MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 86



LXXXVI. L'incontro con il milite Alessandro alla porta dei Pesci.

   24 gennaio 1945.

   86.1 Ancora un’aurora. Ancora le teorie di asinelli che si affollano presso la porta ancor chiusa. E ancora Gesù con Simone e Giovanni. Dei venditori lo riconoscono e gli si affollano intorno.
   Anche un milite di guardia accorre a Lui quando la porta viene aperta e lo vede. E lo saluta: «Salve, galileo. Di’ a questi irrequieti di esser meno ribelli. Si lamentano di noi. Ma non fanno che maledirci e disubbidire. E dicono che ciò è culto per loro. Che religione hanno se è fondata sulla disubbidienza?».
   «Compatiscili, soldato. Sono come coloro che hanno in casa un ospite non voluto e più forte di loro. E non possono che vendicarsi con la lingua e col ripicco».
   «Sì. Ma noi dobbiamo fare il nostro dovere. E allora li dobbiamo punire. E così sempre più diventiamo gli ospiti non voluti».
   «Hai ragione. Tu devi fare il tuo dovere. Ma fàllo sempre con umanità. Pensa sempre: “Se fossi nel loro caso, che farei?”. Vedrai che allora ti verrà per i soggetti tanta pietà».
   «Mi piace sentirti parlare. Tu sei senza sprezzo, senza alterigia. Gli altri palestinesi ci sputano dietro, ci insultano, mostrano schifo di noi… a meno che non ci sia da spellarci a dovere per una donna o per degli acquisti. Allora l’oro di Roma non fa più schifo».
   «L’uomo è l’uomo, soldato».
   «Sì. Ed è più bugiardo della scimmia. Non è piacevole però stare fra chi è come serpe in agguato… Anche noi abbiamo casa e madri e spose e figli, e la vita ci preme».
   «Ecco, se ognuno ricordasse questo, non ci sarebbero più odii. Tu hai detto: “Che religione hanno?”. Ti rispondo: una religione santa che per primo comando ha l’amore verso Dio e verso il prossimo. Una religione che insegna ubbidienza alle leggi. Anche se di Stati nemici.

   86.2 Perché, udite, o miei fratelli in Israele, nulla avviene senza che Dio lo permetta. Anche le dominazioni: sventure senza pari per un popolo. Ma che quasi sempre, se questo popolo con rettezza si esamina, possono dirsi volute dallo stesso, coi suoi modi di vivere contrari a Dio. Ricordatevi i Profeti. Quante volte hanno parlato su questo! Quante hanno mostrato coi fatti passati, presenti e futuri, che il dominatore è il castigo, la verga del castigo sulle spalle del figlio ingrato. E quante volte hanno insegnato il modo di non più averlo: tornare al Signore. Non è ribellione né guerra quella che sana ferite e lacrime e scioglie catene. È il vivere da giusti. Allora Dio interviene. E che possono le armi e le schiere di armati contro i fulgori delle coorti angeliche lottanti in favore dei buoni? Siamo colpiti? Meritiamo di non esserlo più col nostro vivere da figli di Dio. Non ribadite le vostre catene con dei peccati sempre novelli. Non permettete che i gentili vi credano senza religione o più pagani di loro per il vostro modo di vivere. Siete il popolo che ha avuto da Dio stesso la Legge. Osservatela. Fate che anche i dominatori si inchinino davanti alle vostre catene dicendo: “Sono soggetti, ma sono più grandi di noi, di una grandezza che non sta nel numero, nel denaro, nelle armi, nella potenza, ma che viene dal loro provenire da Dio. Qui brilla la divina paternità di un Dio perfetto, santo, potente. Qui è il segno di una vera Divinità. Traluce dai suoi figli”. E meditino su questo, e vengano alla verità del Dio vero, lasciando l’errore. Ognuno, anche il più povero, anche il più ignorante fra il popolo di Dio, può essere maestro ad un gentile, maestro con la sua maniera di vivere e predicare Dio ai pagani con gli atti di una vita santa.
   Andate. La pace sia con voi».

