MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IX CAPITOLO 573



DLXXIII. Partenza per Enon dopo un battibecco tra l’Iscariota ed Elisa, che restano a Sichem.

   3 marzo 1947.

   573.1Gesù, solo, medita seduto sotto un elce gigantesco, nato su una pendice del monte che sovrasta Sichem. La città, bianco rosata nel primo sole, è giù, in basso, stesa sulle chine più basse del monte. Sembra, vista dall’alto, una manciata di grandi cubi bianchi rovesciati da un grande bambino su un verde prato in declivio. I due corsi d’acqua presso i quali sorge fanno un semicerchio blu-argento intorno alla città, poi uno vi penetra e mette il suo canto e il suo luccicare fra le case bianche per poi uscirne e correre fra il verde, apparendo e sparendo da sotto uliveti e frutteti rigogliosi, verso il Giordano. L’altro, più modesto, sta fuor delle mura, le lambe quasi, irrigando le fertili ortaglie, e poi corre via ad abbeverare greggi di pecore bianche pascolanti su dei prati, che il fiore del trifoglio insanguina dei suoi capolini rossi.
   L’orizzonte s’apre vasto di fronte a Gesù. Dopo un ondular di colli sempre più bassi, si vede, per uno scorcio, la valle verde del Giordano, e oltre ad essa i monti dell’Oltre Giordano, finenti a nord-est nelle vette caratteristiche dell’Auranite. Il sole, che è sorto da dietro ad essi, ha colpito tre bizzarre nubi simili a tre nastri di garza lieve, messi orizzontalmente sul velo turchese del firmamento, e la garza lieve delle tre nubi lunghe e strette si è fatta tutta di un rosa arancione come certi preziosi coralli. Il cielo sembra sbarrato da questa cancellata aerea, bellissima. Gesù la fissa, ossia guarda in quella direzione, assorto. Chissà se neppure la vede. Col gomito puntato sul ginocchio, la mano sorreggente il mento poggiato nell’incavo della palma, guarda, pensa, medita. Sopra di Lui, gli uccelli fanno gazzarra stridendo in una gioiosa giostra di voli.
   Gesù abbassa gli occhi su Sichem, che si desta sempre più nel sole del mattino. Ora ai pastori e ai greggi, che prima erano gli unici ad animare il panorama, si uniscono i gruppi dei pellegrini, e al tinnulare dei campani degli armenti si fondono quello delle sonagliere dei ciuchi, e voci, e brusio di passi e parole. Il vento porta a ondate sino a Gesù il rumore della città che si ridesta, della gente che lascia il riposo notturno.

   573.2Gesù si alza in piedi. Con un sospiro lascia il posto quieto e scende svelto, per una scorciatoia, verso la città. Vi entra fra carovane di ortolani e di pellegrini che si affrettano, i primi, a scaricare le loro derrate, i secondi a comperarne prima di mettersi in cammino.
   In un angolo della piazza del mercato sono già, in gruppo e in attesa, gli apostoli e le discepole, e intorno a loro quelli di Efraim, Silo e Lebona e molti di Sichem.
   Gesù va da loro. Li saluta. Poi dice a quelli di Samaria: «Ed ora lasciamoci. Tornate alle vostre case. Ricordatevi le mie parole. Crescete nella giustizia». Si volge a Giuda di Keriot: «Hai dato, come ho detto, per i poveri di ogni luogo?».
   «Ho dato. Meno che a quelli di Efraim, perché essi hanno già avuto».
   «Allora andate. Fate che ogni povero abbia un sollievo».
   «Noi ti benediciamo per essi».
   «Benedite le discepole. Sono esse che mi hanno dato il denaro. Andate. La pace sia con voi».
   Quelli se ne vanno a stento, con pena. Ma ubbidiscono.

   573.3Gesù resta con gli apostoli e le discepole. Dice loro: «Io vado a Enon. Voglio salutare il luogo del Battista. Poi scenderò alla via della valle. È più comoda per le donne».
   «Non sarebbe meglio fare la via di Samaria, invece?», chiede l’Iscariota.
   «Noi non abbiamo a temere ladroni, anche se siamo su strada vicina alle loro spelonche. Chi vuol venire con Me venga. Chi non si sente di venire sino ad Enon resti qui sino al dì dopo il sabato. In quel giorno Io andrò a Tersa, e chi resta qui mi raggiunga in quel luogo».
   «Io veramente… preferirei rimanere. Non sono molto sano… Stanco sono…», dice l’Iscariota.
   «Lo si vede. Sei come chi è malato. Cupo e di sguardi e d’u­more e di pelle. Ti guardo da qualche tempo…», dice Pietro.
   «Ma nessuno mi chiede se soffro, però…».
   «Ti avrebbe fatto piacere? Io non so mai ciò che ti piace. Ma se ti fa piacere te lo chiedo ora, e son disposto a rimanere con te per curarti…», gli risponde pazientemente Pietro.
   «No, no! Solo stanchezza. Vai, vai. Io resto dove sono».

