MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VIII CAPITOLO 552



DLII. Preparativi e accoglienze ad Efraim.

   8 gennaio 1947.

   552.1«Maestro, la pace a Te», dicono Pietro e Giacomo di Zebedeo che tornano in casa carichi di brocche piene d’acqua.
   «La pace a voi. Da dove venite?».
   «Dal torrente. Abbiamo preso l’acqua, e ancor ne prenderemo, per le nostre pulizie. Già che sostiamo… E non è giusto che la vecchia faccia fatiche per noi. È di là che fa una fiammata per scaldare le acque. Mio fratello è andato nel bosco a prendere legna. Non piove da tempo e arde come fosse erica», spiega Giacomo di Zebedeo.
   «Già. Ma è che, per quanto fosse appena giorno, ci hanno visti e al torrente e nel bosco. E pensare che ero andato al torrente per non andare alla fonte…», dice Pietro.
   «E perché, Simone di Giona?».
   «Perché alla fonte c’è sempre gente e potevano riconoscerci e correre qui…».
   Mentre parlano, sono entrati nel lungo corridoio che divide la casa i due figli d’Alfeo, Giuda di Keriot e Tommaso. Perciò anche essi sentono le ultime parole di Pietro e la risposta di Gesù: «Ciò che non sarebbe avvenuto nelle prime ore di oggi, certo sarebbe avvenuto più tardi, domani al massimo, perché noi si rimane qui…».
   «Qui? Ma… Io credevo che si sostasse soltanto…», dicono in diversi.
   «Non è una sosta di riposo. È la sosta. Di qui non partiremo che per tornare a Gerusalemme per la Pasqua».
   «Oh! io avevo creduto che Tu, parlando di paese di lupi e di beccai, volessi parlare di questa regione nella quale volevi passare, come già altre volte facesti, per andare in altri luoghi senza fare le vie più battute dai giudei e dai farisei…», dice Filippo che è sopraggiunto, e altri dicono: «Io pure ho creduto così».
   «Avete compreso male. Non è questo il paese di lupi e di beccai, per quanto sui suoi monti si annidino i veri lupi. Ma Io non parlo dei lupi animali…».
   «Oh! questo si era capito!», esclama Giuda di Keriot alquanto ironico. «Per Te che ti chiami Agnello è da capirsi che sono lupi gli uomini. Non siamo stolti del tutto».
   «No. Non siete stolti altro che in quello che non volete capire. Ossia sulla mia natura e missione, e sul dolore che mi date non lavorando assiduamente a prepararvi al futuro. È per vostro bene che Io parlo e vi ammaestro con atti e con parole. Ma voi rigettate ciò che disturba la vostra umanità con presagi di dolore o con richiesta di sforzi contro il vostro io.

   552.2Ascoltate, prima che ci siano estranei. Ora Io vi dividerò in due gruppi di cinque e andrete sotto la guida del capo di ogni gruppo per le terre vicine, come nei primi tempi che vi mandavo. Ricordatevi tutto quanto ho detto allora e mettetelo in pratica. Unica eccezione è che ora passerete annunciando prossimo il giorno del Signore anche ai samaritani, perché siano pronti quando esso sarà e più facile sia per voi la conversione di questi all’unico Dio. Siate pieni di carità e di prudenza, privi di prevenzioni. Voi vedete, e più vedrete, che ciò che ci è negato in altri luoghi qui ci è concesso. Perciò siate buoni con questi che scontano, innocenti, le colpe dei padri. Pietro sarà capo di Giuda d’Alfeo, Tommaso, Filippo e Matteo. Giacomo d’Alfeo sarà capo di Andrea, Bartolomeo, Simone Zelote e Giacomo di Zebedeo[118]. Giuda di Keriot e Giovanni restano con Me. Così da domani. Oggi riposeremo, facendo ciò che è preparativo ai giorni futuri. Il sabato lo passeremo uniti. Fate perciò di essere qui avanti il sabato, per ripartire poi, trascorso quello. Sarà il giorno dell’amore fra noi, dopo aver amato il prossimo nel gregge uscito dal paterno ovile. Andate ognuno alle vostre incombenze».
   Resta solo e si ritira in una stanza in fondo al corridoio.
   La casa risuona di passi e di voci, sebbene tutti siano nelle stanze e non si veda alcuno fuor della vecchierella, che traversa più volte il corridoio andando alle sue faccende, delle quali certo una è il pane, perché ha farina sui capelli e le mani coperte di pasta.

