MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME IX CAPITOLO 571



DLXXI. Arrivo a Sichem e accoglienze.

   1 marzo 1947.

   571.1Ecco Sichem bella e ornata. Piena di gente della Samaria diretta al tempio samaritano. Piena di pellegrini di ogni luogo diretti al Tempio di Gerusalemme. Il sole la inonda tutta, stesa come è sulle pendici est del Garizim che la sovrasta dal lato ovest, tutto verde quanto essa è bianca. Al suo nord-est l’Ebal, ancor più selvaggio nel suo aspetto, pare vegliarla contro i venti del nord. La fertilità del luogo, ricco delle acque che scendono dal displuvio dei monti e che si avviano in due fiumiciattoli ridenti, nutriti da cento rivi, verso il Giordano, è magnifica, e trabocca fuor dalle mura dei giardini e dalle siepi degli orti. Ogni casa si inghirlanda di verde, di fiori, di rami, che gonfiano i frutticini, e l’occhio, girando sui dintorni ben visibili, data la configurazione del suolo, non vede che verde di uliveti, di vigneti, di frutteti e biondeggiar di campi che lasciano, ogni dì più, il glauco del grano in erba per farsi di un giallor delicato di paglia, di spighe mature, che il sole e il vento, piegando e investendo, fanno quasi di un bianco d’oro bianco.
   Veramente i grani «biondeggiano», come dice Gesù, ora veramente biondi, dopo esser stati «biancheggianti» nel nascere, poi di un verde di prezioso gioiello mentre crescevano e spighivano. Ora il sole li prepara al morire dopo averli preparati al vivere. Né si sa se benedirlo di più ora che li conduce al sacrificio, o se quando, paterno, scaldava le zolle per far germinare il grano e dipingeva il pallore dello stelo, pur mo’ spuntato, del bel verde, pieno di vigoria e di promesse.

   571.2Gesù, che ha parlato di questo entrando in città ed accennando al luogo dell’incontro[44] con la Samaritana e a quel discorso lontano, dice ai suoi apostoli, a tutti meno Giovanni che ha già preso il suo posto di consolatore presso Maria, tanto afflitta: «E non si compie ora ciò che allora ho detto? Entrammo qui ignoti e soli. Seminammo. Ora, guardate! Molta messe è nata da quel seme. E crescerà ancora e voi mieterete. E altri più di voi mieteranno…».
   «E Tu no, Signore?», domanda Filippo.
   «Io ho mietuto dove aveva seminato il mio Precursore. E poi ho seminato perché voi mieteste e seminaste col seme che vi avevo dato. Ma come Giovanni non mieté il seminato, così Io non mieterò questa messe. Noi siamo…».
   «Che, Signore?», chiede turbato Giuda d’Alfeo.
   «Le vittime, fratello mio. Ci vuole del sudore per rendere fertili i campi. Ma ci vuol sacrificio per rendere fertili i cuori. Noi si sorge, si lavora, si muore. Uno, dopo di noi, subentra, sorge, lavora, muore… E c’è chi miete ciò che noi abbeverammo col nostro morire».
   «Oh! no! Non lo dire, Signor mio!», esclama Giacomo di Zebedeo.
   «E tu, discepolo di Giovanni prima che mio, dici questo? Non ricordi le parole del tuo primo maestro? “Bisogna che Egli cresca ed io diminuisca”. Egli capiva la bellezza e giustizia del morire per dare ad altri la giustizia. Io non gli sarò inferiore».
   «Ma Tu, Maestro, sei Tu: Dio! Egli era un uomo».
   «Io sono il Salvatore. Come Dio devo essere più perfetto dell’uomo. Se Giovanni, uomo, seppe diminuire per far sorgere il vero Sole, Io non devo offuscare la luce del mio sole con nebbie di viltà. Devo lasciarvi limpido ricordo di Me. Perché voi procediate. Perché il mondo cresca nell’Idea cristiana.

