MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 344



CCCXLIV. Incontro con i discepoli a Cesarea di Filippo e spiegazione del segno di Giona.

   28 novembre 1945.

   344.1La città deve essere di recente costruzione come lo è Tiberiade e Ascalona. Messa a piano inclinato, culmina nella fortezza massiccia irta di torri, fiancheggiata da muraglie ciclopiche, difesa da fossati profondi nei quali scende parte dell’acqua di due fiumiciattoli che, quasi uniti ad angolo prima, si allontanano poi, scorrendo uno al di fuori della città e uno al di dentro. Belle vie, piazze, fontane, un atteggiarsi delle costruzioni alla moda di Roma, dicono che anche qui l’ossequio servile dei Tetrarchi si è manifestato calpestando ogni rispetto alle usanze della Patria.
   La città, forse perché nodo di importanti strade maestre e carovaniere per Damasco, Tiro, Sefet e Tiberiade, come indicano ad ogni porta i cippi indicatori, è piena di movimento e di folla. Pedoni, cavalieri, lunghe carovane di asini e di cammelli si incrociano per le vie ampie e ben tenute, e crocchi di negozianti o di sfaccendati sostano nelle piazze, sotto i portici, presso le abitazioni lussuose — forse vi sono anche delle terme — trattando di affari o oziando in chiacchiericci fatui.

   344.2«Sai dove potremmo trovarli?», chiede Gesù a Pietro.
   «Sì. Mi hanno detto quelli che ho interrogato che i discepoli del Rabbi sogliono radunarsi per i pasti in una casa di fedeli israeliti, presso la cittadella. E me l’hanno descritta. Non posso sbagliare: una casa d’Israele anche all’aspetto esterno, con una facciata senza finestre esterne e un alto portone con lo spioncino, con sul fianco del muro una piccola fontana e le muraglie alte del giardino che si prolungano per due lati in piccoli vicoli, e una terrazza alta sul tetto piena di colombi».
   «Va bene. Allora andiamo»…
   Traversano tutta la città fino alla cittadella. Raggiungono la casa ricercata, bussano. Allo spioncino si affaccia il viso rugoso di una vecchia.
   Gesù si fa avanti, saluta: «La pace sia con te, donna. Sono tornati i discepoli del Rabbi?».
   «No, uomo. Sono verso la “grande sorgente” con altri venuti da molti paesi dell’altra sponda a cercare proprio del Rabbi. Sono tutti in attesa di Lui. Anche Tu sei di quelli?».
   «No. Io cercavo i discepoli».
   «Allora guarda: vedi quella via quasi di fronte alla fontanella? Prendi quella e va’ in su, fino a che ti trovi di faccia ad un muraglione di rocce dal quale esce dell’acqua in una specie di vasca che poi diventa come un fiumicello. Lì vicino li troverai. Ma vieni da lontano? Vuoi rinfrescarti, entrare qui ad attenderli? Se vuoi, chiamo i padroni miei. Sono buoni israeliti, sai? E credono nel Messia. Discepoli solo per averlo visto una volta a Gerusalemme nel Tempio. Ma ora i discepoli del Messia li hanno istruiti su Lui e hanno fatto miracoli qui, perché…».
   «Va bene, buona donna. Tornerò più tardi coi discepoli. La pace a te. Torna pure alle tue faccende», dice Gesù con bontà ma anche con autorità per fermare quella valanga di parole.

   344.3Si rimettono in cammino e i più giovani degli apostoli ridono di gusto per la scenetta della donna e fanno sorridere anche Gesù.
   «Maestro», dice Giovanni, «pareva lei la “grande sorgente”.
   Non ti pare? Gettava parole a onda continua e ha fatto di noi tante vasche che si mutano in ruscello perché sono piene di parole…».
   «Sì. Io spero che i discepoli non avranno fatto miracoli sulla sua lingua… Sarebbe da dire: avete fatto troppo miracolo», dice il Taddeo, che contrariamente al solito ride di gusto.
   «Il bello sarà quando ci vedrà ritornare e conoscerà il Maestro per quello che è! Chi la farà più tacere?», chiede Giacomo di Zebedeo.
   «No, anzi resterà muta dallo stupore», dice, prendendo parte ai giovanili commenti, Matteo.
   «Ne loderò l’Altissimo se lo stupore le paralizzerà la lingua. Sarà perché sono quasi digiuno, ma il certo è che le sue parole a turbine mi hanno dato il capogiro», dice Pietro.
   «E come strillava! Che sia sorda?», chiede Tommaso.
   «No. Credeva sordi noi», risponde l’Iscariota.
   «Lasciatela stare, povera vecchietta! Era buona e credente. Il suo cuore è generoso come la sua lingua», dice semiserio Gesù.
   «Oh! allora! Maestro mio, allora quella vecchia è eroica tanto è generosa», dice ridendo di gusto Giovanni.

