MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 92



XCII. Lezione ai discepoli presso la casa di Nazareth.

   30 gennaio 1945.

   92.1 Ancora Gesù istruisce i suoi, che ha portato all’ombra di un enorme noce che si spenzola dal suo posto, soprastante l’orto di Maria, fin sullo stesso orto. La giornata è burrascosa, prossima ad un temporale, e forse per questo Gesù non si è allontanato molto dalla casa. Maria va e viene dalla casa all’orto, ed ogni volta alza il capo e sorride al suo Gesù seduto sull’erba, presso il tronco, e circondato dai discepoli. Gesù dice: «Vi ho detto ieri che quanto ieri ha provocato una parola imprudente sarebbe servito di lezione oggi. Ecco la lezione.
   Pensate certo, e vi sia regola nell’agire, che nulla di quanto è nascosto rimane sempre tale. O è Dio che prende la cura di rendere note le opere di un suo figlio attraverso i suoi segni di miracolo, o attraverso le parole dei giusti che riconoscono i meriti di un fratello. Oppure è Satana che, attraverso la bocca di un imprudente – non voglio dire di più – compie rivelazioni su ciò che i buoni hanno preferito tacere per non eccitare all’anticarità, o svisa le verità in modo da creare confusione nei pensieri. Perciò viene sempre il momento che l’occulto viene reso noto.
   Ora abbiate sempre questo presente al pensiero. E vi sia freno nel male, senza peraltro darvi pungolo di bandire ciò che è il bene che compite. Quante volte uno fa per bontà, vera bontà, ma umana bontà! Ed essendo umano, ossia essendo di non perfetta intenzione il suo agire, desidera sia noto agli uomini, e spuma e si arrovella nel vedere che resta ignoto, e studia il mo do di farlo noto. No, amici. Non così. Fate il bene e datelo al Signore eterno. Oh! Lui saprà, se è bene per voi che sia, farlo noto anche agli uomini. Se invece questo potrebbe annullare il vostro agire da giusti sotto un rigurgito di compiacimento d’orgoglio, ecco che allora il Padre lo tiene segreto, riserbandosi di rendervene gloria in Cielo al cospetto di tutta la Corte celeste.

   92.2 E chi vede un atto mai giudichi dalle apparenze. Non accusate mai, perché le azioni degli uomini possono avere talora brutti aspetti e celare altri motivi. Un padre, ad esempio, può dire al figlio ozioso e crapulone: “Vattene”, e ciò può parere durezza e negazione dei doveri paterni. Ma non sempre lo è. Il suo “vattene” è condito di un pianto bene amaro, più del padre che del figlio, ed è accompagnato dalla parola, e dal voto che essa si avveri: “Tornerai quando sarai pentito del tuo ozio”. È anche giustizia verso gli altri figli, perché impedisce che un crapulone consumi in vizi ciò che è degli altri oltre che suo. Male, invece, se quella parola viene detta da un padre che è lui in colpa, verso Dio o verso la prole, perché nel suo egoismo si giudica più di Dio e reputa di avere diritto anche sullo spirito del figlio. No. Lo spirito è di Dio e neppur Dio violenta la libertà dello spirito di donarsi o meno. Per il mondo paiono uguali gli atti. Ma quanto è diverso l’uno dall’altro! Il primo è giustizia, il secondo è arbitrio colpevole. Perciò non giudicate mai alcuno.

   92.3 Ieri Pietro ha detto a Giuda: “Che maestro hai avuto?”. Non lo dica più. Nessuno accusi gli altri di quanto vede in uno o in lui. I maestri hanno una stessa parola per tutti gli scolari. Come avviene allora che dieci scolari divengono giusti e dieci divengono malvagi? È perché ognuno aggiunge di suo ciò che ha nel cuore, e questo pesa verso il bene o pesa verso il male. Come può allora il maestro essere accusato di aver male insegnato, se il bene da lui inculcato viene annullato dal troppo male che regna in un cuore? Il primo fattore di riuscita è in voi. Il maestro lavora il vostro io. Ma se voi siete non suscettibili di migliorie, che può fare il maestro? Che sono Io? In verità vi dico che non vi sarà maestro più sapiente, paziente e perfetto di Me. Eppure, ecco, anche di qualcuno dei miei si dirà: “Ma che maestro ebbe?”.

   92.4 Non vi fate mai soverchiare, nel giudicare, da motivi personali. Ieri Giuda, amando la sua regione più che giusto non sia, ha reputato vedere in Me ingiustizia verso la stessa. Sovente l’uomo soggiace a questi elementi imponderabili che sono l’amore patrio, o l’amore ad una idea, e devia, come alcione disorientato, dalla sua mèta. La mèta è Dio. Tutto vedere in Dio per vedere bene. Non mettere sé o altra cosa al di sopra di Dio. E se proprio uno sbaglia… o Pietro! o voi tutti! non siate intransigenti. Lo sbaglio che tanto vi urta fatto da uno di voi, non lo avete proprio mai fatto voi? Ne siete sicuri? E ammesso che non lo abbiate mai fatto, che vi resta a fare? Ringraziarne Dio e basta. E vigilare. Tanto vigilare. Continuamente. Per non cadere domani in quello che fino ad oggi è stato evitato. Vedete? Oggi il cielo è scuro per prossima grandine. E noi, scrutando il cielo, abbiamo detto: “Non allontaniamoci da casa”. Orbene, se così sappiamo giudicare per le cose che, per quanto pericolose, sono un nulla rispetto ai pericoli di perdere l’amicizia di Dio col peccare, perché non sappiamo giudicare dove può essere pericolo per l’anima?

