MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME VI CAPITOLO 373



CCCLXXIII. Giorno di Parasceve. Al Tempio, tra l’odio giudaico e l’amore dei poveri. Incontro con Niche.

   31 gennaio 1946.

   373.1Gesù entra nel Tempio. E dai primi passi che fa in esso è facile capire l’umore degli animi verso il Nazareno. Occhiatacce; ordini alle guardie del Tempio di sorvegliare il «conturbatore», e dati palesemente, perché tutti vedano e sentano; parole di sprezzo per chi è con Lui; anche urtoni, volontariamente dati a discepoli… Insomma l’odio è tale che gli splendidi farisei, scribi e dottori assumono pose e atti da facchini o da peggio ancora, e non pensano, tanto sono acciecati dal livore, che si avviliscono molto, anche come uomini, facendo così.
   Gesù passa tranquillo, come neppure lo riguardassero quegli atti! È il primo a salutare non appena vede qualche personaggio che per grado sacro o per potenza è un «superiore» del mondo ebraico. E se quello non risponde al saluto dignitoso che Gesù gli rivolge, non per questo Gesù muta atteggiamento. Certo che il suo viso, quando si volge da uno di questi superbi a uno o a più dei tanti umili — e molti sono i mendichi e malati poveri che ieri Egli ha raccolto e che, per l’impensata fortuna avuta, possono fare una Pasqua quale forse da anni non facevano, e che riuniti in gruppi, in piccole società formatesi spontaneamente, vanno a comperare gli agnelli da immolare, felici di essere, loro, i derelitti, pari agli altri nelle vesti e nelle possibilità — il suo volto diviene dolcissimo di sorriso. E si ferma benigno ad ascoltarli nei loro propositi, nelle loro narrazioni stupefatte, nelle loro benedizioni… Vecchi, bambini, vedove, infermi ieri, ora guariti, miserevoli ieri, stracciati, affamati, derelitti, oggi rivestiti, e nella felicità di essere uomini come gli altri nelle giornate della grande festa d’Azzimi!
   Le voci, così varie, da quelle d’argento dei piccoli a quelle tremule dei vecchi e, in mezzo a questi due estremi, le voci trepide delle donne, salutano, accompagnano, seguono Gesù. I baci piovono sulle sue vesti, sulle sue mani. E Gesù sorride e benedice mentre i suoi nemici, lividi di stizza per quanto Lui è luminoso di pace, si rodono d’ira impotente.

   373.2Afferro brani di discorsi…
   «Dici bene tu! Ma facessimo un atto, essi (e un fariseo indica il popolo che si stringe a Gesù) ci farebbero a pezzi».
   …«Pensate! Ci ha raccolti, sfamati, vestiti, guariti, e molti hanno trovato lavoro e assistenza per mezzo dei ricchi discepoli. Ma in verità tutto è venuto per Lui, che Dio lo salvi sem­pre!», dice un uomo che forse ieri era infermo e mendico.
   …«Sfido io! Compera la plebe così, il sedizioso, per gettarcela contro!», arrota fra i denti uno scriba parlando con un collega.
   «Una sua discepola ha preso il mio nome e mi ha detto di andare da lei dopo la Pasqua, ché mi conduce nelle sue campagne a Bétèr. Capisci, donna? Io e i figli. Lavorerò. Ma cosa è lavorare con protezione e sicurezza? Gioia è! E il mio Levi non si spezzerà nel lavoro dei grani. Perché la discepola che ci prende lo mette ai roseti… Un giuoco, ti dico! Ah! L’Eterno dia gloria e bene al suo Messia!», dice la vedova del piano di Saron ad una israelita benestante che la interroga.
   «Oh! e io non potrei?… Siete tutti a posto, ormai, voi che ieri ha raccolti?», dice la donna ricca israelita.
   «No, donna. Ci sono ancora altre vedove con figli e altri uo­mini».
   «Vorrei dirgli se mi dà grazia di aiutarlo».
   «Chiamalo!».
   «Non oso».
   «Va’ tu, Levi mio, a dirgli che una donna gli vuol parla­re…».
   Il fanciullo va lesto e riferisce a Gesù.

