MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 457



CDLVII. Discorso, ad Afeca, dopo una disputa tra credenti e non credenti. Sara diviene discepola.

   15 luglio 1946.

   457.1Gesù parla alla gente di Afeca dalla soglia del fóndaco di Sara. E parla ad una folla molto variata, più curiosa che attenta, nella quale i meno numerosi sono gli ebrei, mentre la più parte sono gente di passaggio, mercanti, pellegrini, chi diretti al lago, chi disposti a scendere al guado di Gerico, chi venienti da città orientali e diretti alle città marittime.
   Per ora non è un vero discorso, ma risposte di Gesù a questo, a quello, un dialogo che però viene ascoltato da tutti, sebbene con diversi sentimenti, molto palesi dalle espressioni dei visi e dalle frasi degli astanti, dalle quali capisco anche chi sono e dove sono diretti. Il dialogo talora si muta di tono e di personaggi, perché, trascurando Gesù, diventa disputa fra i presenti per motivi di razza e per diversità di pensiero.
   Così un vecchio di Joppe si attacca con un mercante di Sidone, il quale difende il Maestro contro l’incredulità del giudeo che non vuole ammettere che Gesù sia l’Aspettato delle genti. E in una ridda di citazioni scritturali, applicate a dritto o a storto, controbattute dalla semplice asserzione del siro-fenicio: «Io non mi curo di queste parole, ma dico che è Lui perché ho visto i miracoli suoi e sentito le sue parole», la disputa si estende, perché altri vi prendono parte, urlando i contrari a Cristo: «Belzebù lo aiuta. Non è così il Santo di Dio. È re. Non è un falso rabbi, e mendico», e quelli che la pensano come il sidonita: «I sapienti sono poveri perché onesti. I filosofi non sono parati d’oro e di prepotenza come i vostri falsi rabbi e sacerdoti». E si capisce che dicono così perché non sono ebrei ma gentili di diverse nazioni, per incidenza in Palestina o naturalizzati lì ma serbando spirito pagano.
   «Sacrileghi!».
   «Voi sacrileghi, che non sentite neppure la divinità del suo pensiero», rispondono alcuni.
   «Non meritate d’averla. Ma, per Zeus! Noi conculcammo Socrate e non ne avemmo bene. Badate a voi, dico. Badate a voi, che gli dèi non vi colpiscano come noi lo fummo più e più volte», grida uno, certo un greco.
   «Uh! i difensori del re d’Israele! Dei gentili!».
   «E dei samaritani! E ci vantiamo di esserlo, perché sapremmo meglio di voi custodire il Rabbi se Egli venisse in Samaria. Ma voi… Avete fatto il Tempio. Bello. Ma è un sepolcro pieno di marciume, anche se l’avete coperto d’oro e di marmi preziosi», urla dai margini della folla un alto personaggio vestito di lino, con balze e ricami, fasce alla vita, nastri, bracciali…
   «Uh! un samaritano!». Pare che dicano: «il diavolo», tanto gli ebrei intransigenti urlano d’orrore scansandosi come da un lebbroso. E, fuggendolo, gridano a Gesù: «Caccialo! È un immondo…».
   Ma Gesù non caccia nessuno. Cerca imporre ordine e silenzio, e gli apostoli con Lui, senza riuscirvi gran che.

