MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 8


Domenica delle Palme


14 aprile 1946

   Lettura della Benedizione delle Palme: Esodo 15, 27; 16, 1-7.
   Introito: Salmo 22 (21), 2.20.22.
   Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, che per dare al genere umano esempio d'umiltà hai fatto rivestire la carne e subire il supplizio al nostro Salvatore, concedici propizio di meritare di accogliere gli insegnamenti della tua pazienza, per essere partecipi della sua resurrezione.
   Epistola: Filippesi 2, 5-11.
   Graduale: Salmo 73 (72), 1-3.24
   Tratto: Salmo 22 (21), 2-9.18-19.22.24.32.
   Vangelo: Matteo 26, 1-75; 27, 1-66.
   Offertorio: Salmo 69 (68), 21-22.
   Segreta: Concedici, te ne preghiamo Signore, che il dono offerto sotto gli occhi della tua maestà ci ottenga la grazia della devozione e ci procuri il possesso della beata eternità.
   Comunione: Matteo 26, 42.
   Dopocomunione: Fa', Signore, che per la virtù di questo mistero si cancellino i nostri peccati e si compiano i nostri giusti desideri.
  

   Dice Azaria:
   «Non è parte della S. Messa ma è parte della liturgia di oggi la lettura che precede la benedizione delle Palme.
   Un giorno, al principio della tua istruzione da parte del Ss. Signor Nostro Gesù, Egli ti disse1: "Nelle pagine del Libro, nella Storia del mio Popolo sono adombrate sotto figure e fatti gli avvenimenti del futuro".
   Generalmente alle 70 palme dell'oasi di Elim la gente applica la figura delle palme di oggi. Ma il mio Signore mi concede di istruirti sulla vera figura della Lettura di oggi.
   La gente d'Israele, dopo i tempi santi dei patriarchi, che si potrebbero paragonare a terre fertili ricche d'ogni bene, si era corrotta divenendo "deserto sterile" dove solo rare oasi, e ancor più rare fontane, dimostravano che tutto non era morto e, come un richiamo di pietà celeste, attiravano gli sperduti, ma di buona volontà, intorno ai solitari spiriti dei Giusti di Israele. I patriarchi, i Giudici e i Profeti, i grandi re d'Israele, i Maccabei, Giuditta, Ester, Giaele, Tobia, Nehemia, i santi, ecco le palme e le fonti sorgenti solitarie fra l'aridume desolato della coscienza d'Israele, che ingrato si allontanava dal suo Benefattore, dimenticandone i benefici.
   Tale trovò la sua Terra Colui che al Popolo suo aveva dato quella Terra già promessa, e la cui ricca bellezza superava ogni speranza dei patriarchi. Tale la trovò il Cristo quando scese a compiere la seconda parte delle grandi promesse fatte ad Abramo, ossia: dopo avergli dato, a lui e alla sua progenie, la terra vista in visione, e posterità più numerosa delle stelle, quella di dargli il Messia nato dal seno di una figlia d'Abramo per redimere il mondo.
   E il Cristo, al popolo languente nell'aridume del deserto, dette l'oasi con dodici fontane e settanta palme, perché avesse refrigerio, nutrimento, e si accampasse nell'oasi donata dal Salvatore.
   Vero dono di Gesù Ss. i dodici apostoli lasciati a perpetuarlo nel magistero e a dare alle anime l'acqua viva delle parole divine, e il Cibo contenuto nei Sacramenti. Vero dono di Gesù Ss. i settantadue discepoli che, coadiutori degli apostoli, furono con essi il nucleo iniziale della Chiesa Apostolica, l'oasi intorno alla quale sempre più numerose sono divenute le turbe dei credenti, l'oasi che si è estesa fertilizzando il suolo, vincendo il deserto, fino ad elevare i gloriosi suoi palmizi in tutti i punti della Terra. L'oasi che ristora, l'oasi che salva.
   Vedi questa verità nella prima parte della lettura di questo punto dell'Esodo e non essere mai simile al popolo che presso le fonti e le palme di Elim mormorò contro questo dono del Nostro Signore Gesù.
   La seconda figura: il Pane del Cielo. La Manna che l'uomo non poteva immaginare né esigere, che l'uomo non poteva darsi, ma che il Signore eterno largisce ai suoi figli perché non muoiano di fame, la manna dolce, bianca, e che è data in misura che ce ne sia per tutti coloro che di essa vogliono nutrirsi, per tutti i giorni. E solo la ribellione ai comandi di Dio, le infrazioni alla Legge, fanno sì che da Cibo santo, datore di Vita, divenga Corruzione. Non per Sé stessa, perché Essa è incorrotta, incorrompente e incorrompibile, come Colui che neppure la Morte corruppe e che è Essa stessa, col suo Corpo e Sangue, Anima e Divinità, come era nei giorni suoi sulla Terra. Ma che corruzione diviene per il riceverla in peccato, perché maledetto è chi se ne ciba con animo di Giuda, nemico all'ubbidienza e alla giustizia.
