MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 12


Terza domenica dopo Pasqua


12 maggio 1946

   Introito: Salmo 66 (65), 1-3.
   Orazione: O Dio, che agli erranti, perché possano ritornare nella via della giustizia, mostri la luce della tua verità, concedi a quanti fanno professione d'esser cristiani sia di rigettare tutto ciò che è contrario a questo nome sia di praticare ciò che ad esso è conforme.
   Epistola: 1 Pietro 2, 11-19.
   Versetti alleluiatici: Salmo 111 (110), 9; Luca 24, 46.
   Vangelo: Giovanni 16, 16-22.
   Offertorio: Salmo 146 (145), 2.
   Segreta: Per virtù di questi misteri ci sia dato, o Signore, di raffrenare i desideri terreni e d'imparare ad amare le cose celesti.
   Comunione: Giovanni 16, 16.
   Dopocomunione: I sacramenti da noi ricevuti, te ne preghiamo Signore, ci ristorino come alimento dell'anima e ci difendano come aiuto del corpo.
  

   Dice Azaria:
   «Sarebbe infatti giusto che la Terra tutta cantasse con voce di giubilo lodi al Signore. Ma se, con le facoltà a loro concesse, lo fanno i minori della Terra, perché è cantare le lodi al Dio Creatore anche semplicemente eseguire ciò per cui si fu creati, il re della Terra, l'uomo-re nelle creature animali, padrone e sfruttatore dei regni animale, vegetale, aquoreo, minerale, non lo sa fare. Non coll'ordine, non con l'amore. L'ordine per la natura animale che lo equipara, lasciandogli il primo posto nella scala dei viventi sulla Terra, a tutte le specie create con materia. L'amore per la natura spirituale di cui Dio l'ha dotato per renderlo a Lui somigliante, questo anello di congiunzione fra la materialità dei bruti e la spiritualità degli angeli, questo essere al quale Dio ha riserbato una vita immortale, non potendo perire nel nulla ciò che è particella di Dio1, e per il quale Egli ha creato un Regno di eterna beatitudine.
   L'uomo viola l'ordine, ogni ordine. Perciò viola anche l'amore. Perché il disordine è odio, portando ad opere di nocumento ai fratelli e di trascuranza a Dio. Chi nuoce ai fratelli, usando dei regni su cui l'uomo è re e sfruttatore per nuocere, chi nuoce ai fratelli, usando dell'intelligenza superiore di cui è dotato per nuocere, chi, credendosi un piccolo dio di un tempo breve, in quel tempo non sa dare a Dio ossequio e ubbidienza, mostra di contravvenire all'ordine e perciò di essere un disordinato nell'ordine, mostra di odiare i suoi simili e di odiare Dio, nuocendo ai primi, offendendo Dio in mille maniere.
   La Liturgia ricorda questo dovere dell'uomo, essere vivente sulla Terra, di amare e lodare il Signore, prima fra le forme di reverenziale amore al Degno di ogni lode, prudente atto che, richiamando all'intelletto il pensiero di Dio, trattiene tutto l'essere dal fare opere quali solo i senza fede possono fare. Ma troppo pochi accolgono il consiglio, l'invito liturgico, e la Terra manca di troppe voci umane nel coro del creato al suo Creatore. Le voci più belle dell'immenso coro sono scarse perché troppi uomini si dimenticano che essi sono perché Dio li mantiene.
   Al tempo del salmista erano ancora riconosciute a Dio le opere del Creato. Adesso l'uomo nega anche queste. E questo essere, che non sa di suo creare un esile, un solo ed esile ma innocente e utile stelo di fieno, nega a Dio l'attributo di Creatore, sovente mette al posto di Dio, il Luminoso, la pesante e oscura Materia, e ripetendo la frase maledetta: "Come Tu, io sono", la frase del Ribelle, sa essere creatore di morte e dolore, prendendo dalle cose create da Dio, e che "erano buone", gli elementi per creare ciò che "non è buono", ciò che è tormento e disamore.
