MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 291



CCXCI. Marziam scopre perché Gesù prega ogni giorno all'ora nona.

   30 settembre 1945.

   291.1 Ha avuto ragione il mercante. Giornata più bella non poteva concedere ottobre ai pellegrini. Dissipate le nebbie leggere che velavano la campagna, come se la natura avesse voluto stendere un velo sul sonno delle piante nella notte, la campagna appare nella sua maestosa distesa di colture che il sole scalda. Pare che le nebbie si siano raccolte a infiocchettare di una spuma trasparente delle cime lontane, facendole ancor più sfumate nel cielo sereno.
   «Che sono quelle? Montagne che dobbiamo salire?», chiede impensierito Pietro.
   «No, no. Sono i monti di Auran. Noi restiamo nella pianura, al di qua di essi. Entro sera saremo a Bozra di Auranite. Bella e buona città. Molti commerci», conforta il mercante e loda, lui che a base di bellezza di un luogo mette sempre la prosperità commerciale.

   291.2 Gesù è tutto solo, indietro, come talora fa quando vuole isolarsi. Marziam si volta a guardarlo più volte. Poi non resiste più, lascia Pietro e Giovanni di Zebedeo, si siede sul bordo della via, su un cippo che deve essere un segno militare romano, e aspetta. Quando Gesù è alla sua altezza, il bambino si alza e senza parlare si mette al fianco di Gesù, stando un poco indietro per non dargli noia neppure con la vista, e osserva, osserva…
   E continua ad osservare finché Gesù esce dalla sua meditazione e si volge, sentendo la pedata leggera alle sue spalle, e sorride tendendo la mano al bambino, dicendo: «Oh! Marziam! Che fai qui tutto solo?».
   «Ti guardavo. Sono dei giorni che ti guardo. Tutti hanno gli occhi, ma non tutti vedono le stesse cose. Io ho visto che Tu ogni tanto ti metti solo, solo… I primi giorni pensavo che fossi offeso da qualche cosa. Ma poi ho visto che Tu lo fai sempre alle stesse ore e che la Mamma, che sempre ti consola quando sei triste, non ti dice nulla quando Tu prendi quel viso. Ma anzi, se parla, tace anche Lei e si raccoglie tutta. Io vedo, sai? Perché guardo sempre Te e Lei, per fare ciò che voi fate. L’ho chiesto agli apostoli che fai, perché certo fai qualcosa. Mi hanno detto: “Prega”. E io ho chiesto: “Che dice?”. Nessuno mi ha risposto perché non lo sanno. Sono con Te da anni e non lo sanno. Oggi ti sono venuto dietro tutte le volte che ho visto che Tu facevi quel viso e ti ho guardato quando pregavi. Ma non è sempre lo stesso viso. Questa mattina all’aurora parevi un angelo di luce. Guardavi le cose con certi occhi che io credo che più del sole levassero loro dalle tenebre. Le cose e le persone. E poi guardavi il cielo e avevi il viso che hai quando offri il pane, alla mensa. Più tardi, quando traversavamo quel paesino, Tu ti sei messo solo, in ultimo, e mi parevi un padre tanto eri affannoso di dire, passando, parole buone ai poveri di quel paese. A uno hai detto: “Sopporta con pazienza, ché presto Io ti solleverò e solleverò altri tuoi pari”. Era lo schiavo di quel brutto uomo che ci ha lanciato contro i suoi cani. Poi, mentre si preparava il cibo, Tu ci guardavi con occhi di una bontà tutt’amore. Parevi una mamma… Ma ora il tuo viso è stato di dolore… Che pensi, Gesù, in quest’ora, che sei sempre così?… Però anche a sera delle volte, se non dormo, ti vedo molto serio.

   291.3 Mi dici come preghi, perché preghi?».
   «Certamente te lo dirò. Così tu pregherai con Me. La giornata ce la dà Iddio. Tutta, quella luminosa come quella oscura, il giorno e la notte. È un dono vivere e avere la luce. È un modo di santificazione quello come si vive. Non è vero? Allora occorre santificare i momenti del giorno intero, per conservarsi in santità e tenere presente al cuore l’Altissimo e le sue bontà, e nel contempo tenere lontano il Demonio. Osserva gli uccellini. Al primo raggio di sole cantano. Benedicono la luce. Anche noi dobbiamo benedire la luce che è un dono di Dio, e benedire Dio che ce la concede e che Luce è. Avere desiderio di Lui fin dalla prima luce del mattino quasi per mettere un sigillo di luce, una nota di luce su tutto il giorno che viene avanti, che sia tutto luminoso e santo. E unirsi a tutto il creato per osannare il Creatore. Poi, come le ore passano, e col passare ci portano la constatazione di quanto dolore e ignoranza è nel mondo, ancora pregare perché il dolore sia sollevato e l’ignoranza cada e Dio sia conosciuto, amato, pregato da tutti gli uomini, che se conoscessero Dio sarebbero sempre consolati anche nel loro soffrire. E nell’ora di sesta pregare per amore della famiglia. Gustare di questo dono di essere uniti con chi ci ama. Anche questo è un dono di Dio. E pregare che il cibo non si muti, da utilità, in peccato. E al tramonto pregare pensando che la morte è il tramonto che ci aspetta tutti. Pregare perché sia, il nostro tramonto, giornaliero o vitale, sempre compiuto con l’anima in grazia. E quando si accendono i lumi pregare per dire grazie del giorno finito e per chiedere protezione e perdono, onde distenderci nel sonno senza paure di improvviso giudizio, di assalti demoniaci. Pregare, infine, nella notte — ma questo è per coloro che non sono bambini — per riparare ai peccati della notte, per allontanare dai deboli Satana, perché nei colpevoli sorgano riflessione e contrizione e buoni propositi che diverranno realtà al primo sole. Ecco come prega e perché prega un giusto durante il giorno tutto».

