MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 90



XC. L'arrivo dei discepoli e dei pastori a Nazareth.

   28 gennaio 1945.

   90.1 Vedo Maria che, scalza e solerte, va e viene per la sua casetta alle prime luci del giorno. Nella sua veste di un azzurro tenue pare una gentile farfalla che sfiori senza rumore pareti e oggetti. Si accosta alla porta che dà sulla strada e l’apre con cura di non fare rumore; la lascia socchiusa, dopo aver dato un’occhiata sulla via ancora deserta. Riordina, apre porte e finestre, entra nel laboratorio dove, ora che è abbandonato dal Legnaiuolo, sono i telai di Maria, e anche lì si dà da fare. Copre con cura uno dei telai, su cui è una tessitura iniziata, e sorride ad un suo pensiero nel guardarla.
   Esce nell’orto. I colombi le si affollano sulle spalle. E con voli brevi, da una spalla all’altra, per avere il posto migliore, rissosi e gelosi per amore di Lei, l’accompagnano sino ad un ripostiglio dove sono provviste di cibarie. Ella ne trae grani per loro e dice: «Qui, oggi qui. Non fate rumore. È tanto stanco!».
   E poi prende farina e va in una stanzetta presso il forno e si pone a fare il pane. Lo impasta e sorride. Oh! come sorride oggi, la Mamma. Pare la giovinetta Madre della Natività, tanto è ringiovanita dalla gioia. Dalla pasta del pane ne leva un mucchio e lo pone da parte, coprendolo, e poi ripiglia il lavoro, accaldandosi, coi capelli resi più chiari da una lieve incipriatura di farina.

   90.2 Entra piano Maria d’Alfeo. «Già al lavoro?».
   «Sì. Faccio il pane e, guarda, le focacce di miele che a Lui piacciono tanto».
   «Fa’ quelle. La pasta del pane è tanta. Te la lavoro io».
   Maria d’Alfeo, robusta e più popolana, lavora con lena al suo pane, mentre Maria intride miele e burro nei suoi dolci e ne fa tanti tondi che pone su una lastra.
   «Non so come fare ad avvisare Giuda… Giacomo non osa…
   e gli altri…». Maria d’Alfeo sospira.
   «Oggi verrà Simon Pietro. Viene sempre il secondo giorno dopo il sabato, col pesce. Manderemo lui da Giuda».
   «Se vorrà andare…».
   «Oh! Simone non mi dice mai di no».

   90.3 «La pace su questo vostro giorno», dice Gesù apparendo.
   Le due donne sobbalzano alla voce di Lui.
   «Già alzato? Perché? Volevo Tu dormissi…».
   «Ho dormito un sonno da cuna, Mamma. Tu non devi aver dormito…».
   «Ti ho guardato dormire… Facevo sempre così quando eri piccino. Nel sonno sorridevi sempre… e quel tuo sorriso mi restava per tutto il giorno in cuore come una perla… Ma questa notte non sorridevi, Figlio. Sospiravi come chi è afflitto…». Maria se lo guarda con struggimento.
   «Ero stanco, Mamma. E il mondo non è questa casa dove tutto è onestà e amore. Tu… tu sai Chi sono e puoi capire cosa è per Me il contatto col mondo. È come chi cammina su una strada fetida e motosa. Anche se è attento, un poco di fango lo spruzza, e il fetore penetra anche se egli si sforza di non respirare… e se costui è uomo che ama ciò che è lindura e aria pura, puoi pensare se ciò gli fa noia…».
   «Sì, Figlio. Io capisco. Ma mi fa pena che Tu soffra…».
   «Ora sono con te e non soffro. C’è il ricordo… Ma serve a fare più bella la gioia d’esser con te». E Gesù si china a baciare la Mamma.
   Carezza anche l’altra Maria, che entra tutta rossa per avere acceso il forno. «Bisognerà avvisare Giuda», è la preoccupazione di Maria d’Alfeo.
   «Non occorre. Giuda sarà qui, oggi».
   «Come lo sai?».
   Gesù sorride e tace.
   «Figlio, tutte le settimane, in questo giorno, viene Simon Pietro. Mi vuole portare il pesce pescato nelle prime vigilie. E giunge verso il finire dell’ora di prima. Sarà felice, oggi. È buono Simone. Nelle ore che resta, ci aiuta. Vero, Maria?».
   «Simon Pietro è un onesto e un buono», dice Gesù. «Ma anche l’altro Simone, che fra poco vedrai, è un grande cuore. Vado loro incontro. Staranno per venire».
   E Gesù esce, mentre le donne, infornato il pane, tornano in casa, dove Maria si rimette i sandali e torna con una veste di lino tutta candida.
   Passa qualche tempo e, nell’attesa, Maria d’Alfeo dice: «Non hai fatto in tempo a finire quel lavoro».
   «Lo finirò presto. E il mio Gesù ne avrà refrigerio d’ombra senza averne gravato il capo».

