MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VIII CAPITOLO 503



DIII. Gli apostoli indagano sul Traditore. Un sadduceo e l’infelice moglie di un negromante. Saper distinguere il soprannaturale dall’occulto.

   3 ottobre 1944.

   503.1E ancora Gesù che va[3], instancabilmente, per le vie di Palestina. Il fiume è ancora alla sua destra, ed Egli procede nello stesso senso della bell’acqua, azzurra e scintillante là dove il sole la bacia, verde-blu presso le rive dove l’ombra degli alberi si riflette coi suoi verdi cupi.
   Gesù è in mezzo ai suoi discepoli. Odo Bartolomeo chiedergli: «Allora andiamo proprio verso Gerico? Non temi qualche insidia?».
   «Non temo. Sono giunto a Gerusalemme per la Pasqua da altra via ed essi, delusi, non sanno più dove prendermi senza dare troppo nell’occhio alle folle. Credimi, Bartolomeo, che per Me vi è meno pericolo in una città popolosa che per sentieri remoti. Il popolo è buono e sincero. Ma è anche impetuoso. E insorgerebbe se mi catturassero quando Io sono fra esso per evangelizzare e guarire. Le serpi lavorano in solitudine e in ombra. E poi… ho ancora oggi e oggi e oggi da lavorare… Poi… verrà l’ora del Demonio e voi mi perderete. Per ritrovarmi poi. Credete a questo. E sappiate crederlo quando gli eventi sembreranno più che mai smentirmi».
   Gli apostoli sospirano, crucciati, e lo guardano con amore e pe­na, e Giovanni ha un gemito: «No!», e Pietro lo circonda delle sue corte e robuste braccia come a difesa e dice: «O mio Signore e Maestro!». Non dice di più. Ma c’è tanto in quelle poche parole.
   «Così è, amici. Per questo sono venuto. Siate forti. Vedete come Io procedo sicuro verso la mia meta, come uno che va verso il sole e sorride al sole che lo bacia in fronte. Il mio Sacrificio sarà un sole per il mondo. La luce della Grazia scenderà nei cuori, la pace con Dio li farà fecondi, i meriti del mio martirio faranno gli uomini capaci di guadagnarsi il Cielo. E che voglio se non questo? Mettere le vostre mani nelle mani dell’Eterno, Padre mio e vostro, e dire: “Ecco, Io ti riconduco questi figli. Guarda, o Padre, sono mondi. Possono tornare a Te”. Vedervi stretti sul suo seno e dire: “Amatevi infine, ché l’Uno e gli altri avete ansia di questo, e di non esservi potuti amare ne soffrivate acutamente”. Ecco la mia gioia. E ogni giorno che mi avvicina al compimento di questo ritorno, di questo perdono, di questa unione, aumenta la mia ansia di consumare l’olocausto per darvi Dio e il suo Regno».
   Gesù è solenne e quasi estatico nel dire ciò. Cammina, diritto nella sua veste azzurra e nel suo manto più scuro, a capo scoperto in questa ancor fresca ora del mattino, e pare sorrida a chissà quale visione che i suoi occhi vedono contro l’azzurro di un cielo sereno. Il sole, che lo bacia sulla gota sinistra, accende più ancora lo sfavillante suo sguardo e mette scintille d’oro nella sua capigliatura, mossa da un lieve vento e dal suo passo, e accentua il rosso delle labbra aperte al sorriso, e pare accendere tutto il viso di una letizia che in realtà viene dall’interno del suo adorabile Cuore, acceso dalla carità per noi.

