MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 20


Domenica fra l'Ottava del S. Cuore e Commemorazione di S. Paolo


30 giugno 1946

   Domenica fra l'Ottava del S. Cuore di Gesù
   Introito: Salmo 25 (24), 1-2.16.18.
   Orazione: O Dio protettore di coloro che sperano in te e senza il di cui aiuto niente è forte, niente è santo, moltiplica su di noi la tua misericordia, affinché, sotto il tuo governo e la tua guida, passiamo attraverso le cose temporali in modo da non perdere le eterne.
   Epistola: 1 Pietro 5, 6-11.
   Graduale: Salmo 7, 12; 55 (54), 17.19.23.
   Vangelo: Luca 15, 1-10.
   Offertorio: Salmo 9, 11-13.
   Segreta: Riguarda, o Signore, i doni della Chiesa che prega e accordale di riceverli sempre santamente a salute dei credenti.
   Comunione: Luca 15, 10.
   Dopocomunione: I tuoi sacramenti, da noi ricevuti, ci vivifichino, o Signore, e dopo averci purificati ci preparino all'eterna misericordia.

   Commemorazione di S. Paolo apostolo
   Introito: Salmo 139 (138), 1-2; 2 Timoteo 1, 12.
   Orazione: O Dio, che con la predicazione del beato Apostolo Paolo ammaestrasti la moltitudine dei gentili, concedici, te ne preghiamo, di risentire presso di te il patrocinio di colui del quale veneriamo il natalizio.
   Epistola: Galati 1, 11-20.
   Graduale: 1 Corinzi 15, 10; Galati 2, 8-9.
   Vangelo: Matteo 10, 16-22.
   Offertorio: Salmo 139 (138), 17.
   Segreta: Santifica, o Signore, per le preghiere del tuo Apostolo Paolo, le offerte del tuo popolo, in modo che il sacrificio che ti è gradito, perché è tua istituzione, ti sia più gradito per intercessione del supplicante.
   Comunione: Matteo 19, 28-29.
   Dopocomunione: Ricevuti, o Signore, i sacramenti, ti preghiamo che per intercessione del tuo beato Apostolo Paolo ci sia di rimedio quanto abbiamo celebrato a suo onore.
  

   Dice Azaria:
   «La fiducia non deve annullare l'umiltà, né il riconoscimento delle vostre debolezze deve annullare la fiducia nella bontà del Signore. Un'anima che avesse una delle due cose, ma fosse dell'altra mancante, sarebbe imperfetta e procederebbe malamente sulle vie della perfezione.
   Ieri parlava il Signore Ss. e io ho taciuto. Se ti avessi potuto parlare ti avrei fatto considerare che Pietro è un perfetto esemplare dell'anima che è in equilibrio di santità tra la fiducia che annulla il timore e l'umiltà che tiene l'anima nelle condizioni che sono necessarie per servire il Signore e avere da Lui aiuto. Pietro aveva peccato come uomo e come apostolo. Ma i suoi peccati di uomo, avanti l'elezione ad apostolo, non gli furono di ostacolo a divenire l'Apostolo perché anzi, per essi, la sua umiltà si irrobustì e la sua fiducia nella Giustizia Divina, che lo eleggeva ad apostolo, si manifestò.
   Uno dei trabocchetti dell'anima è molte volte la falsa umiltà o la debole fiducia. La falsa umiltà giunge a farvi negare i prodigi di Dio in voi. Ma perché? Per sentirvi dire: "Oh! no! Tu lo meriti perché sei buono, sei degno" e così via. La debole fiducia fa sì che vi porta a dubitare di Dio, della sua potenza, e a giudicare le sue azioni. Non abbiate né l'una né l'altra di queste imperfette cose.
   Siate umili, ma della vera umiltà, quella che, per prima, intercorre nei rapporti fra voi e Dio e che a Lui confessa umilmente i propri smarrimenti e a voi mantiene presente ciò che siete e che foste, perché non giungiate mai ad autoproclamarvi santi, e che Dio è obbligato a beneficarvi per questo. La vera umiltà, quella dei santi veri, riconosce sempre che i meriti della creatura sono sempre atomi rispetto alla vastità dei doni che il Padre concede alla creatura. E da questo riconoscimento viene un aumento di amore, perciò di unione con Dio.
