MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 334



CCCXXXIV. Anche Tommaso e Giuda Iscariota si riuniscono al gruppo apostolico.

   19 novembre 1945.

   334.1La valle del Kison, nonostante il sole che splende nel cielo sereno, è rigida, pettinata da un vento gelato che viene valicando i colli settentrionali e rovinando le tenere colture, che rabbrividiscono e si accartocciano bruciate, destinate a morire nel loro verde novello.
   «Ma durerà ancora molto questo freddo?», chiede Matteo attorcigliandosi ancora di più nel mantellone dal quale emerge unicamente un pezzettino di viso, ossia gli occhi e il naso.
   Con voce soffocata dal mantellone, che ha anche lui sulla bocca, gli risponde Bartolomeo: «Forse per il resto della luna».
   «Stiamo freschi, allora! Ma pazienza! Meno male che a Nazaret sosteremo in case ospitali… Intanto passerà».
   «Sì, Matteo. Ma per me è già passata vedendo Gesù meno accasciato. Non ti pare che sia più allegro?», chiede Andrea.
   «Lo è. Ma io… ecco, mi pare impossibile che si sia così sciupato per quello che sappiamo. Proprio non c’è stato niente di nuovo, che voi sappiate?», interroga Filippo.
   «Nulla. Proprio nulla. Ti dico che ai confini siro-fenici ebbe, anzi, molta gioia di spiriti credenti e fece quei miracoli che ti abbiamo detto», assicura Giacomo d’Alfeo.
   «Sta molto con Simone di Giona da qualche giorno. E Simone è molto cambiato… Già! Siete tutti cambiati. Non so… Siete più… austeri, ecco», dice Filippo.
   «Ma ti fa questa impressione!… In realtà siamo quelli che eravamo. Certo, vedere il Maestro così addolorato per tante cose non ci ha fatto piacere, e anche sentire come sono accaniti contro di Lui… Ma noi lo difenderemo. Oh! non gli faranno nulla se noi saremo con Lui.

   334.2Ieri sera gli ho detto, dopo aver sentito ciò che diceva Erma, che è un uomo serio e da credersi: “Tu non devi più stare solo. Ormai hai i discepoli che, Tu lo vedi, fanno e fanno bene, e sempre aumentano. Perciò noi staremo con Te. Non ti dico che farai tutto Te. È il tempo di sollevarti, fratello mio. Ma Tu starai con noi, fra noi, come il Mosè sul monte, e noi ci batteremo per Te, pronti all’occorrenza a difenderti anche materialmente. Quello che è successo a Giovanni Battista non ti deve accadere”. Perché, infine, se i discepoli del Battista non si fossero ridotti a due o tre imbelli, egli non sarebbe stato preso. Noi siamo dodici, in fondo, e lo voglio persuadere ad unirsi, a tenersi vicino, per lo meno, qualcuno dei più fedeli ed energici discepoli. Quelli che erano con Giovanni a Macheronte, per esempio. Creature di fede e di coraggio. Giovanni, Mattia e anche Giuseppe. Sapete che quel giovane promette molto?», dice il Taddeo.
   «Sì. Isacco è un angelo, ma la sua forza è tutta nello spirito. Ma Giuseppe è forte anche nel suo corpo. Ha la stessa nostra età».
   «Ed è svelto ad imparare. Hai sentito cosa ha detto Erma? “Se costui avesse studiato, sarebbe un rabbi oltre che un giusto”. Ed Erma sa ciò che si dice».
   «Io però… terrei vicino anche Stefano ed Erma e il sacerdote Giovanni. Per la loro conoscenza della Legge e del Tempio. Sapete cosa è la loro presenza di fronte agli scribi e farisei? Un controllo, un freno… E per la gente dubbiosa è un dire: “Vedete che non mancano i migliori di Israele intorno al Rabbi come allievi e servi?”», dice Giacomo d’Alfeo.
   «Hai ragione. Diciamolo al Maestro. Avete sentito cosa ha detto ieri: “Voi dovete ubbidire, ma avete anche l’obbligo di aprire il vostro animo a Me e dire ciò che vi pare giusto. Per abituarvi a sapere dirigere in futuro. E Io, se vedrò che dite giusto, accetterò i vostri pensieri”», dice lo Zelote.
   «Forse lo fa anche per mostrarci che ci ama, visto che siamo tutti più o meno convinti di essere la causa del suo soffrire», osserva Bartolomeo.
   «Oppure è realmente stanco di dovere pensare a tutto e di essere solo a prendere decisioni e responsabilità. Forse anche riconosce che la sua santità perfetta è… direi quasi un’imperfezione rispetto a chi ha di fronte: il mondo che santo non è.
   Noi non siamo santi perfetti. Appena un poco meno birbanti degli altri… e perciò più capaci di rispondere a quelli che sono quasi come noi», dice Simone Zelote.
   «E di conoscerli, devi dire!», aumenta Matteo.
   «Oh! per questo sono certo che li conosce anche Lui. Anzi li conosce meglio di noi, perché Lui legge nei cuori. Ne sono sicuro come di essere vivo», dice Giacomo di Zebedeo.
   «E allora perché delle volte fa come fa, andando incontro a noie e pericoli?», chiede desolato Andrea.
   «Mah! non so che rispondere», dice il Taddeo stringendosi nelle spalle. E con lui confessano la stessa cosa gli altri.