   503.2«Maestro, posso dirti una parola?», chiede Tommaso.
   «Quale?».
   «Ieri l’altro Tu hai detto che il Redentore, Tu, avrà un traditore. Come potrà un uomo tradire Te, Figlio di Dio?».
   «Un uomo, infatti, non potrebbe tradire il Figlio di Dio, Dio come il Padre. Ma costui non sarà un uomo. Sarà un demonio in corpo d’uomo. Il più posseduto, il più ossesso degli uomini. Maria di Magdala aveva sette demoni, e l’indemoniato di pochi giorni or sono era dominato da Belzebù. Ma in costui sarà Belzebù e tutta la sua corte demoniaca… Oh! che invero l’Inferno sarà in quel cuore per dargli ardire di vendere come agnello al beccaio il Figlio di Dio ai suoi nemici!».
   «Maestro, ora questo uomo è già in possesso di Satana?».
   «No, Giuda. Ma inclina a Satana, e inclinare a Satana vuol dire mettersi nelle condizioni di precipitare in esso» (Gesù parla all’Iscariota).
   «E perché non viene a Te per guarirsi dalla sua inclinazione? Sa di averla o lo ignora?».
   «Se lo ignorasse non sarebbe colpevole come lo è, poiché sa di tendere al male e di non persistere nelle risoluzioni di uscirne. Se persistesse, verrebbe a Me… ma non viene… Il veleno penetra e la mia vicinanza non lo monda, perché non è desiderata ma fuggita… Il vostro sbaglio, o uomini. Fuggite da Me quanto più di Me avete bisogno» (Gesù ha risposto ad Andrea).
   «Ma è venuto a Te qualche volta? Lo conosci? E noi lo conosciamo?».
   «Matteo, Io conosco gli uomini anche prima che essi conoscano Me. E tu lo sai e costoro lo sanno. Sono Io che vi ho chiamati perché vi conoscevo».
   «Ma noi lo conosciamo?», insiste Matteo.
   «E potete non conoscere chi viene al vostro Maestro? Voi siete miei amici e condividete con Me cibo, riposo e fatiche. Fin la mia casa vi ho aperto, la casa della mia Madre santa. Vi porto ad essa perché quell’aura che in essa spira vi faccia capaci di comprendere il Cielo con le sue voci e i suoi comandi. Vi porto ad essa come un medico porta i suoi malati, appena risorti da un seguito di morbi, a delle fonti salutari che li fortifichino vincendo i resti dei morbi che possono sempre rifarsi nocivi. Perciò non ignorate nessuno di quelli che vengono a Me».
   «In che città l’hai incontrato?».
   «Pietro, Pietro!».
   «È vero, Maestro, sono peggio di una donna pettegola. Perdonami. Ma è l’amore, sai…».
   «So, e per questo ti dico che non mi disgusta il tuo difetto. Ma levati anche questo».
   «Sì, Signore mio».

   503.3Il sentiero si stringe, preso fra un filare di piante e un fossatello, e il gruppo si assottiglia. Gesù parla proprio con l’Iscariota, al quale dà ordini per le spese e le elemosine. Dietro, due per due, sono gli altri. In coda, solo, è Pietro. Pensa. Cammina a capo basso, raccolto talmente nei suoi pensieri che neppur si accorge di rimanere distanziato dagli altri.
   «Ehi! tu, uomo!», lo interpella uno che passa a cavallo. «Sei col Nazareno?».
   «Sì. Perché?».
   «Andate a Gerico?».
   «Ti preme saperlo? Io non so nulla. Vado dietro al Maestro e non chiedo nulla. Ovunque Egli va è ben fatto. La via è quella di Gerico, ma potremmo anche tornare nella Decapoli. Chissà! Se vuoi sapere di più, là è il Maestro».
   L’uomo sprona e Pietro gli fa dietro una smorfia curiosa e borbotta: «Non mi fido, mio bel signore. Siete tutti una massa di cani! Non voglio esser io il traditore. Giuro a me stesso: questa bocca sarà sigillata. Ecco», e fa un segno alle sue labbra come le chiudesse a lucchetto.
   L’uomo a cavallo ha raggiunto Gesù. Lo interpella. Ciò dà modo a Pietro di raggiungere gli altri.
   Quando l’uomo riparte, fa un cenno di saluto all’Iscariota. Nessuno lo nota, meno Pietro che viene ultimo. E che pare non applauda a quel saluto. Prende Giuda per una manica e gli chiede: «Chi è? Lo conosci? Come mai?».
   «Di vista. È un ricco di Gerusalemme».
   «Hai amicizie in alto, tu! Bene… purché sia bene. Dimmi un po’: è quel viso di volpe quello che ti dice tante cose?…».
   «Quali cose?».
   «Mah! quelle che dici di sapere sul Maestro!».
   «Io?».
   «Sì. Tu. Non ricordi quella sera[4] d’acqua e fango? Al tempo della piena?».
   «Ah! No! No! Ma ci pensi ancora a delle parole dette in un momento di malumore?».
   «Io penso a tutto quanto può far del male a Gesù: cose, persone, amici, nemici… E sono sempre pronto a mantenere le promesse che faccio a chi vuole fare del male a Gesù. Addio».
   Giuda lo guarda andare in modo curioso. Vi è stupore, dolore, stizza, e direi anche più: livore.

