MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME VII CAPITOLO 466



CDLXVI. La sosta presso gli anziani coniugi Giuda e Anna.

   3 agosto 1946.

   466.1Vi giungono accaldati, nonostante abbiano camminato fra i frutteti folti che piegano sotto il peso delle frutta mature. Dai vigneti, numerosi e bellissimi, viene il caratteristico odore delle viti quando i grappoli già sono maturi e le foglie cominciano il loro appassimento autunnale.
   Si vedono giungere per primi due contadini che tornano dai frutteti carichi di cesti di mele bellissime, e dànno l’avviso ad un servo che passa la voce. Intanto i due contadini salutano Gesù e annunciano che «molti discepoli sono a sosta nella casa, venendo dai monti della Gaulanite e dall’Iturea diretti a Gerusalemme» e che «i loro padroni hanno deciso di andare con essi ai Tabernacoli per la Decapoli e la Perea». Ma non fanno a tempo a finire le loro informazioni che già i padroni, preceduti e seguiti da molti discepoli, accorrono fuor della casa incontro al Maestro.
   Fra i discepoli sono quasi tutti quelli che erano i pastori a Betlemme, e con loro sono altri, come il primo lebbroso guarito e lo storpio risanato, suo amico e altri ancora, ossia quelli del­l’Oltre-Giordano, meno Timoneo. Non vedo Isacco, non Stefano né Erma, non Ermasteo e Giuseppe di Emmaus, non Abele di Betlemme né Nicolai di Antiochia, e neppure Giovanni d’Efeso. Ad essi si mescolano servi e contadini, fra i quali il fanciullo miracolato[66] dalla paralisi nell’altra vendemmia e sua madre.

   466.2«La pace sia con tutti voi e a questa casa», dice Gesù alzando la mano a benedire.
   «Entra, Maestro, e riposa sotto il nostro tetto. È ancor calda la stagione per camminare in queste ore. Ma ti daremo ristoro, e fresche sono le stanze per la notte».
   «Non sosterò qui che poche ore. A sera vado via. Poco c’è ai Tabernacoli e devo ancora andare in più luoghi».
   I padroni sono delusi, ma non insistono. Dicono soltanto: «Speravamo che ci attendessi. Domani ha luogo la vendemmia, e la raccolta delle frutta è già iniziata. E dopo la pigiatura saremmo tutti partiti con questi tuoi discepoli. Siamo vecchi e molto insicure sono le strade da quando delle bande di ladroni sono venuti, non sappiamo da dove, a infestare questa riva del Giordano. Si annidano nei monti di Rabatamon e di Galaad, lungo la valle del Jaboc, e piombano sulle carovaniere. I legionari di Roma danno loro caccia… Ma… Sono forse buoni gli incontri con loro? Preferiamo essere con questi. Sono i tuoi discepoli e Dio li protegge certo».
   Gesù ha un sorriso arguto ma non dice nulla in merito. Entra nella casa gradendo i rinfreschi che gli ospiti offrono alle membra e alle gole assetate, e dopo ascolta i discepoli che raccontano del lavoro fatto sui monti: «Ma con poco frutto, Maestro. Poco anche a Cesarea di Filippo, dove, però, non fummo molestati. Ma ci torneremo con Te. E allora!».
   Gesù li guarda, non li disillude, risponde: «Perseverando, certo li convertirete. Dio aiuta sempre i suoi servi».

   466.3E poi Gesù li lascia, raggiungendo la padrona di casa che personalmente prepara le mense, e l’invita ad uscire con Lui perché le deve parlare. La buona vecchietta non se lo fa dire due volte e, per non andare nel caldo, fuori di casa, conduce Gesù in una stanza lunga, fresca, a settentrione.
   «Anna, tu sempre dici che vorresti servirmi in tutti i mo­di…».
   «Sì, mio Signore. Io e Giuda. Ma Tu non ricorri mai a noi. È gran festa ora per noi, perché i tuoi discepoli sono un poco di Te e averli in casa ci sembra servirti».
   «Lo è infatti, perché ciò che è fatto ad un discepolo è fatto al Maestro, e anche un solo calice d’acqua o un pane dato in soccorso di chi si affatica per Me troverà compenso da Dio stesso. I discepoli curano lo spirito dei fedeli, e i fedeli devono aver amore ai discepoli e sovvenirli, pensando che essi hanno rinunciato a tutto, pronti anche a rinunciare alla vita pur di dare ai fedeli la Via, la Vita e la Verità, che il loro Maestro ha dato loro col comando di darla ai fedeli».
   «Oh! Signore, lascia che io chiami il mio Giuda. È così santa la tua parola!…».
   «Chiama il tuo Giuda», consente sorridendo Gesù.
   E la donna esce per tornare col marito, al quale sta ripetendo le parole del Maestro.
   «Noi, credilo, lo faremmo volentieri. Ma siamo fuori strada e, certo è per questo, i tuoi discepoli poco vengono qui», dice il vecchio e si sente un rimpianto per questo essere lasciato in disparte.
   «Dirò loro di venire sovente.