   Ma però, come al tempo del salmista, mentre vanno con le opere e col pensiero contro Dio, contro l'ordine, contro la pace, contro tutto, ecco che vanno anche contro la sincerità, e, per ipocrisia, calcolo e viltà, adulano Dio con false celebrazioni utilitarie, volte a ingannare gli altri uomini, atte a offendere Dio più di ogni assenza leale dal culto.
   O ipocriti che dite sempre: "Dio! Dio!", mentre in cuor vostro dite: "Io! Io!", le vostre opere coprono la Terra. Ma di che? Di rovine, di dolore, di morte! La sublime terribilità di Dio ha dato "cose buone" nella sua terribile Potenza, secondo l'antico modo di esprimere il grandioso, il perfetto di una potenza; le ha date nella sua infinita potenza, secondo il giusto esprimersi di un riconoscimento a Dio. E queste opere terribili in potenza, fatte da Dio, avevano ricoperto il Creato di cose, di esseri, di elementi, di aiuti, di leggi naturali e di Leggi soprannaturali, che davano costruzione, contento, vita.
   Ecco l'uomo senza Dio, perché senza carità né verso Dio né verso i fratelli, fare le sue opere, veramente terribili nel senso attuale della parola, spaventose, crudeli, le quali distruggono il fatto da Dio, calpestano ogni diritto e ogni dovere, deridono ogni legge naturale e soprannaturale, annullano l'amore e danno rovine, dolore, morte.
   Può l'uomo frenare questa valanga dei senza Dio? Lo può singolarmente non cooperando ad essa, ossia vivendo una vita veramentecristiana di ordine, giustizia, amore. E Dio li aiuta, questi volonterosi, col dare loro tutti i mezzi per vivere con ordine, giustizia, amore.
   Rende loro la Grazia per i meriti del Cristo, la sostiene coi Sacramenti, amplifica la Fede con le prove della Verità e dell'Amore di Dio. E, dalla nascita alla morte dell'uomo, non fa che continuare questi aiuti ed altri ancora, tutti soprannaturali, fra i quali non ultimo il ministero angelico, per far sì che l'uomo giunga alla morte in grazia e in pace per avere gloria eterna.
   Lo può collettivamente, unendosi con fraternità buona agli altri fratelli. Una società cristiana contro una società anticristiana, una famiglia di figli fedeli al Padre contro una famiglia di figli degeneri che hanno abbandonato il Padre delle Luci per eleggere a padre loro il padre delle Tenebre.
   Ma tanto è debole l'uomo che non basta la sua volontà a fare resistenza contro la forza del Male che con mille forme scorre il mondo e lo corrompe, e corrompe le anime, o definitivamente o saltuariamente, con assalti improvvisi. L'uomo da solo non può resistere a Satana, ché Satana sono e lo stesso e la carne e il mondo. E allora oriamo, noi angeli, con voi uomini buoni, chiedendo all'Onnipotente, che agli erranti ha dato ciò che serve a tornare nelle vie della giustizia, che conceda a quelli che in questa via già sono, ma che potrebbero venirne strappati da qualche insidia o da qualche flessione della loro volontà, ciò che serve ad aver forza di rigettare tutto ciò che è contrario alla vita cristiana e di praticare ciò che ad essa è conforme, con fortezza e costanza sino alla fine; ossia che Dio conceda il suo aiuto. Con l'aiuto del Signore il debole si fa forte, il pavido eroico, il sensuale temperante, e la Giustizia è raggiunta e in Essa vi si mantiene e si vive, perché anche se uno cade per violento assalto, per sonnolenza spirituale di un momento, ecco che con l'aiuto di Dio tosto si rialza e procede, verso la meta: il Cielo.
   Ed ora meditiamo gli insegnamenti di Pietro, che da maestro può parlare, e per la sua esperienza d'uomo e per essere stato ammaestrato dal Verbo e illuminato dallo Spirito Paraclito per essere capace di essere il perpetuo docente della Chiesa apostolica.
   Simone di Giona di Cafarnao, Cefa di Gesù Signor Nostro, può parlare agli uomini, da uomo che volle e seppe divenire Apostolo e da Apostolo sul quale scese la Fiamma Pentecostale a consacrarlo all'insegnamento perfetto.
