MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME X CAPITOLO 626



DCXXVI. Venuta dei pagani e accenni ad altre apparizioni.

   5 aprile 1945.

   626.1La casa del Cenacolo è piena di gente. Il vestibolo, il cortile, le stanze, meno il Cenacolo e la stanza dove è Maria Vergine, presentano l’aspetto festoso ed eccitato di un luogo dove molti si ritrovino, dopo del tempo, per una festa. Vi sono gli apostoli, meno Tommaso. Vi sono i pastori. Vi sono le donne fedeli e insieme a Giovanna vi sono Niche, Elisa, Sira, Marcella, Anna. Parlano tutti, a voce bassa, ma con una eccitazione palese e festosa. Tutta la casa è ben serrata, come per paura, ma la paura del di fuori non lede la gioia dell’interno.
   Marta va e viene insieme a Marcella e Susanna, preparando per la cena dei «servi del Signore», come lei chiama gli apostoli. Le altre e gli altri si interrogano, si confidano le loro impressioni, gioie, paure… come tanti bambini in attesa di qualcosa che li elettrizza e che li spaura anche un poco.
   Gli apostoli vorrebbero apparire i più sicuri. Ma sono i primi a turbarsi se un rumore sembra un busso al portone o se simula una finestra che si spalanca. Anche l’accorrere di Susanna con due lampade a più fiamme, in soccorso di Marta che cerca delle biancherie, fa fare un balzo indietro a Matteo che grida: «Il Signore!». Cosa che fa cadere in ginocchio Pietro che, è palese, si sente più agitato degli altri.

   626.2Un battere risoluto al portone fa troncare tutte le parole e rimanere sospesi. Io credo che i cuori battono tutti a gran corsa.
   Guardano dallo spiraglio e aprono con un «Oh!» di stupore, vedendo il gruppo inaspettato delle dame romane scortate da Longino e un altro che è, come Longino, vestito di scuro. Anche le dame sono tutte avvolte in mantelli scuri, che le coprono anche sul capo. E si sono levati tutti i gioielli per dare meno nel­l’occhio.
   «Possiamo entrare un momento per dire la nostra gioia alla Madre del Salvatore?», dice la più ossequiata di tutte, Plautina.
   «Venite pure. Là è».
   Entrano in gruppo insieme a Giovanna e Maria di Magdala, che ho l’impressione le conosca molto bene.
   Longino con l’altro romano restano isolati, perché sono guardati un poco di storto, in un angolo del vestibolo.
   Le donne salutano con il loro: «Ave, Domina!», e poi si inginocchiano dicendo: «Se prima ammiravamo la Sapienza, ora vogliamo essere figlie del Cristo. E a te lo diciamo. Tu sola puoi vincere la diffidenza ebraica verso di noi. A te verremo per essere istruite finché essi (e accennano agli apostoli fermi in gruppo sull’uscio) ci permetteranno di dirci di Gesù». È Plautina che ha parlato per tutte.
   Maria sorride beata e dice: «Chiedo al Signore di mondarmi le labbra come al Profeta[73] per potere degnamente parlare del mio Signore. Siate benedette, primizie di Roma!».

