MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 5


Terza domenica di Quaresima


24 marzo 1946

   Introito : Salmo 25 (24), 1-2.15-16.
   Orazione: Riguarda, te ne preghiamo o Dio onnipotente, i voti degli umili, e stendi la destra della tua maestà a nostra difesa.
   Epistola: Efesini 5, 1-9.
   Graduale: Salmo 9, 4.20.
   Tratto: Salmo 123 (122), 1-3.
   Vangelo: Luca 11, 14-28.
   Offertorio: Salmo 19 (18), 9-12.
   Segreta: Quest'ostia, te ne preghiamo Signore, cancelli i nostri peccati, e santifichi i corpi e le anime dei tuoi servi, da far loro celebrare degnamente il sacrificio.
   Comunione: Salmo 84 (83), 4-5.
   Dopocomunione: Dopo averci resi partecipi di tanto mistero, deh! liberaci propizio, o Signore, da tutti i peccati e da tutti i pericoli.
  

   Aspettata tanto, con ansia di sentire la parola angelica così dolce, limpida, confortevole.
   Ma le devo dire però che dal momento che Lei1 se ne è andato, un angelo, che non mi pare il mio, mi è costantemente e visibilmente presente. Le dico che non mi pare il mio perché, mentre Azaria di solito mi si mostra materializzandosi in bellezza come gliel'ho descritto a suo tempo2, questo è spiritualizzato affatto, di una luce vivissima che solo un miracolo di Dio mi concede di fissare, ed ha degli esseri spirituali l'incorporea bellezza, né usa i piedi per muoversi, ma le due luci delle ali, e tutto è luce in lui: il volto, le mani incrociate sul petto, la veste candidissima e immateriale... E dico: mani, volto, veste, perché noi poveri mortali non possiamo che esprimerci materialmente per dire ciò che vediamo. Ma questo spirito bellissimo, che non mi lascia mai e col quale l'anima intreccia continui colloqui d'amore, non ha che l'incorporea condensazione del suo spirito in forma di viso, mani, vesti, per farsi presente al mio occhio spirituale, e così ridotto al minimo necessario per poterlo raggiungere questo scopo che è proprio dire parola impropria e molto materiale parlare del suo viso, mani, veste.
   Mi appare insomma come l'Angelo del Getsemani che "era luce in forma d'angelo"3; mi sembra uno dei tanti visti nei cori del Paradiso... Oh! luce, luce cantante negli sterminati azzurri del Cielo!... Mi sembra uno di quelli natalizi,... ai pastori,... uno di quelli4 che a Còmpito, in una delle ultime notti di esilio, mi sollevarono all'estasi col loro trasvolare cantando armonie non ripetibili...
   Chi sia non so. So che la sua presenza è il mio conforto. Più di dolce lume di luna al viandante solitario e sperduto egli mi è, e mi dà la sicurezza che io non sono sola, ma sono con la migliore delle compagnie e delle guide, e sulla migliore delle vie: quella dell'angelo di Dio e sulla via che gli angeli fanno: quella di Dio. Chi sia non so. Mi bea con la sua presenza, ma non si disvela.
   Ieri Marta fu per sei ore assente, a Camaiore... Ebbene io, sola nella mia stanza per 3 ore su sei, ero tanto contenta di questa angelica presenza che ne avevo persino un sollievo fisico. Mi sono raccolta in quel meditare e contemplare che agli estranei può parere quasi sonnolenza e invece è fervere di spirito, e mi sono beata... Quanta pace!...
   Ma ora Azaria si mostra e parla. Allora l'angelo luminoso non è Azaria... e io scrivo.
  

