MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 284



CCLXXXIV. La casetta donata da Salomon. Quattro apostoli resteranno in Giudea.

   23 settembre 1945.

   284.1 Gesù ritorna con gli apostoli da una gita apostolica nelle vicinanze di Betania. Deve essere stata una breve gita, perché non hanno neppure le sacche delle cibarie.
   Parlano fra loro. Dicono: «È stato un buon pensiero quello di Salomon il barcaiolo, non è vero, Maestro?».
   «Sì, un buon pensiero».
   Naturalmente l’Iscariota dissente dagli altri: «Io non vedo molto di buono in questo. Ci ha dato ciò che a lui discepolo non serve più. Non c’è da vantarlo…».
   «Una casa serve sempre», dice serio lo Zelote.
   «Fosse come la tua. Ma cosa è? Una bicocca malsana».
   «È tutto quello che ha Salomon», ribatte lo Zelote.
   «E come ci si è invecchiato lui senza malanni, ci potremo sostare noi di tanto in tanto. Cosa vuoi? Tutte case come quelle di Lazzaro?», aggiunge Pietro.
   «Io non voglio nulla. Non vedo la necessità di questo dono.
   Quando si è in quel luogo, si può essere anche a Gerico. Non c’è che pochi stadi di mezzo. E per della gente come noi, che siamo simili a dei perseguitati, costretti a sempre andare, pochi stadi che sono?».
   Gesù interviene prima che la pazienza degli altri fallisca, come già chiari segni lo avvisano. «Salomon, proporzionalmente alle sue ricchezze, ha dato più di tutti. Perché ha dato tutto. Lo ha dato per amore. Lo ha dato per darci un asilo in caso di pioggia che ci colga in quella zona poco ospitale, o di piena, e soprattutto in caso che il malanimo giudeo si faccia tanto forte da consigliare di porre fra esso e noi il fiume. Questo per il dono. Che un discepolo, umile e rozzo, ma tanto fedele e volonteroso, abbia saputo giungere a questa generosità, che denuncia in lui la chiara volontà di essere per sempre mio discepolo, mi procura una grande gioia. In verità Io vedo che molti discepoli, col poco che hanno avuto di lezioni da Me, hanno superato voi, che tanto avete avuto. Voi non mi sapete sacrificare, tu in specie, neppure quello che non costa nulla: il giudizio personale. Il tuo te lo conservi duro, resistente ad ogni piega».
   «Tu dici che la lotta contro se stessi è la più costosa…».
   «E vuoi con ciò dirmi che Io sbaglio dicendo che non costa nulla. È vero? Ma tu hai ben capito ciò che Io voglio dire! Per l’uomo, e in verità tu sei un vero uomo, non ha valore che ciò che è commerciabile. L’io non si commercia a prezzo di moneta. A meno che… a meno che vendersi ad alcuno sperandone un utile. Un mercimonio simile a quello che l’anima contrae con Satana, anzi più vasto. Perché oltre l’anima abbraccia anche il pensiero, o giudizio, o libertà dell’uomo, chiamala come ti pare. Vi sono anche di questi disgraziati… Ma per il momento ad essi non pensiamo. Io ho elogiato Salomon perché vedo tutto il buono che è nel suo atto. E basta così».

   284.2 Vi è un silenzio e poi Gesù riprende a parlare: «Fra qualche giorno Ermasteo sarà in grado di camminare senza danno. Ed Io tornerò in Galilea. Però voi non verrete tutti con Me. Una parte rimarrà in Giudea per ritornare in su con i discepoli giudei, in modo da essere tutti uniti per la festa delle Luci».
   «Così tanto? Ohimè! A chi toccherà mai?», dicono fra loro gli apostoli.
   Gesù raccoglie il bisbiglio e risponde: «Toccherà a Giuda di Simone, a Tommaso, a Bartolomeo e a Filippo. Ma non ho detto di stare in Giudea fino alla festa delle Luci. Voglio anzi che raccogliate o avvisiate i discepoli di esserci per la festa delle Luci. Perciò ora andrete, li cercherete, li radunerete e avviserete, intanto li controllerete e li aiuterete e poi mi verrete dietro, portando con voi quelli che avrete trovato, lasciando sparsa novella agli altri di venire. Ormai abbiamo amici nei principali luoghi della Giudea. Ci faranno questo piacere di avvisare i discepoli. E risalendo verso la Galilea lungo l’Oltre Giordano, ricordando che andrò per Gerasa, Bosra, Arbela fino ad Aera, raccoglierete anche coloro che al mio passaggio non osarono farsi avanti per chiedere dottrina o miracolo, ma poi soffriranno di non averlo fatto. Li condurrete a Me. Sosterò in Aera fino al vostro arrivo».

   284.3 «Allora sarebbe bene andare subito», dice l’Iscariota.
   «No. Partirete la sera avanti della mia partenza, andando da Giona al Getsemì fino al dì dopo, e poi partirete per la Giudea. Così tu vedrai tua madre e le sarai di aiuto in questo momento di contratti agricoli».
   «Ha imparato a fare da sé, ormai da anni».
   «O non ti ricordi che lo scorso anno le eri indispensabile per le vendemmie?», chiede Pietro sornione alquanto.
   Giuda diventa più rosso di un papavero, brutto nella sua ira e vergogna.
   Ma Gesù previene ogni risposta parlando Lui: «Un figlio è sempre di aiuto ad una madre e di conforto. Dopo, fino a Pasqua e dopo Pasqua, non ti vedrà più. Perciò vai e fa’ ciò che ti dico».
   Giuda non ribatte più a Pietro, ma rovescia la sua stizza su Gesù: «Maestro, sai che ti devo dire? Che ho l’impressione che Tu ti voglia disfare di me, allontanarmi per lo meno, perché sei in sospetto, perché mi credi ingiustamente colpevole di qualche cosa, perché manchi di carità verso di me, perché…».
   «Giuda! Basta! Potrei dirti tante parole. Ti dico solo: “Ubbidisci”». Gesù è maestoso nel dire questo. Alto, con occhio sfavillante e volto severo… Fa tremare.
   Anche Giuda trema. Si mette in coda a tutti, mentre Gesù si mette solo, in testa. Fra l’uno e l’altro, il gruppo ammutolito degli apostoli.