   503.4Pietro raggiunge Gesù e lo chiama.
   «Oh! Pietro! Vieni!». Gesù gli pone il braccio sulla spalla.
   «Chi era quell’ispido giudeo?».
   «Ispido, Pietro? Se era tutto liscio e profumato!».
   «Aveva ispida la coscienza. Diffida, Gesù».
   «Ti ho detto che non è ancora il mio tempo. E quando quel tempo sarà, nessuna diffidenza mi salverà… se volessi salvarmi. Anche le pietre griderebbero e mi farebbero catena se volessi salvarmi».
   «Sarà… Ma diffida… Maestro?».
   «Pietro? Che hai?».
   «Maestro… ho una cosa da dirti e un peso sul cuore».
   «Una cosa? Un peso?».
   «Sì. Il peso è un peccato. La cosa è un consiglio».
   «Comincia dal peccato».
   «Maestro… io… io odio… io ho ribrezzo, ecco, se non odio, perché Tu non vuoi che si odii, per uno di noi. Mi pare di esser vicino alla tana da cui esce fetore di serpi in fregola… e non vorrei ne uscissero per nuocerti. Quell’uomo è una tana di serpi e lui stesso è in fregola col demonio».
   «Come lo deduci?».
   «Mah!… Non so. Sono rozzo e ignorante, ma scemo non sono. Sono abituato a leggere nei venti e nelle nubi… e m’è venuto occhio anche per i cuori. Gesù… ho paura».
   «Non giudicare, Pietro. E non sospettare. Il sospetto crea chimere. Si vede ciò che non c’è».
   «Dio eterno lo voglia che nulla ci sia. Ma io non sono si­cu­ro».
   «Chi è, Pietro?».
   «Giuda di Keriot. Si vanta di avere alte amicizie, e anche poco fa quel brutto ceffo lo ha salutato come si saluta chi è ben conosciuto. Prima non le aveva».
   «Giuda è quello che riceve e distribuisce. Ha modo di avvicinare i ricchi. Sa fare».
   «Già! Sa fare… Maestro, dimmi la verità. Tu non hai sospetti?».
   «Pietro, mi sei tanto caro per il tuo cuore. Ma ti voglio perfetto. Perfetto non è chi non ubbidisce. Io ti ho detto: non giudicare e non sospettare».
   «Ma intanto non mi dici…».
   «Fra poco saremo presso a Gerico e ci fermeremo ad attendere una donna la quale non può riceverci in casa sua…».
   «Perché? È una peccatrice?».
   «No. È un’infelice. Quel cavaliere che ti ha dato tanta noia è venuto a dirmi di attenderla. E l’attenderò, per quanto sappia di non poter fare nulla per lei. E sai chi ha messo lei e il cavaliere sulle tracce mie? Giuda. Tu vedi che è ragione onesta la sua conoscenza con quel giudeo».
   Pietro china il capo e tace, confuso. Forse non persuaso, e curioso ancora. Ma tace.

   503.5Gesù si ferma fuori le mura della città e, stanco, si siede al rezzo di un ciuffo d’alberi, che fanno ombra a una fonte presso la quale sono quadrupedi all’abbeverata. I discepoli si siedono, pure in attesa. Deve essere una parte molto secondaria della città, perché, tolti questi cavalli e asini, certo di mercanti in viaggio, non c’è folla. 

