MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 238



CCXXXVIII. L’arrivo a Cafarnao, sotto un temporale, di Maria Ss. Con Maria di Magdala.

   30 luglio 1945.

   238.1 «Forse sarà tempesta oggi, Maestro. Vedi là quelle strisce di piombo avanzarsi di dietro all’Hermon? E vedi come si corruga il lago? E senti che soffi di tramontano alternati alle larghe onde calde dello scirocco? Vortice di vento: segno certo di bufera».
   «Fra quanto, Simone?».
   «Prima che termini l’ora di prima. Guarda come i pescatori si affrettano a tornare. Sentono che il lago brontola. Fra poco sarà esso pure di piombo, e poi sarà di pece, e poi verrà la furia».
   «Ma se sembra così calmo!», dice Tommaso incredulo.
   «Tu conosci l’oro e io l’acqua. Come dico sarà. Non è neppure una tempesta improvvisa. Si prepara con chiari segni. L’acqua è calma alla superficie, appena quel crespo che sembra uno scherzo. Ma se fossi in barca! Sentiresti come migliaia di nocche battere contro la carena e scuotere stranamente la barca. L’acqua bolle già, di sotto. Aspetta il segnale del cielo e poi vedrai!… Lascia che il tramontano si annodi allo scirocco! E poi!… Ehi, donne! ritirate ciò che avete steso e riparate le vostre bestie. Fra poco piovono sassi e secchie d’acqua».
   Infatti il cielo si va facendo sempre più verdognolo, con venature di ardesia, per l’invasione continua di lame di nuvole che sembrano eruttate dal grande Hermon. Esse respingono l’aurora da dove è venuta, come se l’ora retrocedesse verso la notte anziché avanzare verso il meriggio. Solo una lama di sole persiste a sfuggire obliqua da dietro alla barricata dei nuvoli di pece, e getta una irreale pennellata di un giallo verde sulla vetta di un colle al sud ovest di Cafarnao. Il lago è già mutato da azzurro in un nero blu, e le prime spume, fra ondetta e ondetta, esili, spezzate, sembrano di un bianco irreale su quell’acqua scura. Sul lago non è più una barca. Gli uomini si affrettano a portare sul greto le barche, a riporre reti, ceste, vele e remi, oppure, se contadini, a ritirare derrate, ad assicurare pali e legami, a chiudere nelle stalle le bestie, e le donne si affrettano alla fonte prima che piova, oppure racimolano i bambini alzati al primo sole e li spingono in casa e chiudono le porte, sollecite come chiocce che sentano la grandine prossima.

   238.2 «Simone, vieni con Me. Chiama anche il servo di Marta e chiama Giacomo, mio fratello. Prendi una grossa tela. Grossa e larga. Due donne sono sulla via e bisogna andare loro incontro».
   Pietro lo guarda, curioso, ma ubbidisce senza perdere tempo. È sulla via, mentre di corsa traversano il paese andando verso sud, che Simone chiede: «Ma chi sono?».
   «Mia Madre e Maria di Magdala».
   La sorpresa è tale che Pietro si arresta un momento, come inchiodato al suolo, e dice: «Tua Madre e Maria di Magdala?!!! Insieme?!!!». Poi riprende a correre perché Gesù non si ferma, e non si fermano Giacomo e il servo. Ma torna a dire: «Tua Madre e Maria di Magdala! Insieme!… Ma da quando?».
   «Da quando non è più altro che Maria di Gesù. Fa’ presto, Simone. Vengono le prime gocce…».
   E Pietro si sforza a stare alla pari con questi suoi compagni, tutti più alti e svelti di lui.
   La polvere si alza ora a nuvoli dalla via arsa, per un vento che si fa più forte di attimo in attimo, un vento che rompe il lago e lo alza in creste d’onde che si frangono con un primo scroscio sul lido. Quando è possibile vedere il lago, lo si vede mutato in un enorme paiolo nel furore dell’ebollizione. Onde alte almeno un metro lo corrono in tutti i sensi, si urtano, crescono fondendosi, si separano correndo in direzioni opposte in cerca di un’altra onda con cui cozzarsi, tutto un duello di spume, di creste, di gobbe panciute, di scrosci, di muggiti, di schiaffi fin contro le case più prossime a riva. Quando le case parano la vista, il lago si tiene presente col suo fragore, che supera il fischio del vento che piega gli alberi strappandone foglie e facendo cadere frutti, e il boato dei tuoni lunghi, minacciosi, preceduti da lampi sempre più spessi e potenti.
   «Chissà che paura avranno quelle donne!», soffia Pietro col fiato grosso.
   «Mia Madre no. Non so l’altra. Ma certo se non facciamo presto si bagneranno forte».

