MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IX CAPITOLO 562



DLXII. Dicerie a Nazaret.

   6 febbraio 1947.

   562.1«E io vi dico che siete tutti stolti a credere a certe cose. Stolti e ignoranti più di castrati che neppur sanno le regole del­l’istinto, mutilati come sono. Girano le città degli uomini dicendo anatema del Maestro, e altri portando ordini che non possono, no, per il Dio vero, non possono venire da Lui! Voi non lo conoscete. Io lo conosco. E non posso credere che Egli sia così mutato! E girino! Voi dite che sono discepoli suoi? E chi li ha mai visti con Lui? Voi dite che dei rabbi e dei farisei hanno detto i suoi peccati? E chi li ha visti i suoi peccati? Avete mai sentito parlare di cose oscene Lui? Lo avete mai visto in peccato? E allora? E potete pensare che, se fosse peccatore, Dio gli farebbe fare quelle opere così grandi? Stolti, vi dico, stolti, tardi, ignoranti come bifolchi che vedono per la prima volta un istrione su un mercato e credono vero ciò che egli finge. Così siete voi. Guardate se quelli che sono sapienti e di aperto intelletto si lasciano sedurre dalle parole dei falsi discepoli, che sono i veri nemici dell’Innocente, del nostro Gesù che voi non siete degni di avere per figlio! Guardate se Giovanna di Cusa — ohè! dico! la moglie dell’intendente di Erode, la principessa Giovanna — si allontana da Maria!

   562.2Guardate se… Faccio bene a dirlo? Ma sì! Faccio bene, perché non parlo per parlare ma per persuadervi tutti. Avete visto la scorsa luna quel carro così bello venuto in paese e andato a fermarsi davanti alla casa di Maria? Sapete? Quello che aveva quella tenda bella come una casa. Ebbene, sapete chi c’era dentro e chi ne è sceso per andare a prostrarsi davanti a Maria? Lazzaro di Teofilo, Lazzaro di Betania, capite? Il figlio del primo magistrato di Siria, il nobile Teofilo, sposato ad Eucheria della tribù di Giuda e della famiglia di Davide! Il grande amico di Gesù. Il più ricco e istruito uomo di Israele, sia nelle nostre storie che in quelle di tutto il mondo. L’amico dei romani. Il benefattore di tutti i poveri. E infine il risuscitato da morte dopo quattro dì che era nel sepolcro. Ha forse egli abbandonato Gesù per credere al Sinedrio? Voi dite che è perché lo ha risuscitato? No. È perché sa chi è il Cristo che è Gesù. E sapete che è venuto a dire a Maria? Di stare pronta, ché la riaccompagnerà in Giudea lui. Capite? Lui, Lazzaro, come fosse il ser­vo di Maria! Io lo so, perché ero là quando entrò e la salutò prostrandosi a terra sui poveri mattoni della stanzetta, lui vestito come Salomone, uso ai tappeti, là, in terra, a baciare l’orlo della veste della Donna nostra e salutarla: “Ti saluto, o Maria, Madre del mio Signore. Io, tuo servo, l’ultimo dei servi di tuo Figlio, ti vengo a parlare di Lui e a mettermi ai tuoi ordini”. Capite? Io… mi ero così commosso… che quando salutò anche me chiamandomi “fratello nel Signore”, non ho più saputo dire una parola. Ma Lazzaro ha capito. Perché lui è intelligente. E ha dormito nel letto di Giuseppe, mandando avanti i servi ad attenderlo a Sefori. Perché andava nelle sue terre di Antiochia. E ha detto alle donne di tenersi pronte, ché per la fine di questa luna passerà a prenderle per evitare loro la fatica del viaggio. E Giovanna si unirà alla carovana col suo carro per condurre le discepole di Cafarnao e Betsaida. E tutto questo non vi dice nulla?».

