MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 427



CDXXVII. Aurea Galla, istruita da Bartolomeo e poi mandata a Nazareth

   2 maggio 1946.

   427.1­Sono così precoci le albe estive che breve è il tempo che intercorre fra il tramonto della luna e il sorgere del primo albore. Di modo che, per quanto abbiano camminato solleciti, il periodo più oscuro della notte li sorprende ancora nelle vicinanze della città di Cesarea, né fa luce sufficiente un ramo di pruno acceso. Occorre sostare per qualche tempo, anche perché la fanciulla, meno usa di loro a camminare nella notte, inciampa sovente nei sassi sepolti a mezzo nel polverume.
   «È meglio fermarsi qualche tempo. La fanciulla non ci vede ed è stanca», dice Gesù.
   «No, no, posso… Andiamo lontano, lontano… Potrebbe venire. Di qui siamo passati per venire a quella casa», dice battendo i denti la fanciulla, mescolando ebreo a latino in un nuovo idioma per farsi capire.
   «Andremo dietro quegli alberi e non ci vedrà nessuno. Non temere», le risponde Gesù.
   «Sì, non temere. Quel… romano a quest’ora è ubbriaco fradicio sotto la tavola…», dice Bartolomeo per rassicurarla.
   «E poi sei con noi. Ti vogliamo bene noi! Non ti lasciamo fare del male. Ohè! siamo dodici uomini robusti…», dice Pietro, poco più alto di lei, ma tarchiato per quanto ella è snella, bruciato dal sole quanto lei è di neve, povero fiore cresciuto nell’ombra per essere più solleticante e prezioso.
   «Una piccola sorella sei. E i fratelli difendono le sorelle…», dice Giovanni.
   La fanciulla, all’estrema fiammella dell’improvvisata torcia, alza sui suoi confortatori le chiare iridi grigio ferro intinto appena di azzurro, due limpide iridi ancor lucide del pianto versato nel terrore di poc’anzi… È sospettosa. Eppure di loro si fida. E passa con gli altri il rigagnolo asciutto oltre la via, per entrare in una proprietà che finisce lì in un frutteto folto.

   427.2­Si siedono al buio. E attendono. Gli uomini dormirebbero forse. Ma ogni rumore fa dare un gemito alla fanciulla, e il galoppo di un cavallo la fa aggrappare convulsa al collo di Bartolomeo, che forse, perché è molto anziano, attira la sua fiducia e confidenza. Perciò è impossibile dormire.
   «Ma non temere! Quando si è con Gesù non succede più nulla di male», dice Bartolomeo.
   «Perché?», domanda la fanciulla tremante e ancora avviticchiata al collo dell’apostolo.
   «Perché Gesù è Dio in Terra, e Dio è più forte degli uomini».
   «Dio? Cosa è Dio?».
   «Povera creatura! Ma come ti hanno allevata? Non ti hanno insegnato niente?».
   «A tenere bianca la pelle, lucidi i capelli, a ubbidire ai padroni… a dire sempre sì… Ma io non potevo dire di sì al romano… era brutto e mi faceva paura… Tutto il giorno paura… Sempre lì… al bagno, alla vestizione… certi occhi… le mani… oh!… E chi non dice “sì” è bastonato…».
   «Non sarai bastonata. Non c’è più il romano né le sue mani… C’è la pace…», le risponde Gesù.
   E gli altri commentano: «Ma è un orrore! Come a bestie di valore, non più che a bestie! E peggio ancora… Perché una bestia sa almeno che le insegnano ad arare o a portare la sella e il morso perché quello è il suo ufficio. Ma questa creatura è stata gettata là senza sapere!…».
   «Se sapevo mi gettavo in mare. Aveva detto: “Ti farò felice”…».
   «Infatti ti ha fatta felice. In maniera che non immaginava. Felice per la Terra e per il Cielo. Perché conoscere Gesù è felicità», le dice lo Zelote.