   Riflettete alla parola del Ss. Iddio: "E così Io provi se egli cammina o no secondo la mia Legge". Infatti colui che cibandosi della Santissima Eucarestia, cibo che non è dato agli angeli stessi, ma che l'Infinito Amore dà agli uomini, non si santifica, ma resta qual era o regredisce nel peggiore, mostra di non camminare secondo la Legge, perché con l'anima in ostinata colpa, più o meno grave, deve prendere quel Cibo dato che esso Cibo non giunga a mutarlo.
   Eucarestia e buona volontà - Eucarestia: amore di Dio, e buona volontà: amore dell'uomo - insieme unite non possono che produrre santità. La buona volontà sgombra il terreno da quanto potrebbe rendere sterile il Seme Ss. che germina la Vita eterna. La buona volontà depone sull'altare quanto serve a consumare l'olocausto: ossia quanto il fuoco eucaristico può accendere, bruciando l'uomo materiale per accendere lo spirito, purificarlo, farlo agile come fiamma, tendente al Cielo, saliente coi suoi bagliori e i suoi profumi al Cielo per riunirsi al Fuoco che lo ha acceso: Fuoco con fuoco per unione d'amore.
   Ma quando la buona volontà manca ed è presente disubbidienza, ossia stato di peccato, che può l'Eucarestia? Nulla più di quanto poteva la Manna raccolta in forma contraria a quella comandata da Dio. Resta inerte come azione propria, diviene nociva, come effetto, in chi la riceve. Né parlo già dei veri sacrileghi, ma anche dei tiepidi e dei superbi che per abitudine se ne cibano, quasi dicendo: "Noi siamo che facciamo questa degnazione a Dio, noi che compiamo questa consuetudine".
   "Il sesto giorno devono preparare ciò che hanno portato, e sia il doppio di quel che solevano raccogliere giorno per giorno". Che grande consiglio eucaristico!
   Il sesto giorno, ossia la vigilia del giorno del Signore - e ogni giorno di Mensa Eucaristica è giorno del Signore per l'anima - le anime debbono preparare ciò che hanno abitualmente: il fervore, il pentimento, i propositi, per andare degnamente e con utilità a ricevere il Pane del Cielo. Beati quelli che ciò fanno. E beati quelli per i quali ogni giorno è vigilia al giorno del Signore, e in perpetua preparazione dell'incontro mirabile, santificante, vitale, scorrono la loro vita. Giunti alla vigilia del grande giorno del loro riposo: la morte in grazia di Dio, dai Sacerdoti di Dio, e dalla voce del cuore e del Custode Angelico, si sentiranno confortare nell'agonia con queste parole: "Questa sera (la morte è la sera) voi conoscerete che il Signore è Colui che vi ha tratti dalla terra d'Egitto (ossia dalla vita terrestre che è esilio e dolore). E domattina (cioè superata la morte) vedrete la gloria del Signore": ossia il Cielo, vostra dimora di santi, in eterno.
   Ecco ciò che ti deve dire la lettura della Benedizione delle Palme. Ed ora meditiamo la S. Messa.
   Supplica col tuo vero e perfetto Maestro. Veramente tu sei colata, come metallo sciolto dal calore, nella forma di Lui, e di Lui appassionato ne prendi la somiglianza. La tua umanità si è sciolta al calore della carità, lo spirito si è fatto molle per poter essere rimodellato, e ora per ora si imprime su te un segno del tuo amato Gesù Appassionato. I suoi desideri sono tuoi, i suoi dolori sono tuoi, le sue solitudini, le sue amare constatazioni di ciò che sono gli uomini, le sue desolazioni nel vedersi incompreso, respinto, schernito così, sono le tue. E tuoi sono i suoi gemiti e le sue preghiere al Padre.
   Settimana Santa, settimana dolorosa. Ma di averti dato le sue gemme più belle sempre in questa settimana, che è la perfezione fra le sue molte settimane di Uomo, né alcuna delle tante 1737 che lo videro nel mondo equivale a questa estrema di Uomo soggetto al dolore, siagli grata come della prova d'amore più bella.
