MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IX CAPITOLO 557



DLVII. L’arrivo, da Sichem, dei parenti dei tre fanciulli strappati ai ladroni.

   18 gennaio 1947.

   557.1Gesù è solo nell’isoletta in mezzo al torrente. Sulla sponda, oltre il torrentello, giuocano i tre fanciullini e bisbigliano sottovoce come per non turbare la meditazione di Gesù. Qualche volta il più piccolo ha un gridetto di gioia scoprendo un sassolino di bel colore, o un fiorellino novello; gli altri lo zittiscono dicendo: «Taci! Gesù prega…», e il bisbiglio riprende mentre le manine brunette costruiscono con la rena blocchetti e coni che, nell’immaginazione infantile, dovrebbero essere case e montagne.
   In alto il sole splende, gonfiando sempre più le gemme sugli alberi e aprendo bocci nei prati. Il pioppo tremula nelle sue foglie verdi grigie, e gli uccelli, lassù sulla vetta, hanno schermaglie d’amore e di rivalità che terminano talora in un canto, talaltra in uno strido di dolore.
   Gesù prega. Seduto sull’erba, con un ciuffo di falaschi a far da riparo fra Lui e il sentiero della riva, è assorto nella sua orazione mentale. Talvolta alza gli occhi ad osservare i piccoli che giuocano là sull’erba. Poi li riabbassa e si raccoglie nuovamente nei suoi pensieri.

   557.2Un correre di passi fra le piante della riva e l’irrompere di Giovanni sulla isoletta mettono in fuga gli uccelli, che sfrecciano via dalla vetta del pioppo ponendo fine al loro carosello con uno stridio di paura.
   Giovanni non vede subito Gesù, che è celato dai falaschi, e un poco interdetto grida: «Dove sei, Maestro?».
   Gesù si alza in piedi, mentre i tre fanciulli gridano dall’opposta sponda: «Lì è! Dietro le alte erbe».
   Ma Giovanni ha già visto Gesù e va a Lui dicendo: «Maestro, sono venuti i parenti. I parenti dei fanciulli. E con molti di Sichem. Sono andati da Malachia. E Malachia li ha condotti alla casa. Io sono venuto a cercarti».
   «E Giuda dove è?».
   «Non so, Maestro. È uscito subito dopo che Tu sei venuto qui e non è più tornato. Sarà per la città. Vuoi che lo cerchi?».
   «No, non occorre. Resta qui con i fanciulli. Voglio parlare prima ai parenti».
   «Come vuoi Tu, Maestro».
   Gesù se ne va, e Giovanni raggiunge i fanciulli e si mette ad aiutarli nella grande impresa di fare un ponte su un immaginario fiume fatto di lunghe foglie di canna, messe sul suolo a simulare l’acqua…

   557.3Gesù entra nella casa di Maria di Giacobbe, che è sulla porta ad attenderlo e che gli dice: «Sono saliti sulla terrazza. Li ho condotti là offrendo riposo. Ma ecco Giuda che accorre dal paese. Lo attenderò e poi preparerò ristoro per i pellegrini, che sono stanchi molto».
   Anche Gesù attende Giuda nell’andito un poco buio rispetto alla luce esterna. E Giuda subito non vede Gesù e con alterigia dice alla donna entrando: «Dove sono quei di Sichem? Già partiti forse? E il Maestro? Nessuno lo chiama? Giovan­ni…». Vede Gesù e cambia tono dicendo: «Maestro! Ho corso quando ho saputo, per puro caso… Eri già in casa?».
   «Giovanni c’era, e mi ha cercato».
   «Io… Ci sarei stato anche io. Ma alla fonte mi avevano invitato alcuni a spiegare loro alcune cose…».
   Gesù non risponde niente. Non apre bocca altro che per salutare quelli che lo attendono, seduti parte sui muretti della terrazza e parte nella stanza che si apre su essa, e che come lo vedono si alzano ossequiandolo.
   Gesù, dopo il saluto collettivo, saluta alcuni a nome, fra lo stupore contento di questi che dicono: «Ti ricordi ancora dei nostri nomi?». Devono essere gli abitanti di Sichem.
   E Gesù risponde: «Dei vostri nomi, dei vostri volti e delle vostre anime. Avete accompagnato i parenti dei fanciulli? Sono quelli?».
   «Quelli sono. Essi sono venuti a prenderseli, e noi ci siamo uniti ad essi per ringraziarti della tua pietà per quei piccoli figli di donna di Samaria. Tu solo sai fare queste cose!… Tu sei sempre il Santo che non fa che opere sante. Noi pure ti abbiamo sempre ricordato. Ed or, sapendo che qui eri, siamo venuti. Per vederti e dirti che ti siamo grati di averci eletti a tuo rifugio e di averci amati nei figli del nostro sangue.