   Dice Azaria:
   «Con l'umiltà del fratello minore davanti al maggior fratello vengo per la nostra S. Messa. E l'Angelo delle Settanta Settimane, il Confortatore del Getsemani, il beatissimo arcangelo Gabriele che l'Eterno ti concede ad amico perché ti conforti, perché egli è l'Arcangelo della gioia, delle gioie celesti, aumenterà con la sua luce il tuo potere di comprendere.
   Così egli ti appare per darti una lieve idea della sua realtà nei Cieli. Ai sensi dello spirito, purificato sempre più dall'ultima prova, va data nuova capacità di vedere. Credi, anima mia, che più la creatura si fa ubbidienza e carità, e più lo spirito si evolve verso ciò che sarà la sua vita nel Paradiso in attesa della risurrezione dei corpi. Cadono le pesantezze e le limitazioni ad ogni ubbidienza perfetta e pronta, e si sfaldano, come corrose dalla fiamma della carità - perché l'ubbidienza è carità - le scaglie che ancora limitano le potenze spirituali nel loro vedere, e l'anima si accosta, con giubilo grande, alla conoscenza della vita dei Cieli, di ciò che è lassù... adorazione, beatitudine, pace, giubilo di luce...
   Vedi, anima mia, se avessi fatto, anche internamente, un moto di ribellione, una minima disubbidienza, un compromesso, semplicemente un compromesso, uno di quei poveri compromessi che usano troppo spesso i cristiani anche migliori, in luogo di farsi meno pesanti, le limitazioni del tuo poter vedere di creatura si sarebbero fatte più pesanti e spesse, come nebbie che si accumulano; ti avrebbero allontanato come veicolo che porta altrove... Te ne sei accorta del tranello in cui il Nemico ti voleva far cadere per creare un disgusto del Cielo verso te. Con riflessioni menzognere ti voleva far disubbidire all'ordine avuto di segnare con sincerità i libri che hai5. Non c'è nulla di censurabile nei tuoi libri, né di natura tale che possa dare adito ai miscredenti nel soprannaturale di dire che tu hai aiuti culturali nel tuo lavoro.(Invece si vuol proprio dire questo... 9-12-47). Ma egli ti voleva impaurire, dicendo questo e quello, per portarti a... dimenticarevolutamente qualche libro.
   Dimenticare non è peccato, quando è vera lacuna della mente. Ma volere dimenticare, per fare ubbidienza come si crede sia umanamente utile farla, è peccato. Le restrizioni mentali, le riserve, il dire, ad esempio: "Ho detto che non ho altri libri perché al presente non li ho in casa", una delle scappatoie molto in uso fra i cristiani, come quella di dire, ad esempio: "Non ho visto", solo perché non si vede in quelmomento, non sono buone cose. Sono menzogne. Non bisogna mai mentire neppure nelle sfumature.
   La verità non è una cosa sfumata, vaga come una nubicella in cielo... È un blocco solido, squadrato, di diamante, luminoso, trasparente, bellissimo, ma duro, ma inattaccabile dai venti, dalle piogge, dalle dita. E siccome la verità viene direttamente da ciò che è più perfetto della Terra, ossia dal Cielo, anche se l'uomo vuole distruggerla, e sulla Terra, talora, sembra riuscirvi, in realtà la verità resta intatta nel suo regno, e prima o poi viene conosciuta e riconosciuta, insieme ai meriti dello spirito che fu fedele alla verità.
   Tanto diamantina la verità che, in luogo di essere rigata, riga e spezza anche le vitree anime degli infelici che non la vogliono riconoscere, che non la vogliono accogliere e, volenti o nolenti essi, scrive le sue parole, e sono condanna, per i morti, i sordi, i ciechi dello spirito, gli apatici, i tiepidi che Dio respinge e vomita lungi da Sé; scrive la sua verità di "essere verità", anche se la si nega, sui poveri cristalli affumicati e polverosi, coperti di ragnatele inutili, che si credono migliori del diamante solo perché chiusi in cornice ornata...
   Vedi, anima mia, se tu avessi accettato una restrizione mentale, una di quelle che ti proponeva Satana, e se avessi omesso questo libro di tuo nonno perché poteva dare ombra ai preti, quest'altro di tua madre perché all'Indice, quell'altro tuo perché parla di Dio, in parte tanto minima che non può certo spiegare ciò che tu fermi sulla carta, e tutto ciò per apparire santa anche nei libri che conservi per ricordo, come conservi i quadri di famiglia che non puoi contemplare, così inferma come sei, ma che ti darebbe dolore distruggere perché sono il volto del padre, della madre, dei nonni..., tu avresti mentito, ed ora non meriteresti questa pace di cui godi e non vedresti il glorioso Gabriele. Hai meritato più con questa perfetta ubbidienza, che ai superficiali potrà apparire cosa ridicola, che se avessi detto mille preghiere vocali.
   Questo per dirti il valore dell'ubbidienza che non si insozza coi compromessi. Sii sempre eroica così e aumenterà sempre più in te pace e luce.
   Ed ora meditiamo la nostra S. Messa.
   Non sembra proprio scritto per te, piccola voce, l'introito? Ma, veritiero nel definire la tua situazione attuale: "il laccio messo ai tuoi piedi", è veritiero anche nel descrivere il tuo stato spirituale: "i miei occhi sono sempre rivolti al Signore".
