MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 386



CCCLXXXVI. Verso la sponda occidentale del Giordano.

   17 febbraio 1946.

   386.1Gesù è di nuovo in cammino. Volte le spalle al nord, costeggia i meandri del fiume per cercare chi lo traghetti. I suoi gli sono tutti intorno e rievocano gli avvenimenti dei pochi giorni passati nel paesello di Salomon e nella sua casa. Da quanto comprendo, sono rimasti fino a che non si è sparsa presso ambienti nemici la voce della presenza colà del Maestro, e quando questo è avvenuto se ne sono andati, lasciando a custodia della casetta riordinata il vecchio Anania, sereno nella sua povertà non più desolata.
   «Speriamo che lo stato degli animi duri come al presente», dice Bartolomeo.
   «Se andremo e verremo, come il Maestro dice, li terremo in quelle disposizioni», risponde Giuda d’Alfeo.
   «Piangeva, povero vecchio! Si era affezionato…», dice ancora commosso Andrea.

   386.2­«E mi è piaciuto il suo ultimo discorso. Vero, Maestro, che parlò da saggio?», dice Giacomo di Zebedeo.
   «Da santo parlò, io dico!», esclama Tommaso.
   «Sì. E terrò presente il suo desiderio», risponde Gesù.
   «Ma che ha detto di preciso? Io ero via con Giovanni per dire alla madre di Micael di ricordarsi di fare ciò che il Maestro ha detto, e non so di preciso», dice l’Iscariota.
   «Ha detto: “Signore, se passerai dal paese di mia nuora, dille che io non le serbo rancore e che sono contento di essere non più un derelitto, perché in tal modo meno grande sarà per lei il giudizio di Dio. Dille che cresca i nipoti nella fede del Messia, ché così li avrò con me in Cielo, e appena sarò nella pace pregherò per loro e per la loro salute”. E lo dirò. Cercherò la donna e lo dirò, perché è bene così», dice Gesù.
   «Non una parola di rimprovero! Anzi si felicita che, non più morendo di fame e di derelizione, diminuisca il peccato della donna. È ammirevole!», osserva Giacomo d’Alfeo.
   «Ma agli occhi di Dio sminuirà proprio la colpa della nuora? Questo è da sapersi!», dice Giuda d’Alfeo.
   I pareri sono contrari. Matteo si rivolge a Gesù: «Tu che giudichi, Maestro? Le cose resteranno come erano prima o muteranno?».
   «Muteranno…».
   «Lo vedi che ho ragione io?…», trionfa Tommaso.
   Ma Gesù fa cenno di lasciarlo parlare e dice: «Muteranno per il vecchio, così in Cielo come mutarono in Terra per la sua dolcezza indulgente. Per la donna non muteranno. La sua colpa grida sempre agli occhi di Dio. Solo se si pentisse potrebbe mutarsi il giudizio severo. E glielo dirò».

   386.3«Dove abita?».
   «A Masada, presso i fratelli».
   «E vuoi andare fino là?».
   «Anche quelli sono luoghi da evangelizzare…».
   «E a Keriot?».
   «Risaliremo a Keriot da Masada e andremo a Jutta, Ebron, Betsur, Bétèr, per essere di nuovo a Gerusalemme per la Pentecoste».
   «Masada è luogo d’Erode…».
   «Che importa? È fortezza. Ma egli non vi è. E anche vi fosse!… Non sarà la presenza di un uomo che potrà impedirmi di essere il Salvatore».
   «Ma dove passiamo il fiume?».
   «Verso Galgala. Di lì costeggeremo seguendo i monti. Le notti sono fresche e la nuova luna di ziv è luminosa nel cielo sereno».
   «Se andiamo per quei luoghi, perché non si va al monte dove digiunasti? È giusto che tutti lo si abbia a conoscere bene», dice Matteo.
   «Andremo anche là. Ma ecco una barca. Contrattate il traghetto perché si possa passare dall’altra parte».