   3­73.3Intanto un sadduceo malmena un vecchio che pontifica in mezzo ad una turba venuta da Oltre Giordano e che tesse l’elogio del Maestro di Galilea.
   Il vecchio si difende dicendo: «Che faccio di male? Volevi essere lodato tu? Non avevi che fare ciò che Egli fa. Ma tu, che Dio ti perdoni, alla canizie e alla miseria dai sprezzo e non amore, falso israelita che non rispetti il Deuteronomio avendo pietà per i poveri[20]».
   «Sentite? Ecco il frutto della dottrina del sobillatore! Insegna alla plebe ad offendere i santi d’Israele».
   Gli risponde un sacerdote del Tempio: «Ma di noi è la colpa, se ciò avviene! Non facciamo che minacce senza tradurle in atto!».
   …Gesù dice intanto alla donna d’Israele: «Se ti impegni veramente di essere madre agli orfani e sorella alle vedove, vai al palazzo di Cusa, al Sisto. Di’ a Giovanna che Io ti mando. Va’ e ti fruttifichi il suolo come quello dell’Eden per la tua pietà. E più ti fruttifichi il cuore nell’amore sempre più vasto al prossimo tuo».
   Vede intanto le guardie trascinare il vecchio che aveva parlato prima. Grida: «Che fate al vecchio? E che ha fatto?».
   «Ha insultato gli strategoi che lo redarguivano».
   «Non è vero. Un sadduceo mi ha malmenato perché parlavo di Te a quei pellegrini. E avendo alzato su me la mano, perché vecchio e povero, gli ho detto che è un falso israelita che calpesta le parole del Deuteronomio».
   «Rilasciate quel vecchio. È con Me. La verità fu sulla sua bocca. Non la sincerità: la Verità. Dio, se parla sulle labbra dei fanciulli, parla pure[21] sulle labbra dei vecchi. È detto: “Non disprezzare l’uomo nella sua vecchiaia, perché sono dei nostri quelli che invecchiano”. E ancora: “Non disprezzare le parole dei vecchi saggi ma abbi famigliari le loro massime, perché da loro tu imparerai la sapienza e gli insegnamenti dell’intelligenza”, e ancora: “Dove sono dei vecchi non parlare molto”. Se lo ricordi Israele, quella parte d’Israele che vuol dirsi perfetta, perché altrimenti l’Altissimo ha modo di smentirla. Padre, vieni al mio fianco».
   Il vecchione va da Gesù, mentre i sadducei, colpiti dal rimprovero, se ne vanno con ira.

   373.4«Sono una donna ebrea della Diaspora, o Re atteso. Potrei servirti come quella donna che mandasti da Giovanna?», dice una donna che mi pare tutta quella che, di nome Niche, asciugò[22] il volto di Gesù sul Golgota, ottenendo il Sudario. Ma le ebree sono molto somiglianti fra di loro, e potrei, a distanza di mesi da quella visione, sbagliare.
   Gesù la guarda. Vede una donna sui quarant’anni, una ben ve­stita, franca di modi. Le chiede: «Sei vedova, non è vero?».
   «Sì. E senza figli. Sono tornata di recente e ho preso terre a Gerico. Per essere vicina alla città santa. Ma ora vedo che più grande di essa Tu sei. E ti seguo. E ti prego di avermi per serva. Conosco di Te da discepoli. Ma Tu superi i loro racconti».
   «Va bene. Ma che vuoi di preciso?».
   «Aiutarti nei poveri e, come posso, farti amare e conoscere. Conosco molti delle colonie della Diaspora, avendo seguito il marito nei commerci. Ho mezzi. Ma mi basta poco. Posso fare molto, perciò. E molto voglio fare per tuo amore e per suffragare lo spirito di colui che mi prese vergine vent’anni or sono e che mi fu compagno amabile fino all’estremo sospiro. Lo diceva nel morire. Pareva profetasse: “Morto che io sia, consegna la carne che ti amò alla tomba e va’ nella patria nostra. Troverai il Promesso. Oh! tu lo vedrai! Cercalo. Seguilo. Egli è il Redentore e Risuscitatore e mi aprirà le porte della Vita. Sii buona per aiutarmi ad esser pronto quando Egli aprirà i Cieli a coloro che non hanno più debiti verso la Giustizia, e sii buona per meritare di incontrarlo presto. Giura che lo farai e che muterai le sterili lacrime di una vedovanza in fortezza operosa.
   Abbi Giuditta a tuo esempio, o sposa, e tutte le nazioni conosceranno il tuo nome”. Povero sposo mio! Io chiedo soltanto che Tu mi conosca…».
   «Ti conoscerò per discepola buona. Va’ tu pure da Giovanna, e Dio sia con te»…