   Hai mai meditato, o anima mia, il simbolo di quella lingua di fuoco che, tu l'hai visto2, si posò su ogni capo apostolico mentre incoronò di un serto la Tutta Santa? Io te lo voglio far comprendere. Generalmente vi si dice: in forma di fiamma per essere sensibile agli apostoli e significare amore e luce. Sì. Anche questo. Ma non questo solo.
   Poteva, e sarebbe bastato, il Paraclito venire nel "gran vento impetuoso" e penetrare nel Cenacolo dove già si era compiuto il Rito Eucaristico - la donazione del Dio fatto Carne ai suoi fedeli perché in essi Egli fosse anche dopo la separazione e desolati non fossero del Maestro diletto - poteva penetrare e stare, globo di meraviglioso splendore, ad illuminare le menti che dovevano parlare al mondo del Dio Vero e del suo Cristo.
   Ma il Paraclito non si limitò a questo. Egli pure, come il Verbo Incarnato, si franse e si donò, in una Comunione, in una effusione e donazione dei suoi doni di Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza, Fortezza, Pietà, Timor di Dio, così come Gesù si era dato in Corpo e Sangue, Anima e Divinità. E poiché, nonostante il lavacro sanguigno e Ss. del Sangue dell'Agnello, che aveva mondato le loro anime ma che non aveva distrutto la loro umanità, la quale da sé doveva lottare ed evolversi a spiritualità perfetta - ed essa persisteva, ancor dopo la Risurrezione, pesante e opaca - l'Ineffabile Amore, Creatore insieme al Padre e al Figlio, perché è inscindibile l'Unione e il Volere dei Tre che si amano divinamente, volle creare il nuovo uomo apostolico, avendolo già il Padre, a suo tempo, creato alla vita, e il Figlio alla Grazia. Il Paraclito, agendo su queste due creazioni, le volle completare e perfezionare, bruciando nell'uomo apostolico le più pesanti scorie dell'umanità persistente, le più venefiche, site nella testa, in cui i cinque sensi sono riuniti a servizio delle sensualità materiali in cui è chiuso l'organo che presiede alle sensazioni e le trasmette agli organi più lontani, e in cui è l'agente del pensiero.
   Il capo: culmine dell'uomo, unico animale che sia eretto, quasi a testimoniare la sua regalità, e che, per la sua erezione, sembra simboleggiare che come sulle cime regna più a lungo il sole e scendono le saette dell'elettricità naturale, così egli, cima del creato, raccoglie su sé stesso il Sole divino e riceve i soprannaturali meravigliosi comandi e conforti del Padre suo che sta nei Cieli.
   Ma nel capo, ferrato talora troppo sovente da lastre pesanti di sensualità triplice, non può entrare il Sole divino e i messaggi paterni mentre dall'interno del cuore salgono i fumi corrotti di una umanità corrotta.
   Egli l'ha detto, il Maestro Ss.: "È dal cuore che vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, i furti, gli adultèri, le fornicazioni, le false testimonianze, le invidie, le bestemmie". E salgono, come fumo da un maleolente braciere, al capo, dando pensieri turbatori che vengono poi trasmessi agli organi esecutori.
   Anche se negli Apostoli non erano omicidi, furti, adultèri, fornicazioni, false testimonianze, bestemmie, quanta folla minore di minori miserie, ma sempre indegne di maestri spirituali, era in loro e poteva crescere, per la superbia di essere maestri e beneficati in modo straordinario dei doni straordinari di Dio! Quanti cadono in demerito per questo! In quanti i doni straordinari sono rovina!
   Veramente va detto che la selezione degli spiriti si compie, è vero, per il peccato, ma può dirsi che non solo per il mezzo tenebroso si separano gli agnelli dai caproni, bensì anche per il mezzo luminoso dei doni straordinari. Molte volte si effonde Dio con questi doni. Poche persevera, perché è messo in fuga dalla superbia, menzogna e sensualità spirituale della creatura beneficata del dono straordinario.
