MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 339



CCCXXXIX. Verso Meieron. La notte peccaminosa di Giuda Iscariota.

   23 novembre 1945.

   339.1Una bella aurora di primavera fa rosato il cielo e liete le colline. I discepoli se ne allietano l’uno con l’altro mentre si riuniscono all’inizio del paese in attesa dei ritardatari.
   «Il primo giorno che non faccia freddo, dopo le grandinate», dice Matteo sfregandosi le mani.
   «Doveva ben venire! Siamo alla neomenia di adar!», esclama Andrea.
   «Bene! Bene! Se si doveva andare sui monti col fresco dei giorni passati!…», commenta Filippo.
   «Ma dove si va, poi?», chiede Andrea.
   «Chissà… Di qui si va a Sefet o a Meieron. Ma poi?», gli risponde Giacomo di Zebedeo, e si volta a chiedere ai due figli di Alfeo: «Lo sapete voi dove si va?».
   «Gesù ci ha detto che vuole andare verso settentrione. Nulla più», dice laconico Giuda d’Alfeo.
   «Un’altra volta? Alla prossima luna si deve iniziare il pellegrinaggio di Pasqua…», dice non troppo entusiasta Pietro.
   «Faremo più che a tempo», gli ribatte il Taddeo.
   «Sì. Ma niente riposo a Betsaida…».
   «Vi passeremo certo per prendere le donne e Marziam», risponde Filippo a Pietro.
   «Quello che vi prego è di non mostrarvi annoiati, svogliati o altro.

   339.2Gesù è afflittissimo… Ieri sera piangeva. L’ho trovato che piangeva mentre noi preparavamo la cena. Non pregava, fuori sulla terrazza, come credevamo. Ma piangeva», dice Giovanni.
   «Perché? Glielo hai chiesto?», chiedono tutti.
   «Sì. Ma non mi ha detto che: “Amami, Giovanni”».
   «Forse… è per quelli di Corozim».
   Lo Zelote, che sta sopraggiungendo, dice: «Il Maestro è qui che viene con Bartolomeo. Andiamogli incontro».
   E vanno, ma continuano il loro discorso: «O è per Giuda. Ieri sera erano rimasti soli…», dice Matteo.
   «Già! E Giuda aveva dichiarato prima che era inquieto e non voleva nessuno con sé», osserva Filippo.
   «Neanche col Maestro ha voluto stare! E io che ci sarei stato tanto volentieri!», sospira Giovanni.
   «Anche io!», dicono tutti gli altri.
   «Quell’uomo non mi piace… O è malato, o è stregato, o è matto, o è indemoniato… Qualche cosa ha», dice sicuro il Taddeo.
   «Eppure, credetelo, nel viaggio di ritorno fu esemplare. Ha sempre difeso il Maestro e gli interessi del Maestro come nessuno di noi mai fece. L’ho visto io, l’ho sentito io! E spero che non avrete dubbi sulla mia parola», asserisce Tommaso.
   «Ti pare che non ti si creda? Ma no, Toma! E ne abbiamo piacere che Giuda sia meglio di noi. Ma tu lo vedi! È strano, sì o no?», chiede Andrea.
   «Oh! per strano è strano. Ma forse soffre per cose intime…
   Forse anche perché non ha fatto miracolo. È un poco orgoglioso. Oh! a buon fine! Ma ci tiene a fare molto, ad essere encomiato…».
   «Uhm! Sarà! Il fatto è che il Maestro è triste. Guardatelo là se sembra più l’uomo che abbiamo conosciuto. Ma, viva il Signore! Se riesco a scoprire chi è colui che fa soffrire il Maestro… Basta! So io ciò che gli faccio», dice Pietro.

   339.3Gesù, che parla fitto fitto con Natanaele, li vede e affretta il passo sorridendo. «La pace a voi. Ci siete tutti?».
   «Manca Giuda di Simone… e credevo fosse da Te, perché alla casa dove era a dormire mi hanno detto di avere trovato la stanza vuota e tutto in ordine…», spiega Andrea.
   Gesù corruga un momento la fronte e si concentra nel suo pensiero chinando il capo. Poi dice: «Non importa. Andiamo lo stesso. Direte a quelli delle ultime case che noi andiamo a Meieron e poi a Giscala. Se Giuda ci cerca, lo mandino là. Andiamo».
   Tutti sentono tempesta per aria e ubbidiscono senza fiatare. Gesù continua a parlare con Bartolomeo, più avanti degli altri di qualche passo. E sento passare dei grandi nomi nel loro discorso: Illele, Giaele, Barac e glorie patrie che passano nella mente e nei discorsi, e commenti ammiratori sui grandi dottori. E rimpianti in Bartolomeo…
   «Oh! fosse stato ancora vivo il Saggio! Hillele era buono, ma anche forte. Non si sarebbe lasciato turbare. Da sé ti avrebbe giudicato!».
   «Non te la prendere, Bartolmai! E benedici l’Altissimo che lo ha preso nella sua pace. Lo spirito del Saggio non conobbe così il turbamento di tanto odio per Me».
   «Mio Signore! Non odio soltanto!…».
   «Più odio che amore, amico. E così sarà sempre».
   «Non essere triste. Noi ti difenderemo…».
   «Non è la morte che mi angoscia… È vedere il peccato degli uomini».
   «La morte no!… Non parlare di morte. Non arriveranno a tanto… perché hanno paura…».
   «L’odio sarà più forte della paura. Bartolomeo, quando sarò morto, poi quando sarò lontano, nel Cielo santo, dillo agli uomini: “Egli, più che per la morte, soffrì per il vostro odio”…».
   «Maestro! Maestro! Maestro! Non dire così! Nessuno ti odierà tanto da farti morire. E Tu puoi sempre impedirlo, Tu che sei potente…».