   238.3 Cafarnao è superata di qualche centinaio di metri quando, fra nuvoli di polvere, in mezzo al primo scroscio di un acquazzone che scende obliquo e violento, rigando l’aria cupa, divenendo presto cataratta che si polverizza, che accieca, che mozza il fiato, si vede una coppia di donne correre, cercando riparo sotto qualche albero folto.
   «Eccole! Corriamo!».
   Ma per quanto il suo amore per Maria dia ali a Pietro, egli, con le sue gambe corte e non certo da corridore, giunge quando Gesù e Giacomo hanno già raccolto le donne sotto un pesante pezzo di vela.
   «Qui non si può stare. C’è pericolo di folgori e fra poco la via sarà un torrente. Andiamo, Maestro. Almeno alla prima casa», dice Pietro affannato.
   Vanno con le donne al centro, tenendo il telo steso sulle loro teste e schiene.

   238.4 La prima parola che Gesù dice alla Maddalena, che è ancora nella veste della sera del convito in casa di Simone, ma con un mantello di Maria Ss. sulle spalle, è questa: «Hai paura, Maria?».
   Questa, che è sempre stata a capo chino sotto il velo delle sue chiome, che nel correre si sono disfatte, avvampa, china ancora di più la testa e mormora: «No, Signore».
   Anche la Madonna ha perduto le forcine e pare una bambina con le trecce giù per le spalle. Ma sorride al Figlio che è al suo fianco e gli parla con quel suo sorriso.
   «Sei molto bagnata, Maria», dice Giacomo d’Alfeo toccando il velo e il mantello della Madonna.
   «Non fa nulla. E ora non ci bagniamo più. Non è vero, Maria? Egli ci ha salvato anche dalla pioggia», dice dolcemente Maria alla Maddalena, di cui sente il doloroso imbarazzo. Questa annuisce col capo.
   «Tua sorella sarà contenta di rivederti. È a Cafarnao. Ti cercava», dice Gesù.
   Maria alza per un momento il capo e fissa i suoi splendidi occhi in volto a Gesù, che le parla con la naturalezza che usa con le altre discepole. Ma non dice niente. È strozzata da troppe emozioni.
   Gesù termina: «Sono contento di averla trattenuta. Vi lascerò andare dopo avervi benedette».

   238.5 La parola si perde nello schianto secco di un fulmine vicino. La Maddalena ha un atto di spavento. Si porta le mani al viso e si curva con uno scoppio di pianto.
   «Niente paura!», conforta Pietro. «Ormai è passato. E con Gesù non c’è mai da avere paura».
   Anche Giacomo, che è al fianco della Maddalena, dice: «Non piangere. Ormai le case sono vicine».
   «Non piango di paura… Piango perché Egli mi ha detto che mi benedirà… Io… io…», e non può dire altro.
   La Vergine interviene a calmarla dicendo: «Tu, Maria, hai già superato il tuo temporale. Non ci pensare più. Ora tutto è sereno e pace. Non è vero, Figlio mio?».
   «Sì, Madre. È tutto vero. Fra poco tornerà il sole e tutto sarà più bello, mondo, fresco di ieri. Così per te, Maria».
   La Madre riprende, stringendo la mano della Maddalena:
   «Dirò a Marta le tue parole. Sono contenta di poterla vedere subito e dirle quanto la sua Maria sia piena di buona volontà».
   Pietro, sguazzando nella fanghiglia e prendendo il diluvio con pazienza, esce da sotto il riparo per andare verso una casa a chiedere ricovero.
   «No, Simone. Preferiamo tutti ritornare nella nostra. Non è vero?», dice Gesù.
   Tutti approvano e Pietro torna sotto il telo.