   344.4La parete rocciosa e calcarea è già visibile e già si ode il mormorio dell’acque che ricadono nel bacino.
   «Ecco il ruscello. Seguiamolo… Ecco la fonte… e là… Beniamino! Daniele! Abele! Filippo! Ermasteo! Siamo qui! C’è il Maestro!», grida Giovanni ad un folto gruppo di uomini che sono raccolti intorno ad uno che non si vede.
   «Taci, ragazzo, o sarai simile tu pure a quella vecchia gallina», consiglia Pietro.
   I discepoli si sono voltati. Hanno visto. E vedere e precipitarsi a salti giù dallo scaglione è stata tutta una cosa. Vedo, ora che si snodano dal gruppo serrato, che ai molti discepoli, anziani ormai, sono mescolati abitanti di Cédès e anche del paese del sordomuto. Devono aver preso vie più dirette, perché hanno preceduto il Maestro.
   La gioia è molta. Le domande e le risposte anche. Gesù, paziente, ascolta e risponde finché, con altri due, spunta il magro e sorridente Isacco, carico di provviste.
   «Andiamo alla casa ospitale, mio Signore. E là ci dirai ciò che noi non abbiamo potuto dire perché neppure noi lo sappiamo. Questi, gli ultimi venuti — e sono con noi da poche ore — vogliono sapere ciò che è per Te il segno di Giona che Tu hai promesso di dare alla generazione malvagia che ti perseguita», dice Isacco.
   «Lo spiegherò loro nell’andare…».
   Andare! È una parola! Come se un odore di fiori si fosse sparso nell’aria e numerose api fossero accorse ad esso, da ogni parte accorre gente per unirsi a quelli che stanno intorno a Gesù.
   «Sono i nostri amici», spiega Isacco. «Gente che ha creduto e che ti attendeva…».
   «Gente che da questi, e da lui in specie, ha avuto grazie», urla uno della folla accennando Isacco.
   Isacco si fa di bragia e quasi per scusarsi dice: «Ma io sono il servo. Questo è il Padrone. Voi che attendete, ecco il Maestro Gesù!».
   Allora sì! L’angolo quieto di Cesarea, un poco fuori mano, confinato come è alla periferia, diviene più movimentato di un mercato. E più rumoroso. Osanna! Acclamazioni! Suppliche! Di tutto c’è.
   Gesù procede molto lentamente, stretto in quella tenaglia d’amore. Ma sorride e benedice. Tanto lentamente che alcuni fanno a tempo a correre via, a spargere la notizia e a ritornare con amici o parenti, tenendo alti i bambini perché possano giungere senza danno fino a Gesù, che li carezza e benedice.

   344.5Giungono così alla casa di prima e bussano.
   La vecchia serva di prima, sentendo le voci, apre senza ritegno. Ma… vede Gesù framezzo alla folla acclamante e capisce… Piomba al suolo gemendo: «Pietà, mio Signore. La tua serva non ti aveva conosciuto e non ti ha venerato!».
   «Nulla di male, o donna. Tu non conoscevi l’Uomo, ma credevi in Lui. Questo è quello che ci vuole per essere amati da Dio. Alzati e conducimi dai tuoi padroni».
   La vecchia ubbidisce, tremebonda di rispetto. Ma vede i padroni, pure annichiliti di rispetto, schiacciati contro la parete nel fondo dell’androne un poco oscuro. Li accenna: «Eccoli».
   «La pace a voi e a questa casa. Vi benedica il Signore per la vostra fede nel Cristo e per la vostra carità ai suoi discepoli», dice Gesù andando incontro ai due vecchi coniugi, o fratello e sorella.
   Lo venerano, lo accompagnano sull’ampia veranda dove sono preparate molte mense sotto un velario pesante. La vista spazia su Cesarea e sui monti che ha alle spalle e ai fianchi. I colombi intrecciano voli dalla terrazza al giardino pieno di piante in fiore.
   Mentre un vecchio servo aumenta i posti, Isacco spiega:
   «Beniamino e Anna non accolgono solo noi ma quanti vengono alla tua ricerca. Lo fanno in tuo Nome».
   «Li benedica ogni volta il Cielo».
   «Oh! abbiamo mezzi e non abbiamo eredi. Al termine della vita adottiamo per figli i poveri del Signore», dice semplicemente la vecchia.
   E Gesù le pone la mano sul capo canuto dicendo: «E questo ti fa madre più che se avessi concepito sette e sette volte.

