MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 245



CCXLV. Un'accusa dei nazareni a Gesù, respinta con la parabola del lebbroso guarito.

   6 agosto 1945.

   245.1 La prima fermata che Gesù fa a Nazaret è alla casa di Alfeo. Sta per entrare nell’orto quando si incontra con Maria d’Alfeo che esce con due anfore di rame per andare alla fonte.
   «La pace sia con te, Maria!», dice Gesù e abbraccia la parente che, espansiva come sempre, lo bacia con un grido di gioia.
   «Sarà certo giorno di pace e gioia, Gesù mio, poiché Tu sei venuto! Oh! figli miei carissimi! Che felicità vedervi per la vostra mamma!», e bacia affettuosamente i suoi figlioloni che erano immediatamente dietro a Gesù. «State con me, oggi, non è vero? Ho giusto il forno acceso per il pane. Andavo a prendere l’acqua per non avere più a sospendere la cottura».
   «Mamma, andiamo noi», dicono i figli impadronendosi delle brocche.
   «Come sono buoni! Non è vero, Gesù?».
   «Tanto buoni», conferma Gesù.
   «Ma anche con Te, non è vero? Perché, se dovessero amarti meno di quanto mi amano, li avrei meno cari».
   «Non temere, Maria. Essi sono per Me solo gioia».
   «Sei solo? Maria se ne è andata così all’improvviso… Sarei venuta anche io. Era con una donna… Una discepola?».
   «Sì. La sorella di Marta».
   «Oh! Che Dio ne sia benedetto! Ho tanto pregato per questo! Dove è?».
   «Eccola che giunge con mia Madre, Marta e Susanna».
   Infatti le donne stanno svoltando la via, seguite dagli apostoli. Maria d’Alfeo corre loro incontro ed esclama: «Come sono felice di averti per sorella! Dovrei dirti “figlia” perché tu sei giovane ed io vecchia. Ma ti chiamo col nome che mi è tanto caro da quando lo do alla mia Maria. Cara! Vieni. Sarai stanca… Ma certo anche felice», e bacia la Maddalena tenendola poi per mano quasi per farle ancora più sentire che le vuole bene. La bellezza fresca della Maddalena sembra ancora più forte presso la persona sciupata della buona Maria d’Alfeo.
   «Oggi tutti da me. Non vi lascio andare»; e, con un sospiro d’anima che esce involontario, sfugge la confessione: «Sono sempre tanto sola! Quando non c’è mia cognata passo le giornate ben tristi e solitarie».
   «Sono assenti i tuoi figli?», chiede Marta.
   Maria d’Alfeo arrossisce e sospira: «Con l’anima sì. Ancora.
   L’essere discepoli unisce e divide… Ma come tu, Maria, sei venuta, pure loro verranno», e si asciuga una lacrima. Guarda Gesù che la osserva con pietà, e si sforza a sorridere per chiedere: «Sono cose lunghe, vero?».
   «Sì, Maria. Ma tu le vedrai».
   «Speravo… Dopo che Simone… Ma poi ha saputo altre… cose, e si è tornato a fare titubante. Amalo ugualmente, Gesù!».
   «Lo puoi dubitare?».
   Maria, mentre parla, prepara dei ristori per i pellegrini, sorda alle parole di tutti che le assicurano di non abbisognare di nulla.
   «Lasciamo le discepole in pace», dice Gesù e termina: «E andiamo per il paese».
   «Te ne vai? Forse verranno gli altri figli».
   «Mi trattengo tutto domani. Staremo insieme, perciò. Ora vado a trovare gli amici. La pace a voi, donne. Madre, addio».

   245.2 Nazaret è già in subbuglio per l’arrivo di Gesù, e con quell’appendice di Maria di Magdala. C’è chi si precipita verso la casa di Maria d’Alfeo e chi verso quella di Gesù per vedere, e trovando quest’ultima chiusa rifluiscono tutti verso Gesù, che traversa Nazaret andando verso il centro della stessa.
   La città è sempre chiusa al Maestro. In parte ironica, in parte incredula, con qualche nucleo di manifesta cattiveria che si svela con certe frasi pungenti, segue per curiosità ma senza amore il suo grande Figlio che essa non comprende. Anche nelle domande che gli rivolgono non c’è amore, ma incredulità e beffa. Ma Egli non mostra di rilevarle e, dolce e mite, risponde a chi gli parla.
   «Dài a tutti, ma sembri un figlio senza legame alla tua patria, poiché ad essa non dài».
   «Sono qui per dare ciò che chiedete».
   «Ma preferisci non essere qui. Siamo forse più peccatori degli altri?».
   «Non vi è peccatore per grande che sia che Io non voglia convertire. E voi non siete da più degli altri».
   «Neppure però dici che siamo migliori degli altri. Un figlio buono dice sempre che la madre sua è migliore delle altre anche se non lo è. Ti è forse matrigna Nazaret?».
   «Io non dico nulla. Tacere è regola di carità verso gli altri e verso se stessi, quando dire che uno è buono non si può, e quando non si vuole mentire. Ma la lode per voi sarebbe pronta a sgorgare sol che voi veniste alla mia dottrina».
   «Vuoi dunque essere ammirato?».
   «No. Soltanto ascoltato e creduto, per il bene delle anime vostre».
   «E parla, allora! Ti ascolteremo».
   «Ditemi su che vi devo parlare».
   Un uomo sui quaranta-quarantacinque anni dice: «Ecco. Io vorrei che Tu entrassi da me e mi spiegassi un punto».
   «Vengo subito, Levi».
   E vanno alla sinagoga mentre la gente si accalca dietro al Maestro e al sinagogo, stipando subito la sinagoga.

