MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 429



CDXXIX. Giuda Iscariota indagatore presso il Maestro.­

   6 maggio 1946.

   429.1Deve avere continuato a piovere per tutto il dì avanti e nella notte, perché la terra è molto umida e sulle vie già tende al fango. Ma in compenso l’atmosfera è nitida, senza polvere di sorta in nessuna altezza. E il cielo ride là in alto, quasi rinverginizzato, fatto primaverile dal temporale che lo ha mondato, e ride la terra anch’essa rorida, fresca, pulita, anch’essa con un ricordo di primavera nella freschezza di quest’aurora serena dopo la tempesta. E le ultime gocce, trattenute nell’intrico dei fogliami, o sospese ai viticci, brillano come diamanti al sole che le colpisce, mentre le frutta deterse dall’acquata mostrano i colori delle bucce che, con tinte di pastello, ogni giorno più stanno prendendo le tinte perfette della maturazione completa. Solo le uve e le ulive, acerbe, dure, si confondono nel verde del fogliame, ma ogni ulivetta ha la sua gocciolina sospesa al termine, e i grappoli fitti sono tutta una rete di goccioline sospese ai picciòli dei chicchi.
   «Come si cammina bene, oggi!», dice Pietro calpestando con piacere il terreno che non dà polvere e non brucia e che neppure è viscido di fango.
   «Sembra di respirare purezza. Ma guarda che colore di cielo!», gli risponde Giuda Taddeo.
   «E quelle mele? Quel gruppo là, messe tutte intorno a quel ramo, che non so come regga al peso e che spunta con un ciuffo di foglie dall’ammasso delle mele? Quanti colori! Quelle più nascoste, appena sfumate dal verde in giallo, le altre già rosate, e le due più esposte rosse affatto nella parte verso il sole. Sembrano coperte da cera da sigillo!», dice lo Zelote.
   E vanno allegri, contemplando il bello del creato, finché il Taddeo, subito imitato da Tommaso e poi dagli altri, intona un salmo in cui sono celebrate le glorie creative di Dio.

   429.2Gesù sorride, sentendoli cantare contenti, e unisce la sua bella voce al coro. Ma non può finire perché l’Iscariota, mentre gli altri continuano a cantare, gli si avvicina e dice: «Maestro, mentre loro sono occupati e distratti col canto, dimmi: come e cosa hai fatto a Cesarea? Ancora non me l’hai detto… Ed è il primo momento che si può parlarci a due. Prima i compagni, i discepoli e i contadini che ci hanno accolto; poi i compagni e i discepoli; adesso che i discepoli ci hanno lasciati precedendoci, i compagni… Non ho mai potuto interrogarti…».
   «Ne hai molto interesse… Ma a Cesarea non ho fatto che ciò che farò nei poderi di Giocana. Ho parlato della Legge e del Regno dei Cieli».
   «A chi?».
   «Ai cittadini. Presso i mercati».
   «Ah! Ai romani, no?! Non li hai visti?».
   «Come è possibile essere a Cesarea, sede del Proconsole, e non vedere romani?».
   «Lo so. Ma dico… Ecco… proprio a loro non hai parlato?».
   «Ripeto: ne hai molto interesse!».
   «No, Maestro. Semplice curiosità».
   «Ebbene. Ho parlato alle romane».
   «Anche a Claudia? Che ti ha detto?».
   «Nulla, perché Claudia non si è mostrata. Anzi mi ha fatto capire che non desidera che si sappia che ha contatti con noi».
   Gesù marca molto la frase e osserva molto Giuda che, per quanto sfrontato, ha un mutamento di colore e diviene terreo dopo un lieve rossore. Ma si riprende tosto dicendo: «Non vuole? Non ti considera più? È una pazza».
   «No. Non è pazza. È equilibrata. Sa distinguere e separare il suo dovere di romana e il suo dovere verso se stessa. E se a se stessa, al suo spirito, procura luce e respiro, venendo verso la Luce e la Purezza, essendo creatura che cerca istintivamente la Verità e non si acquieta nella menzogna del paganesimo, alla Patria non vuole nuocere neanche con forme teoriche di nocumento, come potrebbero esserlo il far pensare che ella parteggia per un possibile competitore di Roma…».
   «Oh! ma… Tu sei Re di spirito!…».
   «Ma fra voi stessi, che sapete questo, non sapete persuadervi a questo. Lo puoi negare?».
   Giuda torna rosso e poi pallido, non può mentire e dice: «Nooh! Ma è il troppo amore che…».
   «Con maggior ragione chi non mi conosce, ossia Roma, può temere in Me un competitore. Claudia agisce con rettezza sia verso Dio che verso la Patria sua, dando a Me onore, se non come Dio, come re e maestro di spirito, e dando alla Patria la sua fedeltà. Io ammiro gli spiriti fedeli. E giusti. E non ostinati. E vorrei i miei apostoli meritevoli della lode che do alla pagana».

   429.3Giuda non sa che dire. Sta per separarsi dal Maestro. Ma poi la curiosità lo pungola ancora. Più che curiosità, il desiderio di sapere fino a che punto il Maestro sa… e chiede: «Mi hanno cercato?».
   «Né te né nessun altro apostolo».
   «Ma allora di che avete parlato?».
   «Della vita casta. E del loro poeta Virgilio. Vedi che era argomento che non interessava né Pietro, né Giovanni, né altri».
   «Ma… che c’entrava? Discorsi inutili…».
   «No. Mi ha servito a far loro considerare che l’uomo casto ha intelletto luminoso e cuore onesto. Molto interessante per delle pagane… e non per esse sole».
   «Hai ragione… Non ti trattengo oltre, Maestro», e se ne va, quasi di corsa, a raggiungere quelli che hanno finito di cantare e aspettano i due rimasti indietro…
   Gesù li raggiunge più lentamente e si imbranca con essi dicendo: «Prendiamo questo sentiero boscoso. Abbrevieremo la strada e saremo riparati dal sole che già riprende vigore. Potremo anche sostare nel folto e mangiare in pace fra noi». E così fanno, andando verso il nord-ovest, verso le terre di Giocana di certo, perché sento che parlano dei contadini di questo fariseo…

   429.4Dice Gesù: «E qui metterete la visione del 16 giugno 1944:
   Gesù, il nido caduto e il Fariseo».