MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 297



CCXCVII. Con il discorso ad Aera termina il secondo grande viaggio apostolico.

   7 ottobre 1945.

   297.1 Gesù parla sulla piazza principale di Aera:
   «…Ed Io non sto a dirvi, come dissi altrove, le prime e indispensabili cose da sapersi e da farsi per salvarsi. Voi le sapete, e molto bene, per opera di Timoneo, sapiente sinagogo della Legge antica, ora sapientissimo perché la rinnovella nella luce della Legge nuova. Ma vi voglio mettere in guardia contro un pericolo che, nello stato di spirito in cui vi trovate, voi non potete vedere. Il pericolo di essere deviati da pressioni ed insinuazioni per staccarvi da quella fede che ora avete in Me. Ora Io vi lascerò Timoneo per qualche tempo. E con altri egli vi spiegherà le parole del Libro alla luce nuova della mia Verità che egli ha abbracciata. Ma prima di lasciarvi, dopo aver scrutato i vostri cuori e averli visti sinceri nel loro amore, volonterosi e umili, Io voglio con voi commentare un punto del quarto libro dei Re[3].

   297.2 Quando Ezechia re di Giuda fu assalito da Sennacherib, vennero a lui, per terrorizzarlo, i tre grandi del re nemico. Per terrorizzarlo coi timori delle disfatte alleanze e delle potenze che lo circondavano già. E, alle parole dei messi potenti, Eliacim, Sobna e Joae risposero: “Parla in modo che il popolo non comprenda”, e ciò allo scopo che il popolo terrorizzato non invocasse pace. Ma i messi di Sennacherib questo volevano ed a gran voce dissero, in ebraico perfetto: “Non vi seduca Ezechia… Fate con noi ciò che vi è utile e arrendetevi, e ciascuno potrà mangiare della sua vigna e del suo fico e bere le acque delle vostre cisterne finché noi si venga a trasportarvi in una terra simile alla vostra, in una terra feconda e fertile di vino, in una terra abbondante di pane e di uve, in una terra di ulive e di olio e di miele, e voi vivrete e non morrete…”. Ed è detto: “Il popolo non rispose perché aveva avuto dal re l’ordine di non rispondere”.
   Ecco. Io pure, per pietà delle vostre anime assediate da forze ancor più feroci di quelle di Sennacherib, che poteva offendere i corpi ma non intaccare gli spiriti — mentre per voi è agli spiriti che si muove guerra da un esercito nemico capitanato dal più fiero e crudele despota che sia nel creato — ho pregato i messi di questo, che per offendere Me in voi tentano terrorizzare Me e voi con minacce di tremendi castighi, dicendo così: “Parlate a Me solo. Ma lasciate in pace le anime che nascono ora alla Luce. Crucciate Me, torturate Me, accusate Me, uccidete Me, ma non vi accanite su questi pargoli della Luce. Sono deboli ancora. Un giorno saranno forti. Ma ora deboli sono. Non infierite su essi. Non infierite sulla libertà degli spiriti di scegliersi una via. Non infierite sul diritto di Dio di chiamare a Sé questi che lo cercano con semplicità e amore”.
   Ma può mai uno che odia cedere alle preghiere di colui che esso odia? Può mai uno che è preso dall’odio conoscere amore? Non può. Onde, con ancor più durezza, e sempre più con durezza, verranno a dirvi: “Non vi seduca il Cristo. Venite con noi e avrete ogni bene”. E vi diranno: “Guai a voi se lo seguirete. Sarete perseguitati”. E incalzeranno con finta bontà verso di voi: “Salvate le vostre anime. Egli è un Satana”. Tante cose vi diranno di Me. Tante per persuadervi a lasciare la Luce.
   Io vi dico: “Ai tentatori rispondete col silenzio”. Quando poi la Forza del Signore sarà scesa nel cuore dei fedeli di Gesù Cristo, Messia e Salvatore, allora potrete parlare, perché non voi, ma lo stesso Spirito di Dio parlerà sulle vostre labbra, e i vostri spiriti saranno adulti nella Grazia, forti ed invincibili nella Fede.
   Siate perseveranti. Non vi chiedo che questo. Ricordate che Dio non può acconsentire ai sortilegi di un suo nemico. I vostri malati, coloro che hanno avuto conforto e pace allo spirito loro, parlino sempre fra voi, con la loro sola presenza, di chi è Colui che è venuto fra voi per dirvi: “Perseverate nel mio amore e nella mia dottrina e avrete il Regno dei Cieli”. Le mie opere parlano più ancora delle mie parole e, per quanto sia perfetta beatitudine saper credere senza aver bisogno di prove, Io vi ho permesso di vedere i prodigi di Dio perché voi siate fortificati nella fede.
   Rispondete al vostro cervello, tentato dai nemici della Luce, con le parole del vostro spirito: “Io credo perché ho visto Dio nelle sue opere”. Rispondete ai nemici col silenzio operoso. E con queste due risposte procedete nella Luce. La pace sia sempre con voi».
   E li congeda avviandosi poi fuori della piazza.