   245.3 Il sinagogo prende un rotolo e legge[30]: «“Egli fece salire la figlia di Faraone dalla città di Davide nella casa che egli le aveva fabbricata, perché disse: ‘La mia moglie non deve abitare nella casa di Davide, re d’Israele, ché fu santificata quando in essa entrò l’arca del Signore’”. Ecco, vorrei da Te il giudizio se questa misura fu giusta o meno, e perché lo fu».
   «Senza dubbio che fu giusta, perché il rispetto alla casa di Davide, santificata perché in essa era entrata l’arca del Signore, lo esigeva».
   «Ma l’essere moglie di Salomone non rendeva la figlia del Faraone degna di vivere nella casa di Davide? La moglie non diviene, secondo la parola di Adamo, “osso delle ossa” del marito e “carne della sua carne”? Se tale è, come mai può profanare, se non profana lo sposo?».
   «È detto[31] nel primo di Esdra: “Voi avete peccato sposando donne straniere e aggiunto questo delitto ai molti di Israele”. E una delle cause dell’idolatria di Salomone proprio si deve a questi connubi con donne straniere. Dio l’aveva detto: “Esse, le straniere, pervertiranno i vostri cuori fino a farvi seguire dèi stranieri”. Le conseguenze le sappiamo».
   «Ma pure non si era pervertito per avere sposato la figlia del Faraone, tanto che giunse a giudicare con sapienza che essa non doveva rimanere nella casa santificata».
   «La bontà di Dio non è misurabile con la nostra. L’uomo, dopo una colpa, non perdona, sebbene lui stesso sia sempre colpevole. Dio non è inesorabile dopo una prima colpa, ma non permette però che impunemente l’uomo si indurisca nello stesso peccato. Perciò non punisce alla prima caduta; allora parla al cuore. Ma punisce quando la sua bontà non serve a convertire e viene scambiata dall’uomo per debolezza. Allora scende la punizione, perché Dio non si irride. Osso del suo osso e carne della sua carne, la figlia del Faraone aveva deposto i primi germi di corruzione nel cuore del Saggio, e voi sapete che una malattia scoppia non quando un solo germe è nel sangue, ma quando il sangue è corrotto da molti germi che si sono moltiplicati dal primo. La caduta dell’uomo al basso ha sempre inizio con una leggerezza apparentemente innocua. Poi la condiscendenza al male aumenta. Si forma l’abitudine alle transazioni di coscienza e alla trascuranza dei doveri e delle ubbidienze verso Dio, e per gradi si giunge al peccato grande, in Salomone persino di idolatria, provocando lo scisma le cui conseguenze perdurano tuttora».

   245.4 «Sicché Tu dici che occorre la massima attenzione e il massimo rispetto alle cose sacre?».
   «Senza dubbio».
   «Ora spiegami ancora questo. Tu ti dici il Verbo di Dio. È vero?».
   «Io sono tale. Egli mi ha mandato per portare sulla Terra la buona novella a tutti gli uomini, e perché Io li redima da ogni peccato».
   «Tu dunque, se tale sei, sei da più dell’arca. Perché non sulla gloria che sovrasta l’arca ma in Te stesso sarebbe Dio».
   «Tu lo dici ed è verità».
   «E allora perché ti profani?».
   «E per dirmi questo qui mi hai portato? Ma Io ti compatisco. Te e chi ti ha stuzzicato a parlare. Non dovrei giustificarmi, perché ogni giustificazione cade spezzata dal vostro livore. Ma Io, a voi che mi rimproverate di disamore per voi e di profanazione della mia persona, Io darò giustificazione.