   552.3Gesù esce dopo qualche tempo e sale sul terrazzo della casa. Passeggia meditando lassù e guarda ogni tanto ciò che lo circonda.
   Viene raggiunto da Pietro e da Giuda di Keriot, non molto allegri, veramente. Forse a Pietro è pena separarsi da Gesù.
   Forse all’Iscariota è pena non poterlo fare e non poter andare[119] a mettersi in vista per le città. Certo è che sono molto seri quando salgono al terrazzo.
   «Venite qui. Guardate che bel panorama da qui». E indica l’orizzonte variato nei suoi aspetti. A nord-ovest monti alti, selvosi, che si allungano come una spina dorsale da nord a sud. Uno, alle spalle di Efraim, è proprio un gigante verde che domina sugli altri. A nord-est e a sud-est un ondulare di colli più dolci. Il paese è in una conca verde con sfondi lontani, pianeggianti fra le due catene più alte e più basse, che dal centro della regione scendono alla pianura giordanica. Per uno spacco fra i monticelli più bassi si intravede questa pianura verde oltre la quale è il Giordano azzurro. In primavera piena questo deve essere un luogo bellissimo, tutto verde e fertile. Per ora i vigneti e i frutteti interrompono del loro colore oscuro il verde dei campi a cereali, che gettano i teneri steli fuor dalle zolle, e dei pascoli nutriti dal suolo ferace.
   Se ciò che è oltre Efraim viene detto deserto[120] da Giovanni, segno è che ben dolce era il deserto di Giudea, almeno in questa zona, o per lo meno era deserto unicamente perché privo di paesi, tutto boschi e pascoli fra lieti torrentelli, ben diverso dalle terre presso il mar Morto, che con giusto nome possono già essere dette «deserto», perché aride, nude di vegetazione, se si eccettuano i ciuffetti bassi, spinosi, contorti, sparsi di sale, delle poche piante desertiche nate fra i pietroni sparsi e le arene cariche di sali. Ma questo dolce deserto, che è oltre Efraim, per ancor lungo spazio si decora di vigneti e di ulivi e frutteti, e ora i mandorli sorridono al sole, sparsi a ciuffi bianco-rosa qua e là, sulle chine che presto saranno coperte dei festoni delle viti sbocciate a nuova fronda.
   «Sembra quasi di essere nella mia città», dice Giuda.
   «Anche a Jutta somiglia. Sol che là il torrente è in basso e la città in alto. Qui invece sembra che il paese sia in un’ampia conchiglia con al centro il fiume. Paese ricco di viti! Deve essere bello molto, e molto buono, per chi ne è padrone, avere di queste terre», osserva Pietro.
   «“La sua terra sia benedetta dal Signore con i frutti del cielo e colle rugiade, con le sorgenti che scaturiscono dall’abisso, coi frutti prodotti dal sole e dalla luna, coi frutti delle cime dei suoi monti antichi, coi frutti dei colli eterni e colle biade della terra nella sua abbondanza” è detto[121]. E su queste parole del Pentateuco essi fondano la loro orgogliosa pertinacia nel credersi superiori. Così è. Anche la parola di Dio e i doni di Dio, se cadono su cuori presi da superbia, divengono causa di rovina. Non per essi, ma per la superbia che altera il loro succo buono», dice Gesù.
   «Già. Ed essi del giusto Giuseppe hanno tenuto solo la furia del toro e la cervice di rinoceronte.