   92.5 Guardate, ecco là mia Madre. Potete pensare in Lei tendenza al male? Ebbene, posto che amor la sprona a seguirmi, Ella lascerà la sua casa quando il mio amore lo vorrà. Ma stamane Ella, dopo avermene ancora pregato – perché Ella, la Maestra mia, mi diceva: “Fra i tuoi discepoli vi sia anche tua Madre, Figlio. Io voglio imparare la tua dottrina”, Ella che questa dottrina ha posseduto nel suo seno e prima ancora nel suo spirito, per dono dato da Dio alla Madre futura del suo Verbo incarnato – Ella ha detto: “Però… Tu giudica se io posso venire senza che possa perdere l’unione con Dio, senza che ciò che è mondo, e che Tu dici penetra coi suoi fetori, possa corrompere questo mio cuore che fu ed è, e vuole essere, solo di Dio. Io mi scruto e, per quanto so, mi pare di poterlo fare, perché… (e qui si è data senza sapere la più alta lode) perché non trovo diversità dalla mia pace candida di quando ero un fiore del Tempio a questa che ho in me, ora che da più di sei lustri sono la donna di casa. Ma io sono una indegna serva che mal conosce e più male ancora giudica le cose dello spirito. Tu sei il Verbo, la Sapienza, la Luce. E puoi essere luce per la tua povera Mamma che accetta di non vederti più, piuttosto che di essere non gra ta al Signore”. Ed Io le ho dovuto dire, col cuore che mi tremava di ammirazione: “Mamma, Io te lo dico. Non tu sarai corrotta dal mondo. Ma il mondo sarà imbalsamato da te”.
   Mia Madre, lo udite, ha saputo vedere i pericoli del vivere fra il mondo, anche per Lei pericoli, anche per Lei. E voi uomini non li vedreste?

   92.6 Oh! che invero Satana è in agguato. E solo i vigilanti saranno i vincitori. Gli altri? Chiedete degli altri? Per gli altri quel che è scritto sarà».
   «Che è scritto, Maestro?».
   «“E Caino saltò addosso ad Abele e l’uccise. E il Signore disse a Caino: ‘Dove è tuo fratello? Che ne hai fatto? La voce del suo sangue grida a Me. Or dunque sarai maledetto sopra la terra, che ha conosciuto il sapore del sangue umano per mano di un fratello che ha aperto le vene al fratello suo, né più cesserà quest’orrida fame della terra per il sangue umano. E la terra, avvelenata da questo sangue, ti sarà sterile più di donna che l’età ha disseccata. E tu fuggirai cercando pace e pane. E non li troverai. Il tuo rimorso ti farà vedere sangue su ogni fiore ed erba, su ogni acqua e cibo. Il cielo ti parrà sangue e sangue il mare, e dal cielo e dalla terra e dal mare ti verranno tre voci: quella di Dio, quella dell’Innocente, quella del Demonio.
   E, per non udirle, ti darai la morte’”».
   «Non dice così[20] la Genesi», osserva Pietro.
   «No. Non la Genesi. Io lo dico. E non erro. Io lo dico per i nuovi Caini dei nuovi Abeli. Per coloro che, per non vigilare su se stessi e sul Nemico, diverranno tutt’uno con lui».
   «Ma fra noi non ve ne saranno, non è vero, Maestro?».
   «Giovanni, quando il Velo del Tempio sarà lacerato, una grande verità brillerà scritta su tutta Sionne».
   «Quale, mio Signore?».
   «Che i figli delle tenebre invano sono stati a contatto con la Luce. Ricordalo, Giovanni».
   «Sarò io, Maestro, un figlio delle tenebre?».
   «No. Tu no. Ma ricordalo per spiegare il Delitto al mondo».
   «Quale delitto, Signore? Quello di Caino?».
   «No, quello è il primo accordo dell’inno di Satana. Parlo del Delitto perfetto. L’inconcepibile Delitto. Quello che, per comprenderlo, bisogna guardarlo attraverso il sole del divino Amore e attraverso la mente di Satana. Perché solo l’Amor perfetto ed il perfetto Odio, solo l’infinito Bene e l’infinito Male possono spiegare tale Offerta e tale Peccato. Sentite? Pare che Satana oda e urli di desiderio di compierlo. Andiamo, prima che la nube si rompa in folgori e grandine».
   E scendono di corsa giù per il balzo, saltando nell’orto di Maria, mentre la tempesta scoppia veemente.

[20] Non dice così, con riferimento a: Genesi 4, 8-16.