MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 402



CDII. Giuda Iscariota si sente scoperto nel discorso di commiato a Bétèr.­

   16 marzo 1946.

   402.1Non so come farò a scrivere, sfinita come sono dai continui attacchi cardiaci diurni e notturni… Ma vedo e devo scrivere.
   Vedo Gesù sul davanti del palazzo di Giovanna a Bétèr. Lì, il giardino che precede la casa si allarga, facendo come due ali verdi a tenaglia, formando così un piazzaletto semicircolare, nudo di piante nel centro, limitato ai contorni da alberi molto alti e annosi, fronzuti, che frusciano lievemente alla brezza che scorre su questa cima di colle e che gettano una propizia ombrìa a riparo del sole quando è ad occidente. Sotto gli alberi, una siepe di rose mette un semicerchio di colori e fragranze a confine del piazzale.
   È verso il tramonto perché il sole, che si vede nitidamente scendere per un buon arco di orizzonte, essendo questo castello su un luogo elevato, sta per nascondersi dietro ai monti che sono ad occidente e che Andrea accenna a Filippo ricordando la loro paura, là a Betginna, di dover annunziare il Signore. Si capisce che su quei monti è Betginna dove il Signore, or è un anno, guarì[84] la figlia dell’alberghiere, all’inizio della sua peregrinazione verso le sponde mediterranee, se ricordo bene. Sono sola, non posso farmi dare i fascicoli di mesi fa per confrontare, e la mia testa non riesce a ricordare.
   Gli apostoli sono tutti presenti. Non so come si è svolto l’incontro di Gesù con Giuda. In apparenza pare nel migliore dei modi, perché non noto sostenutezze né alterazioni nelle fisionomie, e Giuda è disinvolto, allegro, come nulla fosse. Tanto che è tutto gentilezza anche coi servi più umili, cosa non molto facile in lui e che scompare del tutto quando è inquieto.
   Vi è ancora Elisa e, certo venuta con gli apostoli e la servente di Elisa, c’è Anastasica. E vi è Cusa, tutto ossequioso, con Mattia per mano; e Giovanna presso Elisa con la piccola Maria al fianco. E Gionata è dietro alla sua padrona.
   Di fronte a Gesù — al quale fa da riparo al sole, che ancora batte sulla facciata d’occidente, questa, una tenda tesa su delle corde e dei pali, come un baldacchino — sono tutti i servi e giardinieri di Bétèr e certo non solo quelli abituali, ma anche gli avventizi, presi nel paese che dipende dal castello. Stanno al rezzo del semicerchio fronzuto, riparati dal sole, silenziosi, allineati, aspettando la benedizione di Gesù che pare prossimo a partire, in attesa solo che il tramonto segni la fine del sabato.

   402.2Gesù ora sta parlando con Cusa un poco in disparte. Non so cosa gli dice, perché parlano sottovoce. Ma vedo che Cusa si profonde in inchini e in assicurazioni, mettendosi la mano destra sul petto come per dire: «In parola mia, sta’ sicuro che per mio conto», ecc. ecc.
   Gli apostoli, discreti, si sono radunati in un angolo. Ma nessuno può impedire loro di osservare e, se sul viso di Pietro e Bartolomeo è semplice sguardo di chi sa già un poco di che si tratta, sul volto degli altri, meno Giuda, vi è apprensione, una mesta espressione, specie nei volti di Giacomo d’Alfeo, Giovanni e Simone e Andrea, mentre Giuda d’Alfeo pare quasi inquieto e severo, e l’altro Giuda, che vuol essere disinvolto, guarda più di tutti e sembra voglia decifrare dai segni delle mani, delle labbra, ciò che Gesù e Cusa dicono.
   Le discepole, zitte, rispettose, osservano pure loro, e Giovanna ha un involontario sorriso, un poco ironico nella sua mestizia, e sembra compassionare lo sposo quando Cusa, alzando la voce al termine del colloquio, proclama: «Il mio debito di riconoscenza è tale che in nessun modo me ne potrò mai disobbligare. Perciò ti concedo quanto ho di più caro: Giovanna mia… Ma devi comprendere il mio previdente amore per lei… Lo sdegno di Erode… la sua legittima difesa… si sarebbero sfogati in rappresaglie sui beni nostri, su… sulla nostra potenza… e Giovanna è abituata a queste cose, è delicata… ne ha bisogno… Io tutelo i suoi interessi. Ma ti giuro che, ora che sono sicuro che Erode non avrà a sdegnarsi verso di me come di un suo servo complice di un suo nemico, non farò che servirti con assoluta gioia, concedendo a Giovanna ogni libertà…».
   «Sta bene. Ma ricorda che barattare i beni eterni per un
   breve onore umano è come barattare la primogenitura con un piatto di lenticchie. E molto peggio ancora…».
   Le parole le hanno sentite le discepole. Ma anche gli apostoli. E mentre ai più fanno l’effetto di un discorso accademico, Giuda di Keriot vi sente un sapore speciale e cambia colore e fisionomia, gettando uno sguardo fra spaventato e irritato su Giovanna… Intuisco che fino ad ora Gesù non abbia parlato di quanto è avvenuto, e che solo adesso Giuda abbia il primo sospetto che il suo giuoco è scoperto.

