MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 16


Domenica di Pentecoste


9 giugno 1946

   Introito: Salmo 68 (67), 2; Sapienza 1, 7.
   Orazione: O Dio, che oggi con l'illustrazione dello Spirito Santo hai ammaestrato i cuori dei fedeli, donaci di gustare nello stesso Spirito ciò che è bene e di godere sempre della sua consolazione.
   Lettura: Atti 2, 1-11.
   Primo versetto alleluiatico: Salmo 104 (103), 30. Secondo versetto alleluiatico: Vieni, o Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
   Sequenza: Vieni, o Santo Spirito,... (come nell'odierno Messale).
   Vangelo: Giovanni 14, 23-31.
   Offertorio: Salmo 68 (67), 29-30.
   Segreta: Santifica, te ne preghiamo o Signore, i doni offerti e, mediante l'illustrazione dello Spirito Santo, purifica i nostri cuori.
   Comunione: Atti 2, 2.4.
   Dopocomunione: L'infusione dello Spirito Santo purifichi, Signore, i nostri cuori, e li penetri e li fecondi con l'aspersione della sua misteriosa rugiada.
  

   Dice Azaria:
   «Gloria al Divino Paraclito! Gloria! Alleluia!
   Celebriamo insieme le sue lodi in questa sua Epifania d'amore. E consideriamola nella sua preparazione, nella sua forma, nei suoi effetti.
   Generalmente la limitatezza umana considera una sola Epifania dell'Anno1una sola di Dio: quella del Cristo. Veramente l'uomo non sa vedere, riflettere, comprendere. Se l'uomo sapesse amare, l'uomo vedrebbe, rifletterebbe, comprenderebbe. La proporzione del vedere, comprendere, riflettere, è data dal grado di amore raggiunto dall'anima.
   Più l'uomo si dona e abbandona all'amore per esserne avviluppato, bruciato, distrutto per essere costrutto con nuova forma, arso per ardere, ed onorare con l'ardere, e santificare portando fra gli uomini l'ardore dell'immensa fornace dove la creatura si trasforma in serafino perché entra veramente in Dio, nel Tabernacolo ardente che è Dio - l'Operatore dal quale tutto viene, l'Instancabile che tutto opera, il Perfetto, il Compiuto, il Santo, la Potenza, la Sapienza, la Luce, il Pensiero, la Parola, l'Amore, la Vita, la Grazia, il Confermatore della Grazia - e più l'uomo è atto a vedere, riflettere e comprendere, perché possiede la saggezza. L'amore è saggezza. La saggezza è fonte di virtù. Non è mai disgiunto l'amore, ossia la saggezza, dalla santità. Anzi sempre è istigatore di perfezione perché spinge l'uomo ad opere feconde. E le opere feconde, costruttive, sono sempre opere d'amore. Come gradini di un'aurea scala, tali opere lo elevano sempre più verso il Cielo. Come penne che si fortificano nel volo - e ogni opera d'amore è volo verso il Cielo - tali opere si fanno sempre più vaste, più sante, più gioiose della stessa gioia che gode Dio nell'operare.
   L'uomo, compenetrato dall'Amore, si appropria, dirò così, dei sentimenti dell'Amore e, con l'Amore Trino ed Uno, ricrea sé stesso, redime gli altri oltre sé stesso, gioisce di creare e di redimere; e pur essendo attivo oltre misura nel suo operare nelle due forme della carità - adorazione a Dio e amore al prossimo - acquista, per l'estasi dolce, continua, e continuamente percepiente le luci sapienziali di Dio in cui è immerso, una maestà profonda, equilibrata, pacata, solenne, che è il tralucere dell'unione sovrumana col Divino.
   In una parola: essendo l'uomo amante, vivente col suo spirito nella Ss. Trinità, prende del Luogo dove abita i modi e gli affetti e perciò amore attivo, contemplativo, gaudioso, e perciò Luce e Sapienza, facoltà di vedere, riflettere, comprendere.