   86.3 «Tarda Giuda, e anche i pastori», osserva Simone.
   «Attendi qualcuno, galileo?», chiede il soldato che ha ascoltato attentamente.
   «Degli amici».
   «Entra nel fresco dell’androne. Il sole scotta sin dalle prime ore. Vai in città?».
   «No. Torno in Galilea».
   «A piedi?».
   «Sono povero: a piedi».
   «Hai moglie?».
   «Ho una Madre».
   «Anche io. Vieni… se di noi non hai lo schifo che gli altri hanno».
   «Solo la colpa mi fa ribrezzo».
   Il soldato lo guarda ammirato e pensoso. «Con Te non avremo mai da intervenire. Il gladio non si alzerà mai su Te. Sei buono. Ma gli altri!…».
   Gesù è nella penombra dell’androne. Giovanni è verso la città. Simone si è seduto su un masso che fa da panchina.
   «Come ti chiami?».
   «Gesù».
   «Ah! sei quello che fa miracoli anche sui malati?! Io credevo che fossi solo un mago… Ne abbiamo anche noi. Un mago buono, però. Perché ce ne sono certuni… Ma i nostri non sanno guarire i malati. Come fai?».
   Gesù sorride e tace.
   «Usi formule magiche? Hai unguenti di midollo di morti, serpenti disseccati e resi polvere, pietre magiche prese negli antri dei pitoni?».
   «Nulla di questo. Ho solo il mio potere».
   «Allora sei proprio santo. Noi abbiamo gli arùspici e le vestali… e alcuni fra loro fanno prodigi… e dicono che sono i più santi. Ma ci credi Tu? Sono peggio degli altri».
   «E allora perché li venerate?».
   «Perché… perché è la religione di Roma. E se un suddito non rispetta la religione del suo Stato, come può rispettare il Cesare e la patria, e giù, giù, tante cose?».
   Gesù guarda fissamente il soldato. «In verità tu sei avanti nella via della giustizia. Procedi, o milite, e giungerai a conoscere ciò che la tua anima sente avere in sé, senza saper dare a questa cosa un nome».
   «L’anima? Cosa è?».
   «Quando tu morrai, dove andrai?».
   «Mah!… non so. Se morrò da eroe, sul rogo degli eroi… se sarò un povero vecchio, un niente, forse marcirò nella mia tana o sul bordo di una via».
   «Questo per il corpo. Ma l’anima dove andrà?».
   «Non so se tutti gli uomini hanno l’anima o se l’hanno solo quelli che Giove destina ai Campi Elisi dopo una vita portentosa, seppure non li trae all’Olimpo come fu di Romolo».
   «Tutti gli uomini hanno un’anima. E questa è quella cosa che distingue l’uomo dall’animale. Vorresti essere simile ad un cavallo? ad un uccello? ad un pesce? Carne che, morendo, è solo marciume?».
   «Oh! no. Io sono uomo e preferisco essere tale».
   «Ebbene, ciò che ti fa uomo è l’anima. Senza questa tu saresti nulla più che un animale parlante».
   «E dove è? Come è?».
   «Non ha corpo. Ma è. È in te. Viene da Chi ha creato il mondo e a Lui ritorna dopo la morte del corpo».
   «Dal Dio d’Israele, secondo voi».
   «Dal Dio solo, uno, eterno, supremo Signore e Creatore dell’universo».
   «E anche un povero soldato come me ha l’anima, e questa torna a Dio?».
   «Sì. Anche un povero soldato, e la sua anima avrà Dio ad Amico se fu sempre buona, o Dio a Punitore se fu malvagia».

   86.4 «Maestro, ecco Giuda coi pastori e delle donne. Se vedo bene, vi è la fanciulla di ieri», dice Giovanni.
   «Io vado, soldato. Sii buono».
   «Non ti vedrò più? Vorrei sapere ancora…».
   «Io resto in Galilea sino al settembre. Se puoi, vieni. A Cafarnao o a Nazaret tutti ti diranno di Me. A Cafarnao chiedi di Simon-Pietro. A Nazaret, di Maria di Giuseppe. È mia Madre. Vieni. Ti parlerò del Dio vero».
   «Simon-Pietro… Maria di Giuseppe. Verrò, sol che possa. E, se Tu torni, ricordati di Alessandro. Sono della centuria di Gerusalemme».
   Giuda e i pastori sono ormai nell’androne.
   «Pace a voi tutti», dice Gesù.
   E vorrebbe dire altro, ma una giovinetta esile, ma ridente, fende il gruppo e gli si butta ai piedi: «La benedizione tua, ancora, su me, Maestro e Salvatore, e il mio bacio ancora a Te!».
   E gli bacia le mani.
   «Va’. Sii lieta, buona. Buona figlia, poi buona sposa, e poi buona madre. Insegna ai tuoi pargoli futuri il mio Nome e la mia dottrina. Pace a te e a tua madre. Pace e benedizione a tutti quelli che sono amici di Dio. Pace anche a te, Alessandro».
   Gesù si allontana.

   86.5 «Abbiamo fatto tardi. Ma ci hanno assediato quelle donne», spiega Giuda. «Erano al Getsciemmì e volevano vederti. Noi eravamo andati, senza sapere l’un degli altri, là, per fare con Te la strada. Ma Tu eri già andato via e invece c’erano loro. Le volevamo lasciare… Ma erano più insistenti di mosche. Volevano sapere tante cose… Hai guarito la fanciulla?».
   «Sì».
   «E hai parlato al romano?».
   «Sì. È un cuore onesto. E cerca la Verità…».
   Giuda sospira.
   «Perché sospiri, Giuda?», chiede Gesù.
   «Sospiro perché… perché vorrei che fossero i nostri quelli che cercano la Verità. Invece o la fuggono, o la scherniscono, o restano indifferenti. Sono sfiduciato. Ho voglia di non rimettere piede qui e di non fare altro che ascoltare Te. Tanto, come discepolo non riesco a fare nulla».
   «E credi tu che Io riesca molto? Non ti sconfortare, Giuda.
   Sono le lotte dell’apostolato. Più sconfitte che vittorie. Ma sconfitte qui. Lassù sono sempre vittorie. Il Padre vede la tua buona volontà e, se anche questa non riesce, ti benedice lo stesso».
   «Oh! Tu sei buono!». Giuda gli bacia una mano. «Io diventerò mai buono?».
   «Sì, se lo vorrai».
   «Credo di esserlo stato in questi giorni… Ho sofferto ad esserlo… perché ho molti appetiti… ma lo sono stato pensando sempre a Te».
   «Persevera, allora. Tu mi dài tanta gioia. E voi che notizie mi date?», chiede ai pastori[16].
   «Elia ti saluta e ti manda un poco di cibo. E dice di non dimenticarlo».
   «Oh! Io ho nel cuore i miei amici! Andiamo sino a quel paesello nel verde. Poi a sera proseguiremo. Sono felice di esser con voi, di andare dalla Madre e di aver parlato della Verità ad un onesto. Sì, sono felice. Se sapeste che è per Me fare la mia missione e vedere che ad essa vengono i cuori, ossia al Padre, oh! come sempre più mi seguireste con lo spirito!…».
   Non vedo altro.

[16] chiede ai pastori è un’aggiunta di MV su una copia dattiloscritta.