MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME III CAPITOLO 183



CLXXXIII. La guarigione di un uomo ferito in casa di Maria di Magdala.

   [12 agosto 1944.]

   183.1 Il collegio apostolico al completo è intorno a Gesù. Seduti sull’erba, al fresco di un ciuffo d’alberi, presso un rio, tutti mangiano pane e formaggio e bevono dell’acqua del rio che è fresca e limpida. I sandali polverosi dicono che già molta strada è stata fatta e forse i discepoli non chiederebbero che di riposare nell’erba alta e fresca.
   Ma l’instancabile Camminatore non è di questo parere. Non appena giudica passata l’ora più calda, si alza in piedi e si fa sulla via e guarda… Poi si volge e dice: «Andiamo». Semplicemente.
   Giunti ad un bivio, anzi ad un quadrivio perché quattro vie polverose si uniscono in quel punto, Gesù prende risolutamente quella che va in direzione nord-est.
   «Torniamo a Cafarnao?», chiede Pietro.
   Gesù risponde: «No». Unicamente: no.
   «Allora a Tiberiade», insiste Pietro che vuole sapere.
   «Neppure».
   «Ma questa via va al mar di Galilea… e lì vi è Tiberiade e Cafarnao…».
   «E vi è anche Magdala», dice Gesù con un volto semiserio per far calmare la curiosità di Pietro.
   «Magdala? Oh!…». Pietro è un poco scandalizzato, il che mi fa pensare che questa città abbia cattiva fama.
   «A Magdala. Sì. A Magdala. Reputi di esser troppo onesto per entrarvi? Pietro, Pietro!… Per amor mio dovrai entrare non in città di diletto, ma in veri lupanari… Non è venuto il Cristo per salvare i salvati ma per salvare i perduti… e tu… tu sarai Pietro o Cefa[35], e non Simone, per questo. Hai paura di contaminarti? No! Neppur questo, vedi? (e accenna al giovanissimo Giovanni) neppur questo ne avrà danno. Lui no perché non vuole. Come non vuoi tu, come non vuole tuo fratello e il fratello di Giovanni… come nessuno di voi, per ora, vuole. Finché non si vuole non avviene male. Ma occorre non volere fortemente e costantemente. Forza e costanza si acquistano dal Padre, pregando con sincerità di intenti. Non tutti saprete, in seguito, sempre pregare così… Che dici Giuda? Non ti fidare troppo di te stesso. Io, che sono il Cristo, prego costantemente per avere forza contro Satana. Sei tu da più di Me? L’orgoglio è fessura per cui Satana penetra. Sii vigilante e umile, Giuda. Matteo, tu che sei molto pratico del luogo, dimmi: è meglio entrare da questa via o ve ne è un’altra?».
   «Secondo, Maestro. Se vuoi andare nella Magdala dei pescatori e dei poveri questa è la via. Da qui si entra nel sobborgo popolare. Ma – non lo credo ma lo dico per darti ampia risposta – ma se vuoi andare dove sono i ricchi, allora bisogna lasciare fra qualche cento metri questa strada e prenderne un’altra, perché le case ricche sono quasi a quest’altezza e bisogna tornare indietro…».
   «Torneremo indietro perché è nella Magdala dei ricchi che voglio andare. Che hai detto, Giuda?».
   «Nulla, Maestro. È la seconda volta che me lo chiedi in poco tempo. Ma io non ho mai parlato».
   «Con le labbra no. Ma hai parlato, mormorando, col tuo cuore. Hai fatto della mormorazione col tuo ospite: il cuore. Non è necessario avere un’altra creatura per interlocutrice, per parlare. Molte parole le diciamo noi a noi… Ma non bisogna commettere mormorazione o calunnia neppure col proprio io».

   183.2 Il gruppo cammina, in silenzio adesso. La strada, da maestra, si fa cittadina, con una pavimentazione a pietre larghe un palmo quadrato. Le case sono sempre più ricche e belle fra orti e giardini rigogliosi e fioriti. Ho l’impressione che la Magdala elegante fosse per i palestinesi una specie di luogo di piacere come certe cittadine dei nostri laghi lombardi: Stresa, Gardone, Pallanza, Bellagio, ecc. ecc. Ai ricchi palestinesi sono mescolati romani, certo venuti da altri luoghi come Tiberiade o Cesarea, dove intorno al Governatore saranno certo stati dei funzionari e dei negozianti per esportare a Roma le cose più belle prodotte dalla colonia palestinese.
   Gesù si inoltra, sicuro come sapesse dove andare. Costeggia il lago al cui limite si affacciano le case coi loro giardini.
   Un grande coro di pianti esce da una ricca dimora. Son voci di donne e bambini e, acutissima, una femminile che grida:
   «Figlio! Figlio!».
   Gesù si volge e guarda i suoi apostoli. Giuda si fa avanti.
   «Non tu», ordina Gesù. «Tu, Matteo. Va’ e domanda».
   Matteo va e torna[36]: «Una rissa, Maestro. Un uomo è morente. Un giudeo. Il feritore è scappato, era romano. Sono corse la moglie e la madre e i piccoli bimbi… Ma muore».
   «Andiamo».
   «Maestro… Maestro… Il fatto è avvenuto in casa di una donna… che non è la moglie».
   «Andiamo».