   334.3Giovanni tace. E suo fratello lo stuzzica: «Tu che sai sempre tutto di Gesù — sembrate due innamorati delle volte — non ti ha mai detto perché fa così?».
   «Sì. Gliel’ho chiesto anche di recente. Mi ha sempre risposto: “Perché lo devo fare. Io devo agire come se il mondo fosse tutto di creature ignoranti ma buone. A tutti do la stessa dottrina e così si separeranno i figli della Verità da quelli della Menzogna”. Mi ha anche detto: “Vedi, Giovanni? Questo è come un primo giudizio, non universale, collettivo, ma singolo. In base alle loro azioni di fede, di carità, di giustizia, saranno separati gli agnelli dai capretti. E ciò durerà anche dopo, quando Io non ci sarò più ma ci sarà la mia Chiesa, per secoli e secoli, sino alla fine del mondo. Il primo giudizio delle masse umane si compirà nel mondo, là dove gli uomini liberamente agiscono, avendo di fronte il Bene e il Male, la Verità e la Menzogna. Così come il primo giudizio fu dato nel Paradiso terrestre davanti all’albero del Bene e del Male violato dai disubbidienti a Dio. Poi, quando verrà la morte dei singoli, sarà ratificato il giudizio già scritto nel libro delle azioni umane da una Mente che non ha difetto alcuno. Ultimo verrà il Grande Giudizio, il Terribile, e allora nuovamente in massa saranno giudicati gli uomini. Da Adamo all’ultimo uomo. Giudicati per ciò che avranno voluto per loro, liberamente, sulla Terra. Ora, se Io selezionassi da Me chi merita la Parola di Dio, il Miracolo, l’Amore, e chi non la merita — e lo potrei fare per diritto divino e per divina capacità — gli esclusi, fossero anche dei Satana, griderebbero forte, nel giorno dei loro giudizi singoli: ‘Il colpevole è il tuo Verbo che non ci ha voluto ammaestrare’. Ma questo non lo potranno dire… Ossia lo diranno mentendo una volta di più. E saranno perciò giudicati”».
   «Allora, non accogliere la dottrina è essere reprobi?», chiede Matteo.
   «Questo non lo so, se tutti coloro che non crederanno saranno proprio reprobi. Se ricordate, parlando a Sintica, Egli ha fatto capire che quelli che agiscono con onestà nella vita non sono reprobi, anche se credono ad altre religioni. Ma glielo possiamo chiedere. Certo che Israele, che sa del Messia e che ora crede parzialmente e malamente al Messia, o lo respinge, sarà severamente giudicato».