   344.6Ma ora permettete che spieghi a questi ciò che desideravano sapere, per potere congedare poi i cittadini e sederci a mensa».
   La terrazza è invasa di gente, e sempre ne entra e si accalca negli spazi liberi.
   Gesù è seduto fra una corona di bambini che lo guardano estatici coi loro occhioni innocenti. Volge le spalle alla tavola e sorride a questi fanciulli anche parlando del grave argomento. Sembra che legga sulle faccine innocenti le parole della verità richiesta.
   «Udite. Il segno di Giona che ho promesso[85] ai malvagi e che prometto anche a voi, non perché siate malvagi, ma anzi perché possiate raggiungere la perfezione del credere quando lo vedrete compito, è questo.
   Come Giona rimase tre giorni nel ventre del mostro marino e poi fu reso alla terra per convertire e salvare Ninive, così ugualmente sarà per il Figlio dell’uomo. Per calmare i marosi di una grande satanica tempesta, i grandi di Israele crederanno utile sacrificare l’Innocente. Non faranno che aumentare i loro pericoli, perché oltre Satana conturbatore avranno Dio punitore dopo il loro delitto. Potrebbero vincere la tempesta di Satana credendo in Me. Ma essi non lo fanno perché vedono in Me la ragione dei loro turbamenti, paure, pericoli e smentite alla loro insincera santità. Ma quando sarà l’ora, il mostro insaziabile che è il ventre della Terra, che inghiotte ogni uomo che muore, si riaprirà per restituire la Luce al mondo che l’ha rinnegata.
   Ecco dunque che, come Giona fu un segno per i Niniviti della potenza e della misericordia del Signore, così il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Con la differenza che Ninive si convertì, mentre Gerusalemme non si convertirà, perché piena della generazione malvagia di cui ho parlato. Perciò la Regina del Mezzogiorno sorgerà nel Giorno del Giudizio contro gli uomini di questa generazione e li condannerà. Perché ella venne, ai suoi giorni, dai confini della Terra per udire la sapienza di Salomone, mentre questa generazione che mi ha fra mezzo ad essa non vuole udirmi e mi perseguita e caccia come un lebbroso e un peccatore, Io che sono assai più di Salomone. Anche i Niniviti sorgeranno nel dì del Giudizio contro la generazione malvagia che non si converte al Signore Iddio suo, essi che si convertirono alla predicazione di un uomo. Io sono da più di un uomo, fosse egli pure un Giona o qualunque altro Profeta.
   Perciò darò il segno di Giona a chi chiede un segno senza possibili equivoci. Uno e un segno darò a chi non piega la fronte proterva davanti alle prove già date di vite che tornano per mio volere. Darò tutti i segni. E quello di un corpo disfatto che torna vivo e integro, e quello di un Corpo che da Sé si risuscita perché al suo Spirito è dato ogni potere. Ma non saranno grazie codeste. Non saranno alleggerimento della situazione. Né qui, né nei libri eterni. Ciò che è scritto è scritto. E come pietre per una prossima lapidazione, le prove si accumuleranno. Contro di Me per nuocermi senza riuscirvi. Contro di loro per travolgerli in eterno sotto la condanna di Dio agli increduli malvagi.
   Ecco il segno di Giona di cui ho parlato. Avete altro da chiedere?».
   «No, Maestro. Lo riporteremo al nostro sinagogo, che era molto vicino alla verità nel giudicare il segno promesso».
   «Mattia è un giusto.