   183.3 Entrano dalla porta aperta in un largo e lungo vestibolo che dà poi su un bel giardino. Pare che la casa sia divisa da questa specie di peristilio coperto e molto ricco di piante verdi in vasi e di statue e oggetti d’intarsio. Un misto fra la sala e la serra. In una stanza, la cui porta è spalancata sul vestibolo, sono donne piangenti. Gesù entra sicuro. Non dà però il suo solito saluto.
   Fra gli uomini che sono presenti vi è un mercante che deve conoscere Gesù, perché appena lo vede dice: «Il Rabbi di Nazareth!», e lo saluta con rispetto.
   «Giuseppe, che è stato?».
   «Maestro, un colpo di pugnale, al cuore… Muore».
   «Perché?».
   Una donna grigia e spettinata si alza – era a ginocchi presso il morente al quale sorreggeva una mano già inerte – e con occhi da pazza stride: «Per lei, per lei… Me lo ha insatanassato… Più madre, più moglie, più figli c’erano per lui! L’inferno ti deve avere, satana!».
   Gesù alza gli occhi, seguendo la mano che tremando accusa, e vede nell’angolo, contro la parete color rosso cupo, Maria di Magdala più procace che mai, direi vestita… di niente per metà corpo, perché è seminuda dalla vita in su, in una specie di reticella a maglie esagonali di cosine tonde che mi paiono perline. Ma è in penombra e non vedo bene.
   Gesù riabassa gli occhi. Maria, sferzata dall’indifferenza, si erge, mentre prima era come accasciata, e si dà un contegno.
   «Donna», dice Gesù alla madre. «Non imprecare. Rispondi.
   Perché tuo figlio era in questa casa?».
   «Te l’ho detto. Perché lei lo aveva reso pazzo. Lei».
   «Silenzio. Lui pure era dunque in peccato perché adultero e padre indegno di questi innocenti. Merita dunque il suo castigo. In questa e nell’altra vita non c’è misericordia per colui che non si pente. Ma ho pietà del tuo dolore, donna, e di questi innocenti.

   183.4 È lontana la tua casa?».
   «Un cento metri».
   «Sollevate l’uomo e portatelo là».
   «Non è possibile, Maestro», dice il mercante Giuseppe. «Sta per morire».
   «Fai quanto dico».
   Passano una tavola sotto il corpo del moribondo e il corteo esce lentamente. Traversa la via e penetra in un giardino ombroso. Le donne continuano a piangere rumorosamente.
   Appena dentro al giardino, Gesù si volge alla madre. «Puoi perdonare? Se tu perdoni, Dio perdona. Bisogna farsi il cuore buono per ottenere grazia. Costui ha peccato e peccherà ancora. Meglio per lui sarebbe morire, perché vivendo ricadrà nel peccato e dovrà rispondere anche della irriconoscenza verso Dio che lo salva. Ma tu e questi innocenti (e segna la moglie e i bambini) cadreste in disperazione. Io sono venuto per salvare e non perdere. Uomo, Io te lo dico: sorgi e guarisci».
   L’uomo riprende vita e apre gli occhi, vede la madre, i figli, la moglie, china il capo vergognoso.
   «Figlio, figlio», dice la madre. «Eri morto se Egli non ti salvava. Torna in te. Non delirare per una…».
   Gesù interrompe la vecchia. «Donna, taci. Usa la misericordia che t’è stata usata. La tua casa è santificata dal miracolo, che è sempre prova della presenza di Dio. Per questo Io non l’ho potuto compiere dove era il peccato. Sappi, tu almeno, serbarla tale se anche costui non lo saprà. Curatelo ora. È giusto che soffra qualche poco. Sii buona, donna. E tu. E voi piccoli. Addio». Gesù ha posato la mano sul capo delle due donne e dei piccini.

   183.5 Poi esce passando davanti alla Maddalena, che ha seguito sino al limite della via il corteo ed è rimasta addossata contro un albero. Gesù rallenta come per attendere i discepoli, ma credo lo faccia per dar modo a Maria di fare un gesto. Ma ella non lo fa.
   I discepoli raggiungono Gesù, e Pietro non può trattenersi da dire fra i denti un epiteto appropriato a Maria. Questa, che vuol darsi un contegno, scoppia in una risata di ben povero trionfo.
   Ma Gesù ha udito la parola di Pietro e si volta severo: «Pietro, Io non insulto. Non insultare. Prega per i peccatori. Null’altro».
   Maria spezza il trillo della sua risata, china il capo e fugge come una gazzella in direzione della sua casa.

[35] Pietro o Cefa, e non Simone, invece di  “Pietro” e non Cefa, è correzione nostra, che rettifica una correzione analoga, ma meno precisa, di MV su una copia dattiloscritta.
[36] Matteo va e torna è un’aggiunta di MV su una copia dattiloscritta.