   245.5 Udite. Io so a che alludete. Ma vi rispondo: “Siete in errore”. Così come apro le braccia ai morenti per riportarli alla vita e chiamo i morti per renderli alla vita, ugualmente apro le braccia ai più veri moribondi e chiamo i più veri morti, i peccatori, per riportarli alla Vita eterna e risuscitarli, se già putridi, perché non muoiano più. Ma vi porterò una parabola. Un uomo per molti vizi diviene lebbroso. La società degli uomini lo allontana dal suo consorzio e l’uomo, in una solitudine atroce, medita sul suo stato e sul suo peccato che in quello stato lo ha ridotto. Passano lunghi anni così, e quando meno se lo aspetta il lebbroso guarisce. Il Signore gli ha usato misericordia per le sue molte preghiere e lacrime. Che fa allora l’uomo? Può ritornarsene a casa sua perché Dio gli ha usato misericordia? No. Deve mostrarsi al sacerdote, il quale, dopo averlo attentamente osservato per qualche tempo, lo fa purificare dopo un primo sacrificio di due passeri. E dopo non una, ma due lavature di vesti, il guarito ritorna dal sacerdote con gli agnelli senza macchia e l’agnella e la farina e l’olio prescritti. Il sacerdote lo conduce allora alla porta del Tabernacolo. Ecco allora che l’uomo viene religiosamente riammesso nel popolo d’Israele. Ma ditemi voi: quando egli va per la prima volta dal sacerdote, perché vi va?».
   «Per essere purificato una prima volta in modo da poter compiere la più grande purificazione che lo riammette nel popolo santo!».
   «Avete detto bene. Ma allora non è del tutto purificato?».
   «Eh! no! Ancora molto gli manca ad esserlo; e secondo la materia e secondo lo spirito».
   «Come allora osa accostarsi al sacerdote una prima volta quando è del tutto immondo, e una seconda accostarsi anche al Tabernacolo?».
   «Perché il sacerdote è il mezzo necessario per poter essere riammesso fra i viventi».
   «E il Tabernacolo?».
   «Perché solo Dio può annullare le colpe, ed è di fede credere che oltre il santo velario riposi Dio sulla sua gloria, dispensando di là il suo perdono».
   «Ma allora il lebbroso guarito non è ancora senza colpa quando si avvicina al sacerdote e al Tabernacolo?».
   «No. Certo che no!».
   «Uomini di contorto pensiero e di non limpido cuore, perché allora mi accusate se Io, il Sacerdote e il Tabernacolo, mi lascio avvicinare dai lebbrosi dello spirito? Perché avete due misure per giudicare? Sì, la donna che era perduta, come Levi il pubblicano, qui presente ora con la sua nuova anima e il suo nuovo ufficio, e con essi altri e altre, già venuti prima di questi, sono ora al mio fianco. Vi possono essere perché ora sono riammessi nel popolo del Signore. Vi furono portati presso a Me dal volere di Dio che ha rimesso in Me il potere di giudicare e assolvere, di guarire e risuscitare. Profanazione sarebbe se in essi perdurasse la loro idolatria così come permaneva nella figlia del Faraone, ma profanazione non è perché essi hanno abbracciato la dottrina che Io ho portato sulla Terra e per essa sono risorti alla Grazia del Signore.

   245.6 Uomini di Nazaret, che mi tendete tranelli non parendovi possibile che in Me sia la Sapienza vera e la giustizia di Verbo del Padre, Io vi dico: “Imitate i peccatori”. In verità essi vi superano nel saper venire alla Verità. E anche vi dico: “Non ricorrete a bassi tranelli per potermi contrastare”. Non lo fate. Chiedete, ed Io vi darò, come do ad ognun che a Me viene, la parola vitale. Accoglietemi come un figlio di questa terra nostra. Io non vi serbo rancore. Le mie mani sono piene di carezze, e il mio cuore del desiderio di istruirvi e farvi contenti. Tanto lo sono che se mi volete passerò fra voi il mio sabato, istruendovi nella Legge Novella».
   La folla è in contrasto di idee. Ma prevale la curiosità o l’amore, e gridano in molti: «Sì, sì. Domani qui. Ti ascolteremo».
   «Pregherò perché cada nella notte l’intonaco che vi opprime il cuore. Perché cada ogni prevenzione e, liberi da essa, voi possiate comprendere la Voce di Dio venuta a portare il Vangelo a tutta la Terra, ma col desiderio che la prima zona capace di accoglierla sia la città dove sono cresciuto. La pace a voi tutti».

[30] legge, in: 2 Cronache 8, 11.
[31] È detto, in: Esdra 10, 10 l’aveva detto, in: Deuteronomio 7, 3-4; 1 Re 11, 1-2.