   427.3Un silenzio, in cui ognuno medita sugli orrori del mondo. Poi, sottovoce, la fanciulla chiede a Bartolomeo: «Mi dici cosa è Dio? E perché Lui è Dio? Perché è bello e buono?».
   «Dio… Come fare a insegnarti tanto a te vuota di ogni idea religiosa?».
   «Religiosa? Cosa è?».
   «Altissima Sapienza! Io sono come uno che affoga in grande mare! Come faccio davanti a questo abisso?».
   «È tanto semplice, Bartolomeo, ciò che ti pare difficile. È un abisso sì, ma vuoto. E tu puoi colmarlo del Vero. Peggio è quando gli abissi sono colmi di fango, veleni, serpi… Parla con la semplicità con cui parleresti ad un infante. Ed ella ti capirà come meglio non farebbe un adulto».
   «Oh! Maestro! Ma non potresti farlo Tu?».
   «Lo potrei. Ma la fanciulla accetterà le parole di un suo simile più facilmente che le mie di Dio. E d’altronde… Davanti a questi abissi sarete, in futuro, ad empirli di Me. Dovete pure imparare a farlo».
   «È vero! Mi ci proverò. Senti, fanciulla… Te la ricordi la mamma tu?».
   «Sì, signore. Sono fioriti da sette anni i fiori senza di lei. Ma prima ero con lei».
   «Va bene. E la ricordi? Le vuoi bene?».
   «Oh!», un singhiozzo unito all’esclamazione dice tutto.
   «Non piangere, povera creatura… Senti… L’amore che tu hai per la mamma…».
   «…e il padre… e i fratellini…», dice fra i singhiozzi la fanciulla.
   «Sì… per la tua famiglia, l’amore per la tua famiglia, il pensiero che hai di essa, il desiderio di tornare ad essa..».
   «Mai più!!…».
   «Mah!… Tutto questo è una cosa che può essere detta la religione della famiglia. Le religioni, le idee religiose, perciò, sono l’amore, il pensiero e il desiderio di andare dove è Colui o coloro in cui noi crediamo, che noi amiamo e desideriamo».
   «Ah! E se io crederò in quel Dio lì, avrò una religione… È facile!».
   «Bene. Facile che? Avere una religione o credere a quel Dio lì?».
   «Questo e quello. Perché si crede facilmente ad un Dio buono come quello lì. Il romano ne nominava tanti e giurava… Diceva: “per la dea Venere!”, “per il dio Cupido”. Ma dovevano essere dèi non buoni, perché lui faceva cose non buone nel nominarli».
   «Non è stupida la fanciulla», commenta Pietro sottovoce.

   427.4­«Ma io ancora non so cosa è Dio. Io lo vedo uomo come te… È un uomo Dio, allora. E come si fa a capirlo, allora? In che è forte più di tutti? Non ha né spade né servi…».
   «Maestro, aiutami…».
   «Ma no, Natanaele! Insegni così bene…».
   «Lo dici per bontà… Vediamo ad ogni modo di andare avanti. Senti, fanciulla… Dio non è uomo. Egli è come una luce, uno sguardo, un suono, così grande che empie cielo e terra e tutto illumina, tutto vede, tutto istruisce e a tutto dà ordine…».
   «Anche al romano? Allora non è un Dio buono. Ho paura!».
   «Dio è buono e dà buoni ordini, e agli uomini aveva dato ordini di non fare guerre, di non fare schiavi, di lasciare le bambine alle madri loro e di non spaventare le fanciulle. Ma gli uomini non ascoltano sempre gli ordini di Dio».
   «Tu sì, però…».
   «Io sì».
   «Ma se è più forte di tutti, perché non si fa ubbidire? E come parla se non è uomo?».
   «Dio… oh! Maestro!…».
   «Va’ avanti, Bartolmai. Sei un maestro così saggio, sai dire con tanta semplicità i pensieri più alti, e hai paura? Non sai che lo Spirito Santo è sulle labbra di quelli che insegnano la Giustizia?».
   «Sembra così facile quando ti si ascolta… e tutte le tue parole sono qui dentro… Ma a tirarle fuori quando si deve fare ciò che Tu fai!… Oh! miseria di noi poveri uomini! Che maestri da nulla!».
   «Riconoscere il nulla vostro predispone lo spirito all’insegnamento dello Spirito Paraclito…».
   «Va bene. Senti, bambina. Dio è forte, fortissimo, più di Cesare, più di tutti gli uomini messi insieme coi loro eserciti e macchine di guerra. Ma però non è un padrone spietato, il quale faccia dire sempre di sì, pena la sferza, a chi non lo dice. È un padre, Iddio. Tuo padre ti voleva bene?».
   «Tanto! Mi ha messo nome Aurea Galla perché l’oro è prezioso e la Gallia è la patria, e diceva che io gli ero più cara del­l’o­ro avuto un tempo e della patria…».
   «Tuo padre ti bastonava?».
   «No. Mai. Anche se ero cattiva mi diceva: “Povera figlia mia!”, e piangeva…».
   «Ecco! Così fa Dio. È padre, ci ama e piange se siamo cattivi, ma non ci forza a ubbidirlo. Però chi è cattivo sarà un giorno castigato con supplizi orrendi…».
   «Oh! bello! Il padrone che mi ha levata alla madre e portata nell’isola e il romano nei supplizi! E io vedrò?».
   «E tu vedrai da vicino a Dio, se in Lui crederai e se sarai buona. Ma per essere buona non devi odiare neppure il roma­no».
   «No? Come faccio?!…».
   «Pregando per lui o…».
   «Cosa è pregare?».
   «Parlare a Dio dicendogli ciò che vogliamo…».
   «Ma io voglio la mala morte per i padroni!», dice con veemenza selvaggia la fanciulla.
   «No, non devi. Gesù non ti ama se tu dici così…».
   «Perché?».
   «Perché non si deve odiare chi ci ha fatto del male».
   «Non posso amarli, però…».
   «Per ora dimenticali… Cerca di dimenticarli. Poi, quando sarai più… istruita di Dio, pregherai per loro…