   552.4Non amo stare qui. Perché non mi lasci andare con gli altri?», dice l’Iscariota.
   «Non ami stare con Me?», chiede Gesù lasciando di osservare il paesaggio e volgendosi ad osservare Giuda.
   «Con Te, sì. Ma non con quelli di Efraim».
   «Che bella ragione! E noi, allora, che andremo per la Samaria o per la Decapoli — perché non potremo andare che in questi luoghi nel tempo prescritto da sabato a sabato — andremo forse fra i santi?», dice Pietro rimproverando Giuda, che non risponde.
   «Che ti importa di chi ti è vicino se sai amare tutto attraverso di Me? Amami nel prossimo, e ogni luogo ti sarà uguale», dice calmo Gesù.
   Giuda non risponde neppure a Lui.
   «E pensare che io devo andare… Starei tanto volentieri qui, io! Tanto… per quel che so fare! Fa’ almeno capo Filippo o tuo fratello, Maestro. Io… finché c’è da dire: facciamo questo, andiamo in quel luogo, so ancora. Ma se devo parlare!… Sciuperò tutto».
   «L’ubbidienza ti farà fare bene tutto. Ciò che farai mi piacerà».
   «Allora… se piace a Te piace a me. Mi basta di farti contento.

   552.5Ma ecco! L’ho detto! Ecco che viene mezza città… Guarda! Il sinagogo… i notabili… le donne loro… i bambini e il popolo!…».
   «Scendiamo loro incontro», ordina Gesù e si affretta giù dalla scala, gettando un richiamo agli altri apostoli perché escano con Lui fuor della casa.
   Gli abitanti di Efraim vengono avanti coi segni della più viva deferenza e, dopo i saluti di rito, uno, forse il sinagogo, parla per tutti: «Benedetto l’Altissimo per questo giorno, e benedetto il suo Profeta che è venuto a noi perché ama tutti gli uomini in nome del Dio altissimo. Benedetto Te, Maestro e Signore, che ti sei ricordato del nostro cuore e delle nostre parole, e sei venuto a riposare fra noi. Noi ti apriamo il cuore e le case chiedendo la tua parola per la nostra salute. Benedetto questo giorno. Perché per esso vedrà fruttificare il deserto colui che lo sa accogliere con retto spirito».
   «Hai detto bene, Malachia. Chi sa accogliere con retto spirito Colui che è venuto in nome di Dio vedrà fruttificare il suo deserto e farsi domestiche le piante robuste ma selvagge che sono in esso. Io starò fra voi. E voi verrete a Me. Da buoni amici. E que­sti porteranno la mia parola a coloro che la sanno accogliere».
   «Non insegnerai Tu, Maestro?», chiede un po’ deluso Malachia.
   «Sono venuto qui per raccogliermi e pregare. Per prepararmi alle grandi cose future. Ve ne dispiace che abbia scelto il vostro luogo per la mia quiete?».
   «Oh! no. Vederti pregare sarà già farsi sapienti. Grazie di averci scelti per questo. Noi non turberemo le tue orazioni e non permetteremo che siano turbate dai tuoi nemici. Perché già si sa ciò che avvenne ed avviene in Giudea. Faremo buona guardia. E ci accontenteremo di una tua parola quando ti sarà lieve darla. Accetta intanto i doni dell’ospitalità».
   «Sono Gesù e non respingo alcuno. Accetto perciò ciò che mi offrite per mostrarvi che non vi respingo. Ma se mi volete amare, d’ora in poi date ciò che dareste a Me ai poveri del paese o a quelli di passaggio. Non abbisogno che di pace e di amore».
   «Lo sappiamo. Tutto sappiamo. E confidiamo di darti ciò che ti abbisogna, tanto da farti esclamare: “La terra che doveva essere per Me Egitto, ossia dolore, mi fu, come per Giuseppe di Giacobbe, terra di pace e gloria”».
   «Se voi mi amerete accettando la mia parola, così Io dirò».
   I cittadini passano i loro doni agli apostoli e si ritirano, meno Malachia e altri due che parlano sottovoce a Gesù.
   E restano i bambini, presi dal solito fascino che Gesù sprigiona per i bambini; restano, sordi alle voci delle madri che li chiamano, e non se ne vanno sinché Gesù non li ha accarezzati e benedetti. Allora, garruli come rondini, frullano via, seguiti dai tre uomini.

[118] Giacomo di Zebedeo, invece di Andrea (nome altrimenti ripetuto), è correzione nostra.
[119] non poter andare, invece di andare, è correzione di MV su una copia dattiloscritta.
[120] viene detto deserto in: Giovanni 11, 54.
[121] è detto, in: Deuteronomio 33, 13-16.