   238.6 Cafarnao è un deserto. Vi regnano padroni il vento, la pioggia, i tuoni, i lampi, e ora la grandine che suona e rimbalza su terrazzi e facciate. Il lago è di una terribilità imponente. Le case vicine ad esso sono schiaffeggiate dalle onde, perché la spiaggetta non esiste più e le barche, assicurate presso le case, sembrano naufragate tanto sono colme d’acqua, che ogni maroso aumenta facendone traboccare quella già esistente in esse.
   Entrano correndo nell’orto, divenuto un’enorme pozzanghera in cui galleggiano detriti sull’acqua motosa, e da questo nella cucina dove tutti sono radunati.
   Il grido di Marta, quando vede la sorella tenuta per mano da Maria, è acuto. Le si stringe al collo, senza sentire quanto si bagna nel farlo, la bacia, la chiama: «Mirì, Mirì, gioia mia!».
   Forse è il vezzeggiativo che usavano per la Maddalena piccina.
   Maria piange, curva, col capo sulla spalla fraterna, rivestendo la veste scura di Marta di un pesante velo d’oro, unica cosa che splenda nella cucina buia, dove solo è un fuocherello di stipe per rompere la tenebra che non è sufficiente a vincere una lampadetta accesa.
   Gli apostoli sono di stucco, e così lo è il padrone di casa e la padrona che si sono affacciati per lo strillo di Marta, ma che dopo un momento di curiosità comprensibile si ritirano discreti.

   238.7 Quando la furia degli abbracci si è un poco sedata, Marta si ricorda di Gesù, di Maria, della stranezza della loro venuta tutti insieme, e chiede alla sorella, alla Madonna, a Gesù, e non saprei dire a chi con più insistenza: «Ma come? Come tutti insieme?».
   «Il temporale, Marta, si faceva vicino. Sono andato con Simone, Giacomo e il tuo servo incontro alle due pellegrine».
   Marta è tanto stupita che non riflette al fatto che Gesù andasse così sicuro incontro a loro e non chiede: «Ma Tu sapevi?».
   È Tommaso che lo chiede a Gesù. Ma non ne ha risposta perché Marta dice alla sorella: «Ma come eri con Maria?». La Maddalena china il capo.
   La soccorre la Madonna prendendola per mano e dicendo:
   «È venuta da me come una pellegrina che vada al luogo dove può esserle detto il cammino da fare per raggiungere la mèta. E mi ha detto: “Insegnami come devo fare per essere di Gesù”. Oh! poiché in lei è volontà vera e totale, ha subito compreso e appreso questa sapienza! Ed io l’ho trovata subito pronta per prenderla per mano, così, e condurla a Te, Figlio mio, a te Marta buona, a voi, fratelli discepoli, e dirvi: “Ecco la discepola e la sorella che non darà che soprannaturali gioie al suo Signore e ai fratelli suoi”. Vogliatemi credere e amarla tutti come Gesù ed io l’amiamo».

   238.8 Allora gli apostoli si avvicinano salutando la nuova sorella.
   Non è escluso che ci sia della curiosità… Ma come si fa?! Si è ancora uomini…
   È il buon senso di Pietro che dice: «Va bene tutto. Voi le assicurate aiuto e amicizia santa. Ma bisognerebbe pensare che la Madre e la sorella sono molto bagnate… Lo siamo anche noi, veramente… Ma per esse è peggio. I loro capelli stillano acqua come salici dopo l’uragano, le vesti sono fangose e bagnate. Facciamo fuoco, chiediamo vesti, prepariamo del cibo caldo…».
   Tutti si danno da fare e Marta conduce nella stanza le due inzuppate viaggiatrici, mentre viene riattivato il fuoco e stesi davanti alla fiamma i mantelli, i veli, le vesti inzuppate. Non so come provvedano di là… So che Marta, ritrovata la sua energia di ottima donna di casa, va e viene sollecita, con catini e acqua calda, con tazze di latte fumante, con vesti prestate dalla padrona, per soccorrere le due Marie…