MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 146



CXLVI. Il secondo giorno a Sicar e commiato dai samaritani.

   25 aprile 1945.

   146.1 Dice Gesù ai samaritani di Sicar: «Prima di lasciarvi, perché ho altri figli da evangelizzare, voglio aprirvi fulgide le vie della speranza ed in esse mettervi dicendo: andate sicuri che la mèta è certa. E oggi non prendo il grande Ezechiele; prendo il discepolo prediletto di Geremia, grandissimo profeta.
    Baruc parla per voi[108]. Oh! che realmente egli prende le vostre anime e parla per tutte loro al sublime Iddio che sta nei Cieli. Le vostre. Non dico solo quelle dei samaritani, ma tutte le vostre anime, o stirpi del popolo eletto che siete cadute in molteplice peccato, e prende anche le vostre, o popoli gentili che sentite esservi un Dio ignoto fra i molti dèi che adorate, un Dio che la vostra anima sente essere l’Unico e il Vero e che la vostra pesantezza vi impedisce di cercare per conoscere come l’anima vorrebbe. Almeno una legge morale vi era stata data, o gentili, o idolatri, perché uomini siete, e l’uomo ha in sé una essenza che viene da Dio e che ha nome spirito, la quale ha voce e consiglio di elevatezza sempre e spinge a cose di santa vita. E voi l’avete piegata ad essere schiava di una carne viziosa, spezzando la legge morale umana, quella che avevate, e divenendo, anche umanamente, peccatori, abbassando il concetto delle vostre fedi e voi stessi ad un livello di bestialità che vi fa inferiori ai bruti.
    Eppure udite. Tutti udite. E tanto più comprendete e, di riflesso, tanto più agite quanto più siete cogniti della Legge di una morale soprannaturale che vi è stata data dal vero Iddio.

   146.2 Prega – e questa è la preghiera che deve essere nei vostri cuori umiliati in una nobile umiltà, che non è degradazione e ignavia, ma che è conoscenza esatta delle proprie misere condizioni e desiderio santo di trovare il mezzo per migliorarle spiritualmente – prega Baruc così: “Guardaci, o Signore, dalla tua santa dimora, piega le tue orecchie e ascoltaci. Apri gli occhi e rifletti che non i morti che sono nell’inferno, lo spirito dei quali è separato dalle viscere loro, saranno quelli che renderanno onore e giustizia al Signore, ma l’anima afflitta dalla grandezza delle sventure, che va curva e debole con gli occhi abbattuti. È l’anima affamata di Te, o Dio, quella che ti rende gloria e giustizia”.
    E piange umilmente Baruc, e ogni giusto deve piangere con lui vedendo e nominando col vero nome le sventure che hanno, di un popolo forte, fatto un popolo triste, diviso e soggetto:
    “Non abbiamo dato retta alla tua voce e Tu hai compito le tue parole dette per mezzo dei tuoi servi, i Profeti… Ed ecco che le ossa dei nostri re e dei padri nostri sono state tolte dai loro sepolcri e gettate al calore del sole, al gelo della notte, e i cittadini sono morti fra atroci dolori, di fame, di spada, di peste. E il Tempio, nel quale era invocato il tuo Nome, l’hai ridotto nello stato in cui oggi si trova a causa della iniquità di Israele e di Giuda”.
    Oh! figli del Padre, non dite: “Tanto il nostro che il vostro Tempio sono sorti e risorti, e belli sono”. No. Un albero scisso dal fulmine dalla cima alle radici non sopravvive. Potrà vegetare miseramente con un conato di vita dato da polloni venuti da radici che non vogliono morire, ma sarà sterpaglia infruttifera, non mai più l’opulenta pianta, pingue di frutti sani e soavi. Lo sgretolamento, iniziatosi con la separazione, sempre più si accentua, nonostante la materiale costruzione non paia lesa, ma anzi bella e nuova. Sgretola le coscienze che in essa abitano. E poi verrà l’ora che, spenta ogni fiamma soprannaturale, mancherà al Tempio, altare di prezioso metallo che per sussistere deve essere tenuto in continua fusione dal calore della fede e della carità dei suoi ministri, ciò che è sua vita; ed esso, gelido, spento, insozzato, pieno di morti, diverrà putredine su cui i corvi stranieri e la valanga della divina punizione si avventeranno per farne una rovina.
    Figli di Israele, pregate, piangendo, con Me, vostro Salvatore. La mia voce sorregga le vostre e penetri, essa che lo può, sino al trono di Dio. Chi prega col Cristo, Figlio del Padre, è ascoltato da Dio, Padre del Figlio.
    Preghiamo l’antica, giusta preghiera di Baruc: “Ed ora, Signore onnipotente, o Dio d’Israele, ogni anima angosciata, ogni spirito pieno d’ansietà grida verso di Te. Ascolta, o Signore, e abbi pietà. Tu sei un Dio misericordioso, abbi pietà di noi perché abbiamo peccato davanti a Te. Tu in eterno ti assidi e noi dovremo perire per sempre? Signore onnipotente, Dio d’Israele, ascolta la preghiera dei morti di Israele e dei loro figli, i quali hanno peccato dinanzi a Te. Essi non diedero ascolto alla voce del Signore loro Dio e a noi si sono attaccati i loro mali. Non ti ricordare dell’iniquità dei nostri padri, ma ricordati della tua potenza e del tuo Nome… Perché invochiamo questo Nome e ci convertiamo dall’iniquità dei padri nostri, abbi pietà”.
    Così pregate e convertitevi veramente, tornando alla sapienza vera, la quale è quella di Dio e si trova nel Libro dei comandamenti di Dio e nella Legge che dura in eterno e che ora, Io, Messia di Dio, sono di nuovo venuto a portare, nella sua semplice e inalterabile forma, ai poveri del mondo, annunciando ad essi la buona novella dell’èra della Redenzione, del Perdono, dell’Amore, della Pace. Chi crederà a questa Parola giungerà a vita eterna.

   146.3 Io vi lascio, cittadini di Sicar che siete stati buoni col Messia di Dio. Vi lascio con la mia pace».
    «Ancora resta!».
    «Torna ancora!».
    «Nessuno mai più ci parlerà come Tu hai parlato».
    «Sii benedetto, Maestro buono!».
    «Benedici il mio piccino».
    «Prega per me, Tu, santo».
    «Lascia che io conservi una delle tue frange come benedizione».
    «Ricordati di Abele».
    «E di me Timoteo».
    «E di me Jorai».
    «Di tutti. Di tutti. La pace venga a voi».
    Lo accompagnano fin fuori della città per qualche centinaio di metri, poi piano piano tornano indietro…

[108] parla per voi, in: Baruc 2, 16-18.24-26; 3, 1-7.