   339.4Gesù sorride mestamente, direi stancamente, mentre sale col suo passo misurato la strada montana che conduce a Meieron e che, più si alza, più discopre un vasto e bel panorama sul lago di Tiberiade — che appare dallo squarcio di una gola sulle colline vicine che, ad arco, fanno da paravento alla vista del lago di Merom — e poi, oltre il lago di Tiberiade, sull’altipiano d’Oltre-Giordano, fino ai frastagliati monti lontani dell’Auran, della Traconite e della Perea.
   Gesù accenna però in direzione nord-nordest dicendo: «Dopo la Pasqua dovremo andare là, nella tetrarchia di Filippo. E appena ne avremo il tempo per essere di nuovo per la Pentecoste a Gerusalemme».
   «Ma non ti converrebbe di più farlo adesso? Passando nell’Oltre-Giordano, verso le sue sorgenti… ritornando per la Decapoli…».
   Gesù si passa la mano sulla fronte, con mossa stanca di chi ha la mente annebbiata, e mormora: «Non so, non so ancora!… Bartolomeo!…». Quanto sconforto, dolore, invocazione è nella voce!…
   Bartolomeo si curva un poco, come ferito da quel tono strano e nuovo in Gesù, e dice, affannoso d’amore: «Maestro? Che hai? Che vuoi dal vecchio Natanaele?».
   «Nulla, Bartolmai… La tua preghiera… Perché Io veda bene ciò che è da fare…

   339.5Ma ci chiamano, Bartolmai… Fermiamoci qui…». E si arrestano presso un ciuffo di alberi.
   Spuntano dalla curva del sentiero gli altri in gruppo: «Maestro, Giuda ci segue correndo a perdifiato…».
   «Lo aspetteremo, dunque».
   E Giuda infatti appare presto, di corsa… «Maestro… ho fatto tardi… Sono rimasto addormentato e…».
   «Dove, se a casa non ti ho trovato?», chiede stupito Andrea.
   Giuda resta per un minuto interdetto, ma svelto si riprende dicendo: «Oh! mi spiace che la mia penitenza si sia rivelata! Sono stato nel bosco tutta la notte a pregare, a fare sacrificio…
   All’alba mi ha vinto il sonno… Sono un debole io… Ma il Signore altissimo compatirà il suo povero servo. Non è vero, Maestro? Mi sono destato tardi e tutto indolenzito».
   «Infatti hai un viso molto sciupato», osserva Giacomo di Zebedeo.
   Giuda ride: «Eh! già! Ma ho l’anima più lieta. La preghiera fa bene. La penitenza dà ilare cuore. E dà umiltà e generosità. Maestro, perdona il tuo stolto Giuda…», e si inginocchia ai piedi di Gesù.
   «Sì. Alzati e andiamo».
   «Dàmmi la pace con un tuo bacio. Sarà il segno che mi hai perdonato i malumori di ieri. Non ti ho voluto, è vero. Ma era perché volevo pregare…».
   «Avremmo potuto pregare insieme…».
   Giuda ride e dice: «No, Tu non potevi pregare con me questa notte, essere dove io ero…».
   «Oh! bella! Perché? È sempre con noi e ci ha insegnato Lui a pregare!», dice stupito Pietro.
   Ridono tutti. Ma Gesù non ride. Guarda fisso Giuda che lo ha baciato e che lo guarda con un occhio ilare di pungente malizia, come se lo sfidasse.
   Osa ripetere: «Non è vero che non potevi essere con me questa notte?».
   «Non potevo. Non potevo e non potrò mai, infatti, condividere gli abbracci del mio spirito col Padre mio, con un terzo, tutto carne e sangue, quale tu sei, e nei luoghi dove tu vai. Amo la solitudine popolata d’angeli per dimenticare che l’uomo è un fetore di carne corrotta dal senso, dall’oro, dal mondo e da Satana».
   Giuda non ride più neppure con gli occhi. Risponde serio:
   «Hai ragione. Il tuo spirito ha visto il vero.

   339.6Dove andiamo allora?».
   «A venerare le tombe dei grandi rabbi e degli eroi di Israele».
   «Che? Come? Ma Gamaliele non ti ama. Ma gli altri ti odiano!», dicono in molti.
   «Non importa. Io mi inchino alle tombe dei giusti che attendono redenzione. Vado a dire alle loro ossa: “Presto Colui che vi alitò lo spirito vostro sarà nel Regno dei Cieli, pronto a scendere di là all’estremo Giorno, per farvi rivivere in eterno nel Paradiso”».
   Vanno, vanno finché trovano il paese di Meieron. Bello, ben tenuto, pieno di luce e di sole, fra ubertose colline e vette.
   «Sostiamo. Nel pomeriggio andremo da qui verso Giscala.
   Le grandi tombe sono sparse per queste chine in attesa del risveglio glorioso».