   557.4Ma ora ascolta i parenti».
   Gesù, seguito da Giuda, si dirige ad essi e li saluta nuovamente, invitandoli a parlare.
   «Noi, non so se Tu lo sai, siamo i fratelli della madre dei fanciulli. E molto irati con lei eravamo, perché ella stoltamente, e contro il nostro consiglio, volle quelle nozze infelici. Nostro padre fu debole per l’unica fanciulla della sua molta prole, tanto che noi anche con lui ci adirammo, e per più anni fu silenzio fra noi e separazione. Poi, sapendo che la mano di Dio gravava sulla donna e miseria era nella sua casa, ché impura unione non ha difesa di benedizione divina, riprendemmo nella nostra casa il vecchio padre, perché avesse il solo dolore della miseria in cui languiva la donna. E poi lei è morta. E lo sapemmo. Tu eri passato da poco e di Te si parlava fra noi… E noi, vincendo lo sdegno, offrimmo all’uomo, attraverso costui e costui (due di Sichem), di ritirare i fanciulli. Erano, per metà, sangue nostro. Disse che piuttosto morti tutti di mala morte che vivere per il nostro pane. Non i fanciulli e non il corpo della sorella, neppur quello, perché avesse sepoltura secondo i nostri riti! E allora giurammo a lui odio e al suo seme. E l’odio lo colpì come maledizione, tanto che da libero lo fece servo e da servo… un morto come uno sciacallo in una fetida tana. Mai lo avremmo saputo, perché da molto tutto era morto fra noi.

   557.5E grandemente tememmo, questo solo, quando, or sono otto notti, vedemmo apparire nella nostra aia quei ladroni. E poi, sapendo perché erano apparsi, lo sdegno, non il dolore, ci morse come un veleno e ci affrettammo a licenziare quei ladri, offrendo loro buona mercede per averli amici, e stupimmo sentendo che essi già si erano pagati e altro non volevano».
   Giuda rompe all’improvviso il silenzio attento di tutti con una ironica risata e grida: «La loro conversione! Totale! In verità!».
   Gesù lo guarda severo, gli altri lo guardano stupiti, e chi parlava riprende: «E che potevi pretendere di più da essi? Non è già molto esser venuti guidando il pastorello e sfidando i pericoli senza pretendere mercede? A disgraziata vita è necessaria disgraziata usanza. Non fu certo larga la preda fatta allo stolto, morto randagio! Non larga! E appena sufficiente a chi deve sospendere di predare per dieci giorni almeno. E la loro onestà tanto ci stupì, e tanto, che chiedemmo loro qual voce aveva loro parlato inculcando questa pietà. E seppimo così che un rabbi aveva loro parlato… Un rabbi! Tu solo. Perché nessun altro rabbi d’Israele potrebbe fare ciò che Tu hai fatto. E partiti che furono, interrogammo meglio lo spaurito fanciullo pastore e seppimo con più esattezza le cose. Sulle prime sapevamo soltanto che il marito di nostra sorella era morto e che i fanciulli erano ad Efraim presso un giusto, e poi che questo giusto, che rabbi era, aveva loro parlato, e subito pensammo che Tu eri. Ed entrati in Sichem all’aurora ci consultammo con questi, perché ancora non eravamo decisi se accogliere i fanciulli. Ma questi ci dissero: “E che? Vorreste che invano il Rabbi di Nazaret abbia amato i fanciulli? Poiché certo Egli è, non ne dubitate. Andiamo tutti a Lui, anzi, perché la sua benignità è grande verso i figli di Samaria”. E sistemati i nostri affari siamo venuti.

   557.6Dove sono i fanciulli?».
   «Presso il torrente. Giuda, vai a dir loro che vengano».
   Giuda se ne va.
   «Maestro, è un duro incontro per noi. Essi ci ricordano tutti i nostri affanni, e ancora siamo incerti se accoglierli. Sono figli del più fiero nemico che mai ebbimo al mondo…».
   «Sono figli di Dio. Innocenti sono. La morte annulla il passato e l’espiazione ottiene perdono, anche da Dio. Vorreste esser più severi di Dio? E più crudeli dei ladroni? E più ostinati di essi? I ladroni volevano uccidere il pastorello e tenere i fanciulli. Quello per prudente difesa, questi per umana pietà verso gli inermi. Il Rabbi ha parlato, ed essi non hanno ucciso e hanno consentito, sino a guidare a voi il piccolo pastore. Dovrò Io conoscere sconfitta con dei cuori retti, se vinsi il delitto?…».
   «È che… Siamo quattro fratelli, e trentasette fanciulli sono già nella nostra casa…».
   «E dove trovano cibo trentasette passerotti, perché il Padre dei Cieli fa trovare loro i granelli, non ne troveranno quaranta? Forse che la potenza del Padre non potrà procurare il cibo ad altri tre, anzi quattro, suoi figli? Ha un limite questa divina Provvidenza? Si sgomenterà l’Infinito di fecondare maggiormente i vostri semi, le vostre piante e le vostre pecore, perché sia sempre sufficiente il pane e l’olio e il vino e la lana e la carne ai vostri figli e a quattro altri poveri bambini rimasti soli?».
   «Sono tre, Maestro!».
   «Quattro sono. Il pastorello è orfano egli pure. Potreste, se qui vi apparisse Iddio, sostenere che così misurato è il vostro pane da non poter sfamare un orfano? La pietà per l’orfano è ordinata dal Pentateuco…».
   «Non lo potremmo, Signore. È vero. Non saremo inferiori ai ladroni. Daremo pane, vesti e alloggio anche al fanciullo pastore. E per amor tuo».
   «Per amore. Per tutto l’amore. A Dio, al suo Messia, a vostra sorella, al prossimo vostro. Questo l’omaggio e il perdono da dare al vostro sangue! Non un freddo sepolcro per la sua polvere. Perdono è pace. Pace per lo spirito dell’uomo che peccò. Ma non sarebbe che bugiardo perdono, tutto esteriore, e nulla pace per lo spirito della morta, che è sorella e madre a voi e ai fanciulli, se all’espiazione giusta di Dio si unisse, a dare penoso tormento, la conoscenza che i figli suoi scontano, innocenti qual sono, il suo peccato. La misericordia di Dio è infinita. Ma unitevi la vostra a dar pace alla morta».
   «Oh! lo faremo! Lo faremo! A nessuno si sarebbe piegato il nostro cuore, ma a Te sì, o Rabbi, passato un giorno fra noi, seminando un seme che non è morto e che non morirà».
   «Amen!