   334.4«Parla molto con te il Maestro e tu sai molte cose che noi non sappiamo», osserva suo fratello Giacomo.
   «Colpa tua e vostra. Io lo interrogo con semplicità. Delle volte chiedo delle cose che gli devono fare apparire il suo Giovanni come un grande stolto. Ma non mi importa di apparire tale. Mi basta di sapere il suo pensiero e averlo in me per farlo mio. Dovreste fare così anche voi. Ma avete sempre paura! Di che poi? Di essere ignoranti? Di essere superficiali? Di essere testoni? Dovreste avere soltanto paura di essere impreparati ancora quando Lui se ne andrà. Lo dice sempre… e io me lo dico sempre, per prepararmici al distacco… Ma sento che sarà sempre un grande dolore…».
   «Non mi ci far pensare!», esclama Andrea. E gli fanno eco gli altri, sospirando.
   «Ma quando avverrà? Dice sempre: “Presto”. Ma presto può essere fra un mese come fra anni. È tanto giovane e il tempo è così rapido… Che fai, fratello? Diventi molto pallido…», chiede il Taddeo a Giacomo.
   «Nulla, nulla! Pensavo…», dice presto Giacomo di Alfeo stando a capo chino.
   E il Taddeo si curva per vederlo bene… «Ma se hai le lacrime agli occhi! Che hai?…».
   «Ma non più di quanto abbiate voi… Pensavo a quando saremo soli».

   334.5«Oh! ma che ha Simone di Giona da correre avanti strillando come uno smergo in giorno di tempesta?», chiede Giacomo di Zebedeo accennando a Pietro, che ha lasciato Gesù solo e che corre via gridando parole che il vento impedisce di sentire.
   Affrettano il passo e vedono che Pietro ha preso un sentieruolo che viene dalla ormai prossima Sefori (così dicono i discepoli, chiedendosi se va a Sefori per ordine di Gesù e da quella scorciatoia). Ma poi, osservando bene, vedono che i due unici passeggeri che dalla città vengono verso la via maestra sono Tommaso e Giuda.
   «Toh! Qui? Proprio qui? Oh! che ci fanno? Da Nazaret, se mai, dovevano andare a Cana e poi a Tiberiade…», si chiedono in molti.
   «Forse venivano in cerca dei discepoli. Era la loro missione», dice prudente lo Zelote, che sente il sospetto alzare il suo capo di serpe risvegliata nel cuore di molti.
   «Affrettiamo il passo. Gesù è solo e sembra attenderci…», consiglia Matteo.
   Vanno e giungono da Gesù contemporaneamente a Pietro, Giuda e Tommaso.
   Gesù è pallidissimo, tanto che Giovanni chiede: «Ti senti male?». Ma Gesù gli sorride e fa un cenno di diniego, mentre saluta i due che sono tornati dopo tanta assenza.
   Abbraccia per primo Tommaso, florido e allegro come sempre, che però si fa serio guardando il Maestro, così palesemente cambiato, e che chiede premuroso: «Sei stato ammalato?».
   «No, Toma. Per nulla. E tu sei stato bene, felice?».
   «Io sì, Signore. Sempre bene e sempre felice. Non mi mancavi che Tu per rendere beato il mio cuore. Mio padre e mia madre ti sono riconoscenti di avermi mandato per qualche tempo. Mio padre era un poco malato e allora ho lavorato io. Sono stato dalla mia gemella e ho conosciuto il nipotino, gli ho fatto mettere il nome che mi hai detto. Poi è venuto Giuda e mi ha fatto girare come una tortorella in tempo di amori, in su, in giù, dove erano discepoli. Lui aveva già girato, di suo, non poco. Ma ora ti dirà lui, perché lui ha lavorato per dieci e merita che Tu l’ascolti».
   Gesù lo lascia andare ed è la volta di Giuda, che ha atteso pazientemente e che si fa avanti franco, spigliato, trionfante. Gesù lo trapana col suo sguardo di zaffiro. Ma lo bacia e ne è baciato non diversamente di Tommaso. E le parole che seguono sono affettuose: «E tua madre, Giuda, fu felice di averti? Sta bene quella santa donna?».
   «Sì, Maestro, e ti benedice di averle mandato il suo Giuda. Voleva mandarti dei doni. Ma come potevo portarli mentre andavo qua e là per monti e valli?