   466.4E intanto Io vi chiedo una gra­­zia…».
   «Tu? Ma è grazia per noi servirti! Ordina, Signore. Siamo vecchi e non possiamo seguirti come molti fanno. Ma di servirti abbiamo desiderio. Che vuoi? Fossero, anche questi vigneti e questa casa, tanto cari perché del padre mio e perché qui sono nati i figli nostri, di tuo gradimento, se Tu li vuoi te li diamo. Promettici soltanto la misericordia divina sui nostri spiriti».
   «Non dubitate che essa vi possa mancare. Ma non chiedo tanto sacrificio. Udite. Io vado in Giudea e l’inverno viene. A Corozim è una vedova con molti figli, e il maggiore è poco più che fanciullo. Suo padre era falegname…».
   «Ah! Il falegname! Oh! tutti ne hanno parlato del tuo atto… Ma Corozim non si è convertita, benché più che la parola il tuo atto doveva farlo. La madre ha lavorato ai grani… Ma è di poca salute… Sappiamo, sappiamo».
   «Ebbene, Io non vi chiedo di farne degli oziosi, ma di aiutarli. Non vi mancherà bisogno di aggiustare questo o quello. Pensate a Giuseppe e il compenso doveroso sia completato dalla pietà amorosa».
   «Oh! Maestro! Così poco? Io direi, che dici, donna? Io direi di prendere le due fanciulline che spigolarono da noi. La casa è grande, e tu sei vecchia, e vecchie sono Maria e Noemi… Per le piccole cose…».
   «Così faremo, Giuda. In ricordo della piccola nostra… Dell’unica figlia, Signore… Fiorì tre primavere… e poi… Tanti gli anni passati… ma il dolore è qui… Se Tu eri già fra noi, ella non sarebbe morta… Io non l’avrei perduta… Una figlia è sempre un sorriso…». La vecchia è commossa e il vecchio sospira.
   «Non è perduta… Vi attende… È uno spirito innocente e siate certi di ritrovarlo. Più bisogna temere per quei figli che sono adulti e che non sono completamente nelle vie del Signore…».
   «È vero! È vero!… Tu sai, Signore… Tutto Tu sai. In questa casa così quieta c’è questo dolore… Maestro, il sacrificio può ottenere grazia talora?».
   «Non talora. Sempre».
   «Ah! questo è dolce sentirselo dire. Va’ in pace, Maestro. La vedova di Corozim sarà aiutata e Tu li troverai contenti a primavera. Perché, se li raccomandi per l’inverno, segno è che non torni sino a primavera».
   «Non torno… Scendo in Giudea e non torno».

   466.5«E viene in Giudea anche il piccolo discepolo?».
   «Sì. Marziam viene in Giudea…».
   «Lungo viaggio, Maestro. È molto patito…».
   «Ha perso l’ultimo parente. Voi sapete la sua storia… e questo nuovo dolore lo ha indebolito».
   «È anche l’età e la crescita… Ma sappiamo… e sappiamo anche il bene che fa. Un piccolo maestro, proprio un piccolo maestro… Il parente stava nella piana di Esdrelon, non è vero? Ed è morto là? E lui là ha sofferto?».
   «Sì, donna. Perché lo chiedi?».
   «Perché… Maestro, non dovrei dirlo io a Te che sei Maestro. Ma io sono donna e madre, e ho pianto… Ti dico: perché lo vuoi portare verso quei luoghi? Lascialo a me sino a Gerusalemme… Mi sembrerà di scendere alla Città santa ancora con i figli giovinetti… ed egli non si affaticherà né soffrirà più ancora. Vengono anche gli altri discepoli…».
   Gesù pensa. Obbietta: «Marziam è felice di esser con Me, ed Io con lui».
   «Sì. Ma, se Tu glielo dici, egli ubbidirà contento. Non saranno che pochi giorni di separazione. Cosa sono poco più di due settimane per chi è giovane tanto? Ha tempo di goderti…».
   Gesù la guarda, guarda il vecchio, così ignari che non sia molto il tempo che resta da godere il Salvatore. Ma non dice nulla. Apre le braccia come dire: «Sia fatto come volete», e dice soltanto: «Allora chiamate Marziam e Simone».
   Il vecchio esce e torna coi due. Simone ha lo sguardo indagatore. Sembra in sospetto di chissà che. Ma quando sente il motivo si calma e dice: «Dio vi dia bene! Il figlio è molto sciupato e, dico il vero, mi pareva imprudenza farlo camminare tanto…».
   «Ma io venivo volentieri! Ero col Maestro e, se il Maestro mi portava seco, segno era che potevo andare… Lui fa tutto bene…», e quasi Marziam ha le lacrime nella voce.
   «È vero, Marziam. Ma bisogna essere anche condiscendenti. Questi sono due buoni amici. Per Me e per i miei amici tutti. Io acconsento a questo loro desiderio e tu…».
   «Come Tu vuoi, Maestro mio. Ma a Gerusalemme però…».
   «A Gerusalemme vieni con Me», promette Gesù. E Marziam, buono, non ribatte nulla.

   466.6Escono dalla stanza e Gesù si riunisce ai discepoli, che sono felici di quest’incontro impensato.
   Il vecchio padrone ronza intorno al gruppo. Gesù lo nota. Lo interroga.
   «Ecco, è che vorrei una tua parola. Sei stanco. Lo vedo. Ma avanti le mense, prima del riposo, perché almeno fino a sera riposerai, non dirai nulla?».
   «Parlerò avanti di partire. Così anche i servi della casa e dei campi potranno sentirmi. Ora tua moglie ci chiama. Lo ve­di?…».
   E Gesù si alza entrando nella stanza dove sono preparate le tavole per gli ospiti benedetti.

[66] miracolato, in 108.7.