MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE XV


RM-5 1-5

12 febbraio 1948


   Dice il Divinissimo Autore:
   «Nella lezione precedente (del 2-2) ti ho parlato della creazione e delle successive giornate della creazione, nonché del dono infinito che il Buonissimo aveva già preparato all’uomo prima ancora che l’uomo avesse peccato: il Cristo.
   Al principio di queste lezioni sulle epistole paoline ti ho detto come Gesù, il Cristo, “Figlio di Dio, fatto a Dio dal seme di Davide secondo la carne, dichiarato Figliolo di Dio per propria virtù secondo lo spirito di santificazione e per la risurrezione da morte”, mostrò la sua natura divina con molti prodigi - attestanti la sua natura di Dio non scisso, perché fattosi Carne, dal Dio Uno e Trino - con le testimonianze del Padre, con la risurrezione da morte, e la mostrò con la sua virtù perfetta che liberamente volle essere tale, con volontà giusta e caritativa verso il suo Autore Ss.
   Riprendo questi temi per farti contemplare il Cristo, tua Salute.
   Ho detto che dal caos Dio creò l’Universo, ordinando le caotiche materie ed elementi in quella perfezione di mondi, stagioni, creature ed elementi, che da milioni di secoli dura. Ma pochi, osservando il Creato, sanno meditare come la creazione sia simile ad una scala ascensionale, ad un canto che sempre più sale da nota a nota sino a toccare la nota perfetta e sublime. Come sia simile ad un generarsi di vite che dalla precedente escono sempre più complete e perfette, sino a raggiungere la completezza perfetta.
   Guarda: prima dalle molecole solide, dai vapori e fuochi disordinati che erano la nebulosa primitiva, si formano la Terra e le acque, e nella Terra e nelle acque, ancor mescolati, i futuri mari, laghi, sorgenti, fiumi; vengono chiusi o diluiti i minerali, mentre le molecole solide fanno crosta e forno agli interni fuochi e agli interni zolfi e metalli, e fondo alle acque. L’atmosfera si purifica alquanto, liberata come è in parte, da ciò che rendeva pesante la nebulosa originaria, il nulla caotico, e la Terra, lanciata sulla sua traiettoria, ancor nuda, sterile, muta, trascorre per i muti spazi con le creste calve delle sue montagne emergenti appena dalle cupe acque dei futuri bacini.
   Poi fu la luce. Non quella solare, non quella lunare, non quella stellare. Il sole, la luna, le stelle sono creature più giovani del globo terrestre. Dopo la loro creazione il cielo, ossia l’elemento “aria”, fu mondo da ogni resto della nuvola primitiva, e gli astri e i pianeti splendettero, dando col loro splendere elementi vitali al globo terrestre.
   Ma la luce fu prima di essi. Una luce propria, indipendente da ogni altra sorgente che non fosse il volere di Dio. Una luce misteriosa, che solo gli angeli videro operare misteriose operazioni a favore del globo terrestre. Perché nessuna delle cose create da Dio è inutile, né nessuna è stata creata senza una ragione d’ordine perfetto. Così, se prima fu la luce che non gli astri e pianeti, segno è che la Perfezione volle quest’ordine creativo per motivo utile e ragionevole. Poi fu il sole, la luna, le stelle.
   E l’elemento “aria”, privato dai gas deleteri e ricco di quelli utili alla vita, favorì il persistere delle nuove creature: i vegetali. Quelle che ancora sono creature schiave nelle radici, ma che già hanno moto nelle fronde; quelle che, create una volta, hanno già in se stesse elementi per riprodursi, cosa che non è concessa alla polvere della Terra, ai minerali, alle acque. Queste tre cose possono mutare aspetto e natura, da legna sommersa diventar carbone, da fuochi zolfi, da carboni gemme, trasformarsi da acque in vapori e da questi in acque, o consumarsi, ma riprodursi non possono.
   Il mondo vegetale sì. In esso è già la linfa, gli organi riproduttivi atti a fecondare e ad essere fecondati. Manca però ad essi la libertà del volere, anche istintivo. Ubbidiscono a leggi climatiche, stagionali, al volere degli elementi e dell’uomo. Non può la palma vivere e fruttificare nelle terre fredde, né il lichene polare decorare le rocce delle zone torride. Non può la pianta fiorire fuor della stagione della fioritura o sfuggire al ciclone, all’incendio, alla scure. Eppure la vita vegetale è già un prodigio di ascesa dal caos alla perfezione della Creazione.