   Viene avanti una donna, tutta avvolta in un mantellone scuro e molto coperta nel volto. Il velo fitto e scuro scende fino a metà volto. È con lei il cavaliere di prima, ora a piedi, e altri tre uomini pomposamente vestiti.
   «Ti salutiamo, Maestro».
   «Pace a voi».
   «Questa è la donna. Odila e secondala nel suo desiderio».
   «Se lo potrò».
   «Tu puoi tutto».
   «Lo credi, tu, sadduceo?». Il sadduceo è quello che era a cavallo.
   «Io credo a quello che vedo».
   «E hai visto che posso?».
   «Ho visto».
   «E perché posso, lo sai?». Silenzio. «Posso sapere, Io, come tu giudichi che Io possa?». Silenzio.
   Gesù non si occupa più di lui né degli altri. Parla alla donna: «Che vuoi?».
   «Maestro… Maestro…».
   «Parla, dunque, senza timore».
   La donna ha uno sguardo obliquo sui suoi accompagnatori, i quali lo interpretano a modo loro.
   «La donna ha il marito ammalato e ti chiede la sua guarigione. È persona influente, della corte d’Erode. Ti conviene esaudirla».
   «Non perché è influente, ma perché ella è infelice, l’esaudirò se posso. Già l’ho detto. Che ha tuo marito? Perché non è venuto? E perché non vuoi che Io vada a lui?».
   Altro silenzio e altro sguardo obliquo.
   «Vuoi parlarmi senza testimoni? Vieni».

   503.6Si scostano di qualche passo. «Parla».
   «Maestro… io credo in Te. Tanto credo che sono certa Tu sai tutto di lui, di me, della nostra disgraziata vita… Ma lui non crede… Ma lui ti odia… Ma lui…».
   «Ma lui non può guarire perché non ha fede. Non solo non ha fede in Me. Ma neppure nel Dio vero».
   «Ah! Tu sai!». La donna piange disperatamente. «È un inferno la mia casa! Un inferno! Tu liberi gli ossessi. Sai cosa è il demonio, perciò. Ma questo demonio sottile, intelligente, falso e istruito, lo conosci? Sai a quali pervertimenti porta? Sai a che peccati? Sai che rovina causa intorno a sé? La mia casa? È una casa? No. È la soglia dell’Inferno. Mio marito? È mio marito? Ora è malato e non mi cura. Ma, anche quando era ancora forte e desideroso d’amore, era un uomo quello che mi abbracciava, che mi teneva, che mi aveva? No! Ero fra le spire di un demonio, sentivo l’alito e il viscidume di un demonio. Gli ho voluto tanto bene, gliene voglio. Sono la sua donna e mi ha preso la verginità quando ero poco più che bambina: avevo appena quattordici anni. Ma anche quando l’ora mi riportava a quella prima ora, e con essa mi riportava le sensazioni intatte del primo abbraccio che mi ha fatto donna, io, con la parte più eletta di me per la prima, poi con la carne ed il sangue, repellevo di orrore quando mi risovvenivo che egli è lurido di negromanzia. Mi pareva che non il mio uomo ma i morti che egli evoca mi fossero sopra a saziarsi di me… E anche ora, ora, anche solo a guardarlo, morente e ancora immerso in quella magia, ne ho ribrezzo. Non vedo lui… Satana vedo. O mio dolore! Neppur nella morte sarò con lui, perché la Legge lo vieta. Salvalo, Maestro. Ti chiedo di guarirlo per dargli tempo di guarirsi». La donna piange angosciosamente.
   «Povera donna! Io non lo posso guarire».
   «Perché, Signore?».
   «Perché egli non vuole».
   «Sì. Ha paura della morte. Sì, che vuole».
   «Non vuole. Non è un folle, non è un posseduto che non sa il suo stato e non chiede liberazione perché non ha facoltà di libero pensiero. Non è uno dal volere impedito. È uno che vuole esser tale. Sa che ciò che fa è vietato. Sa che è maledetto dal Dio d’Israele. Ma persiste. Anche se Io lo guarissi, e comincerei dall’anima, tornerebbe al suo satanico godimento. La sua volontà è corrotta. È ribelle. Non posso».