   La vera fiducia si abbandona al Signore. Sa ciò che è: un nulla. Ma crede che Dio è giusto nelle sue azioni. Perciò lo serve senza giudicare se lo strumento è imperfetto al compito. Si abbandona. Si pone nelle mani di Dio e dice: "Fa' di me ciò che vuoi". È l'atto che ha ottenuto alla Terra il Salvatore.
   Maria, nella solitudine della sua casa, sbigottì non per l'annunciato miracolo, "ma per la forma del saluto" usata dal fulgido Annunziatore. Ma quando Gabriele le spiegò perché il Signore era con Lei e perché Ella era la Benedetta fra tutte le donne, quando seppe che Ella sarebbe la Vergine che partorisce l'Uomo, e quando le fu rivelato come le sue intatte viscere avrebbero potuto portare un frutto senza che opera d'uomo avesse seminato il seme, ecco che allora Ella, la vera Umile e la vera Fidente, dice: "Ecco l'ancella di Dio. Si faccia di me secondo la sua Parola". E il Verbo lasciò il Cielo e si incarnò per opera di Spirito Santo, ossia dell'Amore, e abitò fra voi e patì e morì sulla Croce, e l'uomo fu redento. Tutto per l'umile e fidente "si faccia" di Maria Beatissima.
   Tanto vi sentite "niente", vi sentite "miseria", vi sentite "bruttezza", tanto ricordate di esser stati "peccato", di esser stati "dolore a Dio"? E per questo la vostra fiducia non osa slanciarsi? Oh! no!
   Ecco Paolo, l'antico Saulo, persecutore ingiusto di Cristo nei suoi servi. Dice: "So bene in chi ho posta la mia fiducia e sono certo che Egli è così potente da conservare il mio deposito...". Senti come Paolo si riposa, e per sé stesso, per l'uomo passato, per l'apostolo presente, per la dottrina che la morte gli impedirà di continuare a diffondere, per tutto. Egli sa in chi ha posta la sua fiducia e non teme di nulla. Come Dio lo ha levato dal pantano del passato, come lo ha guidato per le vie dell'apostolato, così raccoglierà dalle mani dell'apostolo ucciso il tesoro che vi aveva messo, per consegnarlo ad altri che lo propaghino, continuando il lavoro spezzato dalla morte. Tesoro di Dio non perisce e Dio non delude le buone volontà.
   Non temere. Getta sopra il Signore le tue ansietà, come dice il Graduale della S. Messa tra l'Ottava del Sacro Cuore, perché quando un figlio "grida al Signore, Egli ne esaudisce la voce", Egli che sa la verità delle azioni degli uomini e non occorrono lunghe orazioni per spiegargli di che c'è bisogno, né per sbalordirlo onde non veda. Egli, che "scruta e conosce, e sia che uno si segga o si alzi lo sa". Egli che tutto può e che come ha fatto di Simone un Apostolo, così del fariseo zelante e nemico del Cristianesimo, del Cristianesimo ne ha fatto l'Apostolo, e ciò perché, sia nell'uno che nell'altro, "la grazia di Dio non fu vana in essi, ma rimase sempre in essi" attiva e trasformante.
   Ma io ti voglio spiegare le Epistole delle due S. Messe.
   Pietro canta la potenza dell'umiltà. "Umiliatevi sotto la potente mano di Dio affinché Egli vi esalti nel tempo della visita".
   Pietro sapeva per esperienza come l'onore di essere stato toccato dalla mano di Dio e segnalato come suo servo possa indurre l'uomo a superbia. E come la superbia, assopendo la vigilanza dell'anima, possa permettere al Tentatore di indurre l'uomo al peccato. Egli lo aveva provato. Si era creduto sicuro di sé. Si sentiva sicuro. Era il Capo degli Apostoli. Perciò Dio lo aveva riconosciuto il migliore. Quella sera, poi, si sentiva come un soldato in una fortezza sicura: aveva Gesù Eucarestia nel suo petto. Si poteva perciò rallentare la vigilanza, compiacersi di sé, cedere all'umanità un pochetto, lasciando Gesù nel suo petto a lottare per lui.
   Ecco un esempio di fiducia sbagliata. Dio può tutto. Ma l'uomo non deve abbandonarsi a ciò che può Dio, quasi che il potere di Dio in favore dell'uomo sia un obbligo da parte di Dio. Anche l'uomo deve lavorare di suo, unire il suo lavoro a quello di Dio. Da questo mutuo aiuto, da questa cooperazione nasce l'operazione santa e perfetta.
