MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 306



CCCVI. Anche Simone Zelote arriva a Nazareth. Lezione sui danni dell’ozio.

   18 ottobre 1945.

   306.1La sera cala presto in dicembre e presto si accendono le lampade, e la famiglia si riunisce in un’unica stanza. Così avviene anche nella casetta di Nazaret e, mentre le due donne lavorano una al telaio, l’altra d’ago, Gesù con Giovanni di Endor, seduti presso la tavola, ragionano piano fra di loro mentre Marziam finisce di tirare a liscio due cofani posati per terra.
   Il bambino ci dà dentro a tutta forza finché Gesù, alzatosi e chinatosi sul legno, dice toccandolo: «Ora basta. È ben liscio e lo potremo verniciare domani. Ora metti a posto tutto, ché domani lavoreremo ancora».
   E mentre Marziam esce con i suoi strumenti di pulimento — spatole dure con su inchiodate pelli raspose di pesce a far l’ufficio della nostra carta vetrata, e specie di coltelli non certo di acciaio usati alla stessa opera — Gesù prende sulle sue braccia robuste uno dei cofani e lo porta nel laboratorio, dove certo si è lavorato, perché vi è segatura e trucioli presso uno dei banconi, rimesso, per l’occasione, al centro della stanza. Marziam ha rimesso a posto nei loro supporti i suoi arnesi e ora raccatta i trucioli per gettarli nel fuoco, dice, e vorrebbe anche scopare la segatura, ma Giovanni di Endor preferisce farlo lui. Tutto è in ordine, ormai, quando Gesù torna col secondo cofano che colloca presso il primo.

   306.2E tutti e tre stanno per uscire quando si sente bussare alla porta di casa, e subito dopo la voce grave dello Zelote risuona col saluto profondo dato a Maria: «Io ti saluto, Madre del mio Signore, e benedico la bontà vostra che mi concede di abitare sotto il vostro tetto».
   «È arrivato Simone. Ora sapremo il perché del suo ritardo.
   Andiamo…», dice Gesù.
   Quando entrano nella stanzetta dove è l’apostolo con le donne, questo si sta liberando da un grosso involto che ha sulle spalle.
   «La pace a te, Simone…».
   «Oh! Maestro benedetto! Sono in ritardo, non è vero? Ma ho fatto tutto e bene…».
   Si baciano. Poi Simone continua la sua esposizione: «Sono stato dalla vedova del legnaiuolo[18]. I tuoi soccorsi sono molto propizi. La vecchia è molto malata e le spese perciò aumentate.
   Il piccolo falegname si industria a lavorare in oggetti piccoli come lui, e ti ricorda sempre. Tutti ti benedicono. Poi sono andato da Nara, Samira e Sira. Il fratello è più duro che mai. Ma esse sono in pace, come sante che sono, e mangiano il loro povero pane condito di pianto e di perdono. Ti benedicono per il soccorso mandato. Ma ti supplicano pregare perché il duro fratello si converta. Anche la vecchia Rachele ti benedice per l’obolo. Infine sono stato a Tiberiade per gli acquisti. Spero aver fatto bene. Ora le donne osserveranno… Ma a Tiberiade sono stato trattenuto da alcuni che mi credevano la tua staffetta. Mi hanno sequestrato per tre giorni… Oh! prigione dorata fin che si vuole! Ma sempre prigione… Volevano sapere tante cose… Ho detto la verità dicendo che Tu ci avevi congedati tutti, ritirandoti a tua volta per il più brutto dell’inverno… Quando si sono persuasi che era vero, anche perché sono andati da Simone di Giona e da Filippo senza trovarti e senza saperne di più, mi hanno lasciato andare. Anche la scusa del maltempo era caduta con queste belle giornate. Ecco perché ho ritardato».
   «Non importa. Avremo tempo di stare insieme. Io ti ringrazio di tutto…

   306.3Madre, osserva con Sintica quanto è nell’involto e dimmi se ti pare che basti a ciò che sai…», e mentre le donne svoltolano l’involto, Gesù si siede parlando con Simone.
   «E Tu che hai fatto, Maestro?».
   «Ho fatto due cofani, per non stare in ozio e perché utili saranno. Ho passeggiato, ho goduto della mia casa…».
   Simone lo guarda fisso fisso… Ma non dice nulla.
   Le esclamazioni di Marziam, che vede uscire dal fagotto tele, lane, sandali, veli e cinture, fanno volgere in quel senso Gesù e i due suoi compagni.
   Maria dice: «Va tutto bene, molto bene. Ci metteremo subito all’opera e presto tutto sarà cucito».
   Il bambino domanda: «Ti sposi, Gesù?».
   Ridono tutti e Gesù chiede: «Da cosa ti viene questo sospetto?».
   «Da questa roba che è da uomo e da donna, e dai due cofani che hai fatto. Sono per il corredo tuo e della sposa. Me la fai conoscere?».
   «Vuoi proprio conoscere la mia sposa?».
   «Oh! sì! Chissà come sarà bella e buona! Come si chiama?…».
   «È un segreto per ora. Perché ha due nomi, come te, che prima eri Jabé, poi Marziam».
   «E non li posso sapere?».
   «Per ora no. Ma un giorno li saprai».
   «Mi inviti allo sposalizio?».
   «Non sarà festa da bambini. Ti inviterò alla festa nuziale. Sarai uno degli invitati e testimoni. Va bene?».
   «Ma quanto tempo c’è? Un mese?».
   «Oh! molto di più!».
   «E allora perché hai lavorato tanto in fretta da farti venire le vesciche alle mani?».
   «Quelle sono venute perché non lavoro più con le mani.

   306.4Vedi, bambino, che è penoso l’ozio? Sempre. Quando poi ci si rimette al lavoro si soffre il doppio, perché si è diventati troppo delicati. Pensa! Se nuoce così alle mani cosa mai farà di male all’anima? Vedi? Io questa sera ho dovuto dirti: “aiutami”, perché soffrivo tanto da non poter tenere la raspa, mentre solo due anni fa lavoravo anche quattordici ore al giorno senza sentire dolore. Lo stesso è per chi si intiepidisce nel fervore, nella volontà. Si rende molle, indebolito. Con più facilità si stanca di tutto. Con più facilità, essendo debole, penetrano in lui i veleni delle malattie spirituali. Con doppia difficoltà, all’opposto, compie le opere buone che prima non gli costava fare perché era sempre in esercizio. Oh! non conviene mai oziare dicendo: “Passato questo periodo mi rimetterò più fresco al lavoro”! Non ci riuscirebbe mai, o con fatica somma».
   «Ma Tu non hai oziato!».
   «No. Ho fatto altro lavoro. Ma vedi che l’ozio delle mie mani mi è stato nocivo alle stesse». E Gesù mostra le palme arrossate e con vesciche qua e là.
   Marziam le bacia dicendo: «Mia mamma mi faceva così quando mi facevo male, perché l’amore medica».
   «Sì, l’amore medica di tante cose… Ebbene… Vieni, Simone. Tu dormirai nella stanza del falegname. Vieni, dunque, che ti faccio vedere dove puoi mettere le tue vesti e…».
   Escono e tutto ha fine.

[18] vedova del legnaiuolo, di cui si è trattato in 266.2, 267, 268.1/2, 269.1. Nara, Samira e Sira, nominate più sotto, sono le sorelle incontrate in 277.2.