   557.7Ecco i fanciulli…». Gesù li indica sull’argine del torrente, diretti alla casa. E li chiama.
   Ed essi lasciano le mani degli apostoli e accorrono gridando: «Gesù! Gesù!». Entrano, salgono la scala, sono sul terrazzo e si arrestano intimoriti davanti a tanti estranei che li guardano.
   «Vieni Ruben, e tu, Eliseo, e tu, Isacco. Questi sono i fratelli della vostra mamma, e sono venuti a prendervi per unirvi ai loro figli. Vedete come è buono il Signore? Proprio come quel colombo di Maria di Giacobbe, che vedemmo imboccare ieri l’altro il figlio non suo ma del fratello morto. Egli vi raccoglie e vi dona a questi perché abbiano cura di voi e non siate più orfani. Su! Salutate i parenti».
   «Il Signore sia con voi, signori», dice timidamente il più grande, guardando il suolo. E i due più piccoli fanno eco.
   «Questo è molto simile alla madre, e anche questo, ma costui (il più grande) è tutto come il padre», osserva un parente.
   «Amico mio, non credo che tu sia tanto ingiusto da fare differenze d’amore per una somiglianza di volto», dice Gesù.
   «Oh! no. Questo no. Osservavo… e pensavo… Non vorrei che avesse del padre anche il cuore».
   «È un fanciullo tenero ancora. E le sue semplici parole tradiscono il suo amore per la madre ben più vivo di ogni altro amore».

   557.8«Li teneva però meglio di quanto credevamo. Sono vestiti e calzati con decoro. Forse aveva fatto fortuna…».
   «Io ed i fratelli abbiamo la veste nuova perché Gesù ci ha vestiti. Non avevamo né calzari né mantello, in tutto eravamo come il pastore», dice il secondo che è meno timido del primo.
   «Ti compenseremo di tutto, Maestro», risponde un parente e aggiunge: «Gioacchino di Sichem aveva le offerte della città. Ma vi uniremo denaro ancora…».
   «No. Non voglio denaro. Voglio una promessa. La vostra di amore per questi che Io strappai ai ladroni. Le offerte… Malachia, prendile per i poveri che tu conosci e fanne parte a Maria di Giacobbe, perché ben misera è la sua casa».
   «Come Tu vuoi. Se essi saranno buoni, noi li ameremo».
   «Lo saremo, signore. Sappiamo che bisogna esserlo per ritrovare la madre nostra e risalire il fiume sino al seno di Abramo, e non levare il filo della nostra barca dalle mani di Dio per non essere portati via dalla corrente del demonio», dice Ruben tutto d’un fiato.
   «Ma che dice il fanciullo?».
   «Una parabola udita da Me. L’ho detta per consolare il loro cuore e dare una guida al loro spirito. E i fanciulli l’hanno ritenuta e l’applicano ad ogni loro azione. Famigliarizzatevi con essi, mentre Io parlo a questi di Sichem…».

   557.9«Maestro, ancora una parola. Ciò che ci stupì nei ladroni fu la preghiera di dire al Rabbi, che aveva seco i fanciulli, di perdonarli se lungo era stato il tempo preso per venire, considerando che a loro non è aperta ogni via e che la presenza fra loro di un fanciullo impediva lunghe marce per le gole selvagge».
   «Senti, Giuda?», dice Gesù all’Iscariota che non ribatte.
   E poi Gesù si isola con quelli di Sichem, che gli strappano la promessa di una visita anche breve, prima della calura estiva. E raccontano a Gesù, intanto, cose della città e come i guariti, d’anima o di corpo, di Lui si ricordino.
   Intanto Giuda e Giovanni si industriano ad affratellare i fanciulli coi parenti loro…