MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 495



CDXCV. Lezione sulla misericordia in risposta alle obiezioni sul perdono all'adultera. Congedo ai discepoli sulla via di Betania.

   17 settembre 1946.

   495.1Gesù ha raggiunto i dieci apostoli e i principali discepoli alle falde del monte Uliveto, vicino alla fontana di Siloan. Quando essi vedono venire a passo sollecito Gesù fra Pietro e Giovanni, gli vanno incontro, ed è proprio vicino alla fonte che si riuniscono.
   «Saliamo alla via di Betania. Lascio la città per qualche tempo. Andando vi dirò ciò che dovete fare», ordina Gesù.
   Fra i discepoli vi sono anche Mannaen e Timoneo che, rasserenati, hanno ripreso il loro posto. E vi sono Stefano ed Erma, Nicolai, Giovanni d’Efeso, il sacerdote Giovanni e tutti, insomma, i più notabili per sapienza oltre gli altri, semplici, ma tanto attivi per grazia di Dio e volere proprio.
   «Lasci la città? Ti è accaduto qualcosa?», chiedono in molti.
   «No. Ma vi sono luoghi che attendono…».

   495.2«Che hai fatto questa mattina?».
   «Ho parlato… I profeti… Ancora una volta. Ma essi non intendono…».
   «Nessun miracolo, Maestro?», chiede Matteo.
   «Nessuno. Un perdono. E una difesa».
   «Chi era? Chi offendeva?».
   «Coloro che si credono senza peccato accusavano una peccatrice. Io l’ho salvata».
   «Ma se era peccatrice avevano ragione essi».
   «La sua carne era certamente peccatrice. La sua anima… Molto avrei da dire sulle anime. E non direi peccatrici solo quelle la cui colpa è palese. Sono peccatrici anche quelle che spingono altri a peccare. E di un peccato più astuto. Fanno insieme la parte del serpente e del peccatore».
   «Ma che aveva fatto la donna?».
   «Adulterio».
   «Adulterio?! E Tu l’hai salvata?! Non dovevi!!», esclama l’Isca­riota.
   Gesù lo guarda fissamente, poi chiede: «Perché non dove­vo?».
   «Ma perché… ti può nuocere. Tu lo sai come ti odiano e cercano accuse contro Te! E certo… Salvare un’adultera è andare contro la Legge».
   «Io non ho detto che la salvavo. Ho detto loro che soltanto chi era senza peccato la colpisse. E nessuno l’ha colpita perché nessuno era senza peccato. Ho dunque confermato la Legge che commina la lapidazione agli adulteri, ma ho anche salvato la donna perché non si è più trovato un lapidatore».
   «Ma Tu…».
   «Volevi che la lapidassi Io? Sarebbe stata giustizia, perché Io l’avrei potuta lapidare. Ma non sarebbe stata misericordia».
   «Ah! era pentita! Ti ha supplicato e Tu…».
   «No. Non era neppure pentita. Era soltanto avvilita e paurosa».
   «Ma allora!… Perché?… Non ti capisco più! Prima riuscivo ancora a capire i tuoi perdoni a Maria di Magdala, a Giovanni di Endor, a… insomma a molti pec…».
   «Di’ pure: a Matteo. Non me ne ho a male. Anzi, ti sono grato se tu mi aiuti a ricordare il mio debito di riconoscenza al mio Maestro», dice Matteo calmo e dignitoso.
   «Sì, ebbene, anche a Matteo… Ma essi erano pentiti del loro peccato, della loro vita licenziosa. Ma questa!… Non ti capisco più! E non sono solo io a non capirti…».
   «Lo so. Non mi capisci… Mi hai sempre capito poco. E non tu solo. Ma ciò non muta il mio modo di agire».
   «Il perdono va dato a chi lo chiede».
   «Oh! Se Iddio dovesse dare il perdono soltanto a chi lo chiede! E colpire subito chi alla colpa non fa seguire il pentimento! Tu non ti sei mai sentito perdonato prima di esserti pentito? Puoi proprio dire che ti sei pentito, e per questo sei stato perdonato?».
   «Maestro, io…».

