MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 7


Domenica di Passione


7 aprile 1946

   Introito: Salmo 43 (42), 1-3.1
   Orazione: Ti preghiamo, o Dio onnipotente, a riguardare benigno la tua famiglia, affinché dalla tua grazia sia governata nel corpo e custodita nell'anima dalla tua protezione.
   Epistola: Ebrei 9, 11-15.
   Graduale: Salmo 18 (17), 48-49; 143 (142), 9-10.
   Tratto: Salmo 129 (128), 1-4.
   Vangelo: Giovanni 8, 46-59.
   Offertorio: Salmo 119 (118), 17.107.
   Segreta: Questi doni, te ne preghiamo Signore, sciolgano le catene della nostra perversità e ci concilino i doni della tua misericordia.
   Comunione: 1 Corinzi 11, 24-25.
   Dopocomunione: Assistici, o Signore Dio nostro, e con incessanti aiuti difendi coloro che hai ricreati con i tuoi misteri.
  

   Dice Azaria:
  «Vieni alla nostra S. Messa delle voci, alla "tua" S. Messa degli appassionati. Parla e prega con Cristo e come Cristo. Volgiti al Padre con le parole del Figlio, che lo Spirito Santo mi concede di spiegare.
   "Sii mio giudice, o Dio".
   Solo i retti di cuore possono dire così, nell'intimo della loro coscienza. Perché se è facile lusingare gli uomini, invocando Dio a testimonio - e non comprendiamo noi angeli come possano farlo senza tremare di paura, ossia lo comprendiamo solo misurando di quanto fa decadere Satana l'uomo: creatura di Dio, e satanico tanto lo fa da dargli forza di osare di invocare Dio senza temenza sulle proprie malvage azioni - se è facile ingannare gli uomini con questa invocazione, che è sacrilega su certe bocche, non è facile, non è possibile farlo quando il colloquio è intimo, avendo solo a testimonio l'angelo che è custode.
   Oh! non osa l'uomo, colpevole e impenitente, invocare Dio quando non trae conforto da vicinanza di altri suoi simili! Anche il più rotto al delitto, alla menzogna, al sacrilegio, anche uno che, se il Ss. Signore Gesù ritornasse in Terra, sarebbe capace di inchiodarlo di nuovo al legno, perché Satana gli mostrerebbe Cristo come un semplice uomo e gli mostrerebbe inezia l'uccidere un uomo, anche costui non osa, quando è solo con sé stesso, di fronte alla propria coscienza e all'infinito Mistero di Dio, impudentemente dire: "Sii mio giudice, o Dio".
   I colpevoli, da Adamo ed Eva in poi, non sanno che fuggire, o tentare di fuggire dal cospetto di Dio. Anche colui che nega esservi un Dio, se per un'improvvisa riflessione ha un baleno di ammissione che Dio può anche essere, non fa che fuggire... per dimenticare questa Esistenza. E così fa l'assassino, il ladro, il corruttore, tutti i colpevoli, e tanto più lo fanno quanto più la loro colpa è grande, quanto più si ripete più e più volte. Anzi giungono a nuove colpe per stordirsi con la pseudo certezza che Dio non è perché li lascia fare. Il poter uccidere, seviziare, rubare, usurpare, per loro è prova che essi sono "i superuomini", gli "dèi", e nessuno è al disopra di loro. In questa ragione di volersi dire che essi sono "dèi", che Dio non è, e non è seconda Vita, Giudizio, Castigo, che ognuno è libero di fare ciò che gli è utile, a qualunque costo, con qualunque mezzo, è la spiegazione dei ripetuti e sempre più gravi peccati dei grandi peccatori.
   Ma soli, di fronte al Solo, non sanno mettersi, e fuggono. Colpevoli, davanti al Giudice, non sanno erigersi e gridare: "Sii mio giudice, o Dio". Per quanto lo neghino e lo irridano, hanno di Lui l'istintiva paura che ha la belva dell'uomo, quando questo uomo viene coraggiosamente incontro ad essa, con audacia e difesa pronte; la paura istintiva, rabbiosa delle belve per il domatore, di cui temono la punizione e sentono la potenza. Cercano di distruggere con una subdola unghiata l'idea di Dio, ma aggirandola; non sanno, non possono aggredirla di fronte. Troppo alta quell'Idea, troppo potente quel Dio!... Li incenerisce, li schiaccia come pigmei sui quali caschi un masso marmoreo, come vermi sotto il piede del gigante. E fuggono.
   Ma gli onesti sì, gli onesti possono gridare: "Sii mio giudice, o Dio". L'onestà ha molte facce. Non è solo onestà materiale sulle materie che hanno nome: monete, pesi e misure, rispetto delle frutta, dei raccolti, dei beni altrui; non è solo onestà morale sulle cose morali che hanno nome: buon nome, sincerità, amicizia, rispetto della donna o della posizione altrui; ma è anche onestà spirituale, ossia verità nell'apparire ciò che realmente si è spiritualmente, non un atomo di più.