   Ecco, sì! Sempre così! La malvagità, l'incredulità degli uomini, ai quali però sempre devi perdonare con le parole del Ss. Signor Nostro Gesù: "Padre, perdona loro perché non sanno ciò che fanno", potranno metterti dei lacci. Ma dove? Ai piedi, alla parte ìnfima, più materiale, posata fra le lordure delle vie del mondo, perché per ora sei ancora nel mondo, come vi era il Ss. Signore Gesù durante i suoi trentatré anni di Uomo-Dio in Palestina. Ma non possono metterti lacci allo spirito, alla tua vista contemplatrice, alla tua carità, che sempre più fiammeggia e si condensa verso l'Altissimo e Ss. Signore Uno e Trino quanto più ti accorgi che quaggiù tutto è vanità e labilità.
   Ed ecco che tu, col laccio ai piedi, ma con lo spirito libero, fissi te stessa nel Signore. "Volgiti a me", gridi. Tanto Egli si volge che ti dà Sé stesso. "Sono povera e sola", gridi. No. Sei con i suoi angeli e con Lui, con Lui, con Lui! Alleluia! L'anima mia è col Signore! Può esservi gioia più grande per un angelo custode? Sola dunque non sei: hai le infinite amicizie del Cielo. E povera non sei: possiedi la ricchezza che non può essere rubata. Non temere. La tua confidenza nel Padre Ss. non verrà delusa.
   E qui, per dar lode a Dio per il suo Arcangelo santo, intrecciamo la S. Messa della terza domenica di Quaresima con la luminosa S. Messa di S. Gabriele6.
   Contempliamo insieme la nostra virtù d'angeli. Cosa è ciò che ci fa grandi? La bellezza nostra? La nostra sorte? La nostra origine? No: la nostra prontezza di ubbidienza al suono delle parole di Dio, al balenare del suo Ss. Pensiero, perché baleno di luce beatifica è il suono che noi percepiamo, non già voce materiale di ugola. E la nostra luce si accende in giubilo accogliendo quel baleno e più aumenta nell'eseguire il suo comando. Tu sai. Se non ubbidissimo si spegnerebbe la nostra luce, cesserebbe la nostra bellezza, muterebbe la nostra sorte, condanna ci diverrebbe l'origine, come lo fu per Lucifero ed i ribelli. Di nulla ci possiamo gloriare, noi, gli angeli del Signore, non della bellezza, sorte e origine, perché tutto ci viene da Dio Ss. Ma come per le creature del Creatore che sono gli uomini, gloriarci possiamo per il servizio ubbidiente al Signore.
   Il Primogenito degli uomini toccò la perfezione assoluta nell'essere "ubbidiente fino alla morte" per fare la Volontà del Signore. Quali meriti avremmo se, spirituali come siamo, non avessimo ad esercitare le virtù? Carità, umiltà, ubbidienza, verità. Poiché non possiamo avere lussurie carnali, né dobbiamo avere fede e speranza, noi che vediamo la Realtà Ss. di Dio, e, superiori agli uomini perché non appesantiti da materia, non abbiamo necessità di essere temperanti e forti, giusti, prudenti, ché tali ci fa la contemplazione stessa di Dio. Oh! Dio ci compenetra! Quanto è buono il Signore che si lascia contemplare e che si infonde così nei suoi spiriti! Ma che ci dà modo di offrirgli onori con la carità, umiltà, ubbidienza e verità.
   Benediciamo il Signore! Noi angeli, tu, anima, con tutti noi stessi benediciamo il Signore!
   E tu, anima mia, impetra dal santo arcangelo patrocinio perpetuo. Amalo, amalo tanto, perché è l'angelo dei felici annunci e dei sublimi conforti.
   Leggiamo le prime parole della Lettura: "Ecco Gabriele... subito volando mi toccò nel tempio del sacrifizio della sera. Mi istruì, mi parlò e disse: 'Ora sono venuto a istruirti, a farti comprendere'". Non occorre di più, per ora.
   "Mi toccò nel tempio del sacrifizio della sera". Ecco quando fu tocco Daniele! Nell'ora del sacrificio, nel tempio, e nella sera. La tua sera si approssima. Ma prima che essa venga e preceda l'alba - perché la sera non è fine, ma è preannuncio di prossimo giorno nella continuità perfetta degli elementi creati, che ubbidiscono a Dio più degli uomini - tu sarai istruita dall'arcangelo. E perché tale onore? Perché sei nel tempio che la Carità reciproca fra Dio e te ha creato, e nell'ora del tuo sacrificio finale. Il più dolce. Quello che ottiene l'allontanamento di Satana nelle ore notturne.
   Dopo la tentazione tenebrosa Gesù Signor Nostro fu consolato da Gabriele, e Satana non lo turbò più. Rimasero gli uomini a torturare il divino Morente. Ma che sono gli uomini rispetto a Satana? Per quanto demoni, sono nulla in potenza torturatoria rispetto a Satana. Tu lo sai. Ma fa' cuore! Il sacrificio della sera è proprio fatto per allontanare Satana, imporgli il "Basta" divino, e portare la Fortezza di Dio ai figli olocausti.
   Ti parlerà Gabriele di un tremendo segreto e ti darà un ordine che da Dio viene, tremendo esso pure, non per te, ma per coloro che lo provocano, e saranno le parole di istruzione di colui che porta le più eccelse volontà e richiede le più alte ubbidienze.