   427.5Dunque dicevamo che Dio è potente ma lascia liberi i suoi figli».
   «Io figlia di Dio? Ho due padri? Quanti figli ha?».
   «Tutti gli uomini sono figli di Dio, perché Egli li ha fatti. Vedi le stelle lassù? Lui le ha fatte. E queste piante? Lui le ha fatte. E la terra su cui sediamo, e quell’uccello che canta, e il mare che è tanto grande, tutto e tutti gli uomini. E gli uomini sono più figli di tutto, perché sono figli per quella cosa che si chiama anima e che è luce, suono, sguardo, non grandi come i suoi che empiono tutto il Cielo e la Terra, ma però belli e che non muoiono mai come Egli non muore».
   «Dove è l’anima? Io ce l’ho?».
   «Sì. Nel tuo cuore, ed è quella che ti ha fatto capire che il romano era cattivo e che non ti farà certo desiderare di essere come lui. Non è vero?».
   «Sì…». La fanciulla riflette dopo l’incerto “sì”… Poi dice sicura: «Sì! Era come una voce dentro e un bisogno di avere soccorso… e con un’altra voce dentro, ma quella era mia, chiamavo la mamma… perché io non sapevo che c’era Dio, che c’era Gesù… Se l’avessi saputo, avrei chiamato Lui con quella voce che avevo dentro…».
   «Tu hai capito bene, fanciulla, e crescerai nella Luce. Io te lo dico. Credi nel Dio vero, ascolta la voce della tua anima vergine di sapienza acquisita, ma vergine anche di mala volontà, e avrai in Dio un Padre, e nella morte, che è passaggio dalla Terra al Cielo per quelli che credono al Dio vero e sono buoni, avrai un posto in Cielo, vicino al tuo Signore», dice Gesù posando la mano sul capo della fanciulla.
   La quale muta posizione e si inginocchia dicendo: «A Te. È bello stare con Te. Non ti separare da me, Gesù. Ora so Chi sei e mi prostro. A Cesarea avevo paura di farlo… Ma mi parevi un uomo. Ora so che sei un Dio nascosto in un uomo e mi sei Padre e Protettore».
   «E Salvatore, Aurea Galla».
   «E Salvatore. Mi hai salvata».
   «E più ti salverò. Avrai un nome nuovo…».
   «Mi levi il nome che mi ha dato il padre mio? Il padrone nell’isola mi chiamava Aurea Quintillia, perché ci dividevano per colore e per numero e io ero la quinta bionda così… Ma perché non mi lasci il nome dato dal padre mio?».
   «Non te lo levo. Ma al tuo nome antico porterai aggiunto il nome nuovo, eterno».
   «Quale?».
   «Cristiana. Perché il Cristo ti ha salvata.

