MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME II CAPITOLO 149



CXLIX. L'eredità del Battista. L'ora della morte per gli apostoli. L'amore di Dio in Giovanni.

   28 aprile 1945.

   149.1 «Signore, perché non prendi riposo nella notte? Questa notte io mi sono alzato e non ti ho trovato. Il tuo posto era vuoto», dice Simone Zelote[112].
    «Perché mi cercavi, Simone?».
    «Per cederti il mio mantello. Temevo che Tu avessi freddo nella notte serena ma molto fresca».
    «E tu non avevi freddo?».
    «Io mi sono abituato in molti anni di miseria ad essere mal coperto, mal nutrito e male alloggiato… Quella valle dei morti!… Che orrore! In questo momento non era il caso. Ma un’altra volta che scendiamo a Gerusalemme, perché certo ci andremo, vieni, mio Signore, verso quei luoghi di morte. Vi sono tanti infelici là… e la miseria corporale non è la più grave… Ciò che più rode e consuma là è la disperazione… Non trovi, mio Signore, che vi è troppa durezza verso i lebbrosi?».
    È l’Iscariota che risponde, prima ancora di Gesù, allo Zelote che perora in favore dei suoi antichi compagni. L’Iscariota dice: «E vorresti allora lasciarli fra il popolo? Peggio per loro se sono lebbrosi!».
    «Non ci mancherebbe che questo per fare degli ebrei dei martiri! Anche la lebbra a spasso per le vie con le milizie e le altre cose!…», esclama Pietro.
    «Mi sembra che sia misura di giusta prudenza tenerli relegati», osserva Giacomo d’Alfeo.
    «Sì. Ma andrebbe fatta con pietà. Tu non sai cosa sia essere lebbrosi. Non puoi parlare. Perché, se è giusto aver cura dei nostri corpi, non abbiamo la stessa giustizia per le anime dei lebbrosi? Chi parla loro di Dio? E Dio solo sa quanto ne hanno bisogno di pensare ad un Dio e ad una pace in quella loro atroce desolazione!».
    «Simone, hai ragione. Io andrò da loro. E perché è giusto e per insegnarvi questa misericordia. Fino ad ora ho guarito i lebbrosi incontrati per caso. Fino a questo momento, ossia fino a quando sono stato cacciato da Giuda, Io mi sono rivolto ai grandi di Giuda come ai più lontani e ai più bisognosi d’essere redenti per essere aiuto del Redentore. Ora, convinto della inutilità di questo mio tentativo, lo abbandono. Non ai grandi, ma ai minimi, alle miserie di Israele Io vado. E fra esse saranno i lebbrosi della valle dei morti. Non deluderò la fede che hanno in Me questi evangelizzati dal riconoscente lebbroso».
    «Come sai, Signore, che io ho fatto questo?».
    «Come so quello che pensano di Me amici o nemici di cui scruto il cuore».

   149.2 «Misericordia! Ma Tu sai proprio tutto di noi, Maestro?», grida Pietro.
    «Sì. Anche che tu, e non tu solo, volevi allontanare Fotinai. Ma non sai che non ti è lecito allontanare dal bene un’anima? Non sai che per penetrare in un paese occorre essere di una pietà tutta dolce anche per coloro che la società, non santa perché non immedesimata con Dio, chiama e giudica indegni di pietà? Ma non turbarti perché Io so questo. Abbi solo pena che il tuo cuore abbia movimenti che Dio non approva e sforzati di non averli più. Ve l’ho detto. Il primo anno è finito. Nel nuovo Io progredirò, e con nuove forme, per la mia via. Voi dovete nel secondo anno pure progredire. Altrimenti sarebbe inutile che Io mi stancassi a evangelizzare, e a superevangelizzare voi, miei futuri sacerdoti».

   149.3 «Eri andato a pregare, Maestro? Tu ci hai promesso di insegnarci le tue orazioni. Lo farai in questo anno?».
    «Lo farò. Ma voglio insegnarvi ad essere buoni. La bontà è già preghiera. Ma lo farò, Giovanni».
    «E anche a fare i miracoli ci insegnerai in questo anno?», chiede l’Iscariota.
    «Il miracolo non si insegna. Non è il giuoco di un giocoliere. Il miracolo viene da Dio. Lo ottiene chi ha grazia presso Dio. Se voi imparerete ad essere buoni avrete grazia e otterrete miracolo».