   Negli Apostoli ciò non doveva avvenire. Nel figlio della Tenebra, in Giuda miserabile e deicida, il dono del miracolo aveva iniziato la rovina dell'Apostolo. Ma nei dodici destinati ad evangelizzare il mondo non dovevano più essere rovine. Ed ecco lo Spirito, nella sua Comunione pentecostale, ardere e purificare la sede del senso e del pensiero: il capo degli uomini apostolici; mentre coronò d'amore la testa della Vergine e Sposa sua, e si strinse per baciare con l'unico bacio degno della Beatissima Madre Vergine, della Tutta Grazia, Figlia, Sposa e Madre della Grazia, Maria, Regina degli Apostoli e della Chiesa in Terra, Regina degli Angeli nei Cieli. Alleluia!
   Ed ora che ti ho spiegato il simbolo della frazione del Fuoco Paraclito in tante lingue e della ardenza delle stesse sul capo degli Apostoli, torniamo a Pietro apostolo, il quale, divenuto spirituale dopo la Comunione dello Spirito, ricordava di essere stato uomo, e con carità e conoscenza e verità diceva e dice agli uomini suoi discepoli e fratelli le regole per raggiungere la spiritualità che fa santi.
   Dice: "Vi scongiuro di guardarvi, come forestieri e pellegrini, dai desideri carnali".
  Infatti l'uomo cristiano è un forestiero e pellegrino fra turbe pagane. Il mondo, pagano nei suoi costumi, e l'umanità stessa latente più o meno, o violenta più o meno anche nel cristiano, fa sì che lo spirito proceda come un pellegrino e forestiero per contrade non sue, ignote e pericolose.
   Ed ecco che Pietro avvisa: "Guardatevi dai desideri carnali" come esseri di altra nazione che potrebbero prendervi e farvi poi schiavi di essi.
   Procedete guardinghi. Perché non conoscete il vero volto delle cose che vi circondano. Possono avere aspetto buono ed essere abbiette, aspetto innocente ed essere malandrine. State a voi. Non stringete facili alleanze. Carità, ma non lasciate penetrare in voi ciò che è di altri, non della vostra stirpe eletta.
  Carità che prega e compatisce e ammaestra col contegno più ancora che con le parole. Ma riservatezza. Pensate sempre che lo spirito è più delicato di una vergine e che, deflorato che sia, non ha più la bella freschezza dell'innocenza. Scende il perdono sullo spirito pentito, e la penitenza lo ritorna accettevole al Signore. Ma il ricordo resta, il ricordo della caduta. E il ricordo mortifica e può servire a Satana per agitare fantasmi nelle ore crepuscolari che ogni uomo incontra, e specie nell'ora della morte per fare l'uomo pauroso e diffidente di Dio.
   Oh! sovrana sicurezza di uno spirito vergine di colpe mortali e di colpe volontarie! Come andresti ricercata e tutelata, sovrana sicurezza, a fare lieto l'uomo di te!
   Siate dunque guardinghi mentre siete forestieri e pellegrini. Per voi stessi e per l'onore di Dio. Non volete lavorare per la sua gloria? E allora dovete esser tesi a convertire i pagani schiavi del senso e del mondo. Ma come potete farlo se i sensuali e i mondani alle vostre parole potessero opporvi che voi siete come loro? Attenzione dunque a non provocare mormorazioni sul conto vostro, ma anzi, per le vostre opere realmente sante, a provocare riflessioni buone, preparatorie alla venuta del Signore nei pagani del mondo, i quali, nel giorno della loro conversione per vostro merito, vi glorificheranno come loro salvatori insieme al Grande e tre volte Santo Dio e Salvatore.
   E Pietro dice: "State soggetti ad ogni autorità per riguardo a Dio".
   E che? Forse che Dio protegge certe autorità nefaste? Oh! non lo pensate! Ma ciò che accumula meriti su voi: la vostra ubbidienza ad ogni autorità umana - onde non si possa dire che siete ribelli e turbolenti e di scandalo agli altri - accumula in pari tempo condanne su chi, avendo autorità, la usa con nefando modo. Perciò siate soggetti. E fin dove? Fin dove giunge il diritto umano. Ma quando un'autorità umana volesse penetrare nel dominio di Dio e imporvi leggi contrarie alla Legge divina, allora siate liberi e sappiate morire ma non tradire Dio e la sua Legge per paura di un uomo o di più uomini.
