MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 367



CCCLXVII. Giovedì avanti Pasqua. Preparativi nel Getsemani.

   23 gennaio 1946.

   367.1­È appena un principio di aurora. Ma già gli uomini emulano gli uccelli che si agitano nei primi voli e nei primi lavori e canti del giorno. La casa del Getsemani si desta piano piano e si trova prevenuta dal Maestro, che già torna dalla preghiera fatta alle prime luci dell’alba, seppure non rientra dopo una intera notte di preghiera.
   Si ridesta lentamente il vicino campo dei Galilei sul pianoro del monte Uliveto, e grida e richiami vanno per l’aria serena, attutiti dalla distanza, ma abbastanza netti per fare comprendere che i pii pellegrini colà radunati stanno per riprendere le cerimonie pasquali, interrotte la sera avanti.
   Si ridesta la città, giù, in basso, iniziando il clamore che la fa piena, in questi giorni di sopraffollamento, con i ragli dei somarelli degli ortolani e dei venditori di agnelli, che si pigiano alle porte per entrare, e col pianto così commovente di centinaia di agnellini che, su carri, su basti, su bastoni o su spalle, vanno al loro tragico destino e chiamano la madre, piangono la sua lontananza non sapendo che dovrebbero piangere la vita giunta al termine così precocemente. Poi sempre più il rumore cresce in Gerusalemme, per lo scalpiccio di passi nelle vie, per i richiami da terrazza a terrazza e da queste alla via o viceversa. E il rumore giunge, come quello di un flutto marino, attutito dalla lontananza, sino alla serena conca del Getsemani.

   367.2Un primo raggio di sole sciabola diretto su di una cupola preziosa del Tempio e la accende tutta come fosse un sole sceso sulla terra, un piccolo sole posato su di un candido piedestallo, ma tanto bello, pur nella sua piccolezza.
   I discepoli e le discepole guardano ammirate quel punto d’oro. È la Casa del Signore! È il Tempio! Per capire cosa era questo luogo per gli israeliti, basta vedere i loro sguardi nel fissarlo. Sembra che vedano, fra il rutilare dell’oro acceso dal sole, balenare la Faccia Ss. di Dio. Adorazione e amor di patria, santo orgoglio di essere ebrei, sono palesi in quegli sguardi più che se le labbra parlassero.
   Porfirea, che non è più stata a Gerusalemme da tanti anni, ha persino lacrime di commozione negli occhi mentre, inconsapevolmente, stringe il braccio del suo uomo che le indica non so che con la mano, e si abbandona un poco sopra di lui, simile ad una sposa novella, innamorata dello sposo, ammirata di lui, beata di essere da lui istruita.
   Intanto le altre donne parlano piano, appena a monosillabi, per chiedersi ciò che è da fare nel giorno, e Anastasica, non ancora pratica e un poco spaesata, sta lievemente discosta, assorta nei suoi pensieri.

   367.3Maria, che parlava con Marziam, la vede e va da lei passandole un braccio intorno alla vita. «Ti senti un poco sola, figlia mia? Ma oggi andrà meglio. Vedi? Mio Figlio sta ordinando agli apostoli di andare alle case delle discepole per avvertirle di radunarsi e di attenderlo nel pomeriggio in casa di Giovanna. Vuole certo parlare a noi, proprio a noi donne, e certo in precedenza ti avrà già data una madre. Buona, sai? La conosco da quando ero al Tempio. Era una madre fino da allora per le più piccole fra le vergini. E comprenderà il tuo cuore perché anche ella ha molto pianto. Mio Figlio la guarì l’anno scorso da una malinconia mortale che l’aveva presa dopo la morte dei suoi due figli. Tanto ti dico perché tu sappia chi è colei che d’ora in poi ti amerà e tu amerai. Però, come l’anno scorso dissi a Simon Pietro che riceveva Marziam per figlio, ora dico a te: “Che questo affetto non ti illanguidisca il cuore nella sua volontà di servire Gesù”. Se così fosse, il dono di Dio ti sarebbe pernicioso più della lebbra, perché spegnerebbe in te la volontà buona che ti darà un giorno il possesso del Regno».
   «Non temere, o Madre. Per quanto sta in me, di questo affetto farò una fiamma per sempre più accendere me stessa al servizio del Salvatore. Non mi appesantirò in esso e non appesantirò Elisa, ma insieme, anzi, sorreggendoci e spronandoci, in santa gara voleremo, con l’aiuto del Signore, per la sua via».

   367.4­Mentre parlano, dal campo dei Galilei, dalla città, da case sparse per le pendici e dalla frazione, o borgatella che sia, che è appena fuori città, su una delle due vie che da Gerusalemme vanno a Betania e, per specificare, sulla via più lunga che Gesù fa raramente, sopraggiungono discepoli antichi e recenti, e ultimi ad arrivare sono Filippo con la famiglia, Tommaso solo, Bartolomeo con la moglie.
   «Dove sono i figli di Alfeo, Simone e Matteo?», chiede Tommaso che non li vede.
   Gesù gli risponde[9]: «Sono andati avanti. I due ultimi a Betania ad avvisare le sorelle di essere nel pomeriggio in casa di Giovanna. I due primi dalla stessa e da Annalia, per dire loro che nel pomeriggio sarò da Giovanna. Ci troveremo all’ora di terza alla porta Dorata. Andiamo intanto a dare l’obolo ai mendicanti e ai lebbrosi. Bartolomeo vada con Andrea avanti, a comperare cibarie per essi. Noi li seguiremo lentamente fermandoci al sobborgo di Ofel, presso la porta, per andare poi dai poveri lebbrosi».
   «Tutti?», dicono alcuni poco entusiasti.
   «Tutti e tutte. La Pasqua, quest’anno, ci riunisce come mai fu possibile. Insieme facciamo ciò che saranno i doveri futuri di uomini e donne operanti nel mio Nome. 367.5Ecco Giuda di Simone che viene di fretta. Ne ho piacere perché voglio sia lui pure con noi».
   Infatti Giuda viene trafelato. «In ritardo, Maestro? Colpa di mia madre. È venuta, contrariamente al solito e a ciò che le avevo detto. L’ho trovata ieri sera presso un amico di casa nostra. E questa mattina mi ha trattenuto in discorsi… Voleva venire con me. Ma non ho voluto».
   «Perché? Maria di Simone non merita forse di stare dove tu stai? Anzi molto più di te lo merita. Va’ perciò di corsa a prenderla e raggiungici al Tempio, alla porta Dorata».
   Giuda va via senza obbiettare. Gesù si mette in cammino, davanti, con gli apostoli e i discepoli. Le donne, con Maria al centro, dietro agli uomini.

   367.5Ecco Giuda di Simone che viene di fretta. Ne ho piacere perché voglio sia lui pure con noi».
   Infatti Giuda viene trafelato. «In ritardo, Maestro? Colpa di mia madre. È venuta, contrariamente al solito e a ciò che le avevo detto. L’ho trovata ieri sera presso un amico di casa nostra. E questa mattina mi ha trattenuto in discorsi… Voleva venire con me. Ma non ho voluto».
   «Perché? Maria di Simone non merita forse di stare dove tu stai? Anzi molto più di te lo merita. Va’ perciò di corsa a prenderla e raggiungici al Tempio, alla porta Dorata».
   Giuda va via senza obbiettare. Gesù si mette in cammino, davanti, con gli apostoli e i discepoli. Le donne, con Maria al centro, dietro agli uomini.

[9] Gesù gli risponde è un’aggiunta di MV su una copia dattiloscritta.