   402.3Gesù si volge a Giovanna dicendole: «Ebbene, ora facciamo contenta la buona discepola. Parlerò, come lo hai desiderato, ai tuoi servi prima di partire».
   Viene avanti, fino al limite d’ombra che sempre più si allunga per il sole che cala, cala lentamente, e che pare già una arancia mutilata nella base, e sempre più si fa larga la mutilazione mentre l’astro scende dietro i monti di Betginna lasciando un rossore di fuoco sul cielo terso.
   «Amici diletti Cusa e Giovanna, e voi, buoni servi di essa, che già conoscete il Signore per la bocca del mio discepolo Gionata, da molti anni, e per bocca di Giovanna da quando m’è discepola fedele, udite.
   Mi sono accomiatato da tutti i paesi giudei dove più numerosi ho discepoli per opera dei discepoli primi, i pastori, e per loro rispondenza al Verbo che è passato istruendo per salvare. Ora mi accomiato da voi perché mai più Io tornerò in questo Eden, bello tanto, ma non bello solo per i roseti e la pace che vi regnano, non solo per la buona padrona che vi è regina, ma quanto perché qui si crede nel Signore e si vive secondo la sua Parola. Un paradiso! Sì. Che era il paradiso di Adamo ed Eva? Uno splendido giardino dove si viveva senza peccato e dove risuonava la voce di Dio, amata, accolta con gioia dai suoi primi due figli…

   402.4Orbene, Io vi esorto a vegliare acciò non vi accada ciò che avvenne nell’Eden: che si insinui il serpente della menzogna, della calunnia, del peccato, e vi morda nel cuore separandovi da Dio. Vegliate e state fermi nella Fede… Non vi agitate. Non fate atti di incredulità. Ciò potrebbe avvenire perché il Maledetto entrerà, cercherà entrare dovunque, come già è entrato in molti luoghi, per distruggere l’opera di Dio. E finché entra nei luoghi, il Sottile, l’Astuto, l’Instancabile, e scruta, origlia, insidia, sbava, tenta sedurre, poco male ancora è. Nulla e nessuno può impedirgli di farlo. Lo ha fatto nel Paradiso terrestre… Ma male più grande è lasciarvelo sostare senza scacciarlo. Il nemico che non si scaccia finisce a divenire padrone del luogo, perché vi si insedia e vi si costruisce i suoi ripari e le sue offese. Dategli subito la caccia, mettetelo in fuga usando l’arma della fede, della carità, della speranza nel Signore. Male sommo, malissimo, poi, è quando non solo viene lasciato vivere indisturbato fra gli uomini, ma quando viene lasciato penetrare dall’e­ster­no all’interno, e lasciato a farsi nido nel cuore dell’uomo. Oh! allora!!
   Eppure già molti uomini lo hanno accolto nel loro cuore, contro il Cristo. Hanno accolto Satana con le sue malvagie passioni cacciando il Cristo. E se non avessero conosciuto ancora Cristo nella sua verità, se la loro conoscenza fosse stata superficiale, così come ci si conosce fra viandanti, incontrandosi per caso su una via, molte volte solo guardandosi per un momento, sconosciuti che si vedono per la prima e ultima volta, altre volte scambiandosi soltanto qualche parola per chiedere la via giusta, per chiedere un pizzico di sale, per chiedere l’esca per accendere il fuoco o il coltello per preparare le carni, se così fosse stata la conoscenza del Cristo in questi cuori che ora, e più domani, sempre più, scacciano il Cristo per far posto a Satana, ancora potrebbero essere compatiti e trattati con misericordia, perché ignoranti sul Cristo. Ma guai a coloro che mi conoscono per quello che sono, realmente, che della mia parola e del mio amore si sono nutriti, e adesso mi scacciano, accogliendo Satana che li seduce con bugiarde promesse di trionfi umani la cui realtà sarà l’eterna dannazione.
   Voi, voi che siete umili e non sognate troni e corone, voi che non cercate le glorie umane, ma la pace e il trionfo di Dio, il suo Regno, il suo amore, la vita eterna, e questo solo, non imitateli mai. Vegliate! Vegliate! Serbatevi puri da corruzioni, forti contro le insinuazioni, contro le minacce, contro tutto».
   Giuda, che ha capito che Gesù sa qualcosa, è divenuto una maschera terrea di bile. I suoi occhi saettano lampi cattivi sul Maestro e su Giovanna… Si ritira dietro alle spalle dei compagni, come per appoggiarsi al muro. In realtà lo fa per non essere visto nel suo disappunto.