   90.4 La porta viene spinta dal di fuori. «Mamma, ecco i miei amici. Entrate».
   Entrano in gruppo i discepoli e i pastori. Gesù tiene per le spalle i due pastori e li guida alla Madre: «Ecco due figli che cercano una madre. Sii la loro gioia, Donna».
   «Io vi saluto… Tu?… Levi… tu? Non so, ma per l’età, Egli mi ha detto, sei certo Giuseppe. Quel nome è dolce e sacro qui dentro. Vieni, venite. Con gioia vi dico: la mia casa vi accoglie e una Madre vi abbraccia, in ricordo di quanto voi, tu in tuo padre, avete avuto di amore per il mio Bambino».
   I pastori sembrano incantati, tanto sono estatici.
   «Sono Maria, sì. Tu hai visto la Madre felice. Sono sempre quella. Anche ora felice di vedere il Figlio mio fra cuori fedeli».
   «E questo è Simone, Mamma».
   «Tu hai meritato la grazia perché sei buono. Lo so. E la Grazia di Dio sia sempre con te».
   Simone, più esperto degli usi del mondo, si inchina fino a terra, tenendo le braccia incrociate sul petto, e saluta: «Ti saluto, Madre vera della Grazia, e altro non chiedo all’Eterno, ora che conosco la Luce e te, più di luna soave».
   «E questo è Giuda di Keriot».
   «Ho una madre, ma il mio amore per lei scompare rispetto alla venerazione che sento per te».
   «No. Non per me. Per Lui. Io sono perché Egli è. Né nulla per me voglio. Ma solo per Lui chiedo. So quanto hai onorato il Figlio mio nella tua patria. Ma ancora ti dico: sia il tuo cuore il luogo in cui Egli riceve da te il sommo onore. Allora io ti benedirò con cuore di Madre».
   «Il mio cuore è sotto il calcagno del Figlio tuo. Felice oppressione. La morte sola scioglierà la mia fedeltà».
   «E questo è il nostro Giovanni, Mamma».
   «Ero tranquilla da quando sapevo che tu eri presso Gesù. Ti conosco e riposo nello spirito quando ti so col Figlio mio. Sii benedetto, mia quiete». Lo bacia.