   503.7La donna piange più forte. Si accostano quelli che l’hanno accompagnata. «Non la accontenti, Maestro?».
   «Non posso».
   «Ve lo avevo detto io? E le ragioni?».
   «Tu, sadduceo, le chiedi? Ti rimando al libro dei Re[5]. Leggi quel che disse Samuele a Saul e quello che disse Elia a Ocozia. Lo spirito del profeta rimprovera il re di averlo disturbato evocandolo dal regno dei morti. Non è lecito farlo. Leggi il Levitico, se più non ricordi la parola di Dio, Creatore e Signore di tutto quanto è, Tutore della vita e di coloro che sono nella morte. Morti e viventi sono nelle mani di Dio e non vi è lecito strapparli ad esse. Né per vana curiosità, né per sacrilega violenza, né per maledetta incredulità. Che volete sapere? Se c’è un futuro eterno? E dite di credere in Dio. Se Dio c’è, avrà pure una corte. E che corte sarà se non eterna come Lui, fatta di spiriti eterni? Se dite di credere in Dio, perché non credete alla sua parola? Non dice la sua parola: “Non praticherete divinazione, né osserverete i sogni”? Non dice: “Se uno si rivolgerà ai maghi e agli indovini e fornicherà con essi, Io rivolterò contro di lui la mia faccia e lo sterminerò di mezzo al suo popolo”? Non dice: “Non vi fate degli dèi di getto”? E che siete voi? Samaritani e perduti o siete figli d’Israele? E che siete: stolti o capaci di ragione? E se ragionate negando l’immortalità dell’anima, perché evocate i morti? Se immortali non sono quelle parti incorporee che animano l’uomo, che più avanza di un uomo oltre la morte? Putredine e ossa, calcinate ossa emergenti da un verminaio. E se non credete a Dio, tanto da ricorrere a idoli e segni per avere guarigione, denaro, responsi, come fece costui di cui chiedete salute, perché vi fate degli dèi di getto e credete che essi vi possano dire parole più vere, più sante, più divine di quelle che Dio vi dice? Ora Io vi dico la stessa risposta di Elia ad Ocozia: “Perché tu hai mandato dei messi a consultare Belzebù, dio di Accaron, come se non vi fosse un Dio in Israele da poter consultare, per questo non scenderai dal letto sopra il quale sei salito, e di certo morrai nel tuo peccato”».

   503.8«Sei sempre Tu che insulti e ci attacchi. Te lo faccio osservare. Noi ti veniamo incontro per…».
   «Per trarmi in trappola. Ma vi leggo il cuore. Giù la maschera, erodiani venduti al nemico di Israele! Giù la maschera, farisei falsi e crudeli! Giù la maschera, sadducei, veri samaritani! Giù la maschera, scribi dalla parola contraria ai fatti! Giù la maschera, o voi tutti, violatori della Legge di Dio, nemici del Vero, concubini col Male! Giù, profanatori della Casa di Dio! Giù, sobillatori di deboli coscienze! Giù, sciacalli che odorate la vittima nel vento che l’ha sfiorata e seguite quella pista e guatate, attendendo l’ora propizia di uccidere, e vi leccate le labbra su cui già pregustate il sapore del sangue e sognate quell’ora!… O barattieri e fornicatori, che vendete per molto meno di un pugno di lenticchie la vostra primogenitura fra i popoli e non avrete più benedizione, ché altri popoli si vestiranno del vello dell’Agnello di Dio e veri Cristi appariranno agli occhi dell’Altissimo, il quale, sentendo la fragranza del suo Cristo emanare da loro, dirà: “Ecco l’odore del mio Figlio! Simile all’odore di un fiorito campo benedetto da Dio. Su voi la rugiada del Cielo: la Grazia. In voi la pinguedine della Terra: i frutti del mio Sangue. In voi abbondanza di frumento e vino: il mio Corpo e il mio Sangue, che darò per vita agli uomini e ricordo di Me. Voi servano i popoli, a voi si inchinino le genti, perché là dove sarà il segno del mio Agnello là sarà Cielo. E la Terra al Cielo è soggetta. Siate padroni dei vostri fratelli, perché i seguaci del mio Cristo saranno i re dello spirito avendo la Luce, e ad essa Luce gli altri volgeranno lo sguardo sperando nel suo aiuto. Si inchinino davanti a voi i figli di vostra madre: la Terra. Sì, tutti i figli della Terra si inchineranno un giorno al mio Segno. Maledetto sia chi vi maledice e benedetto chi vi benedice, perché benedizione e maledizione a voi date vengono a Me, Padre e Dio vostro”. Questo dirà. Questo, o fornicatori che, potendo aver ad amata sposa dell’anima la vera fede, fornicate con Satana e le sue false dottrine. Questo dirà, o assassini. Assassini di coscienze e assassini di corpi. Qui sono delle vostre vittime. Ma se due cuori sono assassinati, un Corpo non lo avrete che per il tempo di Giona. E poi Esso, con la sua immortale Essenza congiunto, vi giudicherà».
   Gesù è terribile in questa requisitoria. Terribile! Credo che sarà su per giù così l’Ultimo Giorno.