   Né fate ciò per calcolo, onde avere favorevoli gli uomini, ma con spirito soprannaturale che sa distinguere e praticare l'ordine buono dal malvagio e fare ciò che non lede il suo diritto alla Vita che le persecuzioni non distruggono, ma anzi ad essa portano i fedeli alla Legge Santa.
   Rispettate tutti. Dio lascia libero l'arbitrio dell'uomo. L'uomo non ha il diritto di violentare l'arbitrio dei fratelli. E maledetti in eterno sono coloro che con la violenza impongono schiavitù al pensiero umano per avere turbe di schiavi legati alle loro idee eretiche e perniciose.
   Siate avversari leali dei vostri nemici di idee. Cercate di portarli alla vostra, che è santa, con la santità della vita prima che con l'eloquenza della vostra parola. Ma non scendete mai ai loro stessi sistemi di delazione e violenza, di sprezzo e calunnia. Se anche sono poveri fratelli avvolti in idee eretiche che li traviano, sono sempre vostri fratelli. Anche per loro il Salvatore è venuto, ed ha pregato e sofferto, ed è morto. Voi dovete pregare e soffrire per la loro conversione, ad imitazione del Cristo Signor Nostro.
   Non date al re o ai capi di Stato un onore più grande di quello che date a Dio. Voi piangete per averlo fatto. Avete scambiato un uomo, un misero uomo, per un messo di Dio, dimenticando che sono le opere degli uomini quelle che parlano della loro appartenenza a Dio o a Satana. E questa vostra idolatria stolta la state scontando amaramente. Ogni idolatria non passa senza castigo. Pensatelo. Perciò onorate i Capi, ma date adorazione a Dio solo.
   E dalla grande dipendenza, che è quella del cittadino ai suoi Capi, a quella dei figli ai genitori, e dei servi ai padroni, siate rispettosi, senza rancori e invidie, senza prevaricare o tradire. Imparate a vedere Dio al di là dell'uomo, e mentre ubbidite ai magistrati, ai parenti o ai padroni, i quali possono essere anche tali da non attirare l'amore, guardate al di là degli stessi, e dite: "Padre, io ti servo. Te servo, facendo il tuo comando che è di essere miti e ubbidienti". Oh! vedrete allora che è facile ubbidire se credete fermamente che questa ubbidienza è vista e benedetta da Dio come la più grande delle opere meritorie dell'uomo, il quale, come dice il Santo in cui tanto visibile è Cristo, il tuo S. Francesco d'Assisi, dice che la perfetta letizia non sta nella scienza né nelle diverse cose, ma nel fare la Volontà di Dio e nel saper soffrire con pazienza pene e dolori per amore di Dio.
   Tu vedi, anima mia, come le parole dell'Apostolo abbiano eco in quelle del Serafico, proclamando grazia, e grande grazia, saper sopportare, per riguardo a Dio, molestie e soffrire ingiustamente, perché quando si soffre per punizione di colpe commesse è unicamente espiazione, debito che si salda, e nulla più. Ma quando senza aver fatto colpe, anzi avendo fatto del bene, vi è dato di soffrire, è grazia grande che brilla agli occhi di Dio, è tesoro che si accumula in vostro utile nel Regno dei Cieli.
   Ed ora ti lascio, anima mia, sotto il manto dell'Incoronata Sposa dello Spirito Santo e Regina degli Apostoli, e perciò delle "Voci", delle grandi "Voci"; e per la sua missione, che si perpetua nei secoli dei secoli, di tutte le "voci" che meritevolmente compiono la loro missione a gloria di Dio e salute delle anime. Perciò anche Regina tua, o voce.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 è particella di Dio, non perché l'uomo sia da considerarsi come una porzione di Lui, ma perché è partecipe, in misura minima ma perfetta e completa, della natura spirituale di Dio, che lo ha fatto a propria immagine e somiglianza. 

    2 l'hai visto, il 28 maggio 1944 (nel volume I quaderni del 1944). La "visione" si ripeterà nel 1947 e la sua nuova stesura, più completa rispetto alla precedente, forma il capitolo 640 dell'opera L'Evangelo come mi è stato rivelato.