   149.4 «Ma Tu non rispondi mai alla domanda nostra. L’ha chiesto Simone, l’ha chiesto Giovanni, e mai ci dici dove sei andato questa notte. Uscire così solo, in paese pagano, può essere pericoloso».
    «Sono andato a far felice un animo retto e, poiché è un morituro, a raccogliere la sua eredità».
    «Sì? Era tanta?».
    «Tanta, Pietro, e di molto valore. Frutto del lavoro di un vero giusto».
    «Ma… io non ti ho visto nulla di più nella tua sacca. Sono forse gioielli che hai in seno?».
    «Sì. Sono gioielli carissimi al mio cuore».
    «Mostraceli, Signore».
    «Li avrò quando quel morituro sarà morto. Per ora servono a lui e a Me lasciandoli dove sono».
    «Li ha messi a frutto?».
    «Ma credi che tutto ciò che abbia valore sia denaro? Questo è la cosa più inutile e sozza che sia sulla Terra. E non serve che per la materia, il delitto e l’inferno. Raramente l’uomo lo usa per il bene».
    «Allora… se denaro non è, che è?».
    «Tre discepoli formati da un santo».
    «Sei stato dal Battista? Oh! Ma perché?».
    «Perché!… Voi sempre mi avete; e fra tutti valete meno di una sola unghia del Profeta. Non era giusto che Io al santo d’Israele andassi a portare la benedizione di Dio per fortificarlo al martirio?».
    «Ma se è santo… non ha bisogno di fortificazione. Fa da sé!…».
    «Un giorno verrà che i “miei” santi saranno portati davanti ai giudici e alla morte. Saranno santi, saranno in grazia di Dio, saranno confortati dalla fede, dalla speranza, dalla carità. Eppure Io già sento il loro grido, il grido del loro spirito: “Signore, aiutaci in quest’ora!”. Solo col mio aiuto i miei santi saranno forti nelle persecuzioni».

   149.5 «Ma… non saremo noi questi, non è vero? Perché io non ho proprio la capacità di soffrire».
    «È vero. Tu non hai la capacità di soffrire. Ma tu, Bartolomeo, non sei ancora battezzato».
    «Sì, che lo sono».
    «Con l’acqua. Ma ti manca ancora un altro battesimo. Allora saprai soffrire».
    «Sono già vecchio».
    «E da vecchissimo sarai più forte di un giovane».
    «Ma Tu ci aiuterai lo stesso, non è vero?».
    «Io sarò con voi sempre».
    «Cercherò di abituarmi al soffrire», dice Bartolomeo.
    «Io pregherò sempre, fin da ora, per avere questa grazia da Te», dice Giacomo d’Alfeo.
    «Io sono vecchio e non chiedo che di precederti e di entrare con Te nella pace», dice Simone Zelote.
    «Io… non so che vorrei. Se precederti o esserti vicino per morire insieme», dice Giuda d’Alfeo.
    «Io ne avrò dolore se ti sopravvivrò. Ma mi consolerò col predicarti ai popoli», professa l’Iscariota.
    «Io la penso come tuo cugino», dice Tommaso.
    «Io invece come Simone lo Zelote», dice Giacomo di Zebedeo.
    «E tu, Filippo?».
    «Ma… io dico che non ci voglio pensare. L’Eterno mi darà ciò che è meglio».
    «Oh! ma tacete! Sembra che il Maestro debba morire presto! Non mi fate pensare alla sua morte!», esclama Andrea.
    «Hai detto bene, fratello mio. Sei giovane e sano, Gesù. Devi seppellirci tutti, noi più vecchi di Te».
    «E se mi uccidessero?».
    «Non ti avvenga mai, ma io ti vendicherò».
    «Come? Con vendette di sangue?».
    «Eh!… anche con quelle se me ne dài licenza. Ma, altrimenti, levando con la mia professione di fede fra i popoli le accuse gettate su Te. Il mondo ti amerà perché sarò instancabile nel predicarti», termina Pietro[113].
    «È vero. Così sarà. E tu, Giovanni? E tu, Matteo?».
    «Io devo soffrire e attendere di avere con molta pena lavato il mio spirito», dice Matteo.
    «E io… io non so. Vorrei morire subito per non vederti soffrire. Vorrei esserti al fianco per consolarti l’agonia. Vorrei vivere a lungo per servirti a lungo. Vorrei morire con Te per entrare con Te in Cielo. Tutto vorrei perché ti amo. E penso che io, il minimo fra i miei fratelli, potrò tutto questo se saprò amarti alla perfezione.

   149.6 Gesù, aumenta il tuo amore!», dice Giovanni.
    «Vorrai dire: “Aumenta il mio amore”», commenta l’Iscariota. «Perché siamo noi che dobbiamo amare sempre più…».
    «No. Dico: aumenta il tuo amore. Perché noi ameremo più Egli ci arderà col suo amore».
    Gesù si attira vicino il puro e appassionato Giovanni e lo bacia in fronte dicendo poi: «Hai rivelato un mistero di Dio sulla santificazione dei cuori. Dio si effonde sui giusti, e più essi si arrendono al suo amore più Egli lo aumenta, e cresce santità. È questo il misterioso e ineffabile operare di Dio e degli spiriti. Si compie nei silenzi mistici e la sua potenza, non descrivibile con umana parola, crea non descrivibili capolavori di santità. Non è sbaglio ma è parola sapiente questa di chiedere che Dio aumenti il suo amore in un cuore».

[112] dice Simone Zelote è un’aggiunta di MV su una copia dattiloscritta.
[113] termina Pietro è un’aggiunta nostra.