MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 492



CDXCII. A Betania viene ricordato Giovanni di Endor.

   14 settembre 1946.

   492.1Una casa di Betania sempre più triste, ma sempre accogliente… La presenza di amici e discepoli non leva la tristezza alla casa. Vi sono Giuseppe, Nicodemo, Mannaen, Elisa e Anastasica che, a quel che comprendo, non hanno saputo resistere lontane da Gesù e se ne scusano come di una disubbidienza, ben decise però a non andarsene. Ed Elisa ne spiega le valide ragioni che sono: l’impossibilità per le sorelle di Lazzaro di seguire il Maestro, per dare a Lui e agli apostoli quelle cure muliebri che sono necessarie ad un gruppo di uomini soli e perseguitati per giunta.
   «Noi sole possiamo. Perché Marta e Maria non possono lasciare il fratello. Giovanna non c’è. Annalia è troppo giovane per venire con voi. Niche è bene che stia là dove è per accogliervi là. I miei capelli bianchi evitano le mormorazioni. Io ti precederò dove Tu andrai, o starò dove Tu mi dici, e Tu avrai sempre una madre vicina, ed io penserò di avere ancora un figlio. Farò ciò che Tu vuoi, ma lasciami servirti».
   Gesù acconsente sentendo che tutti trovano giusta la cosa. Forse anche, nelle grandi amarezze che certo ha nel cuore, desidera vicino un cuore materno in cui trovare un riflesso della dolcezza materna… Elisa trionfa nella sua gioia.
   Gesù dice: «Starò sovente a Nobe. Tu andrai nella casa del vecchio Giovanni. Me l’ha offerta per le mie soste. Ti troverò ad ogni nostro ritorno…».

   492.2«Conti andare via nonostante le piogge?», chiede Giuseppe d’Arimatea.
   «Sì. Voglio andare ancora verso la Perea sostando nella casa di Salomon. Poi verso Gerico e la Samaria. Oh! vorrei andare in tanti luoghi ancora…».
   «Non allontanarti troppo, Maestro, dalle strade presidiate e dalle città presidiate da un centurione. Essi sono incerti. E anche gli altri lo sono. Due paure. Due sorveglianze. Su Te. E a vicenda. Ma credi che, per Te, sono meno pericolosi i romani…».
   «Ci hanno abbandonato!…», scatta Giuda di Keriot.
   «Lo credi? No. Fra quei gentili che ascoltano il Maestro puoi discernere forse i mandati da Claudia o da Ponzio? Fra i liberti della prima e delle sue amiche non sono pochi quelli che potrebbero parlare nel Bel Nidrasc[128] se fossero israeliti. Non dimenticare mai che dei dotti ce ne sono in ogni luogo, che Roma asservisce il mondo, che i suoi patrizi amano prendersi il bottino migliore per ornamento alle loro case. Se i ginnasiarchi e i presidi dei Circhi scelgono ognuno ciò che a loro può dare guadagno e gloria, i patrizi scelgono quelli che per coltura o bellezza sono decoro e soddisfazione delle case e di loro stessi…

   492.3Maestro, questo discorso mi suscita un ricordo… Mi è concesso farti una domanda?».
   «Parla».
   «Quella donna, quella greca che era qui lo scorso anno… e che era un capo d’accusa per Te, dove è? Molti hanno cercato sapere… non per buon fine. Ma io non ho cattivo desiderio… Soltanto… Che sia tornata nell’errore non mi pare possibile cosa. C’era in lei un grande intelletto e una giustizia sincera. Ma non vederla più…».
   «In un luogo della Terra ella, la pagana, ha saputo esercitare per un israelita perseguitato la carità che gli israeliti non avevano».
   «Vuoi parlare di Giovanni di Endor? È con lei?».
   «È morto».
   «Morto?».
   «Sì. E lo si poteva lasciar morire a Me vicino… Non c’era molto da attendere… Coloro, e sono tanti, che hanno lavorato per provocare il suo allontanamento, hanno commesso un omicidio come avessero alzato la mano armata di coltello su di lui. Gli hanno spaccato il cuore. E anche sapendolo morto di questo, non pensano di essere degli omicidi. Non sentono rimorso di esserlo stati. Si può uccidere in molti modi i fratelli. Con l’arma e con la parola, o con qualche azione malvagia. Come un riferire, a chi perseguita, i luoghi del perseguitato, il levare ad un infelice un asilo di conforto… Oh! in quanti modi si uccide… Ma l’uomo non ne sente rimorso. L’uomo, e questo è il segno della sua decadenza spirituale, ha ucciso il rimorso».
   È così severo Gesù dicendo queste parole che nessuno trova forza di parlare. Si sogguardano, a capo chino, confusi, anche i più innocenti e buoni.
   Gesù, dopo un silenzio, dice: «Non occorre che nessuno riporti ai nemici del morto e ai miei ciò che ho detto, per farli giubilare satanicamente. Ma, se vi interrogano, rispondete pure che Giovanni è in pace, col corpo in un sepolcro lontano e lo spirito in attesa di Me».
   «Signore, questo ti ha dato molta pena?», chiede Nicodemo.
   «Che? La sua morte?».
   «Sì».
   «No. La sua morte mi ha dato pace perché è stata la sua pace. Pena, una grande pena mi hanno dato quelli che per un basso sentimento hanno denunciato al Sinedrio la sua presenza fra i discepoli e prodotto la sua partenza. Ma ognuno ha il suo sistema, e solo una grande volontà buona può mutare gli istinti e i sistemi. Però vi dico: “Chi ha denunciato denuncerà ancora. Chi ha fatto morire farà ancora morire”. Guai a lui, però. Crede di vincere e perde. E lo attende il giudizio di Dio».
   «Perché mi guardi così, Maestro?», chiede Giovanni di Zebedeo turbandosi e arrossendo come fosse colpevole.
   «Perché se guardo te nessuno penserà, neppure il più malvagio, che tu possa avere odiato un tuo fratello».
   «Sarà stato qualche fariseo o qualche romano… Egli li serviva d’uova…», dice Giuda di Keriot.
   «Un demonio è stato. Ma gli ha fatto del bene volendogli nuocere. Ha affrettato la sua completa purificazione e la sua pace».

   492.4«Come lo hai saputo? Chi ti ha portato la notizia?», chiede Giuseppe.
   «Ha forse bisogno il Maestro di avere chi gli porta le notizie? Non vede forse le azioni degli uomini? Non è andato a chiamare Giovanna[129] perché venisse a Lui e guarisse? Cosa impossibile a Dio?», dice veemente Maria di Magdala.
   «È vero, donna. Ma pochi possiedono la tua fede… E per questo ho fatto una stolta domanda».
   «Va bene. Ma ora, Maestro, vieni. Lazzaro si è destato e ti attende…».
   E se lo porta via, recisa e decisa, troncando ogni altro possibile discorso o domanda.

[128] Bel Nidrasc, qui e altrove (come, ad esempio, in 67.6, 111.3 e 243.3, dove è scritto Bel Nisdrasc ), potrebbe essere il luogo del Tempio in cui i dottori ammaestravano, poiché Midrash sono chiamati certi scritti rabbinici che commentano le sacre Scritture.
[179] è andato a chiamare Giovanna, come si narra in 102.4.