   571.3Il Cristo se ne andrà, tornerà donde è venuto, e di là vi amerà seguendovi nel vostro lavoro, preparandovi il posto che sarà il vostro premio. Ma il Cristianesimo resta. Il Cristianesimo crescerà per il mio andare… e per quello di tutti coloro che, senza attaccamenti al mondo e alla vita terrena, sapranno, come Giovanni e come Gesù, andarsene… morire per far vivere».
   «Allora Tu trovi giusto che ti sia data la morte?…», chiede quasi con affanno l’Iscariota.
   «Non trovo giusto che mi sia data la morte. Trovo giusto il morire per ciò che porterà il mio sacrificio. L’omicidio sarà sempre omicidio per chi lo compie, anche se ha valore e aspetto diverso per colui che è ucciso».
   «Che vuoi dire?».
   «Voglio dire che, se colui che è omicida comandato o forzato, quale un soldato in battaglia o un carnefice che deve ubbidire al magistrato o uno che si difende da un ladrone, non ha affatto sull’anima il crimine o ha un relativo crimine di uccisione di un suo simile, colui che senza ordine e necessità uccide un innocente, o coopera alla sua uccisione, va davanti a Dio col volto orrendo del Caino».
   «Ma non potremmo parlare d’altro? Il Maestro ne soffre, tu fai gli occhi di un tormentato, noi si sembra all’agonia, se la Madre sente piange. Già ne fa del pianto dietro il suo velo! C’è tanto da parlare!…

   571.4Oh! ecco! Vengono i notabili. Questo vi farà tacere. La pace a voi! La pace a voi!». Pietro, che era un poco avanti e si era voltato per parlare, si inchina in saluti verso un folto gruppo di sichemiti pomposi che vengono verso Gesù.
   «La pace a Te, Maestro. Le case che ti hanno ospitato l’altra volta sono pronte a riceverti, e molte altre con queste, per le discepole e chi è con Te. Verranno quelli che Tu hai beneficato di recente e la prima volta. Una sola mancherà, perché si è allontanata dal luogo per condurre vita di espiazione. Così disse, ed io lo credo, perché quando una donna si spoglia di tutto ciò che amava e respinge il peccato e dà i suoi beni ai poveri, è segno che veramente vuole seguire una vita nuova. Ma non saprei dirti dove è. Nessuno più la vide da quando lasciò Sichem. A un di noi sembrò vederla in veste di serva in un paese presso il Fialé. Un altro giura di averla riconosciuta vestita miseramente a Bersebea. Ma non è sicuro il loro dire. Chiamata col suo nome, non rispose, e fu sentita chiamar la donna Giovanna in un luogo, nell’altro Agar».
   «Non è necessario sapere di più, fuorché che ella si è redenta. Ogni altra cognizione è vana e ogni ricerca indiscreta curiosità. Lasciate la vostra concittadina nella sua pace segreta, paghi solo che ella non sia più scandalo. Gli angeli del Signore sanno dove è per darle l’unico soccorso di che ella abbisogna, l’unico che non possa farle male all’anima…

   571.5Usate carità alle donne, ché stanche sono, di condurle alle case. Domani Io vi parlerò. Oggi ascolterò voi tutti e accoglierò i malati».
   «Non resti molto con noi? Non farai qui il sabato?».
   «No. Il sabato lo farò altrove, in preghiera».
   «Speravamo averti a lungo con noi…».
   «Appena ho il tempo di tornare in Giudea per le feste. Vi lascerò gli apostoli e le donne, se vorranno rimanere, sino alla sera del sabato. Non guardatevi così. Voi lo sapete che Io devo onorare il Signore Iddio nostro più di ogni altro, perché l’essere ciò che Io sono non mi è esenzione dall’essere fedele alla Legge dell’Altissimo».
   Si dirigono alle case, dove in ognuna entrano due discepole e un apostolo: Maria d’Alfeo e Susanna con Giacomo d’Alfeo, Marta e Maria con lo Zelote, Elisa e Niche con Bartolomeo, Salome e Giovanna con Giacomo di Zebedeo. Poi, in gruppo, vanno insieme Tommaso, Filippo, Giuda di Keriot e Matteo in un’altra casa; e Pietro, Andrea in un’altra; e Gesù con Giuda d’Alfeo e Giovanni entra con Maria, sua Madre, in quella dell’uomo che ha sempre parlato a nome dei cittadini. I seguaci e quelli di Efraim, Silo e Lebona, oltre altri che, pellegrini già diretti a Gerusalemme, si sono messi al seguito di Gesù, troncando il viaggio iniziato, si spargono in cerca di alloggio.

[44] incontro, di cui si narra nel capitolo 143.