   Ora, per quello che ti dico, per la Luce che ti porto, per l'ardore che ti alimento, io voglio che con me tu ti affissi alle conoscenze superiori, a quelle che l'uomo comunemente non contempla, e che tu veda quale è Dio, il Multiforme e l'Uguale, Colui che si completa in Sé stesso, ma non si supera per prevalere di Una su un'altra delle sue parti, perché prevalenza, e spirito di prevalenza, è già egoismo, e Dio non conosce egoismo, perché in Dio è Ubbidienza nel Figlio, Aderenza nello Spirito a splendere presso la Potenza del Padre, ma non mai spirito di sopraffazione di Uno, volta a svalutare le azioni degli Altri Due.
   Vedere Dio vuol dire notarne le azioni, anche quelle che i pesanti non notano. E vedere vuol dire notare che alle Epifanie di Cristo, che il Ss. Signore Gesù ti ha già spiegate2, corrispondono le precedenti Epifanie del Padre e quelle, anche susseguenti, dello Spirito.
   Il Padre si manifesta la prima volta nella Creazione. Immensa Epifania della Potenza che ha, dal nulla, fatto tutto, perché il Tutto può fare dal nulla le cose, mentre il nulla, il non essere, non può da sé formarsi né formare.
   Risposta ai superbi negatori di Dio è ciò che i loro occhi vedono, innegabilmente vedono, e l'impotenza, che la loro superbia non può che costatare, del loro non poter creare dal nulla un filo, un solo filo d'erba. Non è creare ciò che essi fanno di strumenti, o farmachi, o incroci nuovi di metalli, di piante, di animali. Quello è lavorare su materie già esistenti. Creare è quando dal nulla si ottiene questo tutto che vi circonda, questo firmamento coi suoi pianeti, questi mari con le loro acque, questa terra con le piante e gli animali che l'abitano, questi uomini sorti dalla polvere prima, da Dio trasformata in uomo, questo creato uomo che viene non solo vivificato di vita limitata, ma di vita eterna con lo spirito, non solo munito d'istinto ma di intelletto. Questo è creare. E il Creatore si è manifestato nel creare. La prima Epifania di Dio posta come un raggiante sole al principio dei tempi per non offuscarsi più, mai più.
   Quale l'organismo che duri, una volta formato, in eterno? Quale la cosa che non conosca dispersione, offuscamento, disgregazione, dimenticanza, morte? Gli astri, anche il sommo sole, un momento verrà che non saranno più. I continenti più non sono quali erano quando la Terra fu creata da Dio. Le dinastie periscono. Dei grandi che furono, molte volte è ignorato il nome perché i secoli l'hanno ricoperto della polvere obbliosa del tempo. Ma l'Epifania del Creatore e Padre è e sarà. Perché coi risorti dell'Ultimo Giorno resterà di questa Epifania la parte superperfetta della perfetta: ossia i Viventi, gli Uomini, gli eterni.
   Resti sbalordita, anima mia? Non ti pare proprio dire superperfetti i dannati? Essi saranno la perfezione del Male e testimonieranno laggiù, nel regno del Ribelle che non volle piegare il suo spirito in adorazione del Perfettissimo, e dio volle essere al posto di Dio, ciò che può Colui che egli volle trattare da suo pari; ciò che può come Creatore, ciò che può come Giudice: fare dal nulla degli esseri non solo vitali ma eterni, non solo animali ma dotati di spirito e giudicarli con tutto il loro essere, dando a tutto ciò che fu ribelle ciò che ha meritato, mantenendoli viventi nei secoli dei secoli mentre tutto quanto è stato creato conoscerà morte, e segregandoli nel regno da loro liberamente eletto per loro regno.
   Come tu vedi, la prima epifania del Creatore e Padre resterà, anche oltre il Tempo, nei due Regni che non conosceranno fine: il Paradiso, l'Inferno, a ricordare sempre, e ad ognuno, a seconda della sua condizione, che Dio è, e che si è manifestato per tale sin dal primo giorno creativo. Ricordo luminoso e beato per i cittadini dei Cieli. Ricordo di punizione per quelli dell'Inferno. Ma per ambi incancellabile, anche dopo che tutto sarà cancellato, fuorché i due regni.
   Alla manifestazione creativa fanno seguito le altre manifestazioni della Prima Persona, ai patriarchi dei primi giorni sino alla, seconda in potenza, manifestazione del Sinai, e alla terza, completa, perché presenti in essa le Tre Persone, del Giordano, e l'altra ancora, per scuotere Gentili e Giudei, migliori i primi dei secondi, onde, per l'ormai imminente Passione del Salvatore, avessero l'animo preparato dalla fede in Lui a beneficiare dei suoi meriti.