   495.3«Uditemi tutti, perché molti fra voi trovano che Io ho sbagliato e che Giuda ha ragione. Qui è Pietro e Giovanni. Essi hanno sentito ciò che Io ho detto alla donna e ve lo possono ripetere. Non sono stato stolto nel perdonare. Non ho detto ciò che dissi ad altre anime, alle quali perdonavo perché erano completamente pentite. Ma ho dato modo e tempo a quell’anima di giungere al pentimento e alla santità, se vorrà raggiungerli. Ricordatevelo per quando sarete i maestri delle anime.
   Due cose è essenziale avere per poter essere veri maestri e degni di essere maestri. Prima cosa: una vita austera per se stessi, di modo da poter giudicare senza le ipocrisie di condannare negli altri ciò che a noi si perdona. Seconda: una paziente misericordia per dare modo alle anime di guarire e di fortificarsi.
   Non tutte le anime guariscono istantaneamente dalle loro ferite. Alcune lo fanno per successive fasi, e talora lente e soggette a ricadute. Cacciarle, condannarle, impaurirle non è arte di medico spirituale. Se le cacciate da voi, torneranno per rimbalzo a gettarsi fra le braccia dei falsi amici e maestri. Aprite le vostre braccia e il vostro cuore, sempre, alle povere anime. Che esse sentano in voi un vero e santo confidente, sulle cui ginocchia non si vergognano di piangere. Se voi le condannate privandole degli aiuti spirituali, sempre più le farete malate e deboli. Se voi le impaurite di voi e di Dio, come potranno alzare gli occhi a voi e a Dio?
   L’uomo incontra per primo giudice l’uomo. Solo l’essere che vive spiritualmente sa incontrare per primo Iddio. Ma la creatura che è già giunta a vivere spiritualmente non cade in colpa grave. La sua parte umana può ancora avere debolezze, ma lo spirito forte veglia e le debolezze non divengono colpe gravi. Mentre l’uomo, che ancora è molto carne e sangue, pecca e incontra l’uomo. Ora, se l’uomo, che gli deve indicare Dio e formare lo spirito, gli incute paura, come può il colpevole abbandonarsi a lui? E come può dire: “Mi umilio perché credo che Dio è buono e che perdona”, se vede che un suo simile non è buono?
   Voi dovete essere il termine di paragone, la misura di ciò che è Dio, così come un picciolo è la parte che fa capire la ricchezza di un talento. Ma se voi siete crudeli con le anime, voi piccioli che siete una parte dell’Infinito e lo rappresentate, cosa crederanno allora esse che sia Dio? Quale durezza intransigente penseranno in Lui?

   495.4Giuda, tu che giudichi con severità, se in questo momento Io ti dicessi: “Io ti denuncerò al Sinedrio per pratiche magiche…”».
   «Signore! Non lo farai! Sarebbe… sarebbe… Tu sai che è…».
   «So e non so. Ma tu vedi come subito invochi pietà per te… e tu sai che non saresti condannato da essi perché…».
   «Che vuoi dire, Maestro? Perché dici questo?», dice molto agitato Giuda interrompendo Gesù.
   Il quale, molto calmo ma con uno sguardo che trivella il cuore a Giuda, e nello stesso tempo frena il suo turbato apostolo sul quale convergono gli sguardi degli altri undici apostoli e di molti discepoli, dice: «Ma perché essi ti amano. Hai buoni amici, tu, là dentro. Lo hai detto più volte».
   Giuda tira un sospiro di sollievo, si asciuga un sudore strano in quel giorno freddo e ventoso, e dice: «È vero. Amici vecchi. Ma non credo che se peccassi…».
   «E chiedi pietà perciò?».
   «Certamente. Sono ancora imperfetto e voglio divenire perfetto».
   «Lo hai detto. Anche quella creatura è molto imperfetta. Gli ho dato tempo a divenire buona, se vuole».
   Giuda non ribatte più.

   495.5Sono ormai sulla via di Betania, già lontani da Gerusalemme. Gesù si ferma e dice: «E voi, avete dato ai poveri ciò che vi ho dato? Avete fatto tutto ciò che vi avevo detto?».
   «Tutto, Maestro», dicono apostoli e discepoli.
   «Allora sentite. Ora Io vi benedirò e vi congederò. Vi spargerete, come sempre, per la Palestina. Vi radunerete di nuovo qui per la Pasqua. Non mancate allora… e in questi mesi fortificate il vostro cuore e quello di chi crede in Me. Siate sempre più giusti, disinteressati, pazienti. Siate ciò che vi ho insegnato di essere. Girate per città, paesi, case sperdute. Non evitate nessuno. Sopportate tutto. Non è il vostro io ciò che servite, così come Io non servo l’ io di Gesù di Nazaret, ma servo il Padre mio. Voi pure servite il Padre vostro. Perciò i suoi interessi, non i vostri, devono esservi sacri, anche se possono procurare dolore o lesione ai vostri interessi umani. Abbiate spirito di abnegazione e di ubbidienza. Potrà accadere che Io vi chiami o vi ordini di stare dove siete. Non giudicate il mio ordine. Quale che sia, ubbidite, credendo fermamente che esso è buono ed è dato per vostro bene. E non abbiate invidia se alcuni saranno chiamati e altri no da Me. Voi vedete… Alcuni si sono staccati da Me… e Io ne ho sofferto. Erano quelli che ancora volevano regolarsi con la loro mente. La superbia è la leva che ribalta gli spiriti e la calamita che me li strappa. Non maledite chi mi ha lasciato. Pregate perché torni… I miei pastori staranno due a due nelle immediate vicinanze di Gerusalemme. Isacco per ora viene con Me insieme a Marziam. Amatevi molto fra voi. Aiutatevi a vicenda. Amici miei, tutto il resto ve lo dica il vostro spirito, ricordandovi ciò che ho insegnato, e ve lo dicano i vostri angeli. Io vi benedico».
   Tutti si prostrano, mentre Gesù dice la benedizione mosaica. Poi si affollano a salutare Gesù. Infine si separano da Lui, che coi dodici, Isacco e Marziam, procede sulla via di Betania.
   «Ora sosteremo il tempo di salutare Lazzaro e poi proseguiremo verso il Giordano».
   «Andiamo a Gerico?», chiede interessato Giuda di Keriot.
   «No. A Betabara».
   «Ma… la notte…».
   «Non mancano case e paesi da qui al fiume…».
   Nessuno parla più e, tolto il frusciare degli ulivi e lo scalpiccio dei passi, non resta altro rumore.