   427.6­Ma ecco che albeggia. Andiamo… Vedi, Natanaele, che è facile parlare di Dio agli abissi vuoti?… Hai parlato molto bene. La fanciulla si formerà rapidamente nella Verità… Vai avanti con i miei fratelli, Aurea…».
   La fanciulla ubbidisce ma con timore. Preferirebbe rimanere presso Bartolomeo, il quale capisce e promette: «Vengo subito io pure. Va’, ubbidisci…». E rimasto con Gesù, Pietro, Simone e Matteo, osserva: «Peccato che la tenga Valeria. È sempre una pagana…».
   «Non posso imporla a Lazzaro…».
   «C’è Niche, Maestro», suggerisce Matteo.
   «E Elisa…», dice Pietro.
   «E Giovanna… È amica di Valeria, e Valeria gliela cede certo volentieri. Sarebbe in una casa buona», dice lo Zelote.
   Gesù pensa e tace…
   «Farai Tu… Io raggiungo la fanciulla che sempre si volge. Si fida di me perché vecchio… La terrei… una figlia di più… Ma non è di Israele…», e se ne va, il buono ma troppo israelita Natanaele.
   Gesù lo guarda andare e scrolla il capo.
   «Perché quel gesto, Maestro?», chiede lo Zelote.
   «Perché… mi fa pena vedere che anche i saggi sono schiavi delle prevenzioni…».
   «Però… sia detto fra noi… Bartolmai ha ragione… e anzi… dovresti provvedere… Ricordati di Sintica e Giovanni… Che non succeda una cosa uguale… Mandala a Sintica…», dice Pietro che ha paura di noie per la paganella fra loro.
   «Presto Giovanni sarà morto… Sintica è ancora troppo informe per essere maestra di una fanciulla quale è questa… Non è ambiente adatto…».
   «Eppure non devi tenerla. Pensa che Giuda presto sarà con noi. E Giuda, Maestro, lasciamelo dire, è un lussurioso e un… uno che è facile a parlare per avere degli utili… e ha troppi amici fra i farisei…», incalza lo Zelote.
   «Ecco! Simone dice bene! Proprio quello che pensavo io!», esclama Pietro. «Ascoltalo, Maestro!…».
   Gesù pensa e tace… Poi dice: «Preghiamo! E il Padre ci aiuterà…»; e, in coda agli altri, pregano fervorosamente…

   427.7L’alba si muta in aurora… Superano un paesetto, riprendono la via fra le campagne… Il sole si fa forte sempre più. Si fermano a mangiare all’ombra di un noce gigantesco.
   «Sei stanca?», chiede Gesù alla fanciulla, che mangia svogliata. «Dillo e ci fermeremo».
   «No, no. Andiamo…».
   «Glielo abbiamo chiesto più volte. Ma dice sempre di no…», dice Giacomo d’Alfeo.
   «Posso, posso! Andiamo lontano…».
   Riprendono ad andare. Ma Aurea si risovviene. «Ho una borsa. Mi hanno detto le dame: “La darai quando cominciano i monti”. I monti sono qui. E la do». E fruga nella sacca dove Livia le ha messo qualche indumento… Trae la borsa e la dà a Gesù.
   «L’obolo… Non hanno voluto essere ringraziate. Sono migliori di molti fra noi… Prendi, Matteo. E conserva queste monete. Serviranno a elemosine segrete».
   «Non devo dirlo a Giuda di Keriot?».
   «No».
   «Ma vedrà la fanciulla…».
   Gesù non risponde… Riprendono ad andare. Faticosamente per il gran caldo, la polvere e la luce abbacinante. Poi si inizia la salita sulle prime propaggini del Carmelo, credo. Ma, benché qui sia più ombra e più fresco, Aurea va lentamente, inciampando spesso.
   Bartolomeo torna indietro, dal Maestro. «Maestro, la fanciulla è febbricitante ed esausta. Come facciamo?».
   Si consultano. Sostare? Prenderla di peso e proseguire? Sì. No. Infine decidono che occorre almeno raggiungere la via che va a Sicaminon, per chiedere a qualche viandante, che ha cavalcatura o carro, un aiuto. E vorrebbero caricarsi sulle braccia la fanciulla, ma lei, eroica nella sua volontà di allontanarsi, ripete il suo: «Posso! Posso!», e vuol andare da sé. È rossa, con occhi febbrili, esausta realmente. Ma non cede… Va lentamente, accettando di essere sorretta da Bartolomeo e Filippo… Ma cammina… Sono tutti stanchi veramente. Ma comprendono che è necessario andare e vanno…
   Il colle è superato. Ecco la costa opposta… il piano d’Esdrelon là in basso, e oltre ecco i colli fra i quali è Nazaret…
   «Se non troveremo, sosteremo dai contadini…», dice Gesù…