   Nel tuo caso, nel vostro caso, o strumenti straordinari, è proprio e principalmente questo.
   Sono disonesti spirituali anche quelli che solo in apparenza sono cristiani-cattolici, ma che, potendo arretrare il tempo di 20 secoli, sarebbero perfetti esemplari di farisei, ossia solo in apparenza ossequiosi di Dio e della sua Legge, e di quella della S. Romana Cattolica Apostolica Chiesa, ma che in realtà, usciti dalla ribalta e rientrati nell'interno delle loro case, dei loro commerci o uffici, o occupazioni, sono dei veri e propri anticristiani, calpestanti tutti gli articoli e i precetti del Cristianesimo, cominciando da quello dell'amore a Dio, ai congiunti, ai dipendenti, al prossimo. E per disonesti saranno giudicati e pagati, secondo i loro atti menzogneri, dal Giudice che è pietoso per le colpe involontarie, ma che è inesorabile per le calcolate ipocrisie impenitenti.
   Ma voi, "voci", strumenti straordinari, avete la onestà dell'onestà da esercitare: quella di non aggiungere nulla al tesoro, quella di non dilapidare il tesoro, quella di riconoscere sempre che non è opera vostra, ma è Opera di Dio.
   Stare in ginocchio, sempre, a braccia tese a ricevere, a sostenere il peso che vi viene dato e che dovete tenere elevato in un continuo offertorio all'Altissimo dal quale viene. Ricordate: ciò che ricevete va offerto a Colui che ve lo dona, così come nell'antica Legge erano offerti i sacrifici di ciò che Dio aveva dato: gli agnelli, gli arieti, i bovi, l'olio, i mannelli di spighe, tutte cose che erano perché Egli le aveva create, così come nella Nuova Legge sono offerti sacrifici. Ma con che? Col Corpo e Sangue di Colui che il Padre vi ha dato: l'Agnello Ss. che leva i peccati del mondo. Va offerto con quegli onori che a cosa sacra si conviene. Ossia con mani monde, con monda veste, su prezioso drappo, su preziosa patena.
   Quali? La vostra vita intemerata, il vostro spirito che giorno per giorno si deve fare prezioso di virtù, sul vostro cuore immolato con l'Immolato.
   Oh! benedetti! Non piangete nel vostro soffrire! Non piangere, Maria diletta al Signore, nel tuo soffrire! Questo è quello che ti fa cara: il tuo soffrire.
   Ascolta: che cosa ha avuto valore agli occhi di Dio? La tua nascita? La tua coltura? La posizione sociale? Nulla di questo. Che eri, finché eri unicamente Maria di Giuseppe e Iside, educata come a figlia di famiglia benestante era conveniente? Eri una comune anima, come ce ne sono a milioni fra i cattolici osservanti. Sul tuo altare c'era soltanto un ornamento. Sai quale? Il tuo amore per Gesù Appassionato. Il resto era, né più né meno, quello della grande massa dei cattolici. Il puro necessario per non essere grandi peccatori.
   Poi il dolore ti ha portata all'amore del dolore. Hai compreso, in grazia del tuo amore relativo e dell'infinito amore di Dio per te, cosa è il dolore di Dio e come lo si consola... E ti sei fatta ostia. E Dio ti ha accolta per ostia.
   La sofferenza! La tua gloria.
   Anima mia diletta, tu forse credevi che non fosse che la carne destinata a consumare? Al massimo spingevi le possibilità di soffrire al morale? No, Maria. Quando un incendio avvolge una casa, essa arde dai sotterranei ai culmini, non ti pare? Il Fuoco del Cielo è sceso su te, non per punirti, ma per assorbirti in Sé stesso. E tutto di te ha preso. E tutto si è mutato in dolore. Il tuo Crisma. Vedi: è dolore anche questa beatifica gioia che è udire parlare il Ss. Signor Nostro.
   I superficiali diranno: "Non può avere dolore una che è letificata dall'unione con Dio!". E il Divino ed Incarnato Verbo non ebbe continuo dolore quando era Gesù di Nazaret? Eppure, eccettuata l'ora del supremo rigore e della totale immolazione, Egli era unito al Padre e allo Spirito!
   E la Piena di Grazia, la Senza Macchia, non ebbe il dolore a compagno nella sua vita di orfana, di sposa, di madre e di Regina degli Apostoli? Eppure Ella non meritava il dolore, essendo senza colpa, e tanto era unita a Dio da averlo a Sposo e a Figlio, oltreché a Padre.
   Mia diletta anima, non piangere! Gioisci che tutto in te porti il crisma del dolore, perché ciò ti uniforma a Gesù Ss. ed a Maria Ss.