   Pietro quella sera dimenticò di cooperare con Dio e "si addormentò". Tre volte. Che simbolico sonno e che simbolico numero! Tre le concupiscenze: tre i sonni dell'Apostolo che aveva ceduto all'umanità e si era perciò abbandonato, come uno che dorme, al Malandrino in agguato. E come Sansone dopo che per essersi addormentato sul seno della Tentazione aveva perduto l'unione con Dio, anche Pietro fu uno zimbello senza forza nelle mani di Satana che lo portò a mentire, a rinnegare, a fuggire vilmente.
   Pietro dunque sapeva il male che un pensiero di compiacimento semina e che poi nasce e cresce con forme sempre più peccaminose, e dice: "Umiliatevi sotto la mano di Dio". Che il dono di Dio non vi sia rovina, vuol dire, ma anzi per l'umiltà che conserva il dono e l'unione con Dio, Egli, il Signore, vi esalti nel tempo della visita.
   Il tempo della visita è quello della venuta di Dio per premiare o punire all'ultimo giorno. Altre visite vi sono: le manifestazioni di Dio in voi con consigli, ispirazioni o missioni. Ma la visita di cui parla Pietro è il Giudizio finale. Ogni visita di Dio è esaltazione perché è elevazione della creatura a Lui. E se la creatura ne usa male, di questi doni senza prezzo, ne avrà pena e dolore. Ma può sempre rimediare con atti di riparazione finché ha vita. Mentre la venuta ultima è senza riparo o modifica. O è esaltazione o è condanna eterna dell'uomo. Fate perciò di vivere in modo che Dio vi possa esaltare nel tempo della visita.
   "E gettate in Lui ogni vostra ansietà perché Egli ha cura di voi".
   Dio è Padre. Quale quel figlio, che sa che suo padre lo ama, che quando qualcosa l'accora non va dal padre suo a confidargli i suoi affanni per averne aiuto, consiglio e conforto? Fate allora, per questa paternità più grande e perfetta di quella relativa e sempre imperfetta della paternità secondo la carne, ciò che fate nelle occasioni di dolore della vita sinché il padre vostro, secondo la carne, è al vostro fianco. Cosa è che vi fa piangere quando la morte vi leva il genitore? Il sapervi senza più il suo amore solerte intorno a voi. Il mondo vi pare un deserto perché chi aveva cura di voi non è più.
   Ma Dio sempre è. E Dio sempre è Padre. Non piangete, quindi, o voi tutti che siete ansiosi, perché c'è chi vuole placare le vostre ansietà: Dio. Siatene sempre figli, ed Egli sempre vi sarà Padre. Per esserne figli occorre essere "sobri e vegliare perché il diavolo, vostro avversario, come leone ruggente vi gira intorno cercando di divorare: resistetegli, forti nella fede, sapendo che i vostri fratelli, dispersi per il mondo, soffrono gli stessi vostri patimenti".
   Oh! Pietro li conosceva gli improvvisi attacchi dell'Avversario! E conosceva come occorre essere sobri in ogni cosa per poter essere svegli a respingerlo. La sobrietà non è soltanto di cibo o bevanda. Vi è quella intellettuale e quella spirituale, ugualmente necessarie per salvarsi da Satana. Se anche uno non beve e mangia come un crapulone, ma poi soddisfa senza misura la fame e sete della scienza e va cercando di bere alle fonti di tutti i trionfi e lodi umane; se anche uno non eccede a tavola o in altri soddisfacimenti della natura corporale, ma poi, nel campo spirituale, fa degenerare la carità in sentimentalismo, la pietà in quietismo, oppure in ricerca del brivido emotivo di un misticismo sterile perché commuove i sensi ma non rinnova sempre più e continuamente lo spirito nel bene, e si ubbriaca di queste esteriorità, accatastandole le une alle altre per averne lode dagli uomini e darsi lode, ecco che egli infrange la bella sobrietà che non è soltanto del palato e del ventre ma soprattutto della mente, ma dello spirito, contrapposta alla triplice concupiscenza, ragione di ogni rovina delle anime.
   Siate sobri. Accontentatevi del "pane quotidiano", ossia di ciò che Dio vi dà, e non vogliate di più. Egli sa ciò che vi è sufficiente. Volere di più, e procurarsi di più, produce veleno, perché questo "più" imprudente è composto di cibo nocivo e non benedetto.