   Ed ora torniamo all'epistola paolina. Ma rispondo avanti alla tua domanda, così scriverai la risposta e anche ciò che ti dissi due domeniche fa sul mio tacere sul Vangelo.
   Perché S. Gabriele, e non io, ti dirà ordine e segreto? Perché il minore non deve mettere parola dove parla il maggiore. Così per questo segreto come per le spiegazioni del Vangelo. Ti istruisce in quelle il Signore Gesù, Maestro Sommo di tutti quanti sono in Terra e in Cielo, ed io taccio, ascoltando, e nulla ho da aggiungere dove Egli ha parlato.
   Paolo delinea tutto il programma del cristiano, e perciò quello delle voci, che solo per riconoscenza al Signore del gran dono da Lui concesso devono essere perfetti più degli altri, tendere a questa perfezione con perfezione di pensiero. Sai quale è questa "perfezione di pensiero"? È voler essere perfetti non per la gloria futura che concederà la perfezione, ma per amore di figlio beneficato in maniera sovrumana dal Padre e con misura quale solo l'Infinito può dare.
   Ecco allora: "Siate imitatori di Dio come figli diletti". Oh! non vi dice Paolo: "Imitate questo o quel santo"! Vi dice: "Imitate Dio nelle sue perfezioni". Imitare Dio! Fare perciò un continuo sforzo per raggiungere la perfezione. E farlo con carità, ma anche con umiltà; con fede, ma anche con umiltà; con speranza, ma anche con umiltà.
   Voi sapete che nonostante ogni sforzo eroico sarete sempre incapaci di possedere la Perfezione di Dio. Ma non vi scoraggiate! Il Padre Ss. sa, perché è perfetto, che la creatura non può essere come il Creatore, e per confortarvi, per giustificare la vostra misura relativa, proclamandola con giustizia "perfetta per la creatura", ha messo a questa misura un limite: il vostro. Ha detto: "con tutti voi stessi". "Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze", dice il comando immutabile fino alla fine dei secoli, ed eretico e maledetto è chi lo muta o altera, o lo sostituisce con comando d'uomo per altri culti a idee che non da Dio sono, ma sono mescolanza di fumo infernale e d'infernal veleno con fumo e veleno di mala creatura.
   Quando uno ama con tutto il suo cuore, anima e forze, ha, per sé stesso, amato perfettamente. Perciò ha imitato Dio che perfetto è nel Bene.
   Secondo precetto di Paolo: "Vivete nell'amore come Cristo che ci ha amati e ha dato per noi Sé stesso a Dio in olocausto come ostia di soave odore".
   L'amore perfetto! L'amore di Gesù Cristo Figlio di Dio e Signore Nostro. Amore che giunge al sacrificio. Amore del prossimo che giunge ad immolarsi per il prossimo. Amore per Dio fino a divenire l'Immolato sull'altare della Riparazione.
   Altro precetto: "Non solo non siano in voi, ma neppure siano ricordate fra voi", fra voi che dovete solo ricordare i doni, le perfezioni, le istruzioni di Dio, "le fornicazioni, le impurità di qualsiasi natura, l'avarizia". Non più uomini siete. Siete "voci".
   La voce non ha pesantezze. È suono. Non siate pesanti di umanità. Non pervertite la vostra sorte di "voci" con oscenità, discorsi sciocchi e buffonerie. Ricordate che il simbolico gesto delle labbra purificate col fuoco preso sull'altare non si è limitato al profeta. Tutti coloro che Dio elegge, le "vere" voci pure, indubbie, sono state purificate avanti la missione dal fuoco del Divino Amore. Le palme sacerdotali sacre sono per l'ordinazione ricevuta, e non dovrebbero quelle mani toccare nulla di impuro o fare gesti impuri dovendo toccare il Corpo Ss. di N. Signore. Ma le labbra che ha consacrato la Parola Divina, che per suo ordine hanno ripetuto quella Parola, devono conservarsi santificate, con sommo rispetto, per ciò che da esse è passato. E così la mente, così il cuore. Altrimenti diverreste impudichi e fornicatori, e perdereste il vostro posto in Terra e in Cielo. E avari non dovete essere, ma prudenti, perché l'uomo non profani, ma chi ha fame prenda il dono di Dio.
   E state fermi. Senza superbie e senza paure. I vani discorsi degli uomini, se superficiali, trascurateli per non avere a rispondere del tempo perduto in povere cose, se volti a spaurirvi o a insuperbirvi, o a denigrare e a tendere di diminuire l'opera che Dio fa in voi, non vi seducano. L'ira di Dio è sugli increduli. Non vi associate perciò a loro, ma rispondete loro: "Una volta noi pure eravamo tenebre, ma ora siamo luce nel Signore. E preghiamo per voi perché possiate divenire luce".
   Non più di così, Maria. Non più. E vivi sempre più come figlia della Luce, perché il suo frutto è tutto ciò che è buono, giusto e vero. Né - questo lo puoi dire agli increduli e ai razionalisti -  si può dare che Belzebù serva Dio, dando parole sante per la conversione dei cuori.(Eppure mi si vuol dire che può esser Belzebù a dettare!... 9-12-47).
   Vola alla casa, al nido, o tortorella di Dio, e fa' dimora nel suo Amore. E di là ascolta, ché hai bisogno di quella difesa per ascoltare ciò che ti dice l'Arcangelo, e abbi in Esso Amore la tua pace».
  
  
   E Azaria si inginocchia per ascoltare Gabriele che, aumentando la sua luce, mi saluta col saluto: "Ave Maria!". Non altro che "Ave Maria". Poi mi dice una tremenda, oh!, è proprio tremenda parola e mi dà un ordine. Così di condanna nelle sue ragioni!!! Ma lo porterò con me nella tomba. "È ben più tremendo", dice l'Arcangelo, "del segreto di Fatima, e non va rivelato perché gli uomini, anche questi per cui è emesso, non meritano di conoscerlo". E poi l'Arcangelo, insieme ad Azaria che si rialza dalla sua genuflessione, canta: "Benediciamo il Signore". Rispondo: "A Dio le grazie", come mi ha insegnato Azaria, e con loro dico: "Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito, Santo"...
   ... E ora ho anche il peso angoscioso di questa tremenda conoscenza...

 
   1 Lei è Padre Migliorini, al quale la scrittrice spesso si rivolge. P. Romualdo M. Migliorini, dell'Ordine dei Servi di Maria, fu direttore spirituale di Maria Valtorta dal 1942 al 1946.

  2descritto a suo tempo, il 15 gennaio 1946. È nel volume I quaderni del 1945-1950 

  3 luce in forma d'angelo, come lei stessa lo descrive nel capitolo 602 dell'opera L'Evangelo come mi è stato rivelato.

  4 uno di quelli… della visione descritta il 13 dicembre 1944 e riportata nel volume I quaderni del 1944.

  5 i libri che hai. La scrittrice ne aveva steso l'elenco in quei giorni. L'annotazione che segue tra parentesi e l'altra simile verso la fine del "dettato" sono state inserite successivamente tra le righe autografe.

  6 S. Gabriele, l'Arcangelo. La sua festa si celebrava il 24 marzo, che in quell'anno coincideva con la domenica terza di Quaresima. La lettura della Messa propria era da Daniele 9, 21-26.