MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 308



CCCVIII. Guarigione del figlio di Simone d’Alfeo. Marziam è il primo dei bambini discepoli.

   20 ottobre 1945.

   308.1Gesù, con Simone Zelote e Marziam, traversa Nazaret diretto verso la campagna fra Cana e Nazaret. E la traversa, questa sua città incredula e ostile, proprio prendendo le vie più centrali e tagliando per sbieco la piazza del mercato, affollata in quell’ora mattutina. Molti si voltano a guardarlo, qualche raro abitante lo saluta, le donne, specie le anziane, gli sorridono, ma, tolto qualche bambino, non viene a Lui nessuno. Un mormorio lo segue quando è passato. Gesù certo vede tutto, ma mostra di non vedere. Parla con Simone oppure col bambino, che è fra i due uomini, e procede per la sua via.

   308.2Sono ormai alle ultime case. Sulla porta di una di esse è una donna sulla quarantina. Pare attenda qualcuno. Quando vede Gesù fa l’atto di muoversi, poi si ferma e china il capo arrossendo.
   «È una mia congiunta. È la moglie di Simone d’Alfeo», dice Gesù all’apostolo.
   La donna pare sulle spine, in un grande contrasto di sentimenti. Cambia colore, alza e abbassa gli occhi, tutto il suo viso esprime una voglia di parlare che qualche motivo trattiene.
   «La pace a te, Salome», saluta Gesù che l’ha raggiunta.
   La donna lo guarda come stupita dell’affettuosità che è nella voce del Parente e risponde, arrossendo più ancora: «La pace a…». Un nodo di pianto le impedisce di finire la frase. Si copre il volto col braccio ripiegato e piange angosciosamente, contro lo stipite della porta di casa.
   «Perché piangi così, Salome? Non posso fare nulla per consolarti? Vieni qui, dietro l’angolo, e dimmi cosa hai…», e la prende per il gomito conducendola in un chiassolo fra la sua casa e un orto di un’altra casa. Simone con Marziam, tutto stupito, restano all’imboccatura della stessa. «Che hai, Salome?
   Lo sai che ti ho sempre voluto bene. Vi ho sempre voluto bene. A tutti. E ve ne voglio. Devi credere a questo e avere fiducia per questo…».
   Il pianto ha pause di sospensione come per ascoltare quelle parole e capirle nel loro vero significato, poi riprende più forte, framezzato a rotte parole: «Tu sì… Noi… Non io però… E neanche Simone… Ma egli è più stolto di me… Io lo dicevo…: “Chiama Gesù”… Ma tutto un paese ci è contro… a Te… a me… e al mio bambino…». Toccato il punto tragico, il pianto si fa a sua volta tragico. La donna si torce e geme percuotendosi il viso come fosse in un delirio di dolore.
   Gesù le afferra le mani dicendo: «Non così. Sono qui per consolarti. Parla, e Io tutto farò…».
   La donna lo guarda ad occhi sbarrati di stupore e di dolore. Ma la speranza le dà lena di parlare, e parlare con ordine: «Anche se Simone è colpevole mi avrai pietà? Davvero?… Oh! Gesù che salvi tutti! Il mio bambino! Alfeo, l’ultimo, sta male… muore!… Tu lo amavi Alfeo. Gli intagliavi nel legno i giocattoli… Lo alzavi perché cogliesse l’uva e i fichi dalle tue piante… e prima di partire per… per andar per il mondo, già gli insegnavi tante cose buone… Ora non potresti più… È come morto… Non mangerà più uva e fichi… Non imparerà più nulla…», e piange forte.
   «Salome, sii buona. Dimmi, che ha?».
   «Il suo ventre è molto malato. Ha urlato, spasimato, delirato per tanti giorni. Ora non parla più. È come uno colpito al capo. Geme, ma non risponde. Neppure sa di gemere. È livido.
   Raffredda già.

   308.3È tanti giorni che supplico Simone di venire da Te. Ma… Oh! l’ho sempre amato, ma ora lo odio perché è uno stolto che per una stolta idea mi fa morire il figlio. Ma, lui morto, io me ne andrò. A casa mia. Cogli altri figli. Non è capace di esser padre al momento buono. E io mi difendo le creature. Me ne vado. Sì. Dica il mondo ciò che vuole. Me ne vado».
   «Non dire così. Deponi subito questo pensiero di vendetta».
   «Di giustizia. Mi ribello. Lo vedi? Ti ho aspettato io perché nessuno ti diceva: “Vieni”. Te lo dico io. Ma ho dovuto farlo come fosse una mala azione. E non ti posso dire: “Entra”, perché in casa ci sono quelli di Giuseppe e…».
   «Non occorre. Mi prometti di perdonare a Simone? Di essere sempre la sua buona moglie? Se tu me lo prometti, Io ti dico: “Va’ in casa e tuo figlio ti sorriderà guarito”. Puoi credere questo?».
   «Io credo in Te. Anche contro tutto il mondo, credo».
   «E come hai fede, puoi avere perdono?».
   «…Ma me lo guarisci proprio?».
   «Non solo questo. Ti prometto che cesserà il dubbio di Simone su Me, e il piccolo Alfeo, e con lui i tuoi altri figli e te, insieme allo sposo e padre, tornerete in casa mia. Maria ti nomina tanto…».
   «Oh! Maria! Maria! È nato che c’era Lei, Alfeo… Sì, Gesù.
   Perdonerò. Non gli dirò nulla… No, anzi. Gli dirò: “Ecco come risponde Gesù al tuo modo di fare: rendendoti un figlio”. Questo lo posso dire!».
   «Lo puoi dire… Va’, Salome. Va’. Non piangere più. Addio. La pace a te, buona Salome. Va’. Va’». La riconduce alla porta, la guarda entrare, sorride nel vedere che per la sua grande ansia corre via per l’andito senza neppure chiudere la porta, e l’accosta Lui, lentamente, fino a chiuderla del tutto.

   308.4Si volge ai due compagni e dice: «E ora andiamo dove dovevamo andare…».
   «Credi che Simone si convertirà?», chiede lo Zelote.
   «Non è un infedele. È soltanto uno che si lascia dominare dal più forte».
   «Oh! ma allora! Più forte del miracolo!».
   «Tu vedi che ti rispondi da te…

   308.5Sono contento di avere salvato il bambino. L’ho visto di poche ore e mi ha voluto sempre tanto bene…».
   «Come te ne voglio io? E diventerà discepolo?», chiede Marziam, interessato e un poco incredulo che uno possa amare Gesù come lui lo ama.
   «Tu mi ami come bambino e come discepolo. Alfeo mi amava come bambino soltanto. Ma poi mi amerà anche come discepolo. Ma ora è molto bambino. Ha otto anni a momenti. Lo vedrai».
   «Allora di bambino e discepolo non ci sono che io?».
   «Tu solo, per ora. Sei il capo dei bambini discepoli. Quando sarai tutt’affatto uomo, ricordati che tu hai saputo essere discepolo non peggio degli uomini, e perciò apri le braccia a quanti bambini verranno a te cercando Me e dicendo: “Voglio essere discepolo di Cristo”. Lo farai?».
   «Lo farò», promette serio Marziam…
   La campagna aperta, piena di sole, li circonda ormai, ed essi mi si allontanano nel sole…