   E alle Epifanie del Padre ecco unite quelle dell'Amore, dell'Amore presente sempre in tutte le azioni del Padre, e perciò manifestatosi con Esso e con la Parola del "Fiat" sino dalla prima Epifania della Prima Persona, perché, come dice l'Introito: "Lo Spirito del Signore riempie tutto il mondo", ma particolarmente manifestandosi nelle lezioni sapienziali e nelle operazioni redentive.
   Oh! sublime manifestazione dell'Amore, nella casa verginale di Maria! L'Amore che si manifesta in tutto il suo amore, riversandosi sull'Amorosa per generare il Salvatore! "Riempiendo ogni cosa sa quello che si dice", professa l'Introito. Riempiendo il cuore della Vergine sapeva quello che faceva: faceva che la Vergine concepisse l'Uomo onde si compissero le promesse e l'uomo tornasse amico e figlio di Dio attraverso a successive operazioni d'amore.
   Guarda! Medita! Colui che aveva presieduto a tutte le azioni del Creatore, e perciò anche al Pensiero di creare l'Immacolata, futura Madre del Redentore, ecco che ora scende a disposarla, trovandola più bella dello stesso Paradiso perché bella di giustizia per volontà propria, oltre che per volontà del Signore del Paradiso.
   Quale più dolce Epifania dell'Amore Divino di questa? E per questa dolce Epifania ecco formarsi nel seno della Vergine la Carne del Verbo Ss. e avervi inizio il Cuore del Cristo, quel Cuore che non ebbe e non avrà del suo primo palpito un sol moto che non sia ubbidienza e amore e che vi si propone a modello per giungere alla gloria del Cielo.
   Ma a quell'Epifania del marzo galileo, all'altra delle rive giordaniche, ecco unirsi la luminosa, coronante Epifania Pentecostale, la promessa epifania che il Cristo aveva detta ai suoi Apostoli per consolarli nella sera pasquale e nel mattino dell'Ascensione. Eccola compiersi, preceduta da una preparazione di ubbidienza e di preghiera, per fare dei poveri apostoli i grandi Apostoli, "a battezzarli col fuoco", come Gesù aveva loro predetto perché fossero mondati dalle loro pesantezze, e, più spiriti che carne, nel Fuoco sapessero tuffarsi e spargerlo per ogni dove, incendiando di Esso tutto il mondo. Ben sapeva lo Spirito ciò che operava in quel momento. Operava la trasformazione dei cuori. E da cuori di uomini ne faceva "voci" di Dio.
   Ecco. Lo Spirito compie queste operazioni. Prende il nulla che sa amare, che è ubbidiente, che è fedele, che parla a Dio nella confidente orazione, e lo investe di Sé, lo trasforma, lo fa strumento di Dio.
   "Opererai novella creazione", è detto. Sì. Opera la ricreazione dell'uomo in strumento, perché poi la buona volontà dello strumento, congiunta all'Amore, supercrei il santo.
   E osserva: la Prima Persona sorse e comandò: "Sia la Luce". La Terza dice: "Sia l'Amore". La Prima comandò: "Sia l'uomo", e la Terza: "Sia il santo". La Prima gridò a Lucifero: "Sii maledetto". La Terza mette in fuga l'Odio col fulgore dell'Amore.
   Sorge il Signore e disperde i nemici suoi e dei suoi figli, e fuggono dal suo cospetto e dalle vicinanze dei suoi figli coloro che odiano l'Amore.
   Io ti ho detto prima che Maria era bella e amata perché bella di giustizia per volontà propria oltre che per volontà di Dio, e per questo meritò il divino connubbio. E ancor ti ho detto che gli apostoli meritarono il Crisma Pentecostale per la loro ubbidienza e preghiera preparatoria all'evento.
   Ogni anima per meritare l'Amore deve con volontà propria volere l'Amore, e deve mantenersi degna dell'Amore con ubbidienza e orazione instancabile. Se ciò non facesse, vana sarebbe su lei la discesa dello Spirito Santo, perché scendendo non potrebbe farvi dimora, e rapido risalirebbe al Cielo, lasciando aridità, gelo, tenebre, silenzio, dove avrebbe potuto essere fecondità, calore, luce e divine lezioni.
