MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 229



CCXXIX. Discorso ai cittadini di Betsaida sul gesto di carità di Simon Pietro.

   25 luglio 1945.

   229.1 Gesù parla dalla casa di Filippo. Molta gente è adunata lì davanti e Gesù è ritto sulla soglia, che ha due alti scalini.
   La novità del figlio adottivo di Pietro, che è venuto con la sua minuscola ricchezza di tre pecorelle a chiedere di ritrovare la grande ricchezza di una famiglia, si è sparsa come una goccia d’olio su un tessuto. Tutti ne parlano e bisbigliano con commenti rispondenti ai diversi modi di pensare.
   Chi, sincero amico di Simone e Porfirea, è contento per la loro gioia. Chi, malevolo, dice: «Per farglielo accettare lo ha dovuto corredare di dote». Chi, buono, dice: «Vorremo tutti bene a questo piccolo che Gesù ama». Chi, maligno, dice: «La generosità di Simone? Sì, proprio! Sarà un lucro, se no!…».
   Altri avidi: «Lo avrei fatto anche io se avessi avuto un bambino con delle pecore. Tre, capite!? Un piccolo gregge. E belle! Lana e latte assicurati, e poi gli agnelli da vendere o da tenere! Ricchezze sono! E il bambino può servire, lavorare…».
   Altri dànno su la voce: «Oh! vergogna! Farsi pagare una buona azione? Simone non ha certo pensato a questo. Nella sua modesta ricchezza di pescatore lo abbiamo sempre conosciuto generoso verso i poveri, specie bambini. È giusto, ora che egli non guadagna più colla pesca e gli cresce una persona in famiglia, che abbia un poco di guadagno in altro modo».

   229.2 Intanto che ognuno commenta, traendo dal proprio cuore ciò che ha di buono o di cattivo e vestendolo di parole, Gesù ascolta e parla con uno di Cafarnao[2], che è venuto a raggiungerlo per dirgli di andare al più presto perché la figlia del sinagogo è morente e anche perché da qualche giorno viene una dama con un’ancella a cercare di Lui. Gesù promette di andare la mattina di poi. Cosa che addolora quelli di Betsaida che vorrebbero averlo lì per più giorni.
   «Voi siete meno bisognosi di altri di Me. Lasciatemi andare. Del resto ora, finché dura l’estate, Io starò in Galilea, e molto a Cafarnao. Ci vedremo con facilità. Là vi è un padre e una madre in angoscia. È carità soccorrerli. Voi approvate la bontà di Simone verso l’orfano. I buoni fra di voi. Ma solo il giudizio dei buoni ha valore. I non buoni non vanno ascoltati nei loro giudizi sempre intinti di veleno e di menzogna. Allora voi, buoni, dovete anche approvare la mia bontà di andare a sollevare un padre ed una madre. E non fate che l’approvazione rimanga sterile, ma bensì vi porti a imitare.

   229.3 Quanto bene viene da un atto buono lo dicono pagine della Scrittura. Ricordiamo Tobia. Meritò che l’arcangelo tutelasse il suo Tobiolo e che gli insegnasse con che rendere vista al padre. Ma quanta carità, e senza pensiero di utile, aveva compiuto il giusto Tobia, nonostante i rimproveri della moglie e i pericoli alla sua vita! E ricordate le parole[3] dell’arcangelo: “Buona cosa è la preghiera col digiuno, e l’elemosina vale più di monti di tesori d’oro, perché l’elemosina libera dalla morte, purifica dai peccati, fa trovare la misericordia e la vita eterna… Quando tu pregavi fra le lacrime e seppellivi i morti… io presentai le tue preghiere al Signore”.
   Il mio Simone, in verità ve lo dico, supererà di molto le virtù del vecchio Tobia. Vi resterà come un tutore delle vostre anime nella mia Vita, dopo che Io me ne sarò andato. Ed ora inizia la sua paternità di anima per essere domani padre santo di tutte le anime a Me fedeli. Non mormorate, dunque. Ma se un giorno, come uccello caduto di nido, trovate sulla vostra via un orfano, raccoglietelo. Non è il boccone spartito con l’orfano quello che impoverisce la mensa dei figli veri. Ma anzi porta alla casa le benedizioni di Dio.
   Fate questo perché Dio è il Padre degli orfani e ve li presenta Egli stesso perché li aiutiate rifacendo ad essi il nido disfatto dalla morte. E fatelo perché così insegna la Legge data da Dio a Mosè[4], che è il nostro legislatore proprio perché in terra nemica e di idoli trovò sulla sua debolezza di infante un cuore pietoso che si curvò salvandolo dalla morte, traendolo da essa, fuor dalle acque, fuor dalle persecuzioni, perché Dio aveva destinato che Israele avesse un giorno il suo liberatore. Un atto di pietà ha ottenuto a Israele il suo duce.
   Le ripercussioni di un atto buono sono come onde di suono che si spargono molto lontano dal punto dove vengono emesse o, se più vi piace, come onde di vento che seco portano molto lontano i semi rapiti a fertili zolle.
   Andate ora. La pace sia con voi».

   229.4 Gesù dice poi: «Qui metterete la visione della risurrezione della figlia di Giairo, avuta il giorno 11 marzo 1944».

[2] uno di Cafarnao è  l’uomo che lo ospitò a Cafarnao, come precisa la correzione di MV su una copia dattiloscritta. Si tratta di un certo  Tommaso (così nominato in: 231.1 - 237.5 - 355.1 - 446.2), intimo della famiglia di Gesù (come si è visto in 47.10 e in 48.7), con moglie e senza figli (come si vedrà in 449.4). La sua casa a Cafarnao era considerata la casa di Gesù, come in:  Matteo 4, 13.
[3] parole, che sono in: Tobia 12, 8-12.
[4] Mosè, la cui nascita e prima infanzia sono trattate in: Esodo 2, 1-10.