   Ascesa che aumenta con la vita animale, libera nei moti, negli istinti, nel volere dei suoi esseri. Vi è un ordine anche in essa. Ma l’animale gode già della libertà di scegliersi una tana e una compagna, di fuggire dall’insidia dell’uomo e degli elementi; ha anzi un istinto, più: un magnetismo suo proprio, che lo avverte dell’avvicinarsi di un cataclisma e lo guida nel cercare salvezza, così come ha una rudimentale capacità di pensare e decidere sul come nutrirsi, e difendersi, e offendere, sul come farsi amico l’uomo ed essergli amico.
   Nell’animale, oltre che le perfezioni creative della linfa vitale (il sangue) e gli organi riproduttori come sono nelle piante, sono anche le perfezioni creative della polvere, della pietra, dei minerali. Lo scheletro, il midollo, il sangue, gli organi, non vi insegnano forse gli scienziati che sono composti e contengono quelle sostanze chiamate minerali delle quali è, in fondo, composta la Terra che l’uomo abita e che popolano gli animali?
   Dunque negli animali è già rappresentato e perfezionato ciò che è nei regni inferiori: il minerale e il vegetale. E la scala ascende. La nota si fa più alta e pura, più completa, più magnificante Iddio.
   Ed ecco l’uomo. L’uomo nel quale ai tre regni precedenti - privo di linfa il primo, di moto il secondo, di ragione il terzo - è [aggiunto] il quarto regno: quello della creatura ragionevole dotata di parola, di intelligenza, di ragione. Ragione che regola gli istinti. Intelligenza che apre il pensiero a comprensioni e visioni che sono molto, talora infinitamente, superiori a quelle che dànno agli animali capacità di pensare ad un bene materiale. Parola che lo fa capace di esprimere i suoi bisogni e affetti, capire quelli del suo simile e soprattutto lodare Dio suo Creatore e pregarlo o evangelizzarlo a chi lo ignora.
   Nell’uomo sono il regno minerale, quello vegetale, quello animale, quello umano e, perfezione nella perfezione, quello spirituale.
   Ecco la scala che dal disordine del caos sale all’ordine soprannaturale passando per quello naturale. Ecco che alla creatura naturale, in cui sono rappresentati e riuniti in sintesi tutti gli elementi e caratteri di ciò che forma le altre creazioni, riuniti e perfezionati; alla creatura - medita bene - fatta col fango, ossia con la polvere nella quale sono sminuzzati i sali minerali, e con l’elemento acqua, dotata di calore (elemento fuoco), di respiro (elemento aria), di vista naturale e intellettiva (elemento luce), di sangue e umori, di glandole e organi riproduttivi (linfa), di istinti e di pensiero, di moto, libertà e volere, Dio infonde il suo soffio, ossia “il soffio della Vita”.
   L’anima: la parte immortale come tutto ciò che viene dato direttamente dall’Eterno, lo spirito che non muore, lo spirito libero da tutte le leggi di tempo, di malattie, di cataclismi meteorologici, di insidie umane, lo spirito creato per riunirsi al suo Fonte, possederlo, goderlo eternamente, lo spirito che l’uomo soltanto, di sua propria volontà, può fare schiavo di un re crudele, ma che, per sua natura e per volontà divina, non ha schiavitù alcuna, ma solo dolce figliolanza, sublime destino di eredità al Signore e al suo Regno.
   Coloro che negano l’anima e la sua immortalità (immortalità perché creazione, infusione, parte[9] di Dio eterno) e dicono che l’uomo ha l’intelletto, il genio, la libertà e volontà, e capacità di rapire al Creato le sue forze e i suoi segreti solo perché è “l’uomo”, ossia la creatura che si è evoluta al grado perfetto, e non per l’anima, sono simili a cocciuti che pretendessero che una perfetta opera di artista (scultore o pittore) abbia vita e vista solo perché è stata modellata o dipinta con una realtà perfetta.
   Anche l’animale ha vita e vista. Ha anche una rudimentale ragione. Nell’animale, da secoli addomesticato dall’uomo, questa rudimentale ragione si è ancor più sviluppata, raggiungendo più una ragione che un istinto, per comportarsi nei suoi rapporti con l’uomo, cosa che manca negli animali selvatici e selvaggi nei quali predomina solo l’istinto. Ma nessun animale, per addomesticato che sia, amato, istruito, può avere quella potenza di intelletto e di capacità multiformi che ha l’uomo.
   È l’anima quella che distingue l’uomo dall’animale, e lo fa dio sopra tutti gli altri esseri creati, dio-re che domina, soggioga, comprende, istruisce, provvede, e lo fa dio per sua origine e destino futuri.
   È l’anima quella che, illuminata dalla sua divina origine, sa, vuole, può, con forza già semidivina. Forza che Dio potentemente sorregge e aiuta quanto più l’anima si eleva nella giustizia e l’uomo si divinizza con una vita di giustizia.
   È l’anima che dà all’uomo il diritto di dire a Dio: “Padre mio”.
   È l’anima che fa dell’uomo un vivente tempio dello Spirito di Dio.