   562.3Finalmente il buon Alfeo di Sara prende respiro in mezzo al crocchio che è in mezzo alla piazza. E Aser e Ismaele, e anche i due cugini di Gesù, Simone e Giuseppe — più apertamente Simone, più reticentemente Giuseppe — lo aiutano, approvando quanto ha detto.
   Giuseppe dice: «Non è un bastardo Gesù. Se ha bisogno di far sapere qualcosa, ha qui dei parenti pronti a farsi suoi ambasciatori. E ha dei discepoli fedeli e potenti, come Lazzaro. Lazzaro non ha parlato di quello che altri dicono».
   «E ha anche noi. Prima si era asinai, e asini come i nostri asini. Ma ora si è suoi discepoli, e per dire: “Fate questo o quello” si è capaci anche noi», dice Ismaele.
   «Ma la condanna che pende là, alla porta della sinagoga, l’ha portata un messo del Sinedrio e porta il timbro del Tem­pio», obbiettano alcuni.
   «Questo è vero. Ma che? Noi che abbiamo fama in tutto Israele di saper capire il Sinedrio per quel che veramente è, e perciò siamo sprezzati come poco di buono, solo in questo crederemo sapiente il Tempio? Non conosciamo più dunque scribi e farisei e i capi dei sacerdoti?», ribatte Alfeo.
   «È vero. Alfeo ha ragione.

   562.4Io ho deciso di scendere a Gerusalemme per sapere da veri amici come stanno le cose. E lo farò domani stesso», dice Giuseppe d’Alfeo.
   «E resti là?».
   «No. Ritorno. Per poi ritornare in giù per la Pasqua. Non posso stare lontano molto tempo da casa. È una fatica che mi impongo. Ma è dovere per me farla. Sono il capo famiglia e su me pesa la responsabilità dell’essere Gesù in Giudea. Io ho insistito[29] che andasse là… L’uomo falla nel suo giudicare. Credevo che fosse un bene per Lui. Invece… Dio mi perdoni! Ma devo almeno seguire da vicino le conseguenze del mio consiglio per dare sollievo al Fratello mio», dice con la sua lenta e sussiegosa parlata Giuseppe d’Alfeo.
   «Un tempo non parlavi così. Ma anche tu sei sedotto dalle amicizie dei grandi. I tuoi occhi sono pieni di fumo», dice un nazareno.
   «Non le amicizie dei grandi mi seducono, o Eliachim. Ma mi persuade la condotta di mio Fratello. Se ho sbagliato e ora mi ravvedo, mostro di essere un uomo giusto. Perché errare è dell’uomo, ma esser cocciuti è della bestia».

   562.5«E dici che proprio verrà Lazzaro? Oh! lo vogliamo vedere! Come è uno che torna da morte? Sarà trasognato, come spaventato. Che dice del suo soggiorno fra i morti?», chiedono in molti ad Alfeo di Sara.
   «Come me e voi è. Allegro, vivace, tranquillo. Non parla dell’altro mondo. Come se non ricordasse. Ma ricorda la sua agonia».
   «Perché non ci hai avvisati che era in paese?».
   «Già! Perché invadeste la casa! Mi sono ritirato anche io. Un poco di finezza ci vuole, eh!?».
   «Ma quando torna non si potrà vedere? Avvertici. Tu certo sarai come sempre il custode della casa di Maria».
   «Certo! Ho la grazia di esserle vicino. Ma io non avverto nessuno. Fate da voi. Il carro si vede, e Nazaret non è Antiochia e neppur Gerusalemme perché passi inosservata una così grande mole. Montate la guardia e… servitevi da voi. Ma questo è cosa vana.

   562.6Fate piuttosto che almeno la sua città non abbia fama di stolta per credere alle parole dei nemici del nostro Gesù. Non credete, non credete! Né a chi lo dice un Satana, né a chi vi stuzzica ad insorgere in suo nome. Ne avreste rimorso un giorno. Ché se poi il resto della Galilea cadrà nel tranello e crederà al non vero, peggio per essa. Addio. Vado, perché la sera scende…». E se ne va, contento di aver difeso Ge­sù.
   Gli altri restano a discutere. Ma, sebbene divisi in due campi, e il più numeroso è purtroppo quello dei creduloni, finisce a prevalere la tesi proposta dai pochi amici del Cristo di attendere, ad agitarsi e ad accogliere calunnie o inviti a insorgere, quando lo faranno le altre città galilee, che «per ora, più furbe di Nazaret, ridono sul viso ai falsi ambasciatori», dice Aser il discepolo.

[29] ho insistito, in 478.5/11.