MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 235



CCXXXV. Marta ha avuto dalla sorella Maria la certezza della conversione..

   29 luglio 1945.

   235.1 Gesù sta per salire sulla barca, ed è una chiara aurora estiva che sfoglia rose sulla seta crespa del lago, quando sopraggiunge Marta con la sua ancella.
   «Oh! Maestro! Ascoltami per amore di Dio».
   Gesù scende di nuovo sulla riva e dice agli apostoli: «Andate ad attendermi vicino al torrente. Preparate intanto tutto per la missione verso Magedan. Anche la Decapoli aspetta la Parola. Andate».
   E mentre la barca si stacca e prende il largo, Gesù cammina a fianco di Marta, seguita rispettosamente da Marcella.
   Si dilungano così dal paese camminando sulla riva che subito dopo una striscia di rena, già sparsa di erbe selvagge e rade, si copre di vegetazione e perde la linea orizzontale per assumere quella verticale, dando l’assalto alle coste che si specchiano nel lago.

   235.2 Quando raggiungono un luogo solitario, Gesù dice sorridendo: «Che mi vuoi dire?».
   «Oh! Maestro… questa notte, da poco era terminata la seconda vigilia, è tornata a casa Maria.
   Ah! ma mi dimenticavo di dirti che mi aveva detto mentre mangiavamo, a sesta: “Ti dispiacerebbe prestarmi un tuo abito e un mantello? Saranno un poco corti. Ma lascerò sciolta la veste e terrò basso il mantello…”. Le ho detto: “Prendi quello che vuoi, sorella mia” e il cuore mi batteva forte perché prima, nel giardino, avevo detto, parlando con Marcella: “A vespero bisogna essere a Cafarnao perché il Maestro parla alla folla questa sera” e avevo visto Maria sussultare, cambiare colore, non sapere più stare ferma, ma andava e veniva sola, come chi è in pena, in orgasmo, nel punto di decidere… e non sa ancora quale cosa accettare e quale respingere.
   Dopo il pasto è andata nella mia stanza e ha preso la veste più oscura che avessi, la più modesta, se l’è provata e ha pregato la nutrice di abbassare tutto l’orlo perché era troppo corta. Ci si era provata lei, ma aveva confessato piangendo: “Non sono più capace di cucire. Ho dimenticato tutto ciò che è utile e buono…” e mi ha gettato le braccia al collo dicendo: “Prega per me”. È uscita sola verso il tramonto… Quanto ho pregato perché non incontrasse nessuno che la trattenesse dal venire qui, perché la tua parola fosse compresa da lei, perché ella riuscisse a strozzare definitivamente il mostro che la fa schiava… Guarda: ho messo alla mia cintura la tua cintura, bene stretta sotto le altre, e quando sentivo l’oppressione del cuoio duro alla mia vita, non usa a cinture rigide così, dicevo: “Egli è più forte di tutto”.
   Poi — col carro si fa presto — poi siamo venute io e Marcella. Non so se ci hai visto nella folla… Ma che dolore, che spina nel cuore non vedendo Maria! Pensavo: “Si è pentita. È tornata a casa. Oppure… oppure è fuggita non potendo più resistere alla dominazione mia, da lei richiesta”. Ti ascoltavo e piangevo sotto il mio velo. Quelle parole parevano proprio per lei… e non le sentiva! Così pensavo io che non la vedevo. Sono tornata a casa sconfortata. È vero. Ti ho disubbidito perché mi avevi detto: “Se lei viene, tu attendila a casa”. Ma considera il mio cuore, Maestro! Era mia sorella che veniva a Te! Potevo non esserci a vedere lei presso Te? E poi!… Tu mi avevi detto: “Sarà spezzata”. Io volevo esserle vicino subito, per sostenerla…
   Ero inginocchiata in lacrime e preghiera nella mia stanza, e da molto era terminata la seconda vigilia, quando lei è entrata. Così piano che non l’ho sentita altro che quando mi si è rovesciata addosso abbracciandomi stretta e dicendo: “È vero tutto quanto tu dici, sorella benedetta. Anzi è molto più di quanto tu dici. La sua misericordia è molto più grande. Oh! Marta mia! Non hai più bisogno di tenermi! Non mi vedrai più cinica e disperata! Non mi sentirai più dire: ‘Per non pensare!’. Ora voglio pensare. So a che pensare. Alla Bontà fatta carne. Tu pregavi, sorella mia, certo pregavi per me. Ma tu hai la tua vittoria già in pugno. La tua Maria che non vuole più peccare, che rinasce ora. Eccola. Guardala bene in faccia. Perché è una Maria nuova, dal volto lavato dal pianto della speranza e del pentimento. Mi puoi baciare, pura sorella. Non c’è più traccia di vergognosi amori sul mio volto. Egli ha detto che ama l’anima mia. Perché ad essa parlava, e di essa. La pecorella smarrita ero io. Ha detto, ascolta se dico bene. Tu lo conosci il modo di parlare del Salvatore…”; e mi ha ripetuto, ma perfettamente, la tua parabola.
   È tanto intelligente Maria! Molto più di me. E sa ricordare. Così io ti ho sentito due volte; e se sul tuo labbro quelle parole erano sante e adorabili, sul suo erano per me sante, adorabili e amabili perché era un labbro di sorella, della mia sorella ritrovata, ritornata all’ovile famigliare, che me le diceva. Stavamo abbracciate insieme, sedute sulla stuoia del pavimento, come quando eravamo bambine e stavamo così nella camera della mamma o presso al telaio dove ella tesseva o ricamava le sue splendide stoffe, stavamo così, non più divise dal peccato, e mi pareva che anche la mamma fosse presente col suo spirito. Piangevamo senza dolore, ma anzi con tanta pace! Ci baciavamo felici… E poi Maria, stanca del cammino fatto a piedi, dell’emozione, di tante cose, mi si è addormentata fra le braccia, e con l’aiuto della nutrice l’ho coricata sul mio letto… e l’ho lasciata, correndo qui…»; e Marta bacia le mani di Gesù, beata.

   235.3 «Ti dico Io pure ciò che ha detto Maria: “Tu hai la tua vittoria in pugno”. Va’ e sii felice. Va’ in pace. Segui una condotta tutta dolcezza e prudenza con la rinata. Addio, Marta. Fàllo sapere a Lazzaro che laggiù si angustia».
   «Sì, Maestro. Ma Maria quando verrà con noi discepole?». Gesù sorride e dice: «Il Creatore fece il creato in sei giorni e il settimo riposò».
   «Comprendo. Bisogna avere pazienza…».
   «Pazienza, sì. Non sospirare. È una virtù anche questa. La pace a voi, donne. Ci rivedremo presto», e Gesù le lascia andando verso il luogo dove la barca attende presso la riva.

   
   235.4 
Dice Gesù: «Qui metterete la visione della cena in casa del fariseo Simone, avuta il 21-1-44».