   503.9«E dove sono questi assassinati? Tu farnetichi! Tu sei un concubino con Belzebù. Tu fornichi con lui e nel suo nome operi miracoli. Né puoi nel nostro caso, perché noi possediamo l’amicizia di Dio».
   «Satana non caccia se stesso. Io caccio i demoni. In nome di chi, allora?». Silenzio. «Rispondete!».
   «Ma non merita occuparsi di questo ossesso! Ve lo avevo detto. Non ci avete creduto. Uditelo da Lui. Rispondi, Nazareno folle. Conosci Tu il sciemanflorasc?».
   «Non ne ho bisogno!».
   «Udite? Ancora una domanda. Non sei Tu stato in Egitto?».
   «Sì».
   «Vedete? Chi è il negromante, il satana? Orrore! Vieni, donna. Santo è tuo marito rispetto a costui. Vieni!… Occorrerà tu ti purifichi. Hai toccato Satana!…». E se ne vanno, trascinando la piangente con vivi gesti di repulsione.
   Gesù, con le braccia conserte, li segue coi lampi dei suoi sguardi.

   503.10«Maestro… Maestro…». Gli apostoli sono terrorizzati, e della violenza di Gesù e delle parole dei giudei.
   Pietro chiede, è fin curvo nel dirlo: «Che hanno voluto dire con quelle ultime domande? Che è quella cosa?».
   «Che? Il sciemanflorasc?» (già! che è questo affare?).
   «Sì. Che è?».
   «Non ci pensare. Confondono il Vero colla Menzogna, Dio con Satana, e nella loro superbia satanica pensano che Dio, per piegarsi ai voleri degli uomini, abbia bisogno d’esserne scongiurato col suo tetragramma. Il Figlio parla col Padre il linguaggio vero e con esso, per amore reciproco di Padre e di Figlio, si compiono i miracoli».
   «Ma perché ti ha chiesto se sei stato in Egitto?».
   «Perché il Male si serve delle cose più innocue per farne atto d’accusa verso chi vuole colpire. La mia sosta infantile in terra d’Egitto sarà fra i capi di accusa nella loro ora di vendetta. Voi e i futuri sappiate che con Satana astuto e coi suoi servitori fedeli occorre aver doppia astuzia. Per questo ho detto[6]: “Siate astuti come serpenti, oltreché semplici come colombe”. Questo per non dare che il minimo delle armi in mano ai demonici. E non serve ugualmente. Andiamo».
   «Dove, Maestro? A Gerico?».
   «No. Prendiamo una barca e passiamo di nuovo nella Decapoli. Risaliremo il Giordano sino all’altezza di Enon e poi sbarcheremo. E poi alle sponde di Genezaret prenderemo altra barca e passeremo a Tiberiade e di lì a Cana e a Nazaret. Ho bisogno di mia Madre. E anche voi l’avete. Ciò che il Cristo non fa con la sua parola fa Maria col suo silenzio. Ciò che non fa la mia potenza fa la sua purezza. Oh! Madre mia!».
   «Piangi, Maestro? Tu piangi? Oh! no! Noi ti difenderemo! Noi ti amiamo!».
   «Non piango e non temo per coloro che mi vogliono male. Piango perché i cuori sono più duri del diaspro e nulla posso su molti di loro. Venite, amici».
   E scendono a riva e sulla barca di uno rimontano il fiume. Tutto finisce così.

