MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 443



CDXLIII. La morte del nonno di Marziam.

   25 maggio 1946.

   443.1Gesù deve avere già lasciato le donne, perché è con gli apostoli, Isacco e Marziam. Stanno scendendo le ultime chine verso la piana di Esdrelon, mentre la sera cala lentamente.
   Marziam è molto contento che il Signore lo conduca dal suo caro nonno. Meno contenti sono gli apostoli, che ricordano il recente incidente con Ismaele[16]. Ma tacciono, seri, per non addolorare il giovinetto, che si rallegra di non avere toccato il miele che Porfirea gli ha dato, «perché avevo speranza che il Signore accontentasse il mio cuore col farmi vedere il padre mio. Non so perché… Ma da qualche tempo l’ho sempre presente allo spirito come se egli mi chiamasse. L’ho detto a Porfirea e mi ha detto: “Fa così anche a me quando Simone è lontano”. Ma non deve essere così come dice, perché prima non me lo ha mai fatto».
   «Perché prima eri un fanciullo. Ora sei un uomo e il tuo pensiero pensa di più», gli dice Pietro.
   «Ho anche due formaggelle e un poco di ulive. Quello che ho potuto portare, proprio di mio, al mio amato padre. E poi ho una tunica di canapa e una veste di canapa. Porfirea le voleva fare per me. Ma le ho detto: “Se mi ami, falle per il vecchio”. È sempre così stracciato, così accaldato nelle vesti di cattiva lana!… Ne avrà refrigerio».
   «E intanto tu sei rimasto senza vesti fresche e sudi come una spugna in quelle di lana», gli dice Pietro.
   «Oh! non importa! È stato tante volte senza mangiare il padre per darlo a me quando ero nel bosco… Finalmente posso dargli anche io qualche cosa. Potessi mettere da parte tanto da dargli di che licenziarsi!».
   «Quanto hai fino ad ora?», chiede Andrea.
   «Poco. Col pesce ho ricavato centodieci didramme. Ma venderò presto gli agnelli e allora… Se lo potessi fare prima del gran freddo!…».
   «Lo tenete voi?», chiede Natanaele a Pietro.
   «Sì. Non ci spianteremo se quel povero vecchio prenderà un boccone dal nostro piatto…».
   «E poi… Può fare qualche piccolo lavoro… Venire a Betsaida, da noi, vero Filippo?».
   «Certo, certo… Ti aiuteremo, Simone, facendo contento il nostro buon Marziam e il vecchio…».

   443.2«Speriamo che non ci sia Giocana…», dice Giuda Taddeo.
   «Andrò avanti io ad avvertire», dice Isacco.
   Vanno lesti nel chiarore di luna… Ad un certo punto Isacco si stacca accelerando ancor più il passo, mentre il gruppo lo segue più lentamente. Un grande silenzio è nella pianura. Persino gli usignoli tacciono.
   Vanno, vanno, finché vedono due ombre che corrono verso di loro. «Uno è Isacco certamente… L’altro… può essere tanto Michea come l’intendente. Sono alti uguali…», dice Giovanni.
   Ormai sono vicini… vicinissimi. È proprio l’intendente, seguito da Isacco che appare costernato.
   «Maestro… Marziam… povero figlio!… Venite presto… Tuo padre, Marziam, è malato… molto…».
   «Ah! Signore!…», grida il giovinetto con dolore.
   «Andiamo, andiamo… Sii forte, Marziam», e Gesù gli prende la mano dandosi quasi a correre mentre dice agli apostoli: «Seguiteci, voi».
   «Sì… Ma fate piano… C’è Giocana», urla l’intendente già lontano.

   443.3Il povero vecchio è in casa di Michea. Anche uno stolto può capire che è proprio morente. Sta abbandonato, ad occhi chiusi, con i tratti già rilassati, propri di chi muore. È cereo, meno che sui pomelli, dove un rosso cianotico resiste.
   Marziam si curva sul lettuccio chiamando: «Padre! Padre mio! Sono Marziam! Capisci? Marziam! Jabé! Il tuo Jabé!… O Signore! Non mi sente più… Vieni qui, Signore… Vieni qui. Prova Tu… Guariscilo… Fa’ che mi veda, che mi parli… Ma devo veder morire così tutti i miei, senza che mi diano un addio?…».
   Gesù si avvicina, si china sul morente, gli posa una mano sul capo dicendo: «Figlio del Padre mio, ascoltami».
   Come uno che esce da un sonno profondo, il vecchio trae un profondo respiro e apre gli occhi già vitrei, guardando incerto i due volti curvi sul suo. Fa come per parlare, ma la lingua è molto intorpidita. Però adesso deve aver riconosciuto, perché ha un sorriso e cerca di prendere le mani dei due per portarsele alle labbra.
   «Padre… ero venuto… Ho pregato tanto per venire!… Ti volevo dire… che presto avrò tanto… da darti di che licenziarti… e venire con me, da Simone e Porfirea, che sono così buoni, così buoni col tuo Jabé… e con tutti…».
   Il vecchio riesce a muovere la lingua e malamente dice: «Dio li compensi, e… compensi te… Ma è tardi… Vado da Abramo… a non soffrire più…». Si volge a Gesù e con ansia chiede: «Così, non è vero?».
   «Così. Sta’ in pace!», e Gesù si raddrizza imponente dicendo: «Io, col mio potere di Giudice e Salvatore, ti assolvo di tutto quanto nella vita tu possa aver commesso di colpe o di omissioni, e dei moti dell’animo contro la carità e verso chi ti ha odiato. Di tutto ti perdono, o figlio. Va’ in pace!». Gesù ha steso le mani alte sul lettuccio come fosse a un altare ed Egli, Sacerdote, stesse per consacrare la vittima.