   373.5…Noiosi come pecchie tornano all’assalto i nemici di Gesù, mentre Egli, immolato l’agnello e atteso che fossero immolati quelli presi dai discepoli per averne quanti erano necessari per tanti, ritorna verso la cinta del Tempio.
   «Quando fai conto di finirla con le tue pose da re? Tu non sei re! Tu non sei profeta! Fino a quando abusi della nostra bon­tà, uomo peccatore, ribelle, causa di male ad Israele? Quante volte ti dobbiamo dire che non hai diritto di fare il rabbi qui dentro?».
   «Sono venuto ad immolare l’agnello. Non me lo potete impedire. Ma, del resto, vi ricordo Adonia e Salomone[23]».
   «Che c’entrano? Che vuoi dire? Sei Tu Adonia?».
   «No. Adonia con frode si fece re, ma la Sapienza vegliava e consigliava, e re fu soltanto Salomone. Io non sono Adonia. Salomone sono».
   «E Adonia chi è?».
   «Voi tutti».
   «Noi? Come parli?».
   «Con verità e giustizia».
   «Noi osserviamo la Legge, in ogni punto, crediamo ai profeti e…».
   «No. Non credete ai profeti. Essi mi nominano, e voi in Me non credete. No. Non osservate la Legge. Essa consiglia atti giusti. Voi non li fate. Anche quelle offerte che venite a compiere non sono rette.
   È detto[24]: “Immonda è l’offerta di chi sacrifica roba di mal acquisto”. È detto: “L’Altissimo non accetta i doni degli iniqui, non volge l’occhio sulle loro oblazioni, né sarà propizio ai loro peccati per il gran numero dei loro sacrifizi”. È detto: “Chi offre sacrifizio con la roba dei poveri è come chi sgozza un figlio sotto gli occhi del padre”. Questo è detto, o Giocana!
   È detto: “Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, chi lo toglie loro è un assassino”. Questo è detto, o Ismael!
   È detto: “Chi toglie il pane del sudore è come se uccidesse il povero”. Questo è detto, o Doras figlio di Doras.
   È detto: “Chi sparge il sangue e chi defrauda la mercede al­l’operaio sono fratelli”. Questo è detto, o Giocana, Ismael, Cha­­nania, Doras, Gionata. E ricordate anche che è detto: “Chiunque chiude i suoi orecchi alle grida del povero griderà anch’egli ma non sarà ascoltato”.
   E tu, Eleazar ben Anna, ricordati e ricorda a tuo padre che è detto: “I miei sacerdoti siano santi e non si contaminino per nessuna ragione”.
   E tu, Cornelio, sappi che è detto: “Chi avrà maledetto padre e madre sia punito di morte”, e morte non è soltanto quella che dà il carnefice. Una più grande attende i peccatori contro i parenti, eterna, tremenda.
   E tu, Tolmè, ricorda che è detto: “Chi esercita magia è sterminato da Me”.
   E tu, Sadoc, scriba d’oro, ricorda che fra l’adultero e il suo paraninfo nell’adulterio non c’è differenza agli occhi di Dio, ed è detto che colui che giura il falso è preda delle fiamme senza fine. E di’ a colui che l’ha dimenticato che chi prende una vergine, e sazio la recide da sé mentendo accuse, va condannato. Oh! non qui. Nell’altra vita, e per la menzogna, il falso giuramento, il danno fatto alla moglie, e per l’adulterio.
   E che? Fuggite? Davanti all’inerme che dice parole non sue ma di quelli che voi citate per santi in Israele, e perciò non potete dire che l’inerme è un bestemmiatore, perché dicendolo direste bestemmiatori i libri sapienziali e quelli mosaici che da Dio sono dettati? Davanti all’inerme voi fuggite? Sono forse pietre le mie parole? O vi destano, picchiando sul bronzo duro del vostro duro cuore, la coscienza, ed essa sente che ha il dovere di purificarsi, essa, non le membra soltanto, in questa Parasceve, per potere consumare senza peccato di immondezza l’agnello santo? Oh! se così è, lode al Signore! Perché vera sapienza, o voi che volete essere lodati per saggi, è conoscere se stessi, riconoscere i propri errori, pentirsene e andare ai riti con “vera” devozione. Ossia con culto e rito dell’anima, e non rito esteriore…
   Sono andati! E noi pure andiamo a dar pace a chi ci attende…».

[20] pietà per i poveri, come è prescritto in: Deuteronomio 24, 10-22.
[21] pure, invece di pure anche, è la corretta trascrizione dattiloscritta. Seguono tre citazioni da: Siracide 8, 6; 8, 8; 32, 9.
[22] asciugò, perché si riferisce ad una visione passata, del 26 marzo 1945; ma deve intendersi asciugherà, perché riguarda un fatto futuro che incontreremo in 608.9.
[23] Adonia e Salomone, le cui vicende nella successione al re Davide, loro padre, sono narrate in: 1 Re 1; 2, 1-25. Altre note riguardanti Salomone, a parte le semplici citazioni del suo nome, sono in: 69.1 - 142.4 - 166.4 - 245.3 - 269.10 - 302.1 - 336.4 - 348.10 - 389.2 - 516.3.5.
[24] È detto introduce una serie di citazioni, non tutte testuali, che possiamo raggruppare così: Levitico 20, 6.9; 21, 6-8;Siracide 34,18-22.