   503.11Dice Gesù:
   «Tu e chi ti guida meditate molto la mia risposta a Pietro.
   Il mondo — e per mondo intendo non solo i laici — nega il soprannaturale, ma poi, davanti alle manifestazioni di Dio, è pronto a tirare in ballo non il soprannaturale ma l’occulto. Confondono l’una cosa con l’altra. Ora udite: soprannaturale è ciò che da Dio viene. Occulto è ciò che viene da fonte extraterrena ma che non ha radice in Dio.
   In verità vi dico che gli spiriti possono venire a voi. Ma come? In due modi. Per comando di Dio o per violenza d’uomo. Per comando di Dio vengono angeli e beati e spiriti che già sono nella luce di Dio. Per violenza d’uomo possono venire spiriti sui quali anche un uomo ha comando, perché immersi in plaghe più basse di quelle umane, in cui ancora è un ricordo di Grazia, se più non vi è la Grazia attiva. I primi vengono spontanei, ubbidienti ad un solo comando: il mio. E seco portano la verità che Io voglio conosciate. Gli altri vengono per un complesso di forze congiunte. Forze di uomo idolatra con forze di Satana-idolo. Possono darvi verità? No. Mai. Assolutamente mai. Può una formola, anche se insegnata da Satana, piegare Dio al volere dell’uomo? No. Dio viene sempre spontaneo. Una preghiera vi può unire a Lui, non una magica formola.
   E se alcuno obbietta: “Samuele apparve a Saul”, Io dico: “Non già per merito della maga. Ma per volere mio, allo scopo di scuotere il re, ribelle alla Legge mia”. Taluni diranno: “E i profeti?”. I profeti parlano per conoscenza di Verità, che ad essi si infonde direttamente o per ministero angelico. Altri obbietteranno: “E la mano scrivente[7] nel convito di re Baldassarre?”. Leggano costoro la risposta di Daniele: “…anche tu ti sei innalzato contro il Dominatore del Cielo… celebrando gli dèi di argento, bronzo, ferro, oro, legno, pietra, i quali non vedono, né odono, né conoscono, e non hai glorificato quel Dio in mano del quale è ogni tuo respiro ed ogni tuo movimento. Per questo, da Lui è stato mandato il dito ( spontaneamente mandato, mentre tu, re stolto e stolto uomo, non vi pensavi e badavi a empirti il ventre e a gonfiarti la mente) di quella mano la quale ha scritto ciò che là si trova”.
   Sì. Talora Dio vi richiama con manifestazioni che voi chiamate “medianiche”, che sono in realtà pietà di un Amore che vi vuole salvare. Ma non dovete volerle creare voi. Quelle che create non sono mai sincere. Non sono mai utili. Non portano mai del bene. Non fatevi schiavi di ciò che vi rovina. Non vogliate dirvi e credervi più intelligenti degli umili, che piegano alla Verità depositata da secoli nella mia Chiesa, sol perché siete dei superbi che cercate nella disubbidienza permessi ai vostri illeciti istinti. Rientrate e rimanete nella Disciplina più e più volte secolare. Da Mosè a Cristo, da Cristo a voi, da voi all’ultimo giorno quella è, e non altra.
   Scienza questa vostra? No. La scienza è in Me e nella mia Dottrina, e la sapienza dell’uomo è nell’ubbidirmi. Curiosità senza pericolo? No. Contagio di cui poi subite le conseguenze. Via Satana se volete aver Cristo. Sono il Buono. Ma non vengo a convivenza collo Spirito del Male. O Io o lui. Scegliete.

   503.12O mio “portavoce”, di’ questo a chi va detto. È l’ultima voce che andrà a costoro. E tu e chi ti dirige siate cauti. Le prove divengono controprove in mano del Nemico e dei nemici dei miei amici. Siate attenti! Andate con la mia pace».

[3] E ancora Gesù che va…è scritto in relazione alla “visione” del giorno precedente, riportata nel capitolo 419.
[4] quella sera…, in 481.5/7.
[5] al libro dei Re, cioè: 1 Samuele 28, 15-19; 2 Re 1, 16; il Levitico, in: Levitico 19, 4.26.31; 20, 6.
[6] ho detto, in 265.7.
[7] la mano scrivente… la risposta…, entrambe in: Daniele 5.