   427.8Vanno, vanno… Quasi al piano vedono un gruppo di discepoli. C’è Isacco e Giovanni d’Efeso con la madre, e Abele di Betlemme con la sua, fra altri che non conosco a nome. E per le donne c’è un rustico carro tirato da un forte muletto. E c’è Daniele e Beniamino pastori, Giuseppe barcaiolo e altri.
   «È la Provvidenza che ci soccorre!», esclama Gesù e ordina di sostare, mentre Lui va a parlare ai discepoli e specie alle due discepole.
   Le prende in disparte insieme a Isacco e racconta in parte la vicenda di Aurea: «L’abbiamo sottratta ad un immondo padrone… Vorrei portarla a Nazaret per curarla, perché è malata di paura e di fatica. Ma non ho veicolo. Voi dove andavate?».
   «A Betlemme di Galilea presso Mirta. È impossibile resistere ai calori del piano», risponde Isacco.
   «Andate a Nazaret prima, ve lo chiedo in carità. Portate a mia Madre la fanciulla e ditele che fra due, tre giorni sarò da Lei. La fanciulla è febbrile. Non accogliete perciò i suoi deliri. Vi dirò poi…».
   «Sì, Maestro. Ciò che Tu vuoi. Partiamo subito. Povera creatura! La bastonava?», chiedono i tre.
   «La voleva profanare».
   «Oh!… Quanti anni ha?».
   «Sì e no tredici…».
   «Il vile! L’immondo! Ma noi l’ameremo. Non siamo madri per merito, vero Noemi?».
   «Certo, Mirta. Signore, la tieni per discepola?».
   «Non so ancora…».
   «Se la tieni, noi ci siamo. Io non torno ad Efeso. Ho mandato amici a liquidare tutto. Resto con Mirta… Ricordati di noi per la fanciulla. Tu ci hai salvato i figli. Noi vogliamo salvare costei».
   «Vedremo in seguito…».
   «Maestro, le due discepole danno garanzia di santità…», perora Isacco.
   «Non dipende da Me… Pregate molto e tacete con tutti. Intendete? Con tutti».
   «Taceremo».
   «Venite col carro».
   E Gesù retrocede, seguito da Isacco che guida il carro e dalle due donne. La fanciulla si è sdraiata sull’erba, cercando refrigerio fra gli steli alla gran febbre…
   «Povera creatura! Ma non morirà, vero?».
   «Che bella fanciulla!».
   «Cara, non temere. Sono una mamma, sai? Vieni… Sorreggila, Mirta… Vacilla… Aiutaci, Isacco… Qui dove ha meno scosse… La sacca sotto il capo… Mettiamogli sotto i nostri manti… Isacco, bagna questi lini da mettergli sulla fronte… Che febbre, povera figlia…».
   Le due donne sono sollecite e materne. Aurea, stordita dal febbrone, è quasi assente…

   427.9Tutto è a posto… Il carro può partire… Isacco, prima di frustare, si sovviene: «Maestro, se vai al ponte trovi Giuda di Keriot. Ti attende come un mendico… È lui che ci ha detto che saresti passato di qui. La pace a Te, Maestro. Entro notte saremo a Nazaret!».
   «La pace a Te, Maestro», dicono le discepole.
   «La pace a voi!»…
   Il carro se ne va di trotto…
   «Sia ringraziato il Signore!…», dice Gesù.
   «Sì. Bene per la fanciulla e bene per via di Giuda… Meglio se non sa nulla…».
   «Sì. È meglio. Tanto meglio che chiedo al vostro cuore un sacrificio. Ci separeremo avanti di essere a Nazaret, e voi del lago anderete con Giuda a Cafarnao, mentre Io coi fratelli, Toma e Simone, andrò a Nazaret».
   «Così faremo, Maestro. E a questi che ti attendono, che dirai?».
   «Che avevamo urgenza di avvertire mia Madre del mio arrivo… Andiamo…», e raggiunge i discepoli che, troppo felici per avere con loro il Maestro, non fanno domande di sorta.