   291.4 «Ma non mi hai detto perché ti astrai, così serio e imponente, all’ora di nona…».
   «Perché… Io dico: “Per il sacrificio di quest’ora venga il tuo Regno nel mondo e siano redenti tutti coloro che credono nel tuo Verbo”. Di’ così anche tu…».
   «Che sacrificio è? L’incenso, Tu lo hai detto[98], si offre mattina e sera. Le vittime alle stesse ore, ogni giorno, sull’altare del Tempio. Le vittime, poi, per voti e espiazioni, si offrono a tutte le ore. Non c’è l’ora di nona indicata con rito speciale».
   Gesù si ferma e prende il bambino a due mani, e lo alza tenendolo fermo di fronte a Sé, e come se recitasse un salmo, a viso alzato, dice: «E fra sesta e nona Colui che è venuto Salvatore e Redentore, Colui di cui parlano i profeti, consumerà il suo sacrificio, dopo aver mangiato il pane amaro del tradimento e dato il dolce Pane della Vita, dopo aver spremuto Se stesso come grappolo nel tino e dissetato di Sé uomini ed erbe, e fatto a Sé porpora di re col suo sangue, e cinto serto, e preso scettro, e portato il suo trono sull’alto luogo, perché lo vedesse Sionne, Israele e il mondo. Alzato nella porpurea veste delle sue piaghe infinite, nelle tenebre per dare Luce, nella morte per dare Vita, morrà all’ora di nona e sarà redento il mondo».

   291.5 Marziam lo guarda spaventato, impallidito, con una gran voglia di piangere sulle labbra e negli occhi sgomenti. Con voce insicura dice: «Ma il Salvatore sei Tu! E allora sarai Tu che morirai a quell’ora?». Le lacrime cominciano a scendere lungo le gote e la piccola bocca le beve mentre, socchiusa, attende una smentita.
   Ma Gesù dice: «Io sarò, piccolo discepolo. E anche per te».
   E poiché il bambino rompe in singhiozzi convulsi, Egli se lo raccoglie sul cuore e dice: «Ti duole dunque che Io muoia?».
   «Oh! mia unica gioia! Io non voglio questo! Io… Fammi morire al tuo posto…».
   «Tu devi predicarmi per tutto il mondo. È detto. Ma ascolta. Io morirò contento perché so che tu mi ami. E poi risusciterò. Ti ricordi di Giona? Uscì più bello dal ventre della balena, riposato, forte. Anche Io, e verrò subito da te e ti dirò: “Piccolo Marziam, il tuo pianto mi ha levato la sete. Il tuo amore mi ha fatto compagnia nel sepolcro. Ora vengo a dirti:
   ‘Sii mio sacerdote’”, e ti bacerò con ancora l’odore del Paradiso su Me».
   «Ma io dove sarò? Non con Pietro? Non con la Madre?».
   «Io ti salverò dalle onde infernali di quei giorni. I più deboli e i più innocenti Io li salverò. Meno uno… Marziam, piccolo apostolo, vuoi tu aiutarmi a pregare per quell’ora?».
   «Oh! sì, Signore! E gli altri?».
   «Questo è segreto fra Me e te. Un grande segreto. Perché Dio ama svelarsi ai piccoli… Non piangere più. Sorridi pensando che dopo Io non soffrirò mai più e ricorderò solo tutto l’amore degli uomini, il tuo per primo.

   291.6 Vieni, vieni. Guarda come sono lontani gli altri. Facciamo una corsa per raggiungerli», e lo mette a terra e, tenendolo per mano, si dànno a correre finché si riuniscono al gruppo.
   «Maestro, che hai fatto?».
   «Spiegavo a Marziam le ore del giorno».
   «E il ragazzo ha pianto? Sarà stato cattivo e Tu lo scusi per bontà», dice Pietro.
   «No, Simone. Mi ha osservato pregare. Voi non lo avete fatto. Me ne ha chiesto ragione. Gliel’ho data. Il bambino si è commosso per le mie parole. Ora lasciatelo stare. Va’ da mia Madre, Marziam. E voi udite tutti. Non farà male neppure a voi la lezione».
   E Gesù spiega di nuovo l’utilità della preghiera nelle ore principali del giorno, omettendo la spiegazione dell’ora di nona e terminando: «L’unione con Dio è questo averlo presente in ogni momento per lodarlo o invocarlo. Fatelo e progredirete nella vita dello spirito».
   Bozra ormai è vicina. Stesa nella pianura, appare vasta e sembra bella, con mura e torri. La sera che scende smorza i toni delle case e delle campagne in un lilla grigiognolo pieno di languore, nel quale si confondono i contorni, mentre belati e grugniti delle pecore e dei porci, chiusi nei recinti fuori le mura, rompono il silenzio della campagna. Silenzio che cessa non appena, varcata la porta, la carovana entra in un dedalo di stradette che deludono chi dall’esterno giudicava bella la città. Voci, odori e… fetori stagnano nelle viuzze contorte e accompagnano i pellegrini fino ad una piazza, certo un mercato, nella quale è l’albergo. E l’arrivo a Bozra è avvenuto.

[98] lo hai detto, in 197.5.