piano più basso vi è un calice e un piatto di metallo. Nel piano più alto, al centro, il calice usato da Gesù nell’ultima Cena e per la prima Eucarestia, i resti del pane spezzato da Lui, deposti su un piattello prezioso come il calice. Ai lati del calice e del piattello posato su esso, da un lato è la corona di spine, i chiodi e la spugna. Dall’altro lato una delle sindoni, arrotolata, il velo con cui Niche asciugò il Volto di Gesù, e quello che Maria diede al Figlio perché se ne fasciasse i lombi. In fondo vi sono altre cose ma, dato che restano piuttosto nascoste e che nessuno ne parla e nessuno le mostra, non si sa cosa siano. Le altre, invece, e che sono visibili, vengono mostrate ai presenti da Giovanni e Giuda d’Alfeo, e la folla si inginocchia davanti ad esse. Però non vengono toccati e mostrati né il calice né il piattello del pane, e non viene spiegata tutta la sindone, ma solo mostrato il rotolo dicendo ciò che esso è. Forse Giovanni e Giuda non la dispiegano per non risvegliare in Maria il ricordo doloroso delle atroci sevizie subite dal Figlio.
   Finita questa parte della cerimonia, gli apostoli, in coro, intonano delle preghiere, direi dei salmi, perché sono cantati come usavano gli ebrei nelle loro sinagoghe o nei loro pellegrinaggi a Gerusalemme per le solennità prescritte dalla Legge. La folla si unisce al coro degli apostoli, che diviene in tal modo sempre più imponente.

   641.4Infine vengono portati dei pani e vengono posti sul piattello di metallo che era nel piano inferiore del cofano, e anche delle piccole anfore pure di metallo.
   Pietro riceve da Giovanni, che è inginocchiato al di là della tavola — mentre Pietro è sempre tra il tavolo e il muro, rivolto però verso la folla — il vassoio coi pani, lo alza e lo offre. Poi lo benedice e lo posa sul cofano.
   Giuda d’Alfeo, stando anche lui inginocchiato a fianco di Giovanni, porge a sua volta a Pietro il calice del piano inferiore e le due anfore che erano prima presso il piattello dei pani, e Pietro mesce il contenuto di esse nel calice, che poi alza e offre come già fece col pane. Benedice anche il calice e lo posa sul cofano a fianco dei pani.
   Pregano ancora. Pietro spezza i pani in molti bocconi, mentre la folla si prostra più ancora, e dice: «Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me».
   Esce da dietro il tavolo, portando seco il vassoio carico dei bocconi dei pani, e per prima cosa va da Maria e le dà un boccone. Poi passa sul davanti del tavolo e distribuisce il Pane consacrato a quanti gli si avvicinano per averlo. Ne avanzano pochi bocconi, che vengono, sempre sul loro vassoio, deposti sul cofano.
   Ora prende il calice e lo offre, sempre cominciando da Maria, ai presenti. Giovanni e Giuda lo seguono con le anforette e aggiungono i liquidi quando il calice è vuoto, mentre Pietro ripete l’elevazione, l’offerta e la benedizione per consacrare il liquido.
   Quando tutti coloro che chiedevano di cibarsi dell’Eucarestia sono accontentati, gli apostoli consumano il Pane e il Vino rimasti. Indi cantano un altro salmo o inno, e dopo di questo Pietro benedice la folla, che, dopo la sua benedizione, se ne va poco a poco.

   641.5Maria, la Madre, che è sempre rimasta in ginocchio durante tutta la cerimonia della consacrazione e della distribuzione delle specie del Pane e del Vino, si alza in piedi e va al cofano. Si curva attraverso al tavolone e tocca con la fronte il piano del cofano, dove è deposto il calice e il piattello usato da Gesù nell’ultima Cena, e depone un bacio sull’orlo di essi. Un bacio che è anche per tutte le reliquie lì raccolte.
   Poi Giovanni chiude il cofano e rende la chiave a Maria, che se la ripone al collo.