   E fidati nel Signore. Tu lo puoi chiamare e dire: "Sii mio Giudice, o Dio!".
   Come deve esservi dolce, o creature della Terra, poter dire: "Sii il mio giudice" a Dio vostro Padre! Veramente è fiduciosamente filiale questa parola, questo rifugiarvi contro il vostro Dio, che non temete perché la buona coscienza vi assicura di non averlo offeso, e mettervi sotto la sua protezione potente che prende le vostre difese "contro la gente profana" e vi libera "dall'uomo iniquo e ingannatore" perché Dio è la vostra forza. Quanta umiltà, quanto amore, quanta sicurezza, quanta pace in questo filiale ricorso che testimonia che voi sapete di essere un "nulla" che si sa amato e giustificato dal Tutto!
   Ma sì! Non lacrimare. Egli, Egli, il tuo Ss. Iddio, irraggerà la Sua Luce e la Sua Verità. Non solo su te. Questo lo fa tanto che ti parla come a discepola prediletta. Ma anche sulla verità della tua missione. Lo hai sentito nelle prime ore del giorno nella sua luminosa promessa: "Come una luce ti ricorderanno gli uomini buoni". Se come luce ti ricorderanno, segno è che sei nella Luce. I non buoni non crederanno. Ebbene: servirà a farti più simile al Verbo che le tenebre non vollero riconoscere.
   Ma che ti preoccupi? Ricordati quelle parole di Gesù: "Con il loro non credere essi accumulano le pietre con le quali saranno lapidati". Tu procedi nella tua via. Va' diretta al monte di Dio, ai tabernacoli eterni di cui parla il salmo all'Introito.
   Preghiamo: "Ti preghiamo, o Dio Onnipotente, di riguardare la tua famiglia, affinché dalla tua grazia sia governata nel corpo e custodita nell'anima". E ciò per i meriti del tuo Verbo benedetto, incarnato e morto per gli uomini.
   "La tua famiglia"! Tutti i fedeli sono famiglia di Dio. Ma in ogni famiglia ci sono i prediletti, i più prossimi al capo famiglia. In quella dei fedeli i prediletti siete voi, anime vittime e chiamate a sorte straordinaria. Dio non deluderà la preghiera, e come Padre ti custodirà perché, lo dice Paolo, tu sei della porzione eletta che Gesù ha riscattato col suo Sacrificio.
   Leggiamo Paolo e meditiamolo. Come il Ss. Signore Gesù Cristo, venuto come pontefice dei beni futuri, entrò una volta per sempre nel Santuario?
   Gli antichi israeliti, nella grande maggioranza e, ciò che è doppiamente colpevole, proprio nella maggioranza colta, non hanno compreso come il Cristo era Pontefice eterno, e in che sarebbe consistito il suo Regno e il suo Ponteficato. E l'odiarono per la infondata paura, venuta da una fede snaturata, avvilita a materialità, di essere spogliati delle loro prerogative di potenza.
   Ma Gesù Cristo non aveva mire umane. Non tendeva le mani alla Tiara e alla Corona. Egli tendeva le mani a raccogliere i figli del Padre suo, avviliti, immiseriti, imbastarditi, malati, feriti, dispersi, e a guarirli, istruirli, guidarli, riconsacrarli nella loro dignità di figli del Padre. Perciò, per ottenere questo, non usò i mezzi e i luoghi comuni, "ma attraversando un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo", ossia: usando della sua Divinissima Natura e Potenza eterna e perfetta per redimere la Colpa, altrimenti non redimibile, Sé stesso ridusse a Uomo, costringendo il Santo dei Santi, che Egli era, nella tenda mortale della Carne, per immolare Sé stesso in luogo dei capri e dei vitelli e, col suo Sangue sparso per la redenzione degli uomini, poter entrare alla testa dei redenti nel Santuario eterno una volta per sempre.
   Ecco di che e come siete stati redenti da Colui di cui la Chiesa in questi giorni narra la supersanta epopea terminata nell'ultimo grido sul Golgota. Ecco con che ti ha preparata la coscienza alla purezza che è necessaria per ricevere le sue Parole e lo spirito alle opere di vita che Egli giudica buone per gli uomini. Senza il suo Sangue, senza la sua Immolazione compiuta per lo Spirito Santo, ossia per l'Amore, né sulla Terra, né nel Cielo, tu avresti potuto servire il Dio vivo.
   Per ciò che gli costi, non temere del suo amore. Per la potenza di questo suo amore, che Lo ha spinto a morire per farti degna di ascoltarlo e comprenderlo, non avere dubbi sulla sua misericordia. Egli, Pontefice eterno, può ben introdurre nel Santuario coloro che Egli elegge.