   297.3 «Perché hai parlato loro così poco, Signore? Timoneo ne potrebbe essere deluso», dice Natanaele.
   «Non lo sarà perché è un giusto e comprende che avvertire uno di un pericolo è amarlo di più forte amore. Questo pericolo è molto presente».
   «Sempre i farisei, eh?», chiede Matteo.
   «Questi e altri».
   «Sei accasciato, Signore?», domanda affannato Giovanni.
   «No. Non più del solito…».
   «Eppure eri più lieto i giorni passati…».
   «Sarà tristezza per non avere più i discepoli con Sé. Ma perché poi li hai mandati via? Vuoi forse continuare il viaggio?», chiede l’Iscariota.
   «No. Questo è l’ultimo luogo. Da qui si va a casa. Ma le donne non potevano più proseguire con questa stagione. Hanno fatto molto. Non devono fare di più».
   «E Giovanni?».
   «Giovanni, ammalato, è in casa ospitale come tu lo fosti».

   297.4 Poi Gesù si accomiata da Timoneo e da altri discepoli che restano nella zona e ai quali certo ha dato degli ordini per il futuro, perché non ripete altri consigli.
   Sono sulla porta di casa di Timoneo, perché ancora una volta Gesù ha voluto benedirne la padrona. La folla, rispettosa, lo osserva e lo segue quando riprende il cammino verso il sobborgo, le ortaglie, l’aperta campagna. E i più tenaci lo seguono per qualche po’, in gruppo sempre più sparuto, fino ad essere nove, poi cinque, poi tre, poi uno… E anche quell’uno si volge e torna ad Aera, mentre Gesù prende la direzione d’occidente, solo coi dodici apostoli, perché anche Ermasteo è rimasto con Timoneo.

   297.5 Gesù dice:
   «E il viaggio, il secondo grande viaggio apostolico è compiuto. Ora si torna nelle note campagne della Galilea.
   Povera Maria, sei sfinita più di Giovanni di Endor. Ti autorizzo ad omettere le descrizioni dei luoghi. Tanto abbiamo dato per i ricercatori curiosi. E saranno sempre “ricercatori curiosi”. Nulla più. Ora basta. La forza fugge. Serbala per la parola. Con lo stesso animo col quale constatavo l’inutilità di tante mie fatiche, constato l’inutilità di tante tue fatiche. Perciò ti dico: “Serbati solo per la parola”.
   Sei il “portavoce”. Oh! che invero per te si ripete il detto[4]:
   “Abbiamo suonato e non avete cantato, abbiamo fatto lamenti e non avete pianto”. Hai ripetuto le mie parole sole, e i dottori difficili hanno arricciato il naso. Hai unito alle parole mie le descrizioni tue, e ci si trova a ridire. Ora troveranno ancora a ridire. E tu sei sfinita. Ti dirò Io quando dovrai descrivere il viaggio. Io solo.
   È un anno, a momenti, che ti ho colpita. Ma vuoi, prima che l’anno si compia, riposare di nuovo sul mio cuore? Vieni, dunque, piccola martire…».

[3] un punto del quarto libro dei Re, che nella neo-volgata corrisponde a: 2 Re 18, 17-36.
[4] detto, in 266.12.