MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 279



CCLXXIX. Incontro con Lazzaro al campo dei Galilei.

   18 settembre 1945.

   279.1 Il famoso campo dei Galilei — così credo che voglia dire la parola usata da Gesù per dare designazione al luogo di ritrovo con i settantadue discepoli mandati avanti — non è altro che una parte del monte Uliveto, più spostato verso la strada di Betania, anzi questa passa proprio di lì. Ed è anche precisamente il luogo dove, in una visione lontana, ho visto[87] accamparsi Gioacchino e Anna coll’allora piccolo Alfeo presso altre capannelle di frasche, nei Tabernacoli che precedettero la concezione della Vergine.
   Il monte degli Ulivi ha una cima dolce.
   Tutto è dolce in quel monte: le salite, i panorami e la cima. Spira realmente pace, vestito come è di ulivi e di silenzio. Ora no. Perché ora è brulicante di gente intenta a fare le capanne. Ma generalmente è proprio un luogo di quiete, di meditazione. Alla sua sinistra, rispetto a chi guarda col viso rivolto a nord, vi è una lieve depressione, e poi una nuova cima ancor meno curva di quella dell’Uliveto.
   E qui, su questo pianoro, si accampano i galilei. Non so se per uso religioso e ormai secolare, o se per ordine romano nello scopo di evitare contrasti con giudei o altri di altre regioni, poco cortesi coi galilei. Questo non lo so. So che vedo già molti galilei, fra i quali Alfeo di Sara di Nazaret, Giuda il vecchio possidente presso Meron, il sinagogo Giairo e altri che sono di Betsaida, Cafarnao e altre città galilee, ma dei quali non so il nome.
   Gesù indica il posto da prendere per le loro capannucce, proprio ai limiti orientali del campo dei Galilei. E gli apostoli, insieme ad alcuni discepoli fra i quali è il sacerdote Giovanni e lo scriba Giovanni, il sinagogo Timoneo, più Stefano, Ermasteo, Giuseppe di Emmaus, Abele di Betlem di Galilea, si danno a costruire le capannucce.

   279.2 Stanno facendolo, e Gesù sta parlando con bambini di Cafarnao che gli si sono stretti intorno domandandogli cento cose e confidandogliene altre cento, quando dalla via che viene da Betania sopraggiunge Lazzaro insieme all’inseparabile Massimino. Gesù ha le spalle voltate e non lo vede venire. Ma in cambio lo vede l’Iscariota e ne avvisa il Maestro, che lascia in asso i bambini e va sorridendo verso l’amico. Massimino si arresta per lasciare piena libertà ai due nel loro primo incontro. E Lazzaro fa gli ultimi metri, svelto per quanto lo può, camminando più che mai penosamente, con un sorriso in cui tremano sofferenza e lacrime tanto sulla bocca che negli occhi. Gesù gli apre le braccia e Lazzaro gli cade sul cuore con un grande scoppio di pianto.
   «E che, amico mio? Piangi ancora?…», gli chiede Gesù baciandolo sulla tempia, Lui tanto più alto di Lazzaro, tutta la testa, e parendo anche più alto perché Lazzaro sta curvo nel suo abbraccio di amore e di rispetto.
   Infine Lazzaro alza la testa e dice: «Piango, sì. Ti ho dato lo scorso anno le perle del mio triste pianto, è giusto che Tu abbia le perle del mio pianto di gioia. Oh! Maestro, Maestro mio! Credo che non ci sia cosa più umile e santa del pianto buono… E te la do, per dirti “grazie” per la mia Maria, che ora non è più che una dolce bambina felice, serena, pura, buona… Oh, molto più buona ancora di quando era fanciulla. E io, io che mi sentivo tanto da più di lei, nel mio orgoglio di israelita fedele alla Legge, ora mi sento tanto piccino, tanto niente, rispetto a lei che non è più una creatura ma una fiamma. Una fiamma santificante. Io… io non so capire dove ella trovi la sapienza, le parole, gli atti che trova e che edificano la casa tutta. Io la guardo come si guarda un mistero. Ma come tanto fuoco, tanta gemma potevano esser celati sotto tanto marciume e viverci a loro agio? Né io né Marta saliamo dove ella sale. Come può, se ella ha avuto le ali spezzate dal vizio? Io non capisco…».
   «E non ce ne è bisogno che tu capisca. Basta che capisca Io.
   Ma te lo dico: Maria ha rivolto al bene le potenti energie del suo essere. Ha piegato il suo temperamento verso la Perfezione. E, posto che è un temperamento di un assolutismo potente, ella si slancia senza riserve per questa via. Ella fa servire la sua esperienza del male per essere potente nel bene come lo fu nel male e, usando i suoi stessi sistemi di donarsi tutta che aveva nel peccato, si dona tutta a Dio. Ha compreso la legge[88] dell’ “ama Dio con tutto te stesso, col tuo corpo e con la tua anima, con tutte le tue forze”. Se Israele fosse fatto di Marie, se il mondo fosse fatto di Marie, avremmo il Regno di Dio, quale sarà nell’altissimo Cielo, sulla Terra».
   «Oh! Maestro, Maestro! Ed è Maria di Magdala quella che merita queste parole!…».
   «È Maria di Lazzaro. La grande amica sorella del grande amico mio.

   279.Come avete saputo che qui ero, se ancora mia Madre non è venuta a Betania?».
   «È venuto, forzando il cammino, il fattore dell’Acqua Speciosa, dicendomi che Tu venivi. Ed io ogni giorno ho mandato qui un servo. Poco fa esso è venuto dicendo: “Egli è giunto ed è al campo galileo”. Sono partito subito…».
   «Ma tu sei sofferente…».
   «Tanto, Maestro! Queste gambe…».
   «E sei venuto! Sarei venuto Io, presto…».
   «Ma la mia fretta di dirti la mia gioia era troppo tormentosa. Sono dei mesi che l’ho dentro. Una lettera! Che è una lettera per dire una simile cosa? Io non potevo attendere più… Verrai a Betania?».
   «Certo. Subito dopo la festa».
   «Sei molto atteso… Quella greca… Che mente! Parlo molto con lei, avida di sapere di Dio. Ma ella è molto colta… e io resto soccombente perché non so bene certe cose. Ci vuoi Tu».
   «Ed Io verrò. Ora andiamo da Massimino, e poi ti prego di essere mio ospite. Mia Madre ti vedrà con gioia, e tu riposerai. Fra poco verrà col bambino».
   E Gesù raggiunge Massimino, che si inginocchia per salutarlo…

[87] ho visto, in 3.2/4.
[88] legge, che è in: Deuteronomio 6, 5.