   Non chiederti: "Quale tortura mi porterà questa? Quale calice berrò fra il Giovedì e il Venerdì? Quale agonia? Quale morte? Quale sconforto? Quale tradimento?". Non te lo chiedere. Abbandònati al Padre tuo. Un'ora ti sarà preservata: quella dell'abbandono di Dio. L'hai già vissuta2, quando era necessaria, per soccorrere le anime portate a disperazione e rendere loro il Cielo e loro al Cielo, e non si vive due volte quella tortura.
   Perciò il Padre Eterno e Santo non respingerà più la sua piccola "voce" e puoi gridare a Lui, certa di essere sentita: "Oh! Signore, non tenere lontano il tuo soccorso da me, accorri in mia difesa, liberami dalla bocca del leone, me, così debole, dalle corna del bufalo".
   Una preghiera te l'ha già esaudita in questi giorni. Ma persevera in quello scopo perché molto c'è ancora da fare per quell'anima. E ancor più c'è da fare per te che realmente vedi spalancata su te la bocca orrenda che vorrebbe divorarti come portavoce e vedi puntate minacciose le corna del diabolico bufalo che atterrarti vorrebbe per cancellare l'opera di Dio. Né sei difesa da chi ne ha il dovere di difenderti, come prossimo, come fedele, e come strumento.
   Anche questo conosci del tuo Maestro: la fuga degli apostoli, degli amici quando la tempesta infuriava sull'Innocente, l'egoistico pensiero dell'uomo in tutti i casi consimili: "Che io mi salvi!" e, con quello, abbandonare senza eroismo e senza giustizia l'inerme ai suoi accusatori.
   Ma Dio, anche se pare assente, è presente. Ma Dio giudica e misura. Ma Dio difende. E non potrà l'ingiustizia umana, ancora una volta lo ripeto, incidere sulla Giustizia divina.
   "Mio Dio, volgiti a me! Perché mi hai abbandonato?". Sì, è il gemito dell'anima nelle ore delle tenebre. Ma non è condannato da Dio. Ma non è offesa a Dio. Ma non denuncia disperazione di Dio. Altrimenti il Verbo Ss. non lo avrebbe gridato, e nel Getsemani e sulla Croce. Nel suo lamento, che ai superficiali può apparire rimprovero a Dio e disperazione, è fede. Fede nel suo aiuto, nella sua presenza, nella sua giustizia, anche se le forze del male, trionfando per la loro breve ora, paiono negare tutto e indurre così l'anima a tremare come un colpevole davanti al Giudice Perfetto.
   Le forze del male che gettano l'anatema sugli innocenti e li accusano di delitti per schiacciarli anche nello spirito e "allontanarli dalla salvezza".
   Oh! anima mia, se anche fossi carica di peccato, vittima espiatrice e redentrice dei peccati degli uomini, vittima offertasi per continuare l'opera del Redentore Gesù, carica di accuse di peccati come lo era il Cristo in quelle tremende ore, pensa che è peso esterno, esterna veste.Non è colpa nello spirito, non è lebbra su esso, non è veste immonda, tutte cose che ti farebbero cacciare dal convito di Dio, ma su esso spirito sono solo le gloriose ferite dell'anima vittima, e quelle ferite sono ornamento, non disdoro. L'apostolo angelo lo ha detto chi sono coloro che stanno davanti al trono di Dio e dell'Agnello: "Questi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato e imbiancato le loro vesti nel sangue dell'Agnello".
   Quelle vesti imbiancate col Dolore dei dolori, con la Vittima delle vittime, e con la grande tribolazione dei fedeli veri, delle "vittime", dei martirizzati per essere corredentori, sono ornate delle gemme dei vostri patimenti, anche con quella delle accuse ingiuste.
   Non temere, anima mia. E non ti lagnare se sei umiliata e crocifissa. L'Orazione lo dice: per essersi umiliato a rivestire carne mortale e per essersi sottoposto alla morte di croce il Ss. Verbo divenne Salvatore. Tu, piccola voce, ostia volontaria, unisciti, e anche supera la richiesta dell'Orazione e chiedi non solo di meritare di accogliere gli insegnamenti e i frutti del sacrificio vitale e mortale di Cristo, ma bensì di essere come Lui e con Lui umiliata e crocifissa per salvare un grande numero di anime.
   Salvare è più grande di essere salvato. Perché è affermazione che il piccolo salvatore è già un salvato, perché solo dove vive Dio nella pienezza delle sue grazie vi è la virtù eroica; ed è virtù eroica l'amore alla croce, al dolore, all'olocausto per amore di quell'amore grande che ha "colui che dà la sua vita per i fratelli". E perché salvare vuol dire essere "altro Cristo". Per la Pazienza giungerai alla Gloria e alla risurrezione in Cielo, in Dio, per sempre, dopo la morte che è la vita sulla Terra.
