MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME X CAPITOLO 648



DCXLVIII. Pietro si congeda da Maria Ss. dopo un colloquio con Giovanni.

   4 novembre 1951.

   648.1Sulla terrazza della casa di Simone, tutta illuminata dalla luna che è al suo colmo, sono Pietro e Giovanni. Parlano a bassa voce, accennando verso la casa di Lazzaro, tutta chiusa e silenziosa. Parlano a lungo, camminando avanti e indietro sulla terrazza. Poi, per chissà qual motivo, la discussione si fa più animata e le loro voci, prima sommesse, si fanno più alte di tono e ben chiare.
   Pietro, dando un pugno sul parapetto, esclama: «Ma non capisci che si deve fare così? In nome di Dio io ti parlo, e tu ascoltami e non voler esser ostinato. Conviene fare così come io dico. Non per viltà e paura, ma per impedire lo sterminio totale, che sarebbe deleterio alla Chiesa di Cristo. Ormai ogni nostro passo è seguito. Me ne sono accorto, e Nicodemo mi ha confermato che ho visto bene. Perché non potemmo rimanere a Betania? Per questo motivo. Perché non è più prudente stare in questa casa, o in quella di Nicodemo, o in quella di Niche o di Anastasica? Sempre per questo motivo. Per impedire che la Chiesa muoia per la morte dei suoi capi».
   «Il Maestro ci ha assicurato molte volte che neppur l’inferno potrà mai sterminarla e prevalere su essa», gli risponde Giovanni.
   «È vero. E l’inferno non prevarrà, come non prevalse sul Cristo. Ma gli uomini sì. Come prevalsero sull’Uomo-Dio, che vinse Satana, ma che non poté avere vittoria sugli uomini».
   «Perché non volle vincere. Doveva redimere e quindi morire. E di quella morte. Ma se avesse voluto vincerli! Quante volte non sfuggì alle loro insidie d’ogni specie[155]!».
   «Anche la Chiesa sarà insidiata, ma non perirà totalmente, sempre però se noi avremo tanta prudenza da impedire lo sterminio dei capi attuali prima che molti altri suoi sacerdoti, d’ogni grado, siano da noi, i primi, creati e formati al loro ministero. Non ti illudere, Giovanni! Farisei, scribi, sacerdoti e sinedristi faranno di tutto per uccidere i pastori perché il gregge sia disperso. Il gregge che è ancora debole e pavido. Questo gregge di Palestina soprattutto. Non dobbiamo lasciarlo senza pastori sinché molti agnelli non saranno, alla lor volta, divenuti pastori. Tu hai visto quanti già caddero uccisi.

   648.2Pensa quanta parte di mondo ci attende! L’ordine fu chiaro: “Andate ed evangelizzate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare quanto vi ho comandato”. E a me, sulla sponda del lago, per tre volte comandò di pascere le sue pecore e i suoi agnelli, e profetizzò che solo da vecchio sarò legato e condotto a confessare il Cristo col mio sangue e la mia vita. E ben lontano di qui! Se ho ben capito un suo discorso[156], avanti la morte di Lazzaro, io devo andare a Roma e là fondare la Chiesa immortale. E Lui stesso non giudicò esser bene ritirarsi ad Efraim, perché ancora non era compita la sua evangelizzazione? E solo al giusto momento tornò in Giudea per esser preso e crocifisso. Imitiamolo. Non può certo dirsi che Lazzaro, Maria e Marta fossero delle creature paurose. Pure tu vedi che, sebbene con sommo dolore, si sono allontanati di qui per portare altrove la Parola divina, che qui sarebbe stata soffocata dai giudei. Io, da Lui eletto Pontefice, ho deciso. E con me gli altri, apostoli e discepoli, hanno ugualmente deciso. Ci spargeremo. Chi andrà in Samaria, e chi verso il gran mare, e chi verso la Fenicia, spingendoci sempre più avanti, in Siria, nelle isole, in Grecia, nel­l’Impero romano. Se in questi luoghi la zizzania e il veleno giudeo rendono sterili i campi e le vigne del Signore, andiamo altrove e seminiamo altri semi, in altri campi e vigne, perché il raccolto non solo avvenga ma sia abbondante. Se in questi luoghi l’odio giudeo avvelena le acque e le corrompe, perché io, pescatore d’anime, e i miei fratelli non si possa pescare anime al Signore, andiamo presso altre acque. Occorre essere prudenti ed astuti insieme. Credilo, Giovanni».
   «Hai ragione.