   344.7La Verità si svela ai giusti come si svela a questi innocenti che meglio di ogni altro sanno chi Io sono. Lasciatemi, prima di congedarvi, che Io senta lodare la misericordia di Dio dagli angeli della Terra. Venite, fanciulli».
   I bambini, che erano stati fermi con pena fino a quel punto, corrono a Lui.
   «Ditemi, creature senza malizia, per voi quale è il mio segno?».
   «Che Tu sei buono».
   «Che fai guarire la mamma col tuo Nome».
   «Che vuoi bene a tutti».
   «Che sei bello non come può esserlo un uomo».
   «Che fai buono anche chi era cattivo come mio padre».
   Ogni bocchina infantile o fanciulla annuncia una dolce proprietà di Gesù e denuncia pene che Gesù ha mutato in sorrisi.
   Ma più caro di tutti è un frugolo di un quattro anni, che si arrampica sul grembo di Gesù e gli si stringe al collo dicendo:
   «Il tuo segno è che vuoi bene a tutti i bambini e che i bambini ti vogliono bene. Un bene grande così…», e spalanca le braccette grassottelle e ride, per poi stringersi di nuovo al collo di Gesù strofinando la guancia infantile alla guancia di Gesù che lo bacia chiedendo: «Ma perché mi volete bene se non mi avete mai visto prima d’ora?».
   «Perché sembri l’angelo del Signore».
   «Tu non lo hai visto, piccino…», tenta Gesù sorridendo.
   Il bambino resta un momento interdetto. Ma poi ride scoprendo tutti i dentini e dice: «Ma lo ha ben visto la mia anima! Lo dice la mamma che ce l’ho, ed è qui, e Dio la vede, e l’anima ha visto Dio e gli angeli, e li vede. E la mia anima ti conosce perché sei il Signore».
   Gesù lo bacia sulla fronte dicendo: «Ti si aumenti per questo bacio la luce nell’intelletto», e lo depone in terra, e il bambino corre saltellando dal padre, tenendosi la mano premuta sulla fronte dove è stato baciato, e grida: «Dalla mamma, dalla mamma! Che baci qui dove ha baciato il Signore e le torni la voce e non pianga più».
   Spiegano a Gesù che è una sposa malata nella gola, desiderosa di miracolo e non miracolata dai discepoli, che non hanno potuto guarire quel male intoccabile tanto è profondo.
   «La guarirà il più piccolo discepolo, il figlioletto suo. Va’ in pace, uomo. E abbi fede come tuo figlio», dice congedando il padre del fanciullino.
   Bacia gli altri bimbi, che sono rimasti vogliosi dello stesso bacio sulla fronte, e congeda i cittadini. Restano i discepoli e quelli di Cédès e dell’altro luogo.

   344.8Mentre si attendono i cibi, Gesù ordina la partenza per l’indomani di tutti i discepoli, che lo precederanno a Cafarnao per unirsi con gli altri venuti da altri luoghi. «Prenderete poi con voi Salome e le mogli e figlie di Natanaele e Filippo, e Giovanna e Susanna, man mano che scendete verso Nazaret. Là prenderete con voi mia Madre e la madre dei miei fratelli e le accompagnerete a Betania, nella casa dove è Giuseppe, nelle terre di Lazzaro. Noi verremo dalla Decapoli».
   «E Marziam?», chiede Pietro.
   «Ho detto “precedetemi a Cafarnao”. Non “andate”. Ma da Cafarnao potranno avvisare le donne del nostro arrivo, di modo che siano pronte, quando noi andremo verso Gerusalemme per la Decapoli. Marziam, ormai giovanetto, andrà coi discepoli scortando le donne…» «È che… volevo portare anche la moglie a Gerusalemme, poverina. Lo ha sempre desiderato e… non c’è mai venuta perché non volevo noie io… Ma vorrei farla contenta quest’anno.
   È tanto buona!».
   «Ma sì, Simone. Ragione di più che Marziam vada con lei. Faranno lentamente il viaggio e ci ritroveremo tutti là…».
   Il vecchio padrone di casa dice: «Così poco da me?».
   «Padre, molto ancora ho da fare, e voglio essere a Gerusalemme otto giorni almeno avanti la Pasqua. Considera che la prima fase della luna di adar è finita…».
   «È vero. Ma tanto ti ho desiderato!… Mi pare di essere nella luce del Cielo ad averti… e che la luce si debba spegnere come Tu parti».
   «No, padre. Te la lascerò in cuore. E alla moglie tua. A tutta questa casa ospitale».
   Si siedono alle tavole e Gesù offre e benedice i cibi, che poi il servo distribuisce alle diverse tavole.

[85] promesso, in 269.10 e 342.7.