  Leggiamo Paolo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù Cristo". Ecco il modello. Non dice Paolo: di questo o quel santo. Vi dice: di Gesù Cristo.
  Il Cristo ha detto: "Siate perfetti come il Padre mio che è nei Cieli".
  È ovvio, anche per umana e retta riflessione, che anche se il Cristo fosse stato unicamente un grande profeta si sarebbe sforzato per il primo a raggiungere la Perfezione del Padre, secondo che insegnava. E in verità Gesù è lo specchio della Perfezione Celeste del Dio triniforme. Non una manchevolezza in Lui in trentatrè anni di vita, tanto che la Verità, vivente in forma mortale, poté dire: "Chi di voi mi può convincere di peccato?"; e prossimo a morte, nell'ora in cui non mente neppure l'uomo comune, ma solo può sostenere menzogna chi della Menzogna è servo, ripete davanti al Pontefice: "Io ho parlato al cospetto di tutti e niente ho detto in segreto. Perché interroghi Me? Interroga quelli che mi hanno udito su quello che ho detto loro".
   Oh! beati coloro che agli accusatori possono senza arrossire ripetere queste parole, sicuri di non aver fatto cose riprovevoli! Beati! Beatissimi! Uccisi, ma non smentiti dai fatti, essi salgono a Dio già incoronati, e se col tempo gli uomini mutano il loro giudizio sui condannati un giorno da loro, non sono già loro che dalla tenebrosa Terra alzano la corona per porla sul capo del beato, ma è corona che scende, e nel suo sfavillìo non terrestre parla, e fa tremare coloro che alzarono la mano e apersero la bocca su colui che Dio amava e che amava Dio e lo serviva con perfetto servizio.
   "Abbiate in voi i sentimenti di Cristo Gesù il quale, esistendo nella forma di Dio, non considerò questa sua uguaglianza come una rapina".
   Gesù, per essere il Nato da Maria, non era meno Dio di quanto lo fosse come Verbo in Cielo. La Carne non ha annullato la Divinità nel Cristo. Vero Dio e Vero Uomo, ebbe non una ma due perfezioni in Sé. Quella della Natura Divina, celata ma non sminuita dalla Carne, e quella della Natura umana riportata e anzi superperfezionata da quella che era quella di Adamo, perché al dono di una natura umana perfetta, dono di Dio gratuitamente dato ad Adamo, aveva unito la volontà propria di superperfezionare l'umana Natura. Il Primogenito di fra i morti ha voluto redimere l'uomo decaduto non solo col Sangue, ma col portare l'Umanità, un dì perfetta, poi decaduta, ad una superperfezione onde l'Inferno e i bestemmiatori del Vero rimanessero vinti e confusi.
   Chinate la fronte, o uomini, che volete spiegare l'inspiegabile con la povera scienza da voi creata, buia e spoglia di luci e di guide soprannaturali. Annichilitevi, o voi che non sapete che scoprire l'Errore, oppure il Nocivo. Vinti siete. Gesù Cristo, l'Uomo, col fulgore della sua Umanità distrugge i vostri assiomi, annulla i vostri calcoli, vi illumina per ciò che siete: dei farneticanti superbi che misurate Dio, se Dio ammettete, secondo la vostra piccolezza e, se non lo ammettete, delirando su impossibili autocreazioni della materia, su avvilenti e impossibili discendenze.
   Gesù Cristo è l'Uomo. E non c'è filosofo, né pazzo fondatore di sacrileghe religioni, che possa creare un superuomo più superuomo dell'Uomo non nato da voler carnale, ma da Volere Divino.
   E questo Perfetto, in cui era la Pienezza della Divinità e quella dell'Umanità santa, non ha ritenuto che per la prima Egli potesse abusare di ogni potere a favore della seconda... "Ma annichilò Sé stesso, prendendo forma di servo, e divenendo simile agli uomini apparve come semplice uomo, umiliò Sé stesso fattosi ubbidiente fino alla morte, e morte di croce".
   Ecco, o care voci, o care vittime, dove dovete giungere appunto perché più forte in voi brilli Dio. L'onore importa l'onere. L'essere strumenti straordinari non deve darvi orgogli o pretese di gioire di benefici materiali, pretese di immunità dal dolore, dalle offese, calunnie, accuse ingiuste, sprezzi, abbandoni, da tutte le cose, insomma, che patì Gesù, l'Uomo-Dio. Ma anzi, ritenendovi più che ripagate d'ogni sacrificio per i doni straordinari che Dio vi concede e per l'accettazione del vostro sacrificio, perché non c'è più grande onore di quello di essere giudicate degne di esser "ostie", dovete perfezionarvi in umiltà e in ubbidienza, in ubbidienza eroica fino alla morte, e morte di croce.