   443.4Marziam piange, mentre il vecchio sorride dolcemente mormorando: «Ci si addormenta in pace col tuo aiuto… Grazie, Signore…», e si accascia…
   «Padre! Padre! Oh! muore! muore! Diamogli un po’ di miele… ha la lingua asciutta… È freddo…, il miele scalda…», grida Marziam e cerca di rovistare nel sacco con una mano, mentre sostiene con l’altra il capo del nonno che si appesantisce.
   Sulla soglia sono apparsi gli apostoli… e osservano muti…
   «Fa’ pure, Marziam. Il padre lo sostengo Io», dice Gesù… e poi, a Pietro: «Simone, vieni qui…».
   E Simone viene avanti commosso.
   Marziam cerca di dare un poco di miele al vecchio. Ficca un dito nel vasetto e lo trae coperto di miele filante che pone sulle labbra del nonno, che riapre gli occhi, lo guarda, gli sorride, dice: «È buono».
   «L’ho fatto per te… E anche la veste di canapa fresca…».
   Il vecchio alza la mano vacillante e cerca di posarla sul capo bruno dicendo: «Sei buono… più del miele… Ed è questo… questo essere buono tu, che mi fa bene… Ma il tuo miele… non serve più… E neppure la veste fresca… Tienili… tienili con la mia benedizione…».
   Marziam scivola in ginocchio e piange col capo appoggiato alla sponda del lettuccio gemendo: «Solo! Resto solo!».
   Simone gira intorno al letto e con voce più aspra che mai per la commozione dice, carezzando i capelli di Marziam: «No… Solo no… Io ti voglio bene. Porfirea ti vuole bene… I discepoli… tanti fratelli… E poi… Gesù… Gesù che ti vuole bene… Non piangere, figlio mio!».
   «Tuo… figlio… sì… felice io… Signore!… Signore…», il vecchio gorgoglia, annaspa… sente la fine.

   443.5Gesù lo circonda col braccio, lo solleva, intona lentamente: «Alzo gli occhi verso i monti, donde verrà il mio aiuto», e prosegue per tutto il salmo 120[17]. Poi sosta, osservando l’uomo che gli muore fra le braccia, placato da quelle parole… Intona il salmo 121. Ma poco ne dice, perché ha appena iniziato il 4° versetto quando si interrompe dicendo: «Va’ in pace, anima giusta!», e lo riadagia lentamente, abbassandogli con la mano le palpebre. Una così placida morte che nessuno, meno Gesù, si è accorto del trapasso. Però lo comprendono dall’atto del Maestro e succede un brusio.
   Gesù fa un gesto di silenzio. Gira dalla parte di Marziam, che piangente col capo chino sul letto non si è accorto di nulla, si curva, lo abbraccia cercando di alzarlo dicendo: «È in pace, Marziam! Non soffre più. La più grande grazia di Dio per lui è questa: la morte, e nelle braccia del Signore! Non piangere, figlio caro. Guardalo come è in pace… In pace… Pochi in Israele hanno avuto il premio che ebbe questo giusto di morire sul petto del Salvatore. Vieni qui, fra le mie braccia… Non sei solo. E poi c’è Dio, ed è tutto, che ti ama per tutto il mondo».

   443.6Il povero Marziam fa veramente pena, ma trova ancora la forza di dire: «Grazie, Signore, di esser venuto… E tu, Simone, di avermi condotto… E tutti, tutti, grazie… di quello che mi avete dato per lui… Ma non serve più… Però… la veste sì… Noi siamo poveri… Non possiamo fare l’imbalsamazione… Oh! padre mio! Neppure un sepolcro ti posso dare!… Ma, se vi fidate, se potete,… fate le spese e vi darò a ottobre il prezzo degli agnelli e del pesce…».
   «Ohè! Ma ce l’hai ancora un padre, dico! Ci penso io! A costo di vendere una barca. Daremo al vecchio tutti gli onori. Il più è ad avere chi anticipa… e chi dà un sepolcro…».
   L’intendente dice: «A Jezrael ci sono dei discepoli fra il popolo. Non negheranno nulla. Parto subito e tornerò entro terza…».
   «Già, ma… e il Fariseo?».
   «Non temete. Gli faccio sapere che c’è un morto e, per non contaminarsi, non uscirà più di casa. Vado…».
   E mentre Marziam, curvo sul nonno, piange e lo carezza, e Gesù parla piano con gli apostoli e Isacco, Michea e gli altri vanno e vengono, preparando per le estreme onoranze al compagno estinto.

   443.7E qui faccio un’osservazione mia. Mi è accaduto più volte di trovarmi in simili contingenze, ed ho sovente notato che i presenti, con scopo buono o con intransigenze non buone, dànno su la voce a quelli che si desolano per aver perduto un parente. Confronto con la dolcezza di Gesù, che compatisce la sofferenza dell’orfano e non pretende da lui un eroismo innaturale… Quanto c’è da imparare da ogni minimo atto di Gesù!…

[16] Ismaele potrebbe essere stato scritto da MV per errore al posto di Giocana, protagonista dell’incidente narrato nel capitolo 430.
[17] il salmo 120 e il salmo 121 sono divenuti, nella neo-volgata, Salmo 121 e Salmo 122. I numeri dei salmi e del versetto sono su puntini sospensivi, come se MV avesse dovuto farne la ricerca prima di scriverli.