   402.5­Gesù prosegue dopo una breve interruzione, messa come per dividere la prima parte del discorso dalla seconda. Dice:
   «Vi fu un tempo[85] in cui il jezraelita Nabot aveva una vigna presso la reggia di Acab, re di Samaria. Una vigna dei suoi padri, carissima perciò al suo cuore, quasi sacra per lui perché era l’eredità che il padre gli aveva lasciato dopo averla ereditata a sua volta dal suo padre, e questo dal suo, e così via. Generazioni di parenti avevano sudato in quella vigna per farla sempre più florida e bella. Nabot l’amava molto. Acab gli disse: “Cedimi la tua vigna, che è vicina alla mia casa e perciò molto mi servirà a farne un orto per me e chi è con me. In cambio io ti darò una vigna migliore o del denaro, se lo preferisci”. Ma Nabot rispose: “Mi spiace disgustare te, re. Ma non posso accontentarti. Quella vigna mi viene in eredità dai miei padri e sacra mi è. Dio mi guardi dal darti l’eredità dei miei padri”.
   Meditiamo questa risposta. Troppo poco è meditata da troppo pochi in Israele. Gli altri, i più, quelli che ho detto prima, facili a scacciare il Cristo per accogliere Satana, non hanno molto riguardo all’eredità dei padri e, pur di avere molto denaro o molto terreno, ossia onori e sicurezza di non essere soppiantati, con facilità aderiscono a cedere l’eredità dei padri. Ossia l’idea messianica per quello che essa è, in verità, così come è stata rivelata ai santi d’Israele e che sacra dovrebbe essere nei suoi minimi particolari, non manomessa, non alterata, non avvilita con limitazioni umane. Quanti, quanti, quanti barattano la luminosa idea messianica, tutta santa e spirituale, con un fantoccio di regalità umana, agitata a spauracchio, a danno, a bestemmia contro le autorità e contro la verità!