   Ma se questo è per tutti i fedeli, per gli strumenti più ancora lo è. Gli Apostoli furono trasformati da uomini in voci di Dio per l'opera del Paraclito e per preparazione propria di ubbidienza e preghiera. I chiamati a speciale missione - ed ogni chiamata è prova, non è già elezione sicura e immutabile - sono trasformati in "voci" per opera d'Amore e per preparazione propria di ubbidienza e preghiera. Non date mai altro nome che non siano questi due ai "nulla" che divengono strumento. È la loro ubbidienza, il loro parlare con Dio, il loro ubbidire ai comandi di Dio che li fa ciò che sono. E non date altro nome che quello di disubbidienza e orgoglio alle cadute di quelli che parevano giusti e di giusti avevano soltanto la vernice esterna.
   Io, anima mia, non cesserò mai, a costo di parerti monotono, di esortarti a quelle virtù necessarie a tutti, ma assolutamente indispensabili, e in misura piena, nell'essere eletto a via straordinaria, che sono una perfetta ubbidienza e una perfetta umiltà, uno spirito di unione con Dio, ossia preghiera vissuta e non già macchinale borbottìo di preghiere in determinate ore.
   L'altro ieri, in intimo ammaestramento, ti ho spiegato come anche quello che la tua mente non comprende, perché non è nutrita da nozioni teologiche, opera in te spirituali trasformazioni perché l'anima, ad insaputa del tuo stesso intelletto che non la può seguire essendo ignorante di nozioni teologiche, assorbe il succo delle lezioni che ricevi e se ne nutre. Lascia pure che, come tu dici, il tuo cervello non senta che il suono esteriore e incomprensibile di tante profonde lezioni. C'è una parte di te, la migliore, che se ne nutre ugualmente, veracemente. E ciò ha più valore che se tu, col tuo intelletto, potessi analizzare e capire ogni parola, ma questa analisi rimanesse freddo studio della mente e non pane e fuoco dello spirito.
   Molti sono i sapienti ma pochi coloro che alla sapienza congiungono giustizia. E perché? Perché sanno ciò che è Dio, ma non vogliono far scendere questo sapere dal cervello al cuore, allo spirito, e dotti sono, ma non sono giusti, ma non si evolvono da creature umane a spirituali. Grandi sono in orgoglio, ma non sono grandi in ubbidienza. Audaci nel giudicare ma pusilli nell'amare. Molte parole fluiscono dalle loro labbra. Ma scendono in luogo di salire, perché sono parole, non frecce d'amore lanciate verso il Cielo.
   L'orazione... oh! ti voglio portare un paragone di ciò che è l'orazione vera.
   Pensa ad una donna che porti nel seno il suo figlio. Il cuore del nascituro non è tutt'uno con quello materno; distanti, separati da organi e membrane, si direbbero indipendenti. Eppure ad ogni battito del cuore materno corrisponde un battito del cuore figliale, perché uno è il sangue che scorre nelle vene. Ecco, così è dell'orazione quando è veramente "orazione". È un uniformare i propri palpiti d'amore di creatura ai palpiti d'amore del suo Dio, quasi che uno stesso sangue d'amore imprima il moto ai due cuori distanti, sincronizzandoli nei loro movimenti. Ma se il bambino nasce, ecco che piglia un indipendente pulsare perché ormai è separato dalla madre, fuori da essa. Così, se il credente si separa ed esce da Dio, i suoi moti non sono più sincroni a quelli di Dio. Il bimbo esce per legge naturale e buona. Il credente esce per elezione volontaria e non buona. Tu non uscire mai dal seno amoroso dell'Amore.
   E torniamo alla considerazione di questa Manifestazione dello Spirito Paraclito.
   Ti ho detto all'inizio che avremmo considerato la Pentecoste nella sua preparazione, forma ed effetti.
   La preparazione si può dividere in tre tempi. Quelli remoti, quelli prossimi, quelli immediati.
   Remota preparazione della Pentecoste è quella che era nel Pensiero di Dio da quando decretò la venuta del Verbo sulla Terra per redimere e per dare la Religione santa e perfetta che dal Cristo prende nome. Molto remota preparazione, ma sempre presente e sempre più viva mano a mano che i tempi scorrevano avvicinandosi al limite del tempo di castigo, e perciò al limite del tempo di perdono. Essendo l'Amore in tutte le azioni di Dio, non è errore dire che la preparazione ebbe principio al principio dei tempi.