   Però ascoltate ciò che dice terminando Paolo: "Per questo però anche, Dio lo esaltò e gli donò un Nome che è sopra ogni altro nome, tale che nel nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in Cielo e in Terra e nell'Inferno, ed ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre".
   Con le dovute proporzioni, oh! non temete, care anime vittime e voci, vi sarà dato da Dio un nome che è sopra a quello che vi hanno dato gli uomini, un nome già scritto in Cielo. E un giorno verrà che almeno per uno spazio di tempo ogni ginocchio d'uomo, che non meritò di essere alla destra del Signore e Giudice, dovrà piegarsi davanti ai trionfatori, e il vostro nome sarà noto, e più di uno di quelli che vi giudicarono, sbagliando il giudizio, muterà di colore davanti alla verità. Si piegheranno non per darvi spontaneo onore, ma schiacciati dai fulgori che dal Cristo Giudice ai suoi santi usciranno, facendo un abbacinante mare di luce tutto scritto a parole di Verità, coi nomi di verità. E la Verità separerà per sempre i volontari ciechi dai volonterosi veggenti, e la Luce si stabilirà nella gloria coi suoi eletti, mentre le Tenebre ingoieranno le tenebre, e nell'Abisso sarà l'urlo d'angoscia e di riconoscimento disperato di coloro che non hanno saputo conoscere Dio e riconoscere Dio nei suoi servi, e Dio nelle opere degli stessi servi. Riverbero del Nome di Gesù scritto sulle fronti dei santi! E non uno, allora, sarà ignoto. Centoquarantaquattro volte mille Nome di Cristo scritto sulla fronte dei santi! Frecce di luce scoccata a fulminare i centoquarantaquattromila volte 144.000 colpevoli che negarono Dio nelle sue creature predilette e le torturarono con le loro negazioni!
   Merita per quell'ora soffrire la Croce, anima cara. Metti la tua destra nella mano dell'Agnello che ascende al suo Calvario e lasciati condurre a suo beneplacito per essere accolta poi con onore là dove i segnati del Nome di Gesù attendono l'ora della trionfale rassegna.
   Quanto è buono il Signore coi retti di cuore! Quanto è buono! Ma veglia e sorveglia acciò i tuoi passi non escano fuori di strada e il tuo cuore non faccia mormorazione contro la giustizia vedendo il momentaneo trionfo dei peccatori.
   Anche Cristo lo vide e pianse gridando: "Io grido a Te e non m'ascolti. Ma, in quest'ora, Io sono verme e non uomo, l'obbrobrio degli uomini e il rifiuto della plebe. Tutti quelli che mi vedono mi deridono, borbottano colle labbra, scuotono la testa dicendo: 'Ha sperato nel Signore. Lo liberi, allora, lo salvi, giacché gli vuol tanto bene!'. E mi spogliano dopo avermi deriso, e si dividono le cose mie, gettando la sorte sulla mia Verità, quasi fosse oggetto di scommessa!...".
   Oh! santo pudore del Cristo non solo per il velo della Carne rimasta senza velo, ma per la Verità malmenata, schernita, alterata, per renderla ridicola e sacrilega come opera di un pazzo o di un demone.
   La vostra tortura, crocifissi strumenti straordinari. La vostra tortura! Attendete chi abbia rispetto e compassione, e non trovate uomo che vi consoli. Chiedete carità e vi danno fiele. Supplicate il refrigerio di una parola fraterna, di una comprensione santa, e vi danno aceto per acutizzare il dolore delle vostre ferite.
   Pròstrati, e col tuo Custode prega: "Padre, se questo calice non può da me allontanarsi senza che io lo beva, sia fatta la tua Volontà". Lagrande parola che molti, che sono severi ai fratelli, non sanno dire per ciò che li riguarda. Ma tu dìlla, per piegare il Signore al compimento dei tuoi giusti desideri.
   Benediciamo il Signore!».
   "A Dio le grazie".
   «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 ti disse, come si legge in data 21 luglio ne I quaderni del 1943.

    2 L'hai già vissuta, per quaranta giorni, tra l'aprile e il maggio dell'anno 1944, come risulta dagli scritti riportati nel volume I quaderni del 1944. L'espressione che precede: Un'ora ti sarà preservata, starebbe per Un'ora ti sarà risparmiata.