   402.6Io, Misericordia, non giungo a maledire questi con le tremende maledizioni di Mosè ai trasgressori della Legge. Ma dietro alla Misericordia è la Giustizia. Ognun lo ricordi! Io, per mio conto, ricordo a questi — e, se fra i presenti ve ne è alcuno, prenda con cuore buono l’ammonimento — Io ricordo altre parole[86] di Mosè, dette a coloro che volevano essere più che Dio non avesse per loro stabilito.
   Disse Mosè a Core, Datan e Abiron, che si dicevano santi come Mosè e Aronne e si ribellavano ad esser solo figli di Levi nel popolo di Israele: “Domani il Signore farà conoscere chi gli appartenga e farà accostare a Sé i santi, quelli che avrà eletti si appresseranno a Lui. Mettete fuoco nel vostro incensiere e, sul fuoco, incenso davanti al Signore, e venite voi e i vostri con Aronne. E vedremo chi elegge il Signore. Vi innalzate un po’ troppo, o figli di Levi!”.
   Voi, buoni israeliti, conoscete quale fu la risposta di Dio a coloro che si volevano innalzare un po’ troppo, dimenticando che solo Dio è Colui che destina i posti dei suoi figli, ed elegge, ed elegge con giustizia, ed elegge fino al punto giusto. Anche Io devo dire: “Vi sono alcuni che si vogliono innalzare un po’ troppo, e saranno puniti in modo che i buoni comprenderanno che essi hanno bestemmiato il Signore”.
   Coloro che barattano l’idea messianica, come l’ha rivelata l’Altissimo, con la povera idea loro, umana, pesante, limitata, vendicativa, non sono forse simili a quelli che volevano giudicare il santo che era in Mosè e Aronne? Coloro che, pur di raggiungere il loro scopo, l’attuazione della povera loro idea, vogliono prendere iniziative loro, da loro, superbamente dicendole più giuste di quelle di Dio, non vi pare che vogliano innalzarsi troppo e, da stirpe di Levi, divenire stirpe d’Aronne, illegalmente? Coloro che sognano un povero re d’Israele e lo preferiscono al Re dei re spirituale, coloro ai quali fan da malate pupille la superbia e l’avidità, per cui vedono deformate le verità eterne scritte nei libri santi, e ai quali la febbre di una umanità concupiscente rende incomprensibili le parole chiarissime della Verità rivelata, non sono forse coloro che barattano per un nulla senza valore la eredità di tutta la stirpe? La più sacra eredità?
   Ma, se essi lo fanno, Io non baratterò la eredità del Padre e dei padri, e morirò fedele a questa promessa che vive da quando fu necessità di redimere, a quest’ubbidienza che è da sem­pre, perché Io non ho deluso mai il Padre mio e mai lo deluderò per timore di morte, per orrenda che sia. Procurino i nemici i falsi testimoni, fingano zelo e pratiche perfette. Non muterà questo il loro delitto e la mia santità. Ma colui e quelli che, suoi complici dopo esserne stati corruttori, crederanno poter stendere la mano su ciò che è mio, troveranno i cani e gli avvoltoi a pascersi del loro sangue, del loro corpo sulla Terra, e i demoni a pascersi del loro sacrilego spirito, sacrilego e deicida, nell’Inferno.

   402.7­Questo vi ho detto perché sappiate. Perché ognuno sappia. E chi è malvagio possa pentirsi, mentre ancora lo può fare, imitando Acab, e chi è buono non sia turbato nell’ora delle tenebre.
   O figli di Bétèr, addio. Il Dio d’Israele sia sempre con voi e la Redenzione faccia scendere le sue rugiade su un campo mondo, perché si aprano in esso tutti i semi sparsi nei vostri cuori dal Maestro che vi ha amato fino alla morte».
   Gesù li benedice e li guarda andare, lentamente.
   Il tramonto è avvenuto. Solo un rosso, che si smorza lentamente in violaceo, resta a ricordo del sole. Il riposo sabatico è finito.
   Gesù può partire. Bacia i piccoli, saluta le discepole, saluta Cusa. E sulla soglia del cancello si volge ancora e dice forte, perché tutti odano: «Io parlerò, quando potrò farlo, a quelle creature. Ma tu, o Giovanna, provvedi a far loro sapere che in Me non c’è che il nemico della colpa e il re dello spirito. E ricordalo tu pure, o Cusa. E non tremare. Nessuno deve tremare di Me. Neppure i peccatori, perché Io sono la Salute. Solo gli impenitenti fino alla morte dovranno tremare del Cristo, Giudice dopo essere stato il Tutto Amore… La pace sia con voi».
   Ed esce per primo, iniziando la discesa…



[84] guarì, in 215.7.
[85] Vi fu un tempo... è l’inizio dell’episodio riportato in: 1 Re 21.
[86] altre parole, come quelle di: Numeri 16, 4-7.