   457.2Allora, per porre fine alle dispute, inizia la sua predicazione.
   «Quando il popolo di Dio[42], dopo la morte di Maria a Cades, si levò a sedizione nel deserto per la mancanza di acqua e urlò contro Mosè, suo salvatore e condottiero dalla terra del peccato alla terra di promessa, come fosse il suo folle distruttore, e inveì contro Aronne come contro inutile sacerdote, Mosè entrò col fratello nel Tabernacolo e parlarono al Signore, esigendo un miracolo per far cessare la mormorazione. E il Signore, nonostante non sia tenuto a cedere ad ogni richiesta, specie se richiesta violenta e di spiriti che hanno perduto la santa fiducia nella Provvidenza paterna, parlò a Mosè ed Aronne. Avrebbe potuto anche parlare unicamente a Mosè, perché Aronne, per quanto Sommo Sacerdote, aveva demeritato un giorno della bontà di Dio con l’adorazione all’idolo. Ma Dio volle provarlo ancora e dargli un modo di crescere in grazia agli occhi di Dio. Ordinò dunque di prendere la verga d’Aronne, deposta nel Tabernacolo dopo essere fiorita in fiori aperti in foglie, divenute poi mandorle[43], e di andare con essa a parlare alla pietra, ché la pietra darebbe acqua per uomini e animali. E Mosè, con Aronne, fece ciò che il Signore ordinava, ma non tutti e due seppero credere completamente al Signore. E chi meno credette fu il Sacerdote supremo d’Israele: Aronne. La rupe, percossa dalla verga, si aprì e gettò tanta acqua da dissetare popolo e bestiami. E quell’acqua fu detta di Contraddizione, perché ivi gli israeliti contesero col Signore e sindacarono le sue azioni e i suoi ordini, e non tutti ad un modo furono nella fedeltà, ma anzi, proprio dal Sommo Sacerdote ebbe luogo e principio il dubbio sulla verità delle divine parole. E Aronne fu poi tolto di vita senza aver potuto raggiungere la Terra Promessa.
   Anche ora il popolo tumultua contro il Signore dicendo: “Tu ci hai condotto a morire come popolo e come singoli sotto il dominio degli oppressori”. E a Me grida: “Fàtti re e liberaci”. Ma di quale liberazione parlate? Di quale castigo? Di quelli materiali? Oh! là, nelle cose materiali non è né salvezza né castigo! Un castigo ben più grande e una liberazione ben più grande è a portata del vostro libero volere, e potete scegliere. Dio ve lo concede. Questo dico per gli israeliti presenti, per quelli che dovrebbero saper leggere le figure della Scrittura e comprenderle. Ma poiché ho pietà del mio popolo, di cui sono Re nello spirito, voglio aiutarvi a capire una figura almeno, perché vi aiuti a comprendere chi Io sono.

   457.3L’Altissimo disse a Mosè e ad Aronne: “Prendete la verga e parlate alla rupe e scaturiranno fiumi per la sete del popolo, onde non si lamenti più”. All’eterno Sacerdote, l’Altissimo ha detto ancora una volta, per porre fine ai lamenti del popolo suo: “Prendi la verga germogliata dalla stirpe di Jesse, e un fiore verrà da lei non tocca da fango umano, e si muterà in frutto di mandorla dolce e pieno di unzione. E con essa mandorla della radice di Jesse, con esso germoglio mirabile su cui poserà lo Spirito del Signore coi suoi sette doni, percuoti la pietra d’Israele, perché getti acqua abbondante per la salute sua”.
   Il Sacerdote di Dio è lo stesso Amore. E l’Amore fece una Carne gettando il suo germoglio fuor dalla radice di Jesse che fango non aveva nutrita, e la Carne era quella del Verbo incarnato, dell’atteso Messia mandato a parlare alla roccia perché si fendesse. Perché fendesse la sua dura crosta di superbia e di cupidigia e accogliesse le acque che Dio ha mandato, le acque sgorganti dal suo Cristo, l’olio soave del suo amore, a farsi malleabile, buona, a santificarsi accogliendo nel suo cuore il dono dell’Altissimo al suo popolo.
   Ma Israele non vuole l’Acqua viva nel suo seno. Resta chiuso, duro, e specie resta tale nelle persone dei suoi grandi, contro i quali la verga fiorita e fruttificata per solo potere divino inutilmente batte e parla. E in verità vi dico che molti di questo popolo non entreranno nel Regno, mentre molti che di questo popolo non sono vi entreranno, perché avranno saputo credere ciò che i sacerdoti d’Israele non vollero credere. Per questo Io sono in mezzo a voi come segno di contraddizione, e voi sarete giudicati per il modo come mi saprete comprendere. Ma agli altri, che non sono Israele, Io dico: la casa di Dio, sfuggita dai figli del popolo suo, è aperta a coloro che cercano la Luce. Venite. Seguitemi. Se Io sono posto a segno di contraddizione, sono anche posto come segno a tutte le nazioni, e chi mi amerà sarà salvo».