   Prossima preparazione è quella del tempo che va dall'Annunciazione all'Immolazione.
   Immediata, quella che va dalla Risurrezione alla Pentecoste. Per questo è, piccolo Giovanni, che il Signore Nostro Gesù ti trasporta immediatamente nel tempo prepentecostale non appena è terminato il giorno di Pasqua. Ti tratta come uno dei suoi beneamati discepoli, anima mia. Ad essi, risorto da morte, dette ancora insegnamento, e lo dette, direi quasi, in una segregazione d'amore: Egli e loro, loro e il Signore, senza più predicazione alle turbe e miracoli strepitosi, per non avere distrazione di folle intorno al suo estremo ammaestrare. E così li condusse fino al momento della sua Ascensione, lasciandoli con l'imposizione di stare raccolti in orazione in attesa del Paraclito, e sotto la direzione di Maria Ss.
   Anche con te fa così. E ti porta nell'aura della Pentecoste quando si spegne l'ultimo suono delle campane pasquali. Né è troppo cinquanta giorni per prepararsi a ricevere lo Spirito, il Fuoco che non consuma che ciò che è inutile, ma che, per essere accolto, santificatore e operatore, occorre di uno spirito preparato come un cenacolo, silenzioso, isolato, profumato di ubbidienza e orazione.
   Allora la Pentecoste apre i suoi sette fiumi e dà luce e virilità spirituale, alimenta l'anima dei suoi doni e la rende atta ad accogliere i settiformi frutti di cui lo Spirito depone il seme che la buona volontà dell'anima porta a maturazione. Non può certo essere accolto dove non è luogo per la sua abbondanza, dignità per la sua Natura, dove vano gli sarebbe l'ammaestrare, perché rumore di mondo conturba e soverchia, dove l'ubbidienza è in difetto e l'orazione è parvenza, dove sono altri sapori che non sono il fior della farina e il miele della roccia, come dice la Messa di domani3, ossia le cose semplici e soavi, veramente nutritive, quali le cose che vengono da Dio e che Dio dona per sua bontà ai suoi figli, ma sono i piccanti e travianti sapori del mondo, della carne e del demonio.
   Maria, anima mia, sino ad ora la mortificazione che ti ha oppressa ti ha tenuta in condizione di umiltà e aderenza a Dio, per cui lo Spirito ti amò e si comunicò con grazia grande. Ora fortifica il tuo cuore perché il fumo delle lodi non lo travii e [non] ti faccia sonante cembalo ma senza luminose parole di Sapienza.
   Fortifica il tuo cuore. Ti dico: "fortifica". Ti ho detto: "Non temere" quando gli uomini ti muovevano battaglia ed eri sola col tuo Dio e il tuo angelo. Ora ti dico: "Fortifica te stessa". Fatti tetragona alle lodi così come lo fosti ai biasimi. Non tu, ma Lui è il degno di lode.
   Alza e affissa il tuo cuore in Lui e qualunque omaggio ti venga reso rendilo a Colui che ne è degno. Sei stata e sei il tramite che porta la Parola di Dio agli uomini. Sii il tramite che porta la lode degli uomini all'Autore del prodigio. L'umile tramite per essere l'utile tramite. Il giusto tramite per essere il santo tramite. Hai sempre superato le battaglie del dolore e ogni dolore ti ha sempre più fatta di Dio. Sappi superare le battaglie della soddisfazione. Sii giusta, umile, fedele.
   A Dio le grazie, Maria mia, diamole a Dio alla fine di questa singolare spiegazione che è ciò che il Signore voleva che io ti dicessi.
   A Dio le grazie! Alleluia!».

 
   1 dell'Anno è la nostra interpretazione di una parola illeggibile. La scrittrice ha corretto in dell' la preposizione del e ha sovrapposto alla parola seguente, che forse era "Cristo", un'altra parola rendendola indecifrabile. 

  2 ti ha già spiegate, l'8 agosto 1944, nel volume I quaderni del 1944

  3 la Messa di domani, cioè del lunedì di Pentecoste, il cui Introito era: Salmo 81 (80), 17.