   648.3Ma io insistevo per Maria. Io non posso, non devo lasciarla. Ne soffriremmo troppo ambedue. E sarebbe mala azione, da parte mia…», gli risponde Giovanni.
   «Tu resti. E Lei resta, perché strapparla di qui sarebbe cosa assurda…».
   «Alla quale Maria non consentirebbe mai. Vi raggiungerò poi. Quando Lei non sarà più sulla Terra».
   «Verrai. Sei giovane… Tu avrai molto ancora da vivere».
   «E Maria molto poco».
   «Perché? È malata, sofferente, indebolita forse?».
   «Oh! no! Il tempo e i dolori non hanno avuto potere su Lei. È sempre giovane, d’aspetto e di spirito. Serena, anzi direi beata».
   «E allora perché dici…».
   «Perché capisco che questo suo rifiorire in bellezza e gaudio è il segno che Ella sente già prossima la sua riunione col Figlio. Riunione totale, voglio dire. Perché quella spirituale non è mai cessata. Io non alzo i veli sui misteri di Dio. Ma sono certo che Ella vede giornalmente il Figlio nella sua veste gloriosa. E la sua beatitudine è questa. Io credo che nel contemplarlo il suo spirito si illumina e giunge a conoscere ogni futuro, così come lo conosce Iddio. Anche il suo. Ella è ancor sulla Terra, col suo corpo; ma potrei quasi dire, senza tema d’errare, che il suo spirito è quasi sempre nei Cieli. Tanta è la sua unione con Dio, che non credo di dire parola sacrilega dicendo che in Lei è Dio, come quando lo portava in seno. Più ancora. Come il Verbo si unì a Lei per divenire Gesù Cristo, così ora Lei si unisce talmente al Cristo da essere un secondo Cristo, da aver assunto una nuova umanità, quella di Gesù stesso. Se dico eresia, Dio mi faccia conoscere l’errore e me ne perdoni. Ella vive nell’amore. Questo fuoco d’amore la accende, la nutre, la illumina, e ancora quel fuoco d’amore ce la rapirà, al momento segnato, senza dolore per Lei, senza corruzione per il suo corpo… Il dolore sarà solo nostro… Mio soprattutto… Non avremo più la Maestra, la Guida, la Confortatrice nostra… Ed io sarò veramente solo…».
   E Giovanni, cui la voce era già tremula per un represso pianto, scoppia in un singhiozzare straziante, quale non ebbe mai, neppure ai piedi della Croce e nel Sepolcro.

   648.4Anche Pietro, benché più pacatamente, si mette a piangere e tra le lacrime supplica Giovanni di farlo avvisato, se può, per essere presente al transito di Maria o, quanto meno, alla sua sepoltura.
   «Lo farò, se mi sarà dato di farlo. Ma ne dubito molto. Qualcosa mi dice nel mio interno che, così come avvenne per Elia, rapito dal turbine celeste sul carro di fuoco, altrettanto sarà di Lei. Non farò a tempo ad accorgermi del suo prossimo transito che Ella sarà già con l’anima in Cielo».
   «Ma il corpo almeno resterà. Restò anche quello del Maestro! Ed era Dio!».
   «Per Lui era necessario che avvenisse così. Per Lei, no. Lui doveva, con la risurrezione, smentire le calunnie giudee, con le sue apparizioni persuadere il mondo, fatto dubbioso o addirittura negatore a causa della sua morte di croce. Ma Lei non ha bisogno di ciò. Ma, se potrò farlo, te ne avviserò.

   648.5Addio, Pietro, Pontefice e fratello mio nel Cristo. Torno da Lei che certo m’attende. Dio sia con te».
   «E con te. E di’ a Maria di pregare per me e di perdonarmi ancora per la mia viltà della notte del Processo, ricordo che non riesco a cancellare dal cuore, cosa che non mi dà pace…», e delle lacrime scendono sulle gote di Pietro che termina: «Mi sia Madre. Madre d’amore, per il disgraziato suo figlio prodigo…».
   «Non occorre che glielo dica. Ella t’ama più di una madre, secondo il sangue. T’ama da Madre di Dio e con carità di Madre di Dio. Se era pronta a perdonare a Giuda, la cui colpa non aveva misura, pensa se non ha perdonato a te! La pace a te, fratello. Io vado».
   «E io ti seguo, se me lo concedi. Voglio vederla una volta ancora».
   «Vieni. So la via da prendere per entrare al Getsemani senza esser visti».

   648.6Si pongono in cammino e vanno, lesti e silenziosi, verso Gerusalemme, passando però dalla strada alta, che raggiunge l’Uliveto dalla parte più lontana alla città.
   Vi giungono che già albeggia. Entrano nel Getsemani, scendono verso la casetta.
   Maria, che è sulla terrazza, li vede venire e, gettando un grido di gioia, scende loro incontro.
   Pietro le cade addirittura ai piedi, col volto contro la terra, dicendole: «Madre, perdono!».
   «Di che mai? Hai forse peccato in qualcosa? Colui che mi disvela ogni vero non mi ha rivelato altro che tu sei il suo degno successore nella Fede. Come uomo ti trovai sempre giusto, anche se talora impulsivo. Che ti devo dunque perdonare?».
   Pietro piange e tace.
   Giovanni spiega: «Pietro non si sa dar pace per aver rinnegato Gesù, nel cortile del Tempio».
   «È cosa passata. E cancellata, Pietro. Ti ha forse rimproverato Gesù?».
   «Oh, no!».
   «Era con te meno amoroso di prima?».
   «No. In verità no. Anzi!…».
   «E non ti dice questo come Lui, ed io con Lui, ti abbiamo capito e perdonato?».
   «È vero. Sono sempre lo stesso stolto».
   «E allora va’ e sta’ in pace. Ti dico che ci troveremo tutti, io, te, gli altri apostoli e diaconi, tutti in Cielo, presso l’Uomo-Dio. Per quanto m’è dato, ti benedico», e come fece per Gamaliele, Maria posa le sue mani sul capo di Pietro e vi traccia sopra un segno di croce.
   Pietro si curva a baciarle i piedi, poi si alza, molto più sereno di prima, e sempre accompagnato da Giovanni torna al cancello alto, lo valica e se ne va, mentre Giovanni, dopo aver ben chiuso quell’entrata, torna da Maria.

[155] d’ogni specie! Sull’originale autografo, ed anche sulla copia dattiloscritta, seguono immediatamente le parole Anche la Chiesa…, senza lo stacco delle virgolette e senza andare a capo, come se continuasse a parlare Giovanni.
[156] un suo discorso, in 545.7.