   È l’anima che fa della creazione dell’uomo l’opera più perfetta del Creato.
   E allora si potrebbe dire: “Ecco che con l’uomo, e uomo giusto, si è toccato l’ultimo gradino della scala ascensionale, la nota più alta di questo divino canto, la perfezione della perfezione creativa”. No. Tutto ciò è Creazione di un creato sensibile. È processione da processione. È unione della Creazione naturale con una Creazione soprannaturale. Ma non è ancora la Perfezione.
   La Perfezione è Gesù. La Perfezione è il Cristo. L’Uomo-Dio. La Perfezione è il Figlio di Dio e dell’Uomo, Colui che, per la Divinità, non ebbe che il Padre; Colui che, per l’Umanità, non ebbe che la Madre. Colui che in veste di carne rinchiuse due Nature. Unite queste due nature, che l’infinita distanza, che è fra la perfezione anche dell’uomo più santo e quella di Dio, tiene sempre separate.
   Solo in Gesù è la natura divina e quella umana unite e non confuse, e pur facenti un sol Cristo. In Lui, Figlio dell’uomo, è rappresentato tutto il creato sensibile, così come in ogni uomo; è rappresentato il creato soprasensibile: la natura spirituale; è infine rappresentato l’Increato, l’Eterno: Dio, Colui che, senza mai essere stato generato, è, Colui che, senza altra operazione che il suo amore, genera.
   Il Cristo: Colui che divinizza la materia, la glorifica, restituisce all’Adamo la sua dignità; il Cristo: anello che ricongiunge ciò che si era spezzato, l’Agnello che rinverginizza l’uomo nell’innocenza che è Grazia. Per la sua natura divina può tutto; per la sua carità umano-divina può tutto; per la sua volontà può tutto, poiché dà tutto.
   Chi sa contemplare il Cristo possiede la Sapienza. Perché Egli è la Perfezione non solo divina ma anche umana. Chi lo contempla con sapienza vede l’ammirabile persona del Figlio dell’Uomo nel quale è la pienezza della santità.
   Ma la sapienza che viene da questa contemplazione, e l’imitazione che naturalmente sorge in chi lo sa veramente contemplare, fanno l’anima così illuminata che essa, rapita d’amore e conoscenza, esclama: “Ecco il Dio vivo, l’Emmanuele. Ecco il mistero vivo della infinita Carità di Dio!”. Ed è la comprensione di ciò che è il Cristo: compendio dell’Amore triplice, testimonianza dell’amore di Dio verso l’uomo.
   Ed allora, ecco che l’ineffabile mistero del Concepimento verginale si illumina degli incandescenti bagliori dell’Amore, e l’anima del contemplante, inondata di questa Luce che è Fuoco, di questo Fuoco che è Sapienza, di questa Sapienza che è Luce, non solo crede per fede, ma crede poiché vede. Ed ecco così spiegata la parola del serafico Giovanni di Betsaida: “Chi ama è nato da Dio e conosce Dio... Chi crede in Gesù Cristo è nato da Dio”. Veramente solo chi ama con tutto se stesso può conoscere Dio e l’ineffabile mistero che è l’Incarnazione del Verbo.
   Primogenito di tutte le creature, immagine dell’invisibile Iddio, come lo definisce Paolo; Agnello immacolato e senza macchia, preordinato dalla creazione del mondo per fare gli uomini partecipi della divina natura, come scrive Pietro; vincitore, Re dei re e Signore dei signori, come lo canta Giovanni: Novello Adamo, non concepito da uomo ma dallo Spirito del Signore Eterno, posto in Maria, paradiso vivo dove la Trinità prende le sue compiacenze, l’amore di Dio prese carne, il Verbo amato dal Padre s’incarnò per essere offerto vittima per la salute del mondo.
   E sacerdotessa regale e purissima fu la Vergine ardente della carità più pura e forte che creatura nata d’uomo mai ebbe. Essa lo accettò e l’offerse per tutti gli uomini, e l’“Ecco la serva del Signore, si faccia di me come la sua Parola vuole” fu il “Sia la Luce” della più vera creazione, della “ricreazione” dell’uomo a figlio di Dio ed erede del Regno dei Cieli.
   Dunque per il Cristo gli uomini hanno la Vita. Per il Figlio di Dio, Figlio per la Natura divina, Figlio per perfezione umana, gli uomini hanno la Grazia. Per Gesù, e nella sua imitazione, gli uomini, sorretti dalla Grazia, avranno la gloria di figli di Dio. Per la Seconda Persona, infine, e la sua perfetta ubbidienza alla Prima, gli uomini hanno lo Spirito Santo, ossia il Maestro, la Forza, la Carità, la Sapienza.»

[9] parte è nel senso di appartenenza, non di porzione.