   457.4«Tu ami più gli stranieri di noi. Se ci evangelizzassi, finiremmo ad amarti! Ma sei dovunque fuorché in Giudea», dice un giudeo, tocco dalle parole di Gesù.
   «Scenderò anche in Giudea e vi farò lunga dimora. Ma non muterà la pietra che è nel cuore di molti. Non si muterà neppure quando il Sangue scenderà sulla pietra. Sei sinagogo, vero?».
   «Sì, come lo sai?».
   «Lo so. Ebbene, puoi capire allora ciò che dico».
   «Il sangue non deve cadere sulla pietra. È peccato».
   «Il Sangue lo verserete con gioia sulla pietra perché resti. E vi parrà un trofeo di vittoria la pietra su cui si sarà versato il Sangue del vero Agnello. Ma poi verrà un giorno che capirete… Capirete il vero castigo e quale era la salvezza vera che vi era offerta. Andiamo…».
   Un uomo si fa avanti a spintoni: «Sono siro-fenicio. Molti di noi credono in Te anche senza averti… e abbiamo malati, molti… Non verrai da noi?».
   «Da voi no. Non ho tempo. Ma ora, dopo il sabato, da questi luoghi mi dirigerò verso i vostri confini. Chi ha bisogno di grazie si metta in attesa nei passi di confine».
   «Lo dirò ai compatrioti. Dio sia con Te, Maestro».
   «La pace a te, uomo».

   457.5Gesù si accomiata dalla vedova, vorrebbe cioè accomiatarsi, ma lei si inginocchia e gli confessa le sue decisioni: «Ho deciso di lasciare qui Samuele, migliore come servo che come credente, e venire a Cafarnao presso di Te».
   «Io lascerò Cafarnao presto e per sempre».
   «Hai là dei discepoli buoni, però».
   «Questo è vero».
   «Io ho deciso così… In tal modo ti darò prova che so distaccarmi dalle ricchezze e amare con giustizia. Userò il denaro che qui si accumula per i tuoi poveri e per primo povero considererò il bambino, se proprio la madre lo vorrà tenere pur non amandolo. Intanto, ecco questo», e offre una pesante borsa.
   «Dio ti benedica con le benedizioni sue e dei beneficati. Molto hai progredito in poche ore».
   La donna si fa rossa. Dà uno sguardo in giro, poi confessa: «Io non sono a far tanta miglioria. Il tuo apostolo mi ha insegnato. Quello, quello là, che si nasconde dietro al giovane bruno».
   «Simon Pietro. Il capo degli apostoli. Che ti ha detto, dunque?».
   «Oh! mi ha parlato così semplice e così bene! Si è umiliato, lui apostolo, a confessarmi che anche lui era come me, ingiusto nei suoi desideri. Oh! non lo posso credere! Ma che però si è sforzato a divenire buono per meritare ciò che desiderava, e che sempre più si sforza a divenirlo per non fare, del bene avuto, un male. Sai, le cose dette fra noi, povera gente, si capiscono di più… Ti offendo, Signore?».
   «No. Dài gloria a Dio con la tua sincerità e con la lode data al mio apostolo. Fa’ come egli ti ha consigliato e Dio sia sempre con te, che tendi alla giustizia».
   La benedice e si avvia per il primo, diretto verso nord ovest, sotto verdi frutteti stormenti ad un vento improvviso.

[42] Quando il popolo di Dio… è l’inizio del racconto ripreso da: Esodo 17, 1-7; Numeri 20 .
[43] dopo essere fiorita in fiori aperti in foglie, divenute poi mandorle sembra una espressione rabberciata da MV, che ha scritto aperti dopo avere scritto e cancellato convertiti, mostrando una certa indecisione. Per capirla, bisogna rileggerla in Numeri 17, 23, ma secondo il testo della volgata ( Numeri 17, 8 ) seguito da MV: aveva germogliato e messe le gemme da cui ne erano usciti i fiori che, apertesi le foglie, si convertirono in mandorle .