   573.4«Resto anche io. Sono vecchia. Riposerò facendoti da ma­dre», dice all’improvviso Elisa.
   «Tu resti? Avevi detto…», interrompe Salome.
   «Se tutti andavamo venivo io pure, per non rimanere qui sola. Ma già che Giuda resta…».
   «Ma allora vengo. Non ti voglio sacrificare, donna. Certo tu vai volentieri a vedere il rifugio del Battista…».
   «Sono di Betsur e non ho mai sentito il bisogno di andare a Betlemme a vedere la grotta dove il Maestro è nato. Cose che farò quando non avrò più il Maestro. Pensa tu se ardo di vedere dove fu Giovanni… Preferisco esercitare la carità, sicura che essa ha più valore di un pellegrinaggio».
   «Tu fai rimprovero al Maestro. Non te ne accorgi?».
   «Io parlo per me. Egli va là e fa bene. Egli è il Maestro. Io sono una vecchia alla quale i dolori hanno levato ogni curiosità e alla quale l’amore per il Cristo ha levato desiderio di ogni altra cosa che non sia servirlo».
   «Per te è servizio spiarmi, allora».
   «Fai cose riprovevoli? Si sorveglia chi fa cose dannose. Ma io non ho mai spiato alcuno, uomo. Non appartengo alla famiglia delle serpi. E non tradisco».
   «Neppur io».
   «Dio lo voglia per il tuo bene. Ma non riesco a capire perché tu abbia così odioso che io resti in riposo qui…».

   573.5Gesù, sino allora muto, in ascolto, in mezzo agli altri stupiti del battibecco, alza il capo che teneva un poco chino e dice: «Basta. Il desiderio che tu hai lo può, con più ragione, avere una donna, vecchia per di più. Voi resterete qui sino all’aurora del dì dopo il sabato. Poi mi raggiungerete. Intanto tu va’ a comperare quanto ci può necessitare per questi giorni. Va’ e sii sollecito».
   Giuda se ne va di mala voglia ad acquistare le cibarie.
   Andrea fa per seguirlo, ma Gesù lo prende per un braccio dicendo: «Resta. Può fare da sé». Gesù è molto severo.
   Elisa lo guarda e poi gli va vicino dicendo: «Perdona, Maestro, se ti ho dispiaciuto».
   «Non ho nulla da perdonarti, donna. E tu, piuttosto, perdona a quell’uomo. Come ti fosse un figlio».
   «Con questo sentimento gli resto vicina… anche se egli crede il contrario… Tu mi comprendi…».
   «Sì. E ti benedico. E ti dico che hai detto bene dicendo che i pellegrinaggi ai luoghi miei saranno una necessità che verrà dopo che Io non sarò più fra voi… una necessità di conforto per lo spirito vostro. Per ora è soltanto servire i desideri del vostro Gesù. E tu hai compreso un mio desiderio, poiché ti sacrifichi per tutelare uno spirito imprudente…».
   Gli apostoli si guardano fra di loro… Le discepole anche. Soltanto Maria sta tutta velata e non alza il capo per scambiare sguardi con nessuno. E Maria di Magdala, eretta come una regina che giudichi, non ha mai perso d’occhio Giuda che si aggira fra i venditori, ed ha un corruccio negli occhi e una punta di sprezzo sulla bocca serrata. Parla con la sua espressione più che se parlasse…

   573.6Giuda torna. Dà ciò che ha comperato ai compagni. Si riassetta il mantello, che aveva usato per portare gli acquisti fatti, e fa l’atto di dare la borsa a Gesù.
   Gesù la respinge con la mano: «Non occorre. Per le elemosine c’è ancora Maria. Tu provvedi ad essere benefico qui. Molti sono i mendichi che da ogni luogo scendono per andare verso Gerusalemme in questi giorni. Da’, senza prevenzioni e con carità, ricordando che tutti siamo mendichi a Dio della sua misericordia e del suo pane… Addio. Addio, Elisa. La pace sia con voi». E si volta rapidamente, dandosi a camminare svelto per la strada che aveva vicina, senza dar tempo a Giuda di salutarlo…
   Tutti lo seguono in silenzio. Escono dalla città dirigendosi a nord-est per la bellissima campagna…