   90.5 La voce aspra di Pietro si fa udire da fuori: «Ecco il povero Simone che porta il suo saluto e…».
   È entrato ed è rimasto di stucco. Ma poi getta per terra il paniere rotondo, che aveva penzoloni sulla schiena, e si getta giù anche lui dicendo: «Ah! Signore eterno! Però… No, questa non me la dovevi fare, Maestro! Esser qui… e non far sapere niente al povero Simone! Dio ti benedica, Maestro! Ah! come sono felice! Non ne potevo più di stare senza di Te!», e gli carezza la mano, senza dar retta a Gesù che gli dice: «Alzati, Simone. Ma alzati, dunque».
   «Mi alzo, sì. Ma però… Ehi, tu, ragazzo! (il ragazzo è Giovanni) tu almeno potevi correre a dirmelo! Ora fila, subito. A Cafarnao, a dirlo agli altri… e prima in casa di Giuda. Sta per arrivare tuo figlio, donna. Svelto. Fa’ conto di essere una lepre che ha dietro i cani».
   Giovanni parte ridendo.
   Pietro si è infine alzato. Continua a tenere fra le sue corte, tozze mani dalle vene rilevate, la lunga mano di Gesù e lo bacia senza lasciarlo, nonostante voglia dare il suo pesce che è a terra, nel paniere. «Eh! no. Non voglio che Tu te ne vada un’altra volta senza di me. Mai più, mai più così tanto senza vederti! Ti seguirò come l’ombra segue il corpo e la corda l’ancora. Dove sei stato, Maestro? Io mi dicevo: “Oh! dove sarà? Che farà? E quel bambino di Giovanni saprà curarlo? Starà attento che non si stanchi troppo? Che non resti senza cibo?”. Eh! ti conosco!… Sei più magro! Sì. Più magro. Non ti ha curato bene! Gli dirò che… Ma dove sei stato, Maestro? Non mi dici nulla!».
   «Aspetto che tu mi lasci parlare!».
   «È vero. Ma… ah! vederti è come un vino nuovo. Va al capo solo con l’odore. Oh! il mio Gesù!». Pietro quasi piange per reazione di gioia.
   «Anche Io ho sentito desiderio di te, di voi tutti, anche se ero con cari amici.

   90.6 Ecco, Pietro. Questi sono due che mi hanno amato da quando ero di poche ore. Più ancora: hanno già sofferto per Me. Qui vi è un figlio senza padre né madre per causa mia. Ma ha tanti fratelli in voi tutti, non è vero?».
   «Lo chiedi, Maestro? Ma se, per un caso, il Demonio ti amasse, lo amerei perché ti ama. Siete poveri anche voi, vedo. E allora siamo uguali. Venite che vi baci. Sono pescatore, ma ho il cuore più tenero di un piccioncino. E sincero. Non guardate se sono rude. Il duro è di fuori. Dentro sono tutto miele e burro. Coi buoni però… perché coi malvagi…».
   «E questo è il nuovo discepolo».
   «Mi pare di averlo già visto…».
   «Sì. È Giuda di Keriot, e il tuo Gesù per mezzo suo ebbe buone accoglienze in quella città. Vi prego di amarvi, anche se di diversa regione. Siete tutti fratelli nel Signore».
   «E come tale lo tratterò, se sarà proprio tale. E… sì… (Pietro guarda fisso Giuda, uno sguardo aperto e ammonitore) e… sì… è meglio che lo dica, così mi conosci subito, e bene. Lo dico: non ho molta stima dei giudei in genere e dei cittadini di Gerusalemme in particolare. Ma sono onesto. E sulla mia onestà ti assicuro che metto da parte tutte le idee che ho su voi e che voglio vedere in te solo il fratello discepolo. Ora a te a non farmi mutare pensiero e decisione».
   «Anche con me, Simone, hai tali preconcetti?», chiede lo Zelote sorridendo.
   «Oh! non ti avevo visto! Con te? Oh! con te, no. Hai l’onestà dipinta sul volto. Ti trasuda la bontà dal cuore all’esterno, come olio odorifero da vaso poroso. E sei anziano. Ciò non è sempre un merito. Delle volte più si invecchia, più si diventa falsi e cattivi. Ma tu sei di quelli che fanno come i vini pregiati. Più diventano vecchi e più si fanno schietti e buoni».
   «Hai giudicato bene, Pietro», dice Gesù.

   90.7 «Ora venite. Mentre le donne lavorano per noi, sostiamo sotto la pergola fresca. Come è bello stare con gli amici! Andremo poi tutti insieme per la Galilea e oltre. Ossia, tutti no. Levi, ora che è fatto contento, tornerà da Elia a dirgli che Maria lo saluta. Vero, Mamma?».
   «Che lo benedico, e così Isacco e gli altri. Il Figlio mio mi ha promesso di condurmi seco… ed io verrò da voi, primi amici del mio Bambino».
   «Maestro, vorrei che Levi portasse a Lazzaro lo scritto che sai».
   «Preparalo, Simone. Oggi è festa piena. Domani sera Levi partirà. In tempo per giungere prima del sabato. Venite, amici…».
   Escono nella verde ortaglia e tutto ha fine.