   334.6Puoi stare tranquillo, Maestro. Tutti i gruppi dei discepoli che ho visitato lavorano santamente. L’idea si estende sempre più. Io ho personalmente voluto controllare le ripercussioni di essa sui più potenti scribi e farisei. Molti ne conoscevo ed altri ne ho conosciuti adesso, per tuo amore. Ho avvicinato sadducei, erodiani… Oh! ti assicuro che la mia dignità è stata ben stritolata!… Ma per tuo amore! Questo e altro farò. Ho avuto ripulse sdegnose e anatemi. Ma anche sono riuscito a suscitare simpatie in alcuni prevenuti verso di Te. Non voglio le tue lodi. Mi basta avere fatto il mio dovere e ringrazio l’Eterno di avermi sempre aiutato. Ho dovuto usare il miracolo in certi casi. E me ne è doluto perché meritavano folgori e non benedizioni. Ma Tu dici di amare e di essere pazienti… Lo sono stato ad onore e gloria di Dio e per tua gioia. Io spero che molti ostacoli saranno abbattuti per sempre, molto più che sul mio onore ho garantito che presso Te non erano più quei due che davano tanta ombra. Dopo mi era venuto scrupolo di avere asserito ciò che non sapevo con certezza. E allora ho voluto verificare per potere provvedere, per non essere trovato in menzogna, cosa che mi avrebbe messo in sospetto per sempre presso i convertendi… Pensa! Anche Anna e Caifa ho avvicinato!… Oh! mi hanno voluto incenerire coi rimproveri… Ma io sono stato così umile, persuasivo, che hanno finito a dirmi: “Ebbene, se le cose sono proprio così… Noi le sapevamo diverse. I rettori del Sinedrio, che potevano saperle, ci avevano riferito il contrario e…”».
   «Non vorrai dire che Giuseppe e Nicodemo sono stati dei mentitori», interrompe lo Zelote, che si è contenuto fin lì ma non oltre ed è livido nello sforzo fatto.
   «E chi lo dice? Anzi! Giuseppe mi ha visto quando uscivo da Anna e mi ha detto: “Perché sei così alterato?”. Gli ho raccontato tutto e come, seguendo il consiglio suo e di Nicodemo, Tu, Maestro, avessi allontanato il galeotto e la greca. Perché li hai allontanati, non è vero?», dice Giuda guardando fissamente Gesù con i suoi occhi di giaietto, brillanti fino alla fosforescenza. Sembra voglia perforarlo con lo sguardo per leggere ciò che Gesù ha fatto.
   Gesù, che lo ha sempre di fronte, vicinissimo, dice calmo:
   «Ti prego continuare il tuo racconto che mi interessa molto. È una esatta relazione che può molto servire».
   «Ah! dunque dicevo che Anna e Caifa si sono ricreduti. Ciò è molto per noi. Non è vero? E poi!… Oh! ora vi faccio ridere! Ma lo sapete che i rabbi mi hanno preso in mezzo e mi hanno fatto subire un altro esame, come fossi un minorenne che diventa maggiorenne? E che esame! Bene. Li ho persuasi e mi hanno lasciato andare. Allora mi è venuto il sospetto e la paura di aver detto cosa non vera. E ho pensato di prendere Tommaso e andare di nuovo dove erano dei discepoli, oppure dove era presumibile si fossero ricoverati Giovanni e la greca. Sono stato da Lazzaro, da Mannaen, al palazzo di Cusa, da Elisa di Betsur, a Bétèr nei giardini di Giovanna, al Getsemani, nella casetta di Salomon oltre Giordano, all’Acqua Speciosa, da Nicodemo, da Giuseppe…».
   «Ma non lo avevi visto?».
   «Sì. E mi aveva assicurato di non avere mai più visto quei due. Ma sai… Io volevo essere sicuro… In breve: ho ispezionato ogni luogo dove potevo avere sospetti che egli fosse… E non credere che soffrissi di non trovarlo. Mi faresti torto. Tutte le volte — e Tommaso lo può confermare — tutte le volte che uscivo da un luogo senza averlo trovato e neppure senza avere avuto indizio di lui, dicevo: “Sia lode al Signore!”, e dicevo: “O Eterno, fa’ che io non lo trovi mai più!”. Proprio! Il sospiro dell’anima mia… Ultimo luogo fu Esdrelon…