   626.3«Anche Longino vorrebbe… e l’astato, che si è sentito un fuoco nel cuore quando… quando si aprì terra e cielo al grido di Dio. Ma se noi poco sappiamo, essi nulla sanno. Se non che, che Egli era il Santo di Dio e che più non vogliono essere dell’Errore».
   «Dirai loro di venire agli apostoli».
   «Là sono. Ma gli apostoli di essi diffidano».
   Maria si alza e va verso i soldati. Gli apostoli la guardano andare, cercando di intuire il suo pensiero.
   «Dio vi conduca alla sua Luce, figli! Venite! Per conoscere i servi del Signore. Questo è Giovanni. E lo conoscete. E questo è Simon Pietro, l’eletto a capo dei fratelli dal Figlio mio e mio Signore. Questo è Giacomo e questo Giuda, cugini del Signore. Questo Simone, e questo Andrea fratello di Pietro. E questo Giacomo, fratello di Giovanni. E costoro Filippo, Bartolomeo e Matteo. Manca Tommaso, ancora lontano. Ma come fosse presente lo nomino. Questi gli eletti a speciale missione. Ma questi, che umili stanno nell’ombra, sono i primi nell’eroismo dell’amore. Da più di sei lustri predicano il Cristo. Né persecuzioni su loro né condanna sull’Innocente hanno leso la loro fede. Pescatori e pastori, e voi patrizi. Ma nel nome di Gesù non ci sono più distinzioni. L’amore nel Cristo tutti uguaglia e affratella. E il mio amore vi chiama figli, anche voi di altra nazione. Anzi io dico che vi ritrovo dopo avervi smarriti, perché, nel momento del dolore, presso il Morente eravate. E non dimentico la tua pietà, Longino. Non le tue parole, soldato. Parevo uccisa. Ma tutto vedevo.

   626.4Io non ho come darvi ricompensa.
   E, veramente, per cose sante non c’è moneta. Ma solo amore e preghiera. E questa vi darò, pregando il nostro Signore Gesù di darvi Lui compenso».
   «Lo avemmo, Domina. Per questo tutti insieme abbiamo osato venire. Ci riunì un comune impulso. Già la fede ha gettato il suo laccio da cuore a cuore», dice Longino.
   Tutti si accostano incuriositi. E c’è chi, vincendo il ritegno e forse il ribrezzo del contatto pagano, dice: «Che aveste?».
   «Io una voce, la sua. E diceva: “Vieni a Me”», dice Longino.
   «Ed io udii: “Se santo mi credi, credi in Me”», dice l’altro soldato.
   «E noi», dice Plautina, «mentre stamattina stavamo parlando di Lui, vedemmo una luce, una luce! Si formò in volto[74]. Oh! di’ tu il suo splendore. Era il suo. E ci sorrise così dolcemente che non avemmo più che una volontà, venire a dirvi: “Non ci respingete”».
   Vi è del brusio e dei commenti. Tutti parlano, ripetendo come lo videro.

   626.5I dieci apostoli tacciono mortificati. Per rifarsi e non apparire come gli unici rimasti senza il suo saluto, chiedono alle donne ebree se furono senza dono pasquale.
   Elisa dice: «Mi ha levato la spada del dolore del mio figlio morto».
   E Anna: «Ho sentito la sua promessa sulla eterna salute dei miei».
   E Sira: «Io una carezza».
   E Marcella: «Io un lampo e la sua Voce che diceva: “Persevera”».
   «E tu, Niche?», interrogano perché questa tace.
   «Lei ha già avuto», rispondono altri.
   «No. Ho visto il suo Volto, e mi ha detto: “Perché sul cuore ti si imprima questo”. Come era bello!».
   Marta va e viene, tacita e svelta, e tace.
   «E tu, sorella? Nulla a te? Tu taci e sorridi. Troppo dolcemente sorridi per non avere la tua gioia», dice la Maddalena.
   «È vero. Tieni le palpebre calate e muta è la tua lingua, ma è come cantassi una canzone d’amore, tanto il tuo occhio scintilla oltre il velo delle ciglia».
   «Oh! parla dunque! Madre, ti ha detto?».
   La Madre sorride e tace.
   Marta, che è intenta a disporre le stoviglie sulla tavola, vuole tenere calato il velo sul suo felice segreto. Ma la sorella non le dà tregua. Allora Marta, beata, dice arrossendo: «Mi ha dato appuntamento per l’ora della morte e degli sponsali compiuti…», e il viso le si accende in un rossore più vivo e in un riso di anima.

[73] come al Profeta, in: Isaia 6, 5-7.
[74] Si formò in volto, nel senso di: Prese la forma di un volto.