   E non abbiate egoismo di dire che a voi soli accadono cose penose. Ogni uomo porta la sua croce e non è certo segno di predilezione divina esserne privi o averla piccina. Più lo spirito è formato e più Dio lo identifica al Modello: all'Uomo Dio, la cui passione fu completa. Sappiate soffrire e soffrire con gioia, pensando che la vostra sofferenza, unita a quella dei fratelli vostri, si fonde alla sofferenza di Cristo per la salute del mondo e la vittoria su Satana. Sappiate soffrire, e con gioia, sapendo che "con un po' di patire il Dio di ogni grazia vi perfezionerà, conforterà e conformerà, dandovi infine la gloria eterna per il vostro soffrire unito ai meriti infiniti di Gesù Ss.".
   E dopo il beato Pietro a tutti i credenti, e tanto più a quelli che per ciò che hanno avuto di elezione devono corrispondere con assoluta dedizione, ecco Paolo che pare parli proprio a voi "voci". Parli anzi in vostro nome, rispondendo per voi al mondo degli increduli o dei titubanti: "Vi dichiaro1 che il Vangelo da me predicato non è dall'uomo, perché io non l'ho ricevuto né imparato dall'uomo, ma per rivelazione di Gesù Cristo".
   E che di diverso potete dire voi, portavoce del Signore? È vostro ciò che dite? O vi fu dato da alcuno che fosse maestro sulla Terra? No. Dal Verbo vi viene. È Suo. Voi lo ricevete per darlo. Non potete né gloriarvene né rifiutarlo. Perché se faceste quest'ultima cosa dispiacereste a Dio il quale, d'altronde, potrebbe ripetere in voi il miracolo di Damasco e atterrarvi per persuadervi che contro il volere di Dio non c'è resistenza che valga. Quanti di voi hanno cercato di rifiutarsi, presi da paura, a questo fulgente soprannaturale che vi piombava addosso come una folgore celeste? Quanti, prima di esser voci, hanno quasi, o senza quasi, schernito o negato il soprannaturale che viene a cercare un "nulla" dicendo che "non poteva essere".
   Ebbene? Ora sentite che "può essere"? Ma però, poiché talvolta vi assale la tema di aver peccato per questo pensiero e per la resistenza fatta, io vi dico che meglio è essere in tal modo che ansiosi di possedere certi doni, tanto ansiosi da cadere nel tranello satanico e favorirlo con la smania di vestirsi di vesti che solo Dio può dare.
   E vi dico che male fareste a gloriarvene, perché è dono gratuito dato per fini divini, non perché voi siete voi, ma perché c'è bisogno di voi. Non è vostro il potere. Non rubate mai a Dio la gloria che è sua. Presto sareste smascherati e puniti dallo scherno del mondo e dal giudizio di Dio.
   Taluni, come Paolo, credendo di far bene, hanno respinto il dono? Lo hanno detto: ubbìa, vedendolo in cuore ad altri? Si esaminino. Perché? Con quale pensiero lo hanno fatto? Con quello di negare che Dio può tutto? Se sì, hanno peccato. Con quello che ciò che la Chiesa possiede è sufficiente e che è inutile voler perfezionare ciò che è perfetto? Se è per questo pensiero non hanno peccato, perché un amore rispettoso, zelante "della tradizione dei padri", li ha mossi.
   Ma quando Dio chiama non fate resistenza. Imitate Paolo. Ascoltate ciò che dice: "... io subito, senza dare retta alla carne e al sangue... mi ritirai... poi tornai a Damasco...", ossia ubbidì al Signore.
   Ogni tanto un complesso di cose vi spaventa, povere anime, e voi pensate di resistere per paura di peccare disubbidendo alla "tradizione dei Padri". No, care anime, no! Ascoltate: quale è il più forte? Dio. Chi vi chiama? Dio. Perciò, senza tenere conto né di questo né di quello, ubbidite a Colui che è al disopra di tutti, e andate sicuri. Pensate che il segno di Dio è su voi. Egli sa. Andate sicuri. Le paure sono di origine satanica per farvi disubbidire a Dio e strappare a Dio uno strumento. E le insinuazioni del mondo sono suono senza valore che cade dopo aver suonato. Lasciatele suonare. Ritiratevi in Dio e servite Lui solo.
   La grazia del Signore sia sempre con voi.
  Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo!».

 
  1 Vi dichiaro… La dichiarazione paolina, che qui viene proposta ai "portavoce", può giustificare il titolo dell'opera sulla vita di Gesù, scritta da Maria Valtorta e pubblicata in dieci volumi:L'Evangelo come mi è stato rivelato.