   334.7Ah! a proposito!
   Ismael ben Fabi, che è nel suo palazzo nelle campagne di Mageddo, ha desiderio di averti ospite… Ma io, se fossi in Te, non ci andrei…».
   «Perché? Senza fallo ci anderò. Io pure ho desiderio di vederlo. Ci andremo subito, anzi. Invece di andare a Sefori andremo ad Esdrelon, e poi a Mageddo dopodomani che è vigilia di sabato, e da lì alla casa di Ismael».
   «Ma no, Signore! Perché? Credi che egli ti ami?».
   «Ma se tu lo hai avvicinato e mutato in mio favore, perché non vuoi che vada?».
   «Non l’ho avvicinato… Era nei campi e mi ha riconosciuto.
   Ma io — vero, Tommaso? — volevo fuggire quando l’ho visto. Non ho potuto perché mi ha chiamato a nome. Io… Io non posso che consigliarti di non andare mai più da alcun fariseo o scriba o simili esseri. Non è utile per Te. Stiamo fra noi, soli, col popolo e basta. Anche Lazzaro, Nicodemo, Giuseppe… sarà un sacrificio… Ma è meglio farlo, per non creare gelosie, livori, e dare arma alle critiche… A tavola si parla… e loro ci lavorano sopra, subdolamente, alle tue parole. Ma torniamo a Giovanni… Ora andavo a Sicaminon, per quanto Isacco, trovato ai confini della Samaria, mi abbia giurato di non averlo più visto dall’ottobre».
   «E Isacco ha giurato il vero. Ma quanto tu consigli, sui contatti con scribi e farisei, è in contrasto con quanto hai detto prima. Tu mi hai difeso… Così hai fatto, non è vero? Tu hai detto: “Ho abbattuto molte prevenzioni su Te”. Hai detto così, non è vero?».
   «Sì, Maestro».
   «E allora perché non posso Io stesso finire di difendere Me stesso? Dunque andremo da Ismael. E tu, ora, torni indietro e lo vai ad avvisare. Con te vengono Andrea, Simone lo Zelote e Bartolomeo. Noi verremo dai contadini a fare sosta. Riguardo a Sicaminon, noi ne veniamo. Ed eravamo in undici. Ti asseriamo che Giovanni non c’è. E così non c’è a Cafarnao o a Betsaida, a Tiberiade, Magdala, Nazaret, Corozim, Betlem di Galilea, e così via in tutte le tappe che forse avevi in mente di fare per… rassicurare te stesso sulla presenza di Giovanni fra i discepoli o in case amiche».

   334.8Gesù parla calmo, con tono naturale… Ma pure qualcosa deve essere in Lui che mette in turbamento Giuda, che cambia per un attimo di colore. Gesù lo abbraccia come per baciarlo… E mentre lo ha così, guancia a guancia, gli sussurra piano:
   «Disgraziato! Che hai fatto dell’anima tua?».
   «Maestro… io…».
   «Va’! Ammorbi di inferno più dello stesso Satana! Taci!… E pentiti se puoi».
   Giuda… io sarei scappata a gambe levate. Ma lui! Sfrontato, dice a voce alta: «Grazie, Maestro. Ma ti prego, prima che io vada, due parole in segreto».
   Tutti si scansano di molti metri.
   «Perché, Signore, mi hai detto quelle parole? Mi hai dato dolore…».
   «Perché sono la verità. Chi commercia con Satana prende l’odore di Satana».
   «Ah! è per la negromanzia? Oh! che paura mi hai fatto! Uno scherzo! Non più di uno scherzo di bambino curioso. E mi è servito per avvicinare dei sadducei e per perderne voglia. Tu dunque vedi che mi puoi assolvere con piena pace. Sono cose inutili quando si ha il tuo potere. Avevi ragione. Suvvia, Maestro! La mia colpa è così lieve!… Grande è la tua sapienza. Ma chi ti ha detto questo?».
   Gesù lo guarda severo e non risponde.
   «Ma proprio mi hai visto in cuore il peccato?», chiede un poco impaurito Giuda.
   «E mi hai ripugnato. Va’! E non aggiungere parola». E gli volge le spalle tornando ai discepoli, ai quali ordina di cambiare strada dando prima il commiato a Bartolomeo, Simone e Andrea, che raggiungono Giuda e vanno lesti, mentre questi che restano vanno lentamente, ignari della verità nota a Gesù solo.
   Tanto ignari che elogiano Giuda per la sua attività e sagacia. E l’onesto Pietro sinceramente si accusa del pensiero temerario che aveva in cuore verso il condiscepolo…
   Gesù sorride, un sorriso mite, un poco stanco, come fosse astratto e sentisse appena il cicaleccio dei suoi compagni, che delle cose sanno solo quel tanto che permette di sapere la loro umanità.