   La nuova alleanza è questa. Che non il volere degli uomini, il denaro, le congiure, le amicizie fra le caste sociali che si odiano ma si spalleggiano per nuocere ai soli, e usurpano, prevaricando, il posto ai designati da Dio, ma Dio stesso elegge i suoi strumenti, e questi chiamati ricevono, per la promessa di Gesù Cristo e per la sua immolazione, l'eredità eterna.
   Suvvia, non piangere, anima-ostia. O meglio, piangi col Cristo che dell'umana natura prese anche la, sconosciuta in Cielo, debolezza e amarezza del pianto.
   Lacrime e sangue gli hai visto versare... e la prima maschera sanguigna gliela mise il dolore sul Volto benedetto. La corona di spine, gli spruzzi della flagellazione non fecero che mantenere quella maschera sul Viso che gli uomini non meritavano più di vedere nella perfezione della sua bellezza pacifica. Unifòrmati, unifòrmati al tuo Maestro. Maestro di dottrina e Maestro di immolazione.
   Anche Lui ha sparso, schiacciato contro la pietra del Getsemani, premuto da tutto il dolore del Mondo, da tutto il rigore del Cielo, il suo ultimo pianto di creatura umana. La sua carne ha gemuto allora la sua ultima voce contro l'imminente spasimo: "Signore, se è possibile passi da Me questo calice!".
   A coloro che non riescono a credere che Gesù era vero Uomo, e dell'Uomo aveva l'affetto alla vita e il ribrezzo della morte, questo grido è risposta che dice: "Egli era vera Carne".
   "Ma non la mia, sebbene la tua Volontà sia fatta". A coloro che non riescono a credere che Gesù era vero Dio, e di Dio aveva le perfezioni,questo grido è la risposta che dice: "Egli era vero Dio".
   A coloro che non riescono a credere che tu possa essere il "portavoce", il tuo vivere, il tuo patire, il tuo morire dopo aver bevuto tutte le amarezze dicendo: "La tua Volontà sia fatta", è la risposta che dice che tu sei il "portavoce", colui che Dio ha preso per un imperscrutabile mistero che solo in Cielo sarà noto, per farti strumento ad un'opera di grande misericordia.
  Piangi con Lui, col tuo Maestro nel dolore: "Liberami dalle genti furiose!" e professa: "Tu solo mi puoi esaltare e salvare sopra gli avversari e gli iniqui che non ti conoscono e che mi odiano per via del tuo Nome che brilla sulle mie azioni".
  Piangi con Lui la tua lunga derelizione: "Molto mi hanno tormentato dalla mia giovinezza". Sì. Sei venuta a Lui attraverso a molte lotte e tormenti, e martire sei stata per causa della tua fedeltà al suo richiamo. Ma "non ti hanno potuto vincere", perché sopra ogni voce tu seguivi quella del tuo Gesù.
   Ora che sei ai Suoi piedi, e sei lo strumento, è naturale che i nemici della Verità fabbrichino sulle tue spalle un edifizio calunnioso per schiacciarti sotto di esso. Ma gli "altri Cristi" hanno in comune la Passione e la Crocifissione, ma anche hanno in comune la Risurrezione. E se gli uomini serrano nei sepolcri, credendo di seppellirla per sempre, la Voce di Dio, le forze della natura, ubbidienti a Dio, scrollano le inutili chiusure, e le pietre, le stesse pietre proclamano Dio Trionfatore in Sé stesso e nei suoi servi, aprendosi, lasciando uscire profumi e luce dalle chiuse viscere dove non si decompone il giusto, ma riposa per sorgere più forte e più bello.
   Intanto, in attesa di quest'ora, a coloro che ti vogliono accusare, o spaurire coi dubbi, tu, forte della sincerità delle tue opere, rispondi col Maestro tuo: "Chi di voi mi può convincere di peccato?".
   E a chi ti vorrebbe esaltare, e rovinarti così, attraverso alla superbia, come i primi attraverso allo scoramento, rispondi: "Io non cerco la mia gloria. C'è chi ne prende cura: il Padre mio. La gloria che da me mi darei o che voi mi date è nulla. Ma quella che Dio mi darà con la sua pace eterna, per l'onore che gli ho dato, quella è".
   E sta' in pace. Avrai la Vita per la Sua Parola, per il Suo Sacramento d'Amore, per il Suo Sacrificio di Croce e per il tuo di "vittima".
   Benediciamo il Signore».
   "A Dio le grazie".
   «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 La Domenica di Passione è diventata, con la riforma liturgica, la Quinta Domenica di Quaresima. Essa apriva la Settimana di Passione, che si concludeva con la Domenica delle Palme, che ora è detta "Domenica delle Palme e della Passione del Signore". È rimasta invariata la